martedì 24 dicembre 2013

FELIZ NAVIDAD

A tutti i colchoneros, italiani e non, i miei più grandi auguri di Natale



In particolare, il mio saluto va a Simeone e ai ragazzi, il cui impegno e la cui tenacia ci stanno regalando momenti da incorniciare, comunque vada a finire.


E' bello, dopo tanto soffrire, 
ritornare al posto che ci compete. 
Ora e sempre, dunque,



FORZA ATLETICO!


A chi sente lo scudo da una vita, 
a chi l'ha scoperto da poco, a chi ci è arrivato per caso, 
a chi è nato con la voglia di non piegarsi al volere e all'arroganza del "più forte".
A tutti quanti, AUGURI di ogni cosa bella.




lunedì 23 dicembre 2013

Atletico Madrid – Levante 3-2: scusate il ritardo...


Arrivare in ritardo ad un appuntamento, si sa, è proprio da maleducati. Farlo ad una battaglia, per di più, può costare la vita. È noto infatti all'intero globo terracqueo che il Levante è una squadra da battaglia, sempre disposta a vendere cara la pelle e che non regala mai niente.
Invece, saranno state le feste, sarà stata la stanchezza, i colchoneros sono arrivati al Calderon rilassati, come se dovessero fare una gita di piacere e non portare via lo scalpo di una delle squadre più rognose della Liga.
Per dieci minuti, in campo ci sono stati solo gli ospiti, mentre i biancorossi vagano storditi senza sapere bene cosa fare per tenere a bada gli avversari.
Il piano di Caparros, uno che gode della fama di essere un crudele sostenitore dell'Anticalcio e che comunque il suo lavoro lo sa fare, era facile a dirsi ma non a farsi: partire a mille, colpire l'Atletico con le sue stesse armi, sfruttare il ventre molle della squadra (la già più volte citata vulnerabilità agli attacchi in zona centrale) e prendere d'infilata i due centrali biancorossi. Quello che neppure Caparros si sarebbe aspettato era che il suo piano venisse agevolato in tutti i modi dai padroni di casa. Nel giro di 57'', il Levante si presentava per ben due volte in area: la seconda, su un preciso filtrante dalla trequarti centrale (appunto...) Ivanschitz si incuneava tra Juanfran e un imbambolato Miranda e trafiggeva un Courtois non particolarmente reattivo. Qualche minuto dopo, Barral sfuggiva a Miranda (e dai...) e solo un grande intervento del portiere impediva la seconda rete degli ospiti: erano passati nove minuti dall'inizio della partita e solo a quel punto l'Atletico scendeva in campo. Peccato che il danno ormai fosse fatto, col Levante impegnato a difendersi in dieci e a sfruttare gli spazi centrali per lanciare Barral in profondità nell'area colchonera.
In un diluvio di controlli sbagliati, passaggi approssimativi, meccanismi tattici inceppati, l'Atletico cercava di prendere in mano la partita e, sia pure confusamente, si portava in avanti. Visto il muro eretto dagli uomini di Caparros, il gioco scorreva lento, impastato, continuamente frammentato; solo una giocata a palla ferma o uno svarione avversario avrebbero potuto dare il pareggio ai colchoneros. E così, in effetti, avveniva: su cross di Juanfran, Godin, solo seppur in mezzo a due difensori avversari, fulminava di testa il portiere avversario.
A quel punto, si poteva tirare un sospiro di sollievo e sperare che la partita, in un qualche modo, ricominciasse secondo il copione che avrebbe dovuto avere fin dall'inizio, se entrambi i contendenti si fossero presentati in orario. L'Atletico macinava gioco, creava diverse occasioni e stringeva sempre di più gli avversari, che d'altra parte cercavano di rispondere colpo su colpo.Il Levante, d'altra parte, aveva dalla sua il buon Miranda, che al 43' perdeva palla sulla trequarti e innescava il contropiede degli avversari: ancora Barral si presentava davanti a Courtois e solo un'uscita disperata del portiere belga (forse in odore di rigore, tra l'altro) salvava i biancorossi.
Il confronto si era per di più andato incattivendo col passare dei minuti: spinte, minacce di chiarimenti, falli più o meno pesanti si sprecavano anche nel secondo tempo. Uno dei più attivi nel metterla sul piano dello scontro era, manco a dirlo, Diego Costa, che però non perdeva affatto la lucidità sulla punizione battuta da Gabi sulla trequarti: la palla attraversava il campo i diagonale per trenta metri, prima di trovare il brasiliano appostato sul palo opposto per colpire al volo. Un gol meraviglioso per strategia, coordinazione e abilità tecnica.
Tutto sistemato, quindi? Ovviamente no, perché appariva un'altra volta la premiata “banda del buco”: Koke perdeva palla all'altezza del disco del centrocampo e permetteva a Pedro Rios di involarsi verso la porta; Filipe, in netto vantaggio, si faceva rubare il tempo dall'avversario e Courtois, questa volta incolpevole, poteva solo distendersi plasticamente in volo mentre la palla diretta in porta gli sfrecciava accanto.
Ormai il pareggio pareva inevitabile e si profilava il fantasma di una gigantesca occasione sprecata, non tanto per il valore dell'avversario quanto per gli innumerevoli errori che avevano portato a un tale risultato.
Ma con gli uomini del Cholo, si sa, mai dire mai: un Juanfran assatanato (il rimorso per il primo gol, evidentemente, gli ha messo le ali) entrava in area su passaggio di Filipe e veniva abbattuto da un intervento scomposto e fuori tempo di un avversario. Rigore e gol di potenza di Diego Costa.
Era il 77'. Da lì, la partita seguiva il copione ormai consolidato: un Atletico in difficoltà cercava di gestire in qualche modo la rabbia del Levante, che si sentiva defraudato dalla sorte e dall'arbitro (con qualche ragione...) di un risultato importante. Qualche parata di Courtois, qualche astuzia degli altri biancorossi, e il sudatissimo risultato entrava nel carniere.
Primi, imbattuti in casa e con Diego Costa capocannoniere solitario. Guardiamo il bicchiere mezzo e godiamoci il Natale.


