mercoledì 21 agosto 2013

Atletico Madrid – Barcellona 1-1: il Cholo fa le pentole...


Poche righe, perché sono in partenza per Madrid (derby col Rayo aspettami!).

La partita di andata di Supercoppa praticamente azzera ogni nostra speranza di conquista del trofeo. Tuttavia, cosa possiamo rimproverare ai ragazzi? Assolutamente nulla. Hanno corso su ogni pallone, hanno dato l'anima, giocando con una intensità e una concentrazione grandissime.
Encomiabili Diego Costa, di fatto laterale destro con licenza di avanzare verso il centro nel 4-5-1 predisposto da Simeone, e Mario Suarez, che ha corso per cento, anche se la tecnica rimane quella che è, ma è antipatico fare nomi, perché tutti hanno giocato al massimo delle loro possibilità.

E qui sta l'arcano: un Atletico al massimo delle proprie possibilità pareggia contro un Barça piuttosto modesto, ma che piazza il colpo con il suo nuovo, luccicante fuoriclasse, sull'unica distrazione di Juanfran (e Diego Costa).
Vale a dire, come già sottolineato dal Cholo, che non c'è speranza contro le due di testa: troppi giocatori di spessore, perché i colchoneros, solo con la grinta e la corsa, possano competere alla pari. E qui si spiega, ma non era difficile da capire per nessuno, perché il Cholo insista tanto per avere altri rinforzi, perché avesse chiesto Diego e oggi si accontenterebbe di un mediano in più.

Bisognerebbe spiegarlo alla dirigenza del debito, che per prendere bravi giocatori c'è bisogno di denaro e per avere denaro bisognerebbe non averlo sprecato e intascato e usato per foraggiare gli amici. Altrimenti è questa la realtà, contro le due di testa e gli squadroni della Champions': si può giocare benissimo e venire eliminati, si può andare oltre le proprie possibilità e doversi accontentare di aver partecipato.
Ma già me lo vedo Cerezo a dire che l'importante è proprio partecipare...

lunedì 19 agosto 2013

Siviglia – Atletico Madrid 1-3: e alla fine arriva Diego Costa...


Una profezia facile facile: quest'anno Diego Costa arriverà almeno a 15 reti nella Liga.
Altra profezia facile facile: già da Natale partiranno le solite voci sulle grandi europee che lo desiderano e, alla fine, la prossima estate, verrà venduto per un gran mucchio di milioni, con la scusa che, sì, certo, ci sono i soldi della Champions', però il debito...


Ieri il brasiliano ha dato l'ennesima prova dei grandissimi progressi realizzati nell'ultimo anno: da solo, col suo continuo movimento, ha spaccato la difesa del Siviglia e ha messo in croce il povero Fazio, permettendo a un Atletico poco brillante di portare a casa una grande vittoria.
I colchoneros hanno cominciato soffrendo molto la voglia di rivincita e la brillantezza fisica degli avversari (che hanno colpito anche una traversa con Bacca, sgusciato tra due imbambolati Godin e Miranda), anche se pian piano hanno preso coraggio e raddrizzato la partita, arrivando a creare diversi pericoli al Siviglia (palo di Villa).
Così, al 34', su corner di Koke, Miranda prolungava di testa verso il secondo palo, dove Costa era in agguato per l'uno a zero. A quel punto, fidando nella proverbiale solidità dei colchoneros, credo che nessuno pensasse che la partita fosse in dubbio. Purtroppo però la “Manzanite” è sempre in agguato: la pochezza del centrocampo (scomparso Arda, miserabile Mario Suarez, impalpabile Koke), unita alle distrazioni della difesa (ai due nel mezzo aggiungerei un Juanfran ben presto scomparso dalla lotta), mettevano i colchoneros in totale balia degli avversari.
Solo due minuti dopo Arda perdeva un pallone a centrocampo, Koke e un Mario immobile si ostacolavano e della voragine creatasi sulla trequarti approfittava Perotti per scagliare una folgore da 25 metri e pareggiare subito i conti.
Si arrivava all'intervallo con i colchoneros sulle ginocchia e il Siviglia proiettato in avanti.
Stesso copione all'inizio della ripresa, finché il Cholo prendeva le contromisure: fuori Arda e dentro Oliver al 58', Baptistao per un Villa svuotato al 70'. L'Atletico riprendeva a macinare gioco, anche se il Siviglia continuava a spingere forte.
Ed ecco sbucare, un'altra volta, Diego Costa: su preciso filtrante di un Koke ritornato in partita, il brasiliano partiva verso la porta, bruciava il solito Fazio e fulminava con un tiro a incrociare il portiere.
A questo punto il Siviglia, semplice progetto di squadra che di strada deve ancora farne, annientato, soccombeva di fronte alle qualità di un gruppo, quello colchonero, ormai rotto a ogni sofferenza e abituato a non perdere mai la bussola: arrivava anche il terzo gol, con una stupenda azione personale del “Cebolla” Rodriguez, da poco entrato.


