lunedì 31 dicembre 2012

BUON 2013!


Si è chiuso un anno magnifico, per il quale dobbiamo ringraziare Simeone e i suoi ragazzi, anche quelli che ora mugugnano di improbabili squadre da Champions a cui approdare.



Spero che il 2013 ci regali altrettante soddisfazioni e magari, chissà, la gioia più grande: la nascita di un vero progetto sportivo.

Perchè una cosa deve essere chiara a tutti:



POR UN ATLETI DIGNO

SE TIENEN QUE MARCHAR!






mercoledì 26 dicembre 2012

Sondaggio: qual è il Best XI dell'Atletico Madrid?


Cari amici, finalmente trovo il tempo per questo post, che da tanto tempo desideravo scrivere.

Qual è l'Atletico dei vostri sogni? Quello che vi compare davanti agli occhi prima di addormentarvi, quello che accompagna le vostre fantasticherie?

Per scegliere una squadra veramente rappresentativa, ho seguito due semplici regole, che vi invito a seguire a vostra volta:
  1. scegliere solo giocatori che hanno già concluso la loro carriera (quindi, per esempio, non Falcao)
  2. scegliere giocatori che abbiano passato la maggior parte della loro carriera nell'Atletico (per esempio, a Futre, 7 anni di Atletico, 3 di Porto e via a scendere; no a Schuster, 4 anni di Atleti, ma 8 di Barça...)
ESP 
Por crear vuestro Best XI hay dos reglas solamente:

  1. elegir solo ex-jugadores
  2. elegir solo jugadores que hayan jugado la mayor parte de su carrera entre los colchoneros
ENG
In order to create your Best XI, you have to respect only two rules:

  1. choose only players who have ended their career
  2. choose only players who played for Atletico for more years then for other side


Ed ecco la mia squadra dei sogni (un po' scarsa di difensori in panchina, ma purtroppo Luiz Pereira, Ovejero e Heredia non sono inseribili: aspetto vostri suggerimenti...):



In panchina:
Reina e Abel;
Tomas, Aparicio, Solozabal, Toni, Capon;
Carlsson, Luis, Ayala, Caminero, Alfonso Silva, Ramiro, Pantic;
Futre, Manolo, Kiko, Juncosa, Peirò, Mendonça, Escudero




 

lunedì 24 dicembre 2012

Feliz Navidad


Buon Natale 
e
Buone Feste

a tutti i 
colchoneros d'Italia,

a
tutti i tifosi biancorossi
del mondo





¡Por un ATLETI LIBRE

¡Por un ATLETI DIGNO!



¡ATLETI SOMOS NOSOTROS!



domenica 23 dicembre 2012

Atletico Madrid – Celta 1-0: missione compiuta

Evitata la fine del mondo :), riempito il Calderon, rimaneva un'ultima missione: vincere col Celta e consolidare il secondo posto. I colchoneros ci sono riusciti, ma non è stato affatto facile.
Il Celta si è presentato a Madrid con gamba e voglia e per lungo tempo ci ha messo in difficoltà, anche grazie a un consistente aiuto della fortuna: se il tiro di Koke fosse andato dentro, invece che sul palo, probabilmente parleremmo di un'altra partita. Però non nascondiamoci dietro a un dito: certamente i colchoneros hanno sprecato alcune occasioni clamorose, però hanno anche giocato sottoritmo e con poca concentrazione.
Insomma lo 0-0 che ha perdurato per buona parte della gara è stato certamente merito del Celta, sceso al Calderon grintoso e concentrato (e capace di guadagnarsi alcune occasioni importanti malamente sprecate), ma anche demerito di un Atletico che si è troppo presto adeguato al ritmo imposto dagli ospiti al match.
Neppure i cambi di Simeone hanno modificato granché l'andamento della gara (il Cebolla ha apportato un po' più di velocità alla manovra, ma niente di più), almeno fino al fatidico minuto 77, quando Adrian ha creato un gol capolavoro dal nulla e ha posto una seria ipoteca sulla gara, considerata la proverbiale saldezza difensiva dei colchoneros una volta andati in vantaggio.
Così è stato, nei fatti, anche se con meno facilità rispetto alle previsioni, perché proprio allora il Celta ha avuto un paio di occasioni pericolose e perché Miranda si è fatto espellere per somma di ammonizioni a causa di un fallo di mano anche questa volta evitabile.

Si conclude un 2012 straordinario, condito da due coppe internazionali, un nuovo record di risultati utili consecutivi interno e uno internazionale (le vittorie consecutive in Europa) e da un filotto di nove vittorie consecutive al Calderon in questa liga. Meglio di così, c'era solo la vittoria del derby.