Note positive
Diego Costa: trascina letteralmente una squadra stanca e imbambolita verso una nuova vittoria. Visto che il suo partner d'attacco latita, gli tocca fare, una volta di più, tutto da solo. Il gol del 2-1, lo abbiamo già scritto, è fenomenale: lo avesse fatto Messi, ce lo riproporrebbero persino nell'arrosto, ma si sa come vanno certe cose. Il vero problema sorge quando uno si domanda cosa faremmo se gli venisse mai un raffreddore.
Gabi: il capitano è sempre il capitano. Con tutti i suoi limiti, non molla mai: tiene in piedi la baracca, cerca di predicare nel deserto e calcia splendidamente la punizione del 2-1. La citazione vale anche per quanto fatto col Sant Andreu, quando ha rimesso in carreggiata una squadra senza arte né parte.


Note negative
Miranda: una prestazione disastrosa da tutti i punti di vista. Poco concentrato, poco reattivo, mai puntuale, il brasiliano regala il primo gol agli avversari e poi li tiene in vita per buona parte del match. Semel in anno licet insanire, dicevano i latini: prendiamola per una serata storta e voltiamo pagina.
Koke: il ragazzo è stanco e si vede. Sono tre o quattro partite che il suo apporto è in costante calo, per non parlare della brillantezza. L'erroracccio del 2-2 ci può stare.
Tiago: piccola tirata d'orecchie per Simeone: sicuro che il portoghese sia la scelta giusta per sfide al calor bianco? Che sappia usare il fioretto è noto, ma lo è anche il fatto che con lui la squadra perde in peso specifico nella zona centrale. Contro il Levante, il superiore ritmo degli avversari lo schianta: molla Gabi da solo a mulinare il randello, non apporta nulla in fase di costruzione e si perde in falli cattivi e vigliacchi che potrebbero risolversi in un disastro. Davvero non vale la pena di far giocare, ogni tanto, Guilavogui?