Una tipica partita da inizio stagione: gambe non sempre sciolte, idee non sempre scorrevoli, qualche amnesia. Al di là di questi aspetti direi fisiologici, rimangono però i soliti problemi: un centrocampo privo di inventiva e che si dimostra una volta di più vulnerabile alle percussioni centrali, una difesa ottima se supportata da centrocampisti in forma e reattivi, un attacco in cui Villa si è mostrato ancora in ritardo di condizione.


Note positive
Diego Costa: svaria su tutto il fronte d'attacco con la sua corsa straripante, ma è capace anche di cogliere le occasioni nell'area piccola come il più classico dei centravanti. Da quello che si è visto ieri, a Villa toccherà giocare più arretrato e inserirsi nei varchi creati dal brasiliano.
Aree di movimento di Diego Costa
 
Zone di presenza di Villa

Filipe: tra i difensori è quello più in forma, abile sia in difesa che nel supportare l'azione in avanti.
Koke: dopo un primo tempo così così, un gran secondo tempo. In tutta la partita, però, si mostra sempre più giocatore a tutto campo, quasi una mezzala d'altri tempi, che permette a Simeone di giocare interi scampoli di partita con un centrocampo a tre dietro ad Arda.
Aree di movimento di Koke



Note negative
Mario Suarez: semplicemente penoso. Due tackle in tutta la partita, una marea di passaggi orizzontali, un continuo passeggiare per il campo.
Arda: indolente e supponente, caracolla lungo la fascia sinistra e dietro le punte senza costrutto. Forse dovrebbe smetterla di lanciare messaggi sulla Premier League attraverso il suo agente e dovrebbe mettersi a giocare. Grazie a lui e a Mario, il centrocampo del Siviglia fa un figurone.
Influenze dei singoli giocatori sulla partita a confronto: si noti la sproporzione tra i due centrocampi

Sevilla Beto; Coke, Fazio, Pareja (Kongdobia, m. 46), Alberto; Iborra (Israel, m. 63), Rakitic; Vitolo, Marko Marin, Perotti; Bacca (Gameiro, m.73)
No utilizados: J. Varas;Figueiras, Jairo y Rabello.

Atlético de Madrid Courtois 6,5; Juanfran 5,5, Miranda 5,5, Godín 5,5, Filipe Luis 6,5; Koke 6,5 (C. Rodríguez, m. 79 7), Gabi 6, Mario Suárez 4,5, Arda 4 (Óliver, m 59 6,5); Diego Costa 8, Villa 5,5 (Baptistao, m. 69 5,5).
No utilizados: Aranzubia; Demichelis, R. García y Adrián.

Goles:
0-1, 35' Diego Costa
1-1, 43' Perotti
1-2, 79' Diego Costa
1-3, 90' Rodríguez.

Árbitro: Clos Gómez. Amonestó a Perotti, Arda, Mario Suárez, Kongdobia, Óliver, Coke, Miranda, Marko, Marín, Vitolo

Sánchez Pizjuán: 30.000 espectadores.

sabato 10 agosto 2013

Un' estate da mendicanti


Esiste un limite alla sopportazione delle scemenze e, si sa, quel limite viene costantemente superato durante il calciomercato estivo. Motivo per cui ho staccato la spina e ho deciso che non avrei commentato niente che non fosse la rosa definitiva per la nuova stagione.