Note positive
Adrian: ripescato dalla naftalina, inventa un gol prodigioso. La potenza e la precisione del suo tiro, praticamente da fermo, sono gioielli che difficilmente creano anche giocatori di maggior nome. Aspettiamo con fiducia che si decida a giocare in maniera degna anche 90 minuti consecutivi.
Arda: altre finezze assortite (il filtrante per il palo di Koke, ad esempio). E' sempre più il cervello di questa squadra; però, nonostante quello crede (almeno a sentire il suo agente), ovvero di aver già dimostrato tutto in Spagna, deve diventare decisivo anche contro i top club.

Note negative
Cartellini: ci risiamo con i falli sciocchi e senza senso. Così per la prossima gara di Liga dovremo fare a meno di Arda, Falcao e Miranda. Non proprio bruscolini.




At. Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 6,5, Miranda 6, Godín 6, Cisma 5,5 (Raúl García m. 76 sv); Koke 6,5, Tiago 6, Gabi 6 (Cristian Rodríguez m. 59 6,5), Arda Turan 7; Diego Costa 6,5 (Adrián m. 72 7,5) y Falcao 6.

Celta: Javi Varas; Hugo Mallo, Cabral, Túñez, Bellvis; Alex López (Mario Bermejo m.65), Borja Oubiña, Augusto (De Lucas m. 84), Krohn Dehli, Natxo Insa (Jonathan Vila m, 75); e Iago Aspas


Gol: 1-0: m. 77, Adrián.
Arbitro: Pedro Jesús Pérez Montero (Colegio Andaluz). Enseñó tarjeta amarilla a Arda Turan (m.32), Tuñez (m.35), Miranda (m.54) y 86, por lo que fue expulsado), Javi Varas (m.62), Falcao (m.81) y Jonathan Vila (m.83)
Incidencias: Partido de la decimoséptima jornada de liga, disputado en el estadio Vicente Calderón de Madrid ante unos 40.000 espectadores. Asistió al partido, desde el palco presidencial, el seleccionador español de fútbol, Vicente del Bosque. Los jugadores del Atlético saltaron al terreno de juego con una camiseta en la que se leía un mensaje de apoyo a Tito Vilanova, entrenador del Barcelona.

mercoledì 19 dicembre 2012

Barcellona – Atletico Madrid 4-1: le partite durano 90 minuti...

Dirò subito cosa penso: non ho praticamente (quasi) nulla da rinfacciare ai ragazzi per la partita del Camp Nou.


Simeone ha preparato alla grande la partita, con Diego Costa a muoversi tra centrocampo e attacco (da una sua palla rubata a Messi è nato il gol biancorosso), un centrocampo a maglie strette per togliere ossigeno ai califfi del Barça e una difesa addossata all'area ma serena e pugnace.
Linee strette, grinta e contropiede, questo lo schema di Simeone. Poteva funzionare, ha funzionato. Per 30 minuti in campo ci siamo stati solo noi, realtà sancita da un palo, un tiro a fil di palo e un gol.
Poi, purtroppo, è emerso il contesto. Quando una squadra ha un budget di centinaia di milioni superiore ad un'altra, e quella squadra, che fino ad allora aveva dormito, si risveglia, sono problemi. Loro hanno Xavi, Iniesta e Busquets, noi Mario e Gabi, per metterla in termini comprensibili a tutti.
Il ruggito del Camp Nou, l'orgoglio ferito, la superiorità tecnica et voilà, il ribaltamento del risultato è cosa fatta. L'unica cosa che mi sento di rimproverare ai ragazzi è la velocità con cui hanno incassato il gol del pareggio e la confusione su palla inattiva (ancora??? Tra Godin, Juanfran, Filipe e Mario non se n'è salvato uno sul corner) che ha generato il secondo.


Sulla ripresa c'è ben poco da dire: l'uno-due del Barça, unito all'infortunio di Filipe (sostituito da... Nessuno, ovvero il Cata Diaz, buon centrale ma negato per il ruolo di laterale: per la serie senza soldi, niente panchina lunga e quindi niente vittorie contro le corazzate...) ha lasciato i colchoneros senza fiato. La partita si è trascinata stancamente fino alla doppietta di Messi, abilissimo nel primo gol a sfruttare i doni di Madre Natura e nel secondo i doni di... Godin, ancora protagonista di un errore marchiano. Come abbia potuto non solo rispettare l'invito a lasciare la palla a Miranda, che era in posizione migliore, ma anche di liberare con un colpo di tacco in piena area, resta un mistero.
Ecco, di lui e di Arda non sono contento: facile fare i grandi difensori o gli assist-man dai tocchi di fino contro un Deportivo qualunque. Bisogna essere in grado di mantenere un buono standard anche contro avversari decisamente più forti. Invece di Godin si ricordano le ormai proverbiali incertezze, mentre Arda non ha dato segni di vita per tutto il match, se non per il suo sacrificio in copertura.