Atlético de Madrid Courtois 7,5; Juanfran 6,5, Miranda 4, Godín 8, Filipe Luis 5,5; Koke 4,5 (Adrián, m. 63 5,5), Tiago 4,5, Gabi 8, Arda 5,5; Villa 4 (Raúl García, m. 60 6), Diego Costa 9.
No utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Manquillo, Guilavogui y C Rodríguez.


Levante Navas; Vyntra, David Navarro, Juanfran, Nikos; Pedro López (Ángel, m. 85), Simao (Sergio Pinto, m. 87), Diop, Rubén, Ivanschitz (Pedro Ríos, m. 34); Rubén García, Barral.
No utilizados: Javi Jiménez; Gomis, El Zhar y Adoua.

Goles:
0-1, 1' Ivanschitz.
1-1, 30' Godín.
2-1, 47' Diego Costa.
2-2, 56' Pedro Ríos.
3-2, 77' Diego Costa, de penalti.

Árbitro: González González. Expulsó a Juanfran con roja directa (m. 90) y amonestó a Rubén García, Gabi, Nikos, Pedro López, Diop, Raúl García, Sergio Pinto y Godín.

Unos 50.000 espectadores en el Calderón.

lunedì 16 dicembre 2013

Atletico Madrid – Valencia 3-0: la macina


Chiunque sia stato almeno una volta in un mulino non potrà non essere stato affascinato dalla macina, quel manufatto che gira imperturbabile e, con la sua apparente levità, frantuma ogni chicco con pazienza e precisione. Il suo ritmo non cambia, è sempre uguale, perché non deve adattarsi alla realtà, ma anzi la consuma fino a renderla conforme al suo movimento. Gira, gira e lentamente, ma con costanza totale, azzera qualsiasi resistenza.
Ieri sera, guardando i colchoneros contro il Valencia, non riuscivo a smettere di pensare al movimento di una macina: mai, neppure per un momento, ho dubitato del risultato; mai è sembrato che il Valencia potesse veramente impensierire i biancorossi. Certo, gli uomini di Djukic ci hanno messo l'anima, hanno iniziato anche con ardore; ma i colchoneros hanno giocato la loro partita, imperturbabili, seguendo il proprio ritmo, e lentamente hanno liso gli avversari, portandoli al punto di rottura in maniera palese per tutti ma, paradossalmente, senza che i valencianisti se ne rendessero conto.

È stato un primo tempo di frizione, se mi passate il termine: progressivamente, silenziosamente, l'Atletico ha consumato il Valencia, lo ha indebolito pian piano e ne ha fatto un guscio vuoto. Un affondo di Filipe qui, una progressione di Costa là, un lancio di Miranda ancora oltre, un feroce contrasto di Gabi e un anticipo di Godin: le forze degli ospiti si sono consumate nel gestire un ritmo alieno, apparentemente banale ma distruttivo nella sua costanza e nella sua estraneità all'avversario.

Così, quando, nel secondo tempo, l'Atletico ha accelerato, il Valencia è andato in pezzi. Un terrificante uno-due in quattro minuti ha schiantato gli ospiti e li ha lasciati inebetiti e smarriti a vagare per il campo nel tentativo di applicare schemi che, già privi di valore quando venivano applicati con pedissequa scolasticità, dopo apparivano assolutamente vacui. Al 59' Diego Costa, con una azione delle sue (percussione e tiro incrociato su filtrante di Godin addirittura dalla trequarti biancorossa) e al 63' Raul Garcia, lesto ad approfittare di un rimpallo in area su cross di Juanfran, hanno letteralmente sbriciolato il Valencia.
La partita è finita allora, senza appello. Tutto il resto è venuto per inerzia, anche i due rigori per i biancorossi, uno sbagliato e l'altro messo a segno da Diego Costa, ora solitario capocannoniere della Liga. L'Atletico, dopo essere rimasto padrone del campo per manifesta superiorità, ha continuato a sciorinare un calcio di alto livello, puntando fino all'ultimo al 4-0 che gli avrebbe dato il primato in solitario, come chiedeva un inesausto Simeone. Almeno in questo, i biancorossi hanno fallito, ma possiamo farne una colpa a questa magnifica squadra?