Così, in silenzio, ho cercato di sopportare le voci di grandi arrivi penosamente smentite dai fatti, i deliri sui giocatori pronti a ridursi lo stipendio per giocare nel club che offre sempre un paio di milioni in meno della concorrenza per acquistare i propri obiettivi, gli strani giri di giocatori comprati a metà, venduti con opzione di riscatto, pagati non si sa bene quanto, le interviste di un Simeone giustamente infastidito e gli articoli sul nuovo grande salvatore della patria, tale Peter Lim che forse ci mette i soldi o forse no, visto il mercato di bassissimo profilo. E le solite menate sui debiti del club, che non si sa mai a quanto ammontino e quando verranno saldati definitamente, sui canteranos che sono il futuro ma per i quali si valutano offerte, su Falcao che voleva tanto restare ma purtroppo non può decidere perché schiavo di un fondo di investimento. Dulcis in fundo, i commenti di tutti i super-esperti che in un lampo, et voilà, venderebbero questo, quello e quell'altro per una data cifra e con il gruzzoletto comprerebbero senza problemi Tizio, o Caio o Sempronio.

Ho sopportato tutto, ma francamente adesso sono al limite, soprattutto quando sento Caminero affermare che la squadra è molto più forte di quella dell'anno scorso: è vero, probabilmente, ma i punti deboli (scarsa fantasia, centrocampo di basso livello) rimangono e non è un caso che Simeone abbia chiaramente indicato nell'intensità il vero segreto di un'annata positiva.

La telenovela Negredo, come quella di Diego e quella di Toulalan, sono il segno più evidente di come questo club si muove sul mercato: da mendicante. Come si può definire l'atteggiamento di chi cerca continuamente di tirare sul prezzo, puntando ad ottenere giocatori considerati fondamentali senza investire somme adeguate al loro supposto valore?
In più occasioni è stato ricordato che per il mercato non erano disponibili più di trenta milioni, come stabilito dalla Federcalcio Spagnola nel suo giro di vite sul controllo del bilancio dei club, ma di questi soldi non si è visto neppure un centesimo.
Sono arrivati solo giocatori svincolati o svenduti o sconosciuti (fa eccezione Leo Baptistao); è arrivata solo la notizia che i colchoneros dovevano saldare 48 milioni al fisco e 50 a creditori vari entro la fine di luglio.

Alla fine, si torna sempre lì: il debito, sempre il debito, ovunque il debito. La cosa che più mi irrita è come se ne parla nel club e sui giornali: come se fosse pioggia, o grandine, cioè qualche fenomeno su cui Cerezo e Gil non hanno nessun tipo di influenza e quindi di responsabilità.
Il debito? Capita! Chi ci può fare nulla!
Eh NO, cari signori, troppo comodo! Lo avete creato voi, con la vostra GESTIONE SCELLERATA, con le vostre strane operazioni di compravendita di giocatori quasi sempre mediocri, con i conti opachi che dal 1992 a oggi sono stati la regola. E ora venite a farci la morale francescana, parlando di lungimiranza negli investimenti e di crescita passo a passo? Se negli ultimi vent'anni le cose fossero state fatte con coscienza, ora avremmo i conti in ordine e forse potremmo veramente competere con le grandi squadre, anche senza avere dietro di noi sceicchi, miliardari russi o banche sull'orlo del fallimento ma sempre pronte a sganciare quando la maglia è blanca o blaugrana.
E poi continuate a menarla con la questione del Nuovo Stadio e della Nuova Cittadella Sportiva?
Ma si può sapere a quanto ammonta il debito? Chi sono i creditori? Qual è il piano di abbattimento previsto e chi è il garante?

Intanto continuano le operazioni insensate, come la ormai ridicola questione portieri. Dunque, vediamo se ho capito bene.
Abbiamo tre portieri giovani, due di proprietà e uno in prestito senza possibilità alcuna che rimanga dal 2014-15. Che fare?
Ma naturalmente vendere i due di proprietà, tenere quello in prestito, vendere la metà di un giocatore che avevamo (stra)pagato 13,5 milioni alla squadra portoghese a cui avevamo venduto anni fa un portiere già nostro che ora compriamo con i soldi della suddetta metà e poi giriamo in prestito in Grecia così da promuovere in prima squadra altri due canteranos di belle speranze. Non ci avete capito nulla? Beh, aggiungeteci che i due portieri li abbiamo venduti ma potremo esercitare un'opzione di riacquisto a partire dalla prossima stagione.
Lasciamo perdere per un momento il valore dei giocatori dal punto di vista tecnico: vi pare che questa operazione evidenzi un alto livello di programmazione sportiva, o appaia piuttosto raffazzonata, la classica toppa ben peggiore del buco che andrebbe a coprire?
Tanto più che si parla della possibilità di acquistare un ennesimo secondo portiere (Moya del Getafe?) perchè dei due canteranos di belle speranze, in realtà, non ci si fida fino in fondo...


