Durante
l'intervallo di Atletico – Bayer Leverkusen, Simeone ha preso una
decisione per molti inspiegabile, ma di sicuro molto ma molto
indicativa: togliere Cani, uno coi piedi buoni e una discreta
fantasia (suo, infatti, l'assist per il tiro di Mario Suarez), e
mettere Raul Garcia, ovvero l'insipienza tecnico-tattica fatta
calciatore. Di fronte a un cambio così, in una partita che andava
vinta sicuramente, non si può prendere atto del fatto che il Cholo
per primo non creda nella possibilità della sua squadra di fare
gioco. Perché far giocare uno la cui unica utilità, pure nei tempi
migliori (e questa stagione, decisamente, non lo è), consiste nel
colpire qualunque palla girovaghi sulla trequarti o nell'area
avversarie in fase offensiva e nel far massa accorciando verso il
centrocampo in quella difensiva? Uno la cui velocità di punta
sconsiglia vivamente l'utilizzo all'ala? Uno che dove lo metti sta, è
vero, ma di solito per realizzare una partita grigia che più grigia
non si può? Uno che se non segna è come se non avesse giocato? Solo
per fare da sponda per i rinvii dal fondo di Oblak, permettendo con i
suoi colpi di testa a Mandzukic e a Griezmann di superare la difesa
del Bayer.
Anche nel
doppio confronto col Real, la solita solfa. Non so neppure cosa dire
di questo quarto di finale, se non che è passata la squadra che ha
fatto qualcosa per vincere il confronto. Un Atletico grigio e spento
è sembrato quasi puntare allo 0-0 a oltranza, senza nessun altro
scopo. Se al Bernabeu Mandzukic e Griezmann toccano dieci palle in
due, è ben difficile arrivare da una qualsiasi parte. Dopo sei derby
imbattuti, francamente mi aspettavo qualcosa in più del tirare a
campare, benedetto tra l'altro solo dalle grandi prestazioni di Oblak
(senza di lui, avremmo già chiuso al Calderon...).
Anche in
campionato, dove pian piano, con altro piglio rispetto alle partite
pre-pasquali, ci siamo ripresi il terzo posto approfittando degli
inevitabili capitomboli e scadimenti di forma dei nostri avversari,
non è che abbiamo fatto faville. Ricordo partite decorose e poco
più, difficili da guardare e risolte più dall'intuizione dei
singoli (o meglio, di Griezmann) che dal gruppo. Se da un lato
è apparsa chiara la volontà di vincere (cito, su tutte, la partita
col Villareal), dall'altra sono stati evidenti lo scadimento di forma
di alcuni (Mandzukic e Arda), gli errori tattici, le
lacune tecniche e l'inadeguatezza di diversi dei nostri (Miranda,
svogliatissimo), non solo tra i nuovi acquisti.
Ergo, ci
sarà molto lavoro da fare quest'estate. Bisognerà decidere chi ha
diritto a una seconda possibilità e chi no, oltre al fatto che i non
moltissimi soldi a disposizione andranno spesi con ben altra
oculatezza rispetto alla scorsa estate. Poi ci sarà da valutare chi
far rientrare dal prestito, a maggior ragione se verrà confermata
l'indiscrezione secondo la quale all'Atletico verrà bloccato il
mercato fino all'estate 2016.
Per non parlare
della questione-stadio, un garbuglio nel quale è difficile anche
solo capire la data in cui il Calderon verrà abbandonato,
figuriamoci il resto (per il momento, rimango della mia posizione).
Sono e saranno,
insomma, tempi difficili. Per fortuna è arrivata la notizia tanto
attesa da tutti, ovverosia la conferma di Simeone fino al
2020. Grande giubilo da parte di tutti, me compreso. Ricordo ancora
una volta che, prima dell'arrivo del Cholo, il club navigava a
vista, al punto tale da stappare lo champagne (e andare a festeggiare
al Nettuno...) per l'arrivo al fotofinish al quarto posto. E in
Champions' si sperava nel passaggio del turno preliminare e in un
girone giocato decentemente. Altri tempi, si dirà, ma per nulla
lontani, considerato che chi comandava allora lo fa anche oggi.
Però però...
non è tutto oro quello che luccica. Il Cholo,
voglio dire, un certo esame di coscienza dovrebbe pur farselo.