Note positive
Diego Costa: sbaglia un rigore e otto minuti dopo si ripresenta sul dischetto. La faccia da coniglio spaventato era tutta un programma, ma lo è stata anche la stangata sotto la traversa con cui si è ripreso il palcoscenico.
Tiago: copre, imposta, raddoppia. Garantisce la superiorità dei biancorossi in ogni area del campo in cui si presenta, pronto a dare una mano ai compagni. Sembra rinato ed è forse il più grande miracolo di Simeone.

Note negative
Villa: ancora una fase di calo. Come volevasi dimostrare, è un ottimo giocatore, ma ormai più adatto a un uso moderato che continuativo. E intanto avanza Raul Garcia...




Atlético de Madrid Courtois 6; Juanfran 6,5, Miranda 7,5, Godín 7,5, Filipe Luis 7; Koke 6, Gabi 7, Tiago 7,5, Arda 6 (Adrián, m. 84 sv); Diego Costa 8, Villa 5,5 (Raúl García, m. 61 7,5).
No utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Insua, Rodrígueza y Óliver.
Valencia Diego Alves; Barragán, Víctor Ruiz, Mathieu, Guardado (Piatti, m. 75); Parejo, Romeu; Feghouli (Pabón, m. 66), Canales, Bernat; Jonas (Alcácer, m. 60).
No utilizados: Guaita; Pereira, Javi Fuego y Banega.

Goles:
1-0, 59' Diego Costa.
2-0, 63' Raúl García.
3-0, 81' Diego Costa, de penalti.

Árbitro: Fernández Borbalán. Amonestó a Romeu, Feghouli, Juanfran, Diego Costa, Parejo y Víctor Ruiz.

Unos 50.000 espectadores en el estadio Vicente Calderón.

giovedì 12 dicembre 2013

Atletico Madrid – Porto 2-0: impagabili


La vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo. Molto freddo è anche meglio. E noi colchoneros aspettavamo da anni non solo di impartire al Porto memorabili lezioni di calcio, ma anche di comminargli un po' di quella medicina che per ben due volte, nelle ultime Champions', i lusitani ci avevano fatto trangugiare nostro malgrado: l'eliminazione. Così, tutto in pochi mesi, le oscenità di Abel e Aguirre, le sparate di Pinto da Costa e le infinite umiliazioni in sede di mercato sono state spazzate via.
Diciamo la verità, ieri non abbiamo visto la miglior versione dell'Atletico. Tuttavia la squadra messa in campo da Simeone (una buona squadra, va detto) ha messo sotto senza neanche sudare un Porto veramente inguardabile, al di là dei lustrini regalati dalle estemporanee fiammate di qualche campione e di qualche giocoliere abile solo ad accendersi ad intermittenza.
Certo, i biancorossi hanno goduto di una buona dose di fortuna (quattro legni colpiti dai portoghesi, di cui uno subito all'inizio, non sono proprio uno scherzo), ma hanno giocato con l'abituale compattezza e organizzazione e hanno dato l'impressione di avere sempre il match sotto controllo. Vale a dire, avrebbero quasi sicuramente pareggiato ogni gol degli avversari, per poi magari superarli in scioltezza.
Non dimentichiamo poi i numerosi esempi di bravura emersi dalla partita di ieri: dal rigore parato da Aranzubia, al gol favoloso di Raul Garcia, passando per l'assist millimetrico di Oliver a Diego Costa, l'ottima partita di Manquillo e i confortanti segnali di risveglio di Adrian.
Naturalmente, la concentrazione non è stata altissima, anche se lo spartito è ormai metabolizzato da tutti a un tale livello che partite come questa vengono gestite (e vinte) col pilota automatico. Con una motivazione non totale mi sento di spiegare anche le ombre di questo match, vale a dire una certa friabilità della difesa (quattro legni sono troppi anche in un confronto fortunato), poco protetta da un centrocampo in cui Koke, questa volta, non ha dato l'apporto sperato né in fase di costruzione, né in quella di contenimento.
La pratica Champions' è archiviata, dunque, fino a Marzo e nel migliore dei modi, ben oltre le più rosee aspettative direi di chiunque (io per primo, beninteso). Ora vediamo cosa ci riserva il campionato e quanta fortuna avremo al sorteggio di lunedì.


Note positive
Raul Garcia: il gol è fantastico. Riceve palla in una zona morta del campo, si gira in un fazzoletto e scaglia un siluro nell'unico angolino disponibile. Chapeau, direbbero i francesi. Ormai ha trovato il suo ruolo, dopo tanto peregrinare in biancorosso. Non sono mai stato un suo estimatore, anche se ne apprezzavo la professionalità, ma devo confessare che l'ultimo mese e mezzo è eccezionale e apre interessanti prospettive future in attacco. Però la sua forza, cioè essere un atipico, è anche il suo vero limite: toglie spazio a una seconda punta, non può sostituire un trequartista (infatti Simeone continua insistentemente a chiedere un enganche per gennaio), è funzionale ma grigio a centrocampo. Ovverosia, è un eterno dodicesimo uomo, io temo.
Oliver: la sua valenza difensiva è pressoché nulla (e anche in avanti deve dimostrare parecchio, a guardare al di là del velo di peana che lo beatificano a priori), ma sa inventare come pochi altri, sia pure a sprazzi. Simeone giustamente gli ha chiesto di più, perché al momento è solo un progetto di fuoriclasse. Però un gran bel progetto.
Manquillo: eccolo, l'altro enfant prodige biancorosso. Diversamente da Oliver, ruolo e fisico lo agevolano. Io credo che sia pronto per prendere il posto di Juanfran, se non continuativamente, certo con grande frequenza, magari anche solo per liberare, all'occorrenza, l'alicantino in avanti, all'ala destra.


Note negative
Alderweireld: visione di gioco, certo. Senso della posizione, certo. Però anche una reattività modesta e uno scatto sul breve da perfezionare (e molto). Forse perché poco protetti dal doble pivote (e non solo), i due in mezzo ballano parecchio, evidenziando i loro difetti. La coppia Miranda - Godin funziona perché quanto è serafico il brasiliano, tanto è esplosivo l'uruguaiano; il belga, sembra, più che il complemento di Miranda, il suo sostituto testuale, per niente adatto ad affiancarlo (dico questo ben consapevole di aver sostenuto il contrario altrove, ma la verità è che con meno di 10-15 partite un giudizio su un calciatore io non lo so e non lo voglio formulare, al contrario di tanti altri).



Atlético: Aranzubia 7; Manquillo 7, Alderweireld 5,5, Miranda 5,5, Insua 6; Gabi 6, Koke 6; Adrián 6,5 (Leo 82’ sv), Raúl García 8; Óliver 7 (Arda Turan 62’ 6,5); Diego Costa 7(Villa 45’6).
Porto: Helton; Danilo, Maicon, Mangala, Sandro; Fernando; Defour (Héctor Herrera 78’); Varela, Lucho Gonzalez (Nabil Ghilas 64’), Josué (Licá 45’); Jackson Martinez.
Goals: 1:0 Raúl García 14’, 2:0 Diego Costa 37’