lunedì 28 settembre 2015

Villareal – Atletico Madrid 1-0: giocando a nascondino...


Seconda sconfitta in sei gare per gli uomini di Simeone. Peggior inizio di campionato da quando l'allenatore argentino siede sulla panchina dei colchoneros, recitano le gazzette, e pazienza se si tratta anche del più difficile che io ricordi: arrivare terzi e affrontare le prime sette del campionato precedente nelle prime 10 giornate è roba da primati, da chiedersi come diavolo venga stilato il calendario della Liga.
Tuttavia, dato a Cesare quel che è di Cesare, non possiamo nasconderci dietro a un dito ed ignorare un paio di questioni tanto evidenti quanto penose.


La prima è che il livello della Liga si è alzato. Villareal e Celta hanno lavorato bene negli ultimi anni, costruendo tassello dopo tassello squadre di buon livello anche se di poca fama ed ora passano all'incasso. Lo so che non è mai bene citarsi ed elogiarsi, ma lo farò lo stesso, anche se posso risultare inelegante (poi spiegherò perchè): giorni fa, in una discussione con altri tifosi italiani dei colchoneros, avevo messo in guardia da queste due squadre. E tutti a dirmi: ma dai, ma non durano mica, noi dobbiamo guardare al Siviglia e al Valencia (a proposito, è appena dietro di noi, così, per dire...), di certe squadre non dobbiamo neppure interessarci! E io: guardate che lo stesso ritornello si sentiva anche per sevillistas e valencianos lo scorso anno e sappiamo bene com'è finita...
Naturalmente, sono io il primo a non essere felice di aver avuto ragione. Naturalmente, so anch'io che siamo superiori a Villareal e Celta e che dovrebbe essere nell'ordine naturale delle cose, nel corso della stagione, sopravanzare entrambe. Però il discorso che facevo e faccio ancora è diverso: sono abbastanza forti da metterci sotto quando le affronteremo (sissignori, anche al ritorno) e da farci perdere punti preziosi. A me non importa niente se saremo finiti davanti a loro a fine campionato; a me interessa quanti punti avremo perso a causa loro e dove avremmo potuto essere in classifica altrimenti. Ora, per dire, siamo quinti a meno quattro dalla vetta, quando avremmo ragionevolmente potuto essere primi a pari punti col Barça e con un vantaggio minimo sul Real.


La seconda questione dalla quale non possiamo davvero scappare è la seguente domanda: non è che finora la forma smagliante di Griezmann abbia distratto un po' tutti, me compreso (ed ecco la spiegazione cui facevo riferimento: mi cito anche quando sbaglio...), dall'osservare che questo Atletico non ha ancora uno straccio di gioco là davanti? Finora non ci avevo fatto caso, ma la fatica inumana che i colchoneros hanno fatto per portare la palla dal cerchio del centrocampo fino all'area avversaria mi è balzata agli occhi in maniera netta e chiara. Un ruminio incessante del pallone, con giocatori lenti, mai a dettare il passaggio nello spazio e sempre in attesa di ricevere la palla sui piedi. Un'evidente riaffiorare dell'aborrita e mai del tutto scomparsa Manzanite. Merito del Villareal, certamente, che ha applicato a noi la nostra stessa ricetta: gol, barricate e contropiede. Ma quanto demerito nostro? Quanto colpa di un attacco incapace di varcare le difese munite, statico e talvolta persino velleitario? E quanto di un centrocampo incapace di proporre un gioco fluido e persino un gioco di un qualche tipo?
Non esiste una formazione-tipo dalla cintola in su, fateci caso. Alzi la mano chi conosce la risposta anche a una sola di queste domande: il nostro centravanti titolare è Jackson o Fernando Torres? Griezmann è considerato un'ala o una seconda punta? Saul è un esterno o un centrocampista centrale? Quale sarebbe il ruolo di Correa? E quello di Vietto? E quello di Koke?