Insomma,
qualcosa è stato sbagliato (e forse anche alla grande) in sede di
pianificazione della stagione. D’altra parte è apparso quasi
subito chiaro che il nuovo mantra cholista, il decisamente
poco ambizioso “I nostri avversari sono Valencia e Siviglia”, non
era l’ennesimo trucco psicologico finalizzato a togliere pressione
alla squadra, ma percezione reale della situazione.
Con
un centrocampo sempre più in difficoltà e una difesa che in più di
una occasione ha lasciato perplessi, Simeone non è mai sembrato
avere un piano B. Per non parlare dell’attacco, nel quale solo la
somma dei gol segnati da Mandzukic e Griezmann è simile all’anno
scorso. Per il resto, un centravanti di scarso movimento e di minore
prolificità ha preso il posto di Diego Costa, mentre l’attaccante
“leggero” ha segnato molto più di Villa ma ha forse offerto meno
lavoro tattico. Il peso di Costa nei risultati dello scorso anno non
era certo solo nel numero delle reti segnate, ma anche nel lavoro
fisico e tattico che svolgeva, dall’alto della sua capacità di
reggere l’intero reparto d’attacco da solo. La sua mancanza ha
pesato eccome e, di fatto, Simeone non è riuscito a sostituirlo né
con un altro giocatore simile (Lukaku?), né con differenti schemi
d’attacco. Un’idea c’era, quella che ha portato a Mandzukic,
Griezmann e Cerci, ma per motivi vari non è stata messa in pratica,
col risultato che l’Atletico è rimasto in mezzo al guado.
Conseguenza fondamentale, segnare è diventato ancora più difficile,
il gioco d’attacco ancora più farraginoso, il campo ancora più
lungo. Quando Arda e Koke non hanno dato il meglio di sé, è stata
notte fonda. Punto.
La
stagione, soprattutto se si dovesse arrivare terzi in Liga, è
tutt’altro che un fallimento, sia chiaro, ma bisognerà riflettere
molto sulla mancanza di tecnica e velocità da centrocampo in su. Il
prossimo mercato non potrà essere sbagliato. Altrimenti assisteremo
sempre a partite in cui, sia che si tratti di fare la partita, sia
che si giochi di rimessa (aspetti del gioco di Simeone che compaiono
spesso nelle stesse partite, nonostante una critica sciocca e
prevenuta spesso non li veda e certo non li segnali), i colchoneros
faticheranno per segnare gol che poi, altra differenza rispetto allo
scorso anno, riescono a conservare con molta meno facilità.
Insomma,
la volontà non manca mai, la qualità necessaria a piegare la realtà
ai propri desideri abbastanza.
Rimane
la questione controversa della possibile sanzione-UEFA per il
mercato: ipotesi credibile o bufala? Ci penseremo quando accadrà,
anche se un paio di cosine mi sento di dirle: abbiamo sedici
giocatori in prestito, praticamente un’intera squadra di media
fascia, da cui pescare eventuali rinforzi che, in diversi casi, penso
possano essere difficilmente peggiori di gente come Mario Suarez o
Jiménez. Potrebbe magari scapparci l’occasione di valorizzare
qualcuno dei nostri prospetti, così come quella di far crescere
alcune delle grandi speranze del (disastroso) Atletico B. Così
magari vedremo se la grancassa mediatica intorno ad alcuni nostri
giovani ha ragione d’essere oppure no.
Per
il momento, siamo riusciti a uscire da una situazione difficile
(perdita del terzo posto, crollo fisico, eliminazione dalla
Champions’) grazie alla gestione calma e fiduciosa di Simeone,
quest’anno molto più abile fuori dal campo che sul terreno di
gioco. Con arbitraggi meno deficitari saremmo forse ancora in gioco
per qualcosa di più, ma gli arbitraggi vanno, diciamo così…aiutati
con prestazioni all’altezza, qualcosa che quest’anno abbiamo
visto raramente.
L’essenziale,
ora, è concludere la Liga al terzo posto e poi si penserà al
progetto Simeone 2020.
PS:
sono stati e sono tempi difficili anche per Colchoneros
Italia. Capisco che molti si aspettino post come se piovesse,
e considero questa attesa un grande attestato di stima, ma la realtà
in questo momento dice che per un po’ la frequenza dei miei post
sarà poco regolare. Abbiate pazienza.