martedì 21 maggio 2013

Real Madrid – Atletico Madrid 1-2: la fede muove le montagne


Passata la sbornia, visitato idealmente Nettuno (quanto avrei voluto essere là...), è il tempo di analizzare con calma la partita che ha messo fine alla maledizione del derby.

I biancorossi si sono presentati in campo con grinta e determinazione, senza sentirsi già battuti in partenza, come tante altre volte era accaduto contro i blancos. L'Atletico attendeva, mentre il Real cercava di fare la partita: per quanto i biancorossi ci mettessero impegno e fossero molto ben disposti in campo, appariva evidente lo scarto tra le due formazioni. In fondo, anche se motivati e con il coltello tra i denti, i colchoneros sono almeno un gradino sotto agli avversari: è una dura verità, ma è così; i discorsi sulle diverse possibilità economiche dei due club non sono, come dicono alcuni, disfattismo, ma realtà.

Logica conseguenza di un tale squilibrio di forze, il gol di Cristiano Ronaldo. Quando una squadra mette in campo una tale batteria di campioni, può anche permettersi di non avere un gioco o di giocare male, perché la possibilità che un colpo di classe risolva la partita è elevato: così, al 14', su calcio d'angolo conseguente a un erroraccio di Mario a centrocampo, il portoghese segnava di testa, totalmente indisturbato in area.

A quel punto, ho avuto il fortissimo desiderio di spegnere tutto e andarmene, in preda alla convinzione che fosse sempre la solita storia di sempre. Per un po' non ho più guardato la partita, limitandomi a sentire la telecronaca tra una imprecazione e l'altra.
Eppure, pian piano, ho cominciato a percepire che l'Atletico, lungi dall'arrendersi come era stato finora, stava reagendo, portandosi in avanti e stringendo gli avversari.
Al 34', magia di Falcao sulla trequarti e splendido passaggio smarcante per Costa, che fulminava Diego Lopez con un tiro angolato di sinistro: incredibile! Sugli spalti cominciava la festa, come se avessimo già vinto, mentre nella mente dei giocatori si faceva largo la convinzione che, fatto un gol, se ne poteva anche fare un altro o comunque si poteva giocare la partita fino in fondo. Da casa, ho avuto netta l'impressione che i giocatori del Real non si aspettassero affatto di subire il pareggio, ma credessero che, segnato un gol,la strada fosse ormai in discesa, come in tutti gli altri derby. In quel momento ho cominciato a sperare e neppure i tre pali colpiti dai blancos (Ozil al 45'; Benzema e Ronaldo nel secondo tempo) hanno smosso la mia convinzione.

Il secondo tempo è iniziato con un Atletico ancora più aggressivo e compatto, nel quale brillavano Gabi e Koke. Subito dopo il palo di Benzema, al 60', Juanfran salvava sulla linea e confermava a tutti che la serata si stava mettendo bene: troppi colpi di fortuna, per la prima volta dopo anni in cui ogni tiro del Real finiva in porta.
Al di là del palo di Ronaldo e dell'espulsione di Mourinho, gli ultimi trenta minuti lasciavano la sensazione di un Atletico in forma, sia fisica che mentale: la partita si chiudeva con tre corner consecutivi per i biancorossi, impegnati a cercare la vittoria fino all'ultimo, sulle ali dell'entusiasmo.

I tre cambi del Real, all'inizio del primo tempo supplementare, non spostavano gli equilibri: è vero che Courtois doveva compiere due interventi prodigiosi su Higuain e ancora Ozil, ma erano due sprazzi nel nulla tattico in cui si dibattevano i blancos, incapaci di sviluppare una manovra corale e una iniziativa di squadra. E' vero che molte volte, a squadre così, bastano invenzioni estemporanee dei propri fuoriclasse, ma nel frattempo l'Atletico aveva segnato con uno strepitoso colpo di testa di Miranda su cross di Koke e si difendeva con tutti i suoi uomini, dando una straordinaria dimostrazione di compattezza e di spirito di squadra.