Ora siamo a meno nove. Inutile giocare con le parole: la Liga è chiusa, se mai fosse stata aperta. Puntiamo al secondo posto come obiettivo massimo e al terzo come minimo, a vincere le coppe e a non farci distanziare a livelli siderali. Però non nascondiamoci dietro a un dito: essere secondi tra due potenze, due realtà che incassano da sole quasi quanto tutto il resto della Liga, è già un miracolo del quale dobbiamo rendere grazie a Simeone.
Naturalmente nel calcio è possibile tutto, anche in considerazione della nuova ricaduta di Vilanova (in bocca al lupo, Tito!), ma bisogna anche essere realistici. Torniamo a vincere già contro il Celta e dedichiamoci al fruttuoso approccio “partita per partita”. A maggio si vedrà in che acque staremo navigando.



Barça 4 Atlético Madrid 1 di jordixana

mercoledì 12 dicembre 2012

Il tifone Falcao


Adesso diranno che chiunque contro una squadra allo sbando come il Deportivo ce l'avrebbe fatta, che la difesa dei galiziani fa acqua da tutte le parti, che a tutti può capitare la serata fortunata, che però nel derby... Dicono già e diranno ancora, certo. Ma cinque reti sono cinque reti: un evento raro e anche questo vorrà pur dire qualcosa...
E poi quelli che parlano sono sempre gli stessi, quelli che qualche giorno fa criticavano Falcao per il suo derby vissuto da spettatore, che sono arrivati a definirlo "il gattino", chiaro rimando sarcastico al suo soprannome ufficiale, "el tigre", che si sono spinti fino a definirlo "paquete" (persino questo ci è toccato udire...), immemori di tutto quanto aveva fatto fino ad allora.
Falcao ha taciuto e fatto parlare il campo, l'unico modo in cui un cannoniere scrive i suoi messaggi. Cinque reti al Deportivo, 16 gol in 14 giornate di Liga, e tutti a casa.
Ancora una volta ha dimostrato perchè è, senza alcun dubbio, il miglior centravanti del mondo: non solo ha segnato cinque reti, ha sciorinato tutto il suo repertorio. Andate a rivedervi le reti: trasudano potenza, astuzia, abilità tecnica, senso dell'anticipo e della posizione (propria e del pallone), oltre a opportunismo e forza di volontà. Si va dal rigore tirato con freddezza, palla da una parte e portiere dall'altra, alle sgroppate che tagliano in due la difesa e vengono concluse con chirurgici tiri nell'angolino. E ancora l'incornata nell'area piccola a intercettare un rimpallo casuale, o la danza in area in occasione del quinto gol, o il movimento “a sgusciare” sulla rimessa laterale che ha fruttato il suo secondo gol.
Per non parlare dei movimenti finalizzati a favorire gli inserimenti dell'altra punta, Diego Costa, e dei compagni di centrocampo. Insomma, chi sminuisce Falcao dicendo che è solo un attaccante d'area (come se fosse poco...), non sa quello che dice.
Certo che non è un Forlan, un Aguero o anche un Hasselbaink, giocatori a cui eravamo abituati a lanciare la palla perchè si inventassero qualcosa. Grazie a Dio, i tempi del “palla avanti e l'attaccante porti la croce” sono (sembrano?) finiti. Ha bisogno di una squadra che lo supporti e se ha al suo fianco l'Arda o il Koke o il Diego Costa visti l'altra sera tutto viene facile.
Alla fine, quello che è mancato al Bernabeu non è Falcao, ma tutto l'Atletico. Contro il Deportivo il livello di gioco è stato decisamente superiore e non credo che il divario sia da imputare solo al diverso livello dell'avversario. Entrano in gioco una serie di fattori psicologici che ben conosciamo e di cui non voglio parlare ora. 
 