E così introduciamo la gestione della cantera.

Partiamo dalla notizia più inquietante: l'Atletico avrebbe ceduto una quota del cartellino di Oliver Torres a un fondo d'investimento (gestito, ma tu guarda, da un certo Jorge Mendes) per incassare subito qualche milione di euro. Naturalmente si sono tutti profusi nelle più ampie rassicurazioni sul fatto che qualunque decisione sul futuro del ragazzo spetterà solo all'Atletico. Resta il fatto che nessuno, fondo di investimento o società che dir si voglia, investe milioni per comprare quote di un bene sul quale non ha nessun potere o che non potrebbe, nel caso, rivendere con un guadagno più o meno ampio.
Dico la mia: l'affaire Villa, venduto all'Atletico con una minusvalenza da primato, non apparirebbe decisamente meno stravagante se, per esempio, al Barcellona fosse stato promesso un diritto di prelazione su Oliver, già più volte al centro di voci su un forte interesse blaugrana? Perché a me la storia che Villa sarebbe stato svenduto per un tozzo di pane per i buoni rapporti tra le due società (con il Barça impegnato a togliersi dal groppone un ingaggio pesante e l'Atletico nel ruolo della crocerossina) sembra quantomeno “originale”, diciamo così, anche in considerazione del brevissimo lasso di tempo impiegato dall'indiscrezione giornalistica a diventare realtà effettiva.

Poi c'è la vicenda Manquillo, su cui il Bayer Leverkusen aveva messo gli occhi e la cui vendita è stata sicuramente valutata dalla società (con contorno di “tifosi” capaci di scrivere sul web che, in fondo, non si trattava del nuovo Pelé e per sei milioni lo si poteva dare ai tedeschi senza rimpianti...). Fortuna vuole che sulla panchina di questo club derelitto sieda Simeone, l'unico (insieme a una fetta a questo punto forse minoritaria di tifosi) a cui importi il futuro sportivo del club e che deve aver fatto sentire forte e chiara la propria voce, come già aveva fatto, quella volta a mezzo stampa, dall'Argentina a proposito della penosa campagna acquisti. Chiunque pensi di poter vendere per quattro soldi uno dei migliori terzini destri del prossimo decennio dovrebbe farsi un alcool-test e, soprattutto, abbandonare il club seduta stante.


D'altra parte il tanto decantato “progetto giovani”, all'atto pratico, sembra più che altro carta straccia.
Prendiamo il mercato dello scorso anno: sono partiti due giovani di 22 e 23 anni (Salvio e Dominguez) e sono arrivati il “Cata” Diaz ed Emre, ben oltre la trentina. Per di più, sono stati acquistati onesti mestieranti e nulla più: si trattava nel migliore dei casi di giocatori di medio livello e che avevano già raggiunto e scollinato l'acme della propria carriera, buoni solo per fare numero e non certo per proporsi come elementi fondamentali di un progetto a medio-lungo termine.
L'unico che ha forse dato qualcosa in più è Rodriguez. Di contro, gli acquisti più validi sono stati facce vecchie, trattate come fastidiosi pacchi dai quali ricavare denaro e invece rimasti grazie alla considerazione di Simeone (ma soprattutto grazie alla mancanza di concrete offerte da parte di altri club, il caso Salvio insegna), ovverosia Raul Garcia e Diego Costa, protagonisti di una precedente temporada eccezionale in prestito.