Nel finale succedeva un po' di tutto, con Ronaldo espulso per aver dato un calcio in faccia a Gabi, Courtois colpito dallo “sportivissimo” pubblico di casa e lo stesso capitano rojiblanco espulso a pochi minuti dal termine, ma il Real non aveva più né testa, né cuore, né senso di squadra: finiva così, con l'Atletico che conquistava la decima Coppa del Re e il Real che perdeva la sua settima finale di Coppa su nove disputate al Bernabeu.


Le pagelle

Courtois, 9: straordinario nei tempi supplementari, quando salva la partita, dimostrando forza e reattività fuori dal comune.

Juanfran, 8: dopo una Liga non perfetta, una partita in cui dà tutto se stesso e, soprattutto, salva un gol già fatto sul tiro di Ozil conseguente al palo di Benzema.

Miranda, 9: fortissimo in difesa, dove non sbaglia un colpo e da dove rilancia con abilità il gioco, segna un gran gol rubando il tempo al suo marcatore.

Godin, 7: il gol di Ronaldo è colpa sua, anche se forse subisce un fallo che lo sbilancia. Non sempre impeccabile, anche se molto concentrato, sembra ormai dipendere nel suo rendimento da Miranda, il vero caporeparto e il vero valore aggiunto.

Filipe Luis, 7,5: forte in difesa, buono ma non travolgente in avanti. C'è sempre, è in forma, ma non è parso né travolgente né capace di spostare gli equilibri come in molte altre partite.

Mario Suarez, 7: inizia con un errore terrificante, la leggerezza da cui origina il gol del Real. Pian piano si risolleva, gioca anche una buona partita di tamponamento, ma dimostra tutti i suoi limiti (che sono sembrati scomparire solo contro il Chelsea). E' nella stessa posizione di Godin: brilla della luce del compagno di reparto, più che della propria.

Gabi, 9: eccolo, il compagno di reparto. Tecnicamente e tatticamente limitato, ci mette tutto se stesso e va al di là della propria dimensione. La Coppa è un premio a un atletico di cuore, l'unico che poche settimane fa, al calderon, ci aveva messo tutto se stesso.

Koke, 8: comincia male, forse a causa dell'emozione, poi pian piano si risolleva e gioca una partita a tutto campo, alternandosi con Arda e Costa dietro a Falcao. Il cross del 2-1 è giusto premio al suo impegno e alla sua abilità balistica.

Arda, 8: si sacrifica in copertura e non brilla in ogni istante, ma, quando la palla arriva a lui, la luce magicamente si accende, mentre il gioco fluisce con facilità. Di fatto è imprescindibile per questo Atletico, anche perchè è l'unico dotato di classe superiore.

Falcao, 8,5: non segna, ma corre e si sacrifica a tutto campo come su abitudine. Il gioco di prestigio con cui sbilancia mezza difesa del Real e serve Costa è da antologia.

Diego Costa, 9: non si fa prendere dai nervi, ma rimane concentrato e non risponde alle provocazioni. Segna un gol stupendo con il piede debole, svaria su tutto il fronte d'attacco, aiuta a centrocampo, mette il croce il povero Coentrao. Insomma, è una delle chiavi della vittoria e il cuore avanzato della manovra e della squadra.



Real Madrid: Diego López; Essien, Sergio Ramos, Raúl Albiol, Coentrao (Arbeloa, m.91); Khedira, Xabi Alonso; Modric (Di María, m.91), Özil, Cristiano Ronaldo; y Benzema (Higuaín, m.91).
Atlético de Madrid: Courtois; Juanfran, Miranda, Godín, Filipe; Arda Turan (Christian Rodriguez, m.110), Mario, Gabi, Koke (Raúl García, m.112); Diego Costa (Adrián, m.106) y Falcao.

Goles: 1-0 m.14: Ronaldo. 1-1, m.35: Diego Costa; 1-2, m.99: Miranda.
Árbitro: Clos Gómez (comité aragonés). Expulsó al entrenador del Real Madrid, Jose Mourniho (m.76). Expulsó a Cristiano Ronaldo con roja directa (m.114) y a Gabi por doble amarilla (m.120). Mostró tarjeta amarilla a Arda Turan (m.37), Coentrao (m.54), Khedira (65), Diego Costa (m.69), Ozil (m,71), Sergio Ramos (m.74), Cristiano Ronaldo (m.91), Mario Suárez (m.100), Essien (m.101), Koke (m.105) y Di María (m.116)
Incidencias: final de la Copa del Rey disputada en el estadio Santiago Bernabéu ante unos 85.000 espectadores.

venerdì 17 maggio 2013

GRAZIE RAGAZZI!!!





Decima Coppa del Re, sul terreno degli odiati nemici, mettendo fine a un sortilegio durato 14 anni. Quinta finale vinta su sei disputate negli ultimi tre anni. Ennesimo trionfo in Coppa del Re al Bernabeu.

Basterebbe questo a rendere dolce questo momento, a cancellare le mille delusioni di questi ultimi anni. Avevo quindici anni l'ultima volta che ho visto i colchoneros battere i nostri odiati rivali e, francamente, credevo che non avrei mai più avuto questa soddisfazione.

Ma lasciatemi aggiungere qualche altra considerazione: vedere le facce di Mourinho, Cristiano Ronaldo e Di Maria OGGI, dopo la partita, non ha prezzo. Gente abituata a umiliare gli avversari oggi deve inghiottire la propria bile e deve anche stare zitta, perché ha dimostrato chiaramente non solo di non saper vincere, ma anche di non saper perdere; così come lo “sportivissimo” pubblico blanco, che ha colpito Courtois subito dopo l'espulsione di Ronaldo.

Mourinho a “zero tituli”, poi, è un sogno. Sicuramente si presenterà in conferenza stampa per sproloquiare a più non posso, e sarà ancora più divertente da vedere. Abbiamo avuto fortuna? CERTO, anzi, ce la siamo stra-meritata mettendo in campo tutto quanto avevamo. Per la prima volta in quattordici anni gli episodi ci sono stati favorevoli, questa è la verità, né più né meno.

Avremo modo di parlare della finale e analizzarla, ma ora è il momento della gioia.

E allora...


GRAZIE CAMPIONI!!!

venerdì 10 maggio 2013

Missione compiuta: qualche considerazione sparsa


Per la prima volta dal 1996, anno del doblete, l'Atletico ottiene la qualificazione diretta alla Champions' League, grazie alla sconfitta imprevista della Real Sociedad e alla successiva vittoria dei rojiblancos contro il Celta.

Non posso tacere la soddisfazione per questo risultato, degno premio per la grande stagione dei biancorossi, al di là della flessione finale e dell'abbandono della Europa Legue (su cui torneremo in sede di bilanci).
Al momento, mi godo la soddisfazione della ritrovata grandezza (certo, c'è ancora moltissimo da fare nei prossimi anni, ma il primo passo è compiuto), anche alla luce della partita col Celta.

Sono soddisfatto in primo luogo per l'atteggiamento della squadra: vittoria doveva essere e vittoria è stata, questa volta frutto di una precisa disposizione in campo (Falcao, Adrian e Diego Costa tutti insieme) e non del gioco speculativo cui ultimamente eravamo abituati. La brillantezza dell'inizio dell'anno purtroppo è perduta, anche perchè né Arda né Adrian sono all'altezza della partita col Chelsea (lo spagnolo mercoledì è stato anzi inguardabile), però i gol sono arrivati lo stesso, pur se con difficoltà, per convinzione e non per casualità, sia pure forzata.

Inoltre la condizione fisica mi è parsa addirittura in crescita, il che fa ben sperare per le ultime partite della stagione, finale di Coppa del Re in particolare.

Poi, ho molto apprezzato la sobrietà dell'ambiente. Simeone, finita la partita, ha salutato e ringraziato tutti ma non si è lasciato andare alle scene di giubilo prive di senso cui ci è toccato spesso assistere. In fondo, si tratta di un terzo posto, una posizione di classifica che dovrebbe esserci abituale e che in altri tempi significava stagione fallita. Solo in una società che disprezza totalmente la propria storia poteva capitare che quarti posti agguantati all'ultimo venissero accolti con fanfare e con cortei presso il Nettuno. Per fortuna adesso c'è il Cholo, uno che sa cosa significa l'Atletico e che non permette certe inutili smargiassate.


Cosa aspettarci, quindi per il futuro prossimo?
Personalmente, mi attendo un Atletico che se la giochi contro il Barcellona già questa domenica e che poi superi se stesso nella finale di Coppa. Tutti parlano del sortilegio contro il Real, ma anche il Barcellona, negli ultimi anni, ci ha negato moltissime soddisfazioni. Non c'è altra strada che la vittoria per guadagnare fiducia in se stessi e tornare a lottare per la vittoria finale, quindi avanti con il coltello tra i denti.

Poi mi auguro che le ultime partite di Liga vengano affrontate con dignità e spirito sportivo e che offrano anche l'occasione per schierare quelli tra i nostri giovani che saranno protagonisti del prossimo campionato.

Infine, mi aspetto che, in vista della finale e in considerazione del nostro ritrovato ruolo, ripartano con ancora più vigore articoli di stampa contro di noi, a proposito della vendita delle nostre stelle, del loro desiderio di andarsene etc etc. in fondo, si sa, il fatto che ci siamo anche noi, in città, dà parecchio fastidio...



PS: mi spiace solo che la nostra affermazione abbia di fatto sancito la retrocessione del Celta e di Abel. Entrambi meritano di più, per storia e statura. Mi auguro di rivederli presto in Primera.

domenica 5 maggio 2013

Deportivo – Atletico Madrid 0-0: a piccoli passi


Cinque mesi dopo il “tifone Falcao”, una partita mediocre, vinta dalle difese e non dagli attacchi. E' cambiato il Deportivo, soprattutto grazie a due prestiti dei colchoneros, Pizzi e Silvio (ieri in tribuna per una clausola del contratto di prestito, tanto anti-sportiva quanto abusata in Spagna, per cui non possono giocare contro chi ne detiene il cartellino); soprattutto è cambiato l'Atletico, ormai al lumicino, almeno sul piano mentale.

Ne è nata una partita di buon ritmo, anche combattuta, ma drammaticamente priva di azioni da gol. Il Deportivo ha lottato su ogni pallone, l'Atletico ha ben presto fatto valere la sua superiore qualità e ha preso a dominare il gioco, ma di occasioni se ne sono viste poche, e tutte frutto di casualità, più che di volontà.

Anche il secondo tempo ha seguito lo stesso canovaccio, almeno fino al 70', quando Simeone ha fatto messo in campo contemporaneamente il redivivo Arda e Oliver: improvvisamente i colchoneros sono sembrati giocare a qualcosa e il pallone ha cominciato ad essere indirizzato con più convinzione verso la porta dei padroni di casa. Peccato che, ad un certo punto, Simeone abbia tolto l'unico che fino ad allora si era dato da fare in avanti, Adrian, per inserire un nuovo centrocampista. Da allora, fine delle trasmissioni. Unica occasione, la traversa colpita da Gabi con un violento tiro da lontano.

Come spesso accade, però, il veleno stava nella coda. Negli ultimi minuti è accaduto di tutto: gol di Miranda su calcio d'angolo annullato per dubbio fuorigioco; mani in area di Juanfran, considerato dall'arbitro involontario (anche a mio giudizio: stava cadendo). Nei fatti, non cambiava nulla, un insipido 0-0 frutto anche di un arbitraggio che, anche prima, aveva sollevato non pochi dubbi.

L'Atletico sembra ormai concentrato sulla finale di Coppa e viaggia a piccolo trotto verso il traguardo del terzo posto, per il quale mancano quattro punti in quattro giornate.
Certo il livello del gioco dovrà alzarsi molto per sperare di poter almeno contendere la coppa al nostro eterno rivale. Mancano evidentemente chiarezza nel gioco e fantasia, mentre ieri non mi è parso che a livello fisico la squadra sia in difficoltà. Da mesi la squadra è involuta e gioca un calcio speculativo, puntando a ottenere il massimo da ogni situazione. E' pur vero che questa è una caratteristica di tutte le squadre di Simeone, ma ora, diversamente da prima, sembra l'unica opzione di gioco. E' un fatto per me incomprensibile, perché, se è vero che manca un creativo a centrocampo, ovverosia il tanto desiderato Diego (oltre a un regista), è altrettanto sicuro che il calcio travolgente e discretamente fantasioso della finale di Supercoppa lo abbiamo attuato col solo Arda. Certo, un Arda molto più in palla di quello degli ultimi mesi e molto più propenso a svariare, invece di volersi confinare sulla fascia sinistra; tuttavia, il solo Arda, con Koke a supporto.

A voler ben guardare, è il livello di tutta la squadra ad essere sceso. Il vero limite di questa squadra è di essere costretta, nei fatti, a essere al massimo della forma per poter esprimere un gioco fluido ed efficace, considerato il basso livello tecnico di diversi elementi e la mancanza di giocatori di fantasia in grado di garantire punti extra con le loro giocate nei momenti di scarsa forma collettiva.


Note positive
Qualificazione alla Champions': o meglio, ai preliminari, come tanti si dimenticano di ricordare. Nel caso di totale disastro in queste ultime giornate, insomma, dovremmo sudarci il ritorno al massimo torneo continentale, con tutte le incognite che ne conseguono e le cautele in sede di mercato. Molto c'è ancora da fare.
Gabi: ieri, così come nel derby, ci ha messo il cuore e il massimo dell'impegno. La tecnica è quello che è, ma se tutti lottassero come lui saremmo ancora in corsa per il secondo posto e non aspetteremmo da quattordici anni una vittoria nel derby.
Adrian: le uniche iniezioni di genio ce le ha messe lui. Sembra sulla via del ritorno, speriamo che non sia un fuoco di paglia.

Note negative
Assenza di fantasia: ne ho già parlato nell'articolo. Qui aggiungo solo la mia speranza che Oliver abbia, in queste ultime giornate, un ruolo molto più corposo.



Deportivo de La Coruña: Aranzubia; Manuel Pablo, Aythami, Zé Castro, Ayoze; Álex Bergantiños, Juan Domínguez; Bruno Gama, Valerón (André Santos, min.86), Camuñas (Evaldo, min.72); y Riki (Nélson Oliveira, min.77).

Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 6, Miranda 6,5, Godín 6, Filipe Luis 6,5; Gabi 6,5, Mario Suárez 5,5; Adrián López 6,5 (Saúl Ñíguez, min.81 sv), Raúl García 5,5 (Óliver Torres, min.72 7), ''Cebolla'' Rodríguez 5 (Arda Turan, min.65 6,5); y Falcao 5,5.



Árbitro: Ayza Gámez, del colegio valenciano. Mostró amarilla a Godín (min.42), por parte del Atlético; y a Bruno Gama (min.90), por parte del Deportivo.
Incidencias: Encuentro correspondiente a la trigésimo cuarta jornada de la Liga BBVA disputado en el estadio de Riazor, que rozó el lleno (34.600 espectadores).