Quel che mi interessa è far osservare che l'altra sera i quattro citati si sono mossi moltissimo, scambiandosi anche di posizione e lanciandosi l'un l'altro, nell'ambito di un 4-4-2 che molto spesso somigliava a un 4-2-2-1-1 con Diego Costa impegnato nel supportare il doble pivote e contemporaneamente nel lanciarsi negli spazi creati da Falcao (cosa che non era riuscito a fare nel derby). Il colombiano non ha infatti solo dettato passaggi in profondità, ma ha spesso agito come pivot per gli inserimenti di Diego Costa e Koke da dietro (e più raramente, anche di Arda).
Questi due sono stati la vera rivelazione della gara: il brasiliano segna poco, ma garantisce una potenza e una disponibilità al sacrificio che in questo momento Adrian non può dare; il giovane canterano gioca nella sua posizione naturale solo nella Under 21 e con Simeone si sta specializzando nel coprire qualunque ruolo di centrocampo, con particolare predilezione per la fascia, per la quale non ha il passo dell'ala ma della mezzala di sicuro, per cui il suo ruolo di atipico in quella zona crea condizioni destabilizzanti per gli avversari.


Infine, una curiosità di quelle che fanno vergognare.
Cinque reti le aveva già segnato un altro grandissimo, con la maglia dei colchoneros: il 7 dicembre 1958, allo stadio Metropolitano, Vavà, centravanti del Brasile campione del mondo e destinato a un nuovo successo di lì a quattro anni, regalò cinque perle in un 7-1 al Saragozza che fece epoca.
Più di vent'anni prima, il 13 marzo 1932, nel torneo di Segunda Division, l'Atletico si impose 10-1 al Betis capolista, con sette reti dell'ormai sconosciuto Losada. Non un campione, ma un onesto mestierante forse baciato dalla Fortuna: è lui a detenere il record di reti in una sola partita ufficiale per i colchoneros.
Che la stampa sportiva non sapesse nulla di tutto ciò e abbia strillato per ore che Falcao era il nuovo record-man dell'Atletico, è già una vergogna, ma ormai non mi stupisco più di nulla, se si parla di giornalisti.
Ma che neppure all'Atletico nessuno sapesse nulla, tanto da aver telefonato a Bernardo de Salazar, famoso storico del calcio spagnolo e dei colchoneros, confessando con tranquillità che non possiedono archivi sulla storia del club... beh...non so neppure come definirlo...
Ci fosse la Littizzetto, forse direbbe che Gil e Cerezo dovrebbero provare, se non pudore, almeno una pragmatica sensazione di aver rotto il c...

sabato 1 dicembre 2012

Real Madrid – Atletico Madrid 2-0: la solita storia


Nella mia vita, ho visto innumerevoli derby madrileni.

Da molti anni, ormai, vedo in realtà solo caricature di derby, nei quali una squadra, quella storicamente più debole ma che proprio per questo ha sempre dato il massimo, sale sul terreno di gioco per giochicchiare in maniera mediocre fino al momento in cui, mai oltre il quindicesimo, qualche idiota in maglia biancorossa (questa volta Arda Turan) non decide di chiudere lì la contesa con qualche errore stupido, sia un fallo di mano inutile, un retropassaggio senza senso, una scivolata, una leggerezza in marcatura e chi più ne ha più ne metta.

A quel punto la partita è finita. Un tempo la squadra più debole evitava errori e momenti di deconcentrazione perché sapeva che ai più forti non bisognava dare nessun vantaggio.
Un tempo a centrocampo c'erano Schuster, Simeone, Vizcaino, Caminero. Per quello ogni tanto ci scappava uno 0-4 al Bernabeu. Si vincevano persino delle coppe del Re battendo il Real al Bernabeu...

Ora ci sono Gabi e Mario, con contorno di Tiago e Raul Garcia...


Non credo di dover aggiungere altro, direi.

Scusate, pertanto, se non farò la cronaca della partita. Francamente, dopo 14 anni di umiliazioni, non me la sento.
LA GRANDE OCCASIONE, e l'Atletico scende in campo scoordinato e con poco ritmo... Con un Arda che, dopo l'erroraccio, neppure morde il campo per dimostrare la sua voglia di rimediare. Con un Courtois che forse dovrebbe comprarsi un buon manuale su come si parano le punizioni.

Devo rassegnarmi a considerare un (raro) pareggio contro il Real alla stregua di una vittoria?

Devo sorprendermi a pensare che uno 0-2 è un risultato positivo perché abbiamo perso ma almeno non abbiamo subito l'ennesima goleada?

Devo aspettare che Cristiano Ronaldo e Di Maria si ritirino dai campi di calcio per non vedere la loro faccia di merda mentre gongolano?

Buonanotte a tutti.

Vado a sognare la mia squadra da sogno, quella con Arteche, Ufarte, Escudero, Collar, Luis, Adelardo, Rivilla, Garate e i molti altri che, ne sono sicuro, dopo aver dato tutto per questa maglia, ora, come me, non possono credere a quello che accade da ormai troppo, troppo tempo. Loro, a questo Real minore, pieno di primedonne senza cuore, ne avrebbero rifilati 5 senza neanche sudare.

LORO, appunto