Il problema dunque rimane: dove sarebbe la “politica giovanile” del club? È coerente con questa millantata politica la vendita di giovani calciatori e l'arrivo di trentenni che tendenzialmente andrebbero bene per la panchina e niente più?
Il tutto in una situazione in cui i giovani del club vengono poco considerati: tralasciando il deprecabile caso di Asenjo e Joel (su cui mi sono già espresso), vogliamo parlare di Pulido e Ruben Perez? Di Camacho, distintosi accanto a Toulalan ma ritenuto non degno di tornare alla base? Eppure si cerca un centrocampista centrale di belle speranze ed esperto di Champions': forse nel Malaga, accanto a Toulalan, l'anno scorso, c'era qualcun altro...
Vogliamo parlare, per fare un passo ancora più indietro nel tempo, di Fran Merida? Giovane promessa del Barça, grande tifoso dell'Atletico, strappato all'Arsenal e accolto con grandi speranze, non ha mai avuto nessuna possibilità di mostrare il proprio valore. Quando ha giocato, ha raramente brillato, è vero, ma non è quasi mai stato utilizzato nel proprio ruolo di trequartista. Ora, io mi chiedo: due stagioni fa ha veramente giocato peggio di Mario Suarez, che invece è diventato titolare quasi inamovibile? O è stato mandato in prestito in una squadra scelta con criteri incomprensibili (lo Sporting Braga) e poi utilizzato con il contagocce, nonostante alcune buone prestazioni (contro l'Osasuna, mi ricordo), e infine scaricato indegnamente? Si è mai cercato di impostarlo come regista “alla Pirlo”, per esempio?
Naturalmente essere della casa non significa in automatico essere bravi e adeguati al palcoscenico del Calderon (ma neanche Emre lo era, però è stato addirittura importato sulle sponde del Manzanares). Ma il problema vero è che in molti casi non si è veramente insistito nel fare tutto il possibile per verificare se questi ragazzi avessero o no la stoffa per stare in prima squadra.
Chi di noi, pur in possesso di un grande talento, riuscirebbe a crescere e a imporsi in un contesto che non crede in te e sembra sempre sul punto di scaricarti, in prestito o in via definitiva?
Così un'intera generazione di giovani promesse di 20-23 anni è stata lasciata marcire, o è stata venduta (ricordiamoci De Gea), senza che, in apparenza, i soldi siano stati usati in modo utile per il club, visto che si sono semplicemente volatilizzati per tappare qualche buco o per riempire qualche tasca. mentre si ricercavano trentenni in scadenza di contratto e si favoleggiava su una banda di ragazzini dalle indubbie qualità.
Siamo però sicuri che ai vari Oliver, Saul, Kader, Manquillo, Borja verranno offerte vere possibilità di crescita? O saranno trattati come Joel e Pulido, tolti al filiale ma lasciati poi a languire in tribuna o gentilmente omaggiati di una panchina ogni tanto o mandati in prestito in squadre scelte a caso, senza chiedere nessuna garanzia sul loro utilizzo? Già abbiamo due portieri, Bono e David Gil, ai quali è stata promessa la titolarità della porta dell'Atletico B, con il primo candidato anche al ruolo di dodicesimo di Courtois (la soluzione che salverebbe capra e cavoli...) ma forse anche no, viste le voci sull'arrivo di un portiere di esperienza per la panchina.
E poi Diego Costa e Adrian (cioè due giovani di fatto cresciuti dal club, nel quale si sono veramente affermati all'attenzione generale) sono incedibili, ma chissà, se arrivasse l'offerta giusta...
E allora, quest'estate, come molte altre già prima, ci lascia sempre la solita teoria di domande senza risposta:
  1. A quanto ammonta il debito e come è ripartito?
  2. Perché non esiste un vero progetto sportivo che non sia la strenua volontà di Simeone di costruire qualcosa nonostante quasi tutte le sue richieste vengano disattese o ignorate?
  3. Cosa succederà quando il Cholo si stancherà di questa situazione?
  4. Perché la cantera non sembra altro che un ufficio vendite?
  5. Che fine hanno fatto i soldi ottenuti dalla vendita di giocatori come Fernando Torres, De Gea, Dominguez, Camacho, Keko, Cedric, Gabi, Pulido e Joel, tanto per citarne solo alcuni? Sono almeno cento milioni dall'anno della promozione, non proprio bruscolini...
  6. Perché l'unico vero canterano titolare in campo è Koke? Perché tutti gli altri, Mario Suarez (diversi anni in prestito, come Diego Costa, arrivato giovanissimo nel club) e Gabi (uno venduto e poi ritornato alla base dopo anni e anni), hanno dovuto penare a lungo prima di poter coronare la propria aspirazione? Non è a questo punto lecito che, a fronte di una società che sembra non credere mai veramente in loro, un De Gea o un Dominguez (o un Manquillo o un Oliver...) valutino altre proposte e, spesso, le accettino?


Se pensate che a tutto questo si possa rispondere, come molti fanno, che negli ultimi anni abbiamo vinto abbastanza e quindi non c'è nulla da rinfacciare a questa dirigenza, mi dispiace, ma avete sbagliato indirizzo.
Qui a Colchoneros Italia amiamo l'anima dell'Atletico e ci preoccupiamo della sua identità e del suo futuro a medio-lungo periodo. E ci rimane la domanda delle domande: cosa faremo quando il Cholo si stancherà?