La mia sensazione è che Simeone, finora, non abbia ancora deciso a cosa vuole giocare e, così, si sia limitato a giocare a nascondino. Scelta deleteria, perchè dopo sei giornate la squadra naviga a vista, anche se le altre grandi non mi paiono messe meglio e comunque siamo lì, nel gruppo.
Tuttavia, anche se come suol dirsi “mal comune, mezzo gaudio”, non riesco a spiegarmi come mai il Cholo non abbia ancora finito di fare gli esperimenti, considerato che la rosa è stata completata molto presto e che, stando agli acquisti e alle dichiarazioni di Simeone, sembrava proprio che questo fosse l'anno di un cambio sostanziale nel gioco dei colchoneros. Sono stati presi molti giocatori di qualità e fin dai primi giorni di ritiro è stato sbandierato ai quattro venti il nuovo ruolo di Koke nel doble pivote. Di tutto questo non si è visto nulla. Mentre continua a vedersi uno spettacolo che va avanti da anni, quello di una squadra che, con avversari chiusi a riccio o che alzano il pressing fino alla nostra trequarti, fatica a creare gioco e a uscire dall'area palla al piede: non capita tutti gli anni di avere un Diego Costa a fare tutto da sé là davanti!
Così, nonostante le premesse di quest'estate, si va avanti così, con un Jackson spaesato che certo non si potrà ambientare giocando metà delle partite e non concludendone mai nessuna, un Fernando Torres che va a corrente alternata come d'altra parte Tiago, un Gabi in crescita ma che comunque non sarà mai un regista, un Koke che non viene mai schierato da regista anche se viene costretto ad essere tale, di fatto, ma partendo dalla fascia, un Saul che non gioca dove rende (al centro) per fare invece la finta ala.
Poi arriva la gara in cui la difesa non è impeccabile e la barca affonda: si prende un gol e non si recupera più, secondo costume della casa. Poi Oliver Torres comincia a calare, per mille motivi a me ignoti, e la luce, se manca anche Koke, si spegne del tutto.
Che manchi un regista dai tempi di... Schuster (volevo essere cattivo e dire Adelardo, che in ogni caso, come il tedesco, regista puro non era) è noto, che quest'estate Thiago Motta (!!!) fosse atteso come il Messia pure, che ora il giovane e ancora tutto da testare Kranevitter sia atteso nelle stesse vesti per dicembre anche.
Nonostante gli ottimi arrivi, alcuni difetti storici non sono mai stati sanati. Per assurdo, credo che questa possa essere, proprio per queste mancanze, più una squadra da seconda fase di Champions' che da Liga. Sarebbe un peccato, ma la mia sensazione è questa.


Per l'intanto, partido a partido, va benissimo. Ma urge una formazione-tipo, please, e un turn-over che non sembri andare a casaccio e spedire in tribuna gente che ha giocato benissimo la partita prima (Correa?) per far giocare altri che non hanno bisogno di calcare l'erba per entrare in sintonia con la squadra, quanto piuttosto di mesi di palestra per essere a livello degli altri (Vietto). Che in certi ruoli ci sia un chiaro titolare e una chiara riserva, soprattutto se quest'ultima ha dimostrato di non rendere allo stesso modo quando è in campo dall'inizio (Fernando Torres?).


Note positive
Correa: se l'Atletico, in qualche modo, riesce ad impensierire Aréola, è merito quasi esclusivamente suo, anche se non mostra la magia cui ci aveva abituato altre volte.

Note negative
Difesa: capita, ci mancherebbe, ma il centro-sinistra si trasforma in banda del buco e regala un gol impreziosito da fraseggio sulla nostra trequarti agli avversari. Guardare la posizione del trio Filipe – Gimenez -Godin sul gol di Baptistao per credere.






Villarreal: Aréola; Mario, Bailly, V. Ruiz, J. Costa; Jonathan (D. Suárez, m. 67), Trigueros (Pina, m. 77), Bruno, S. Castillejo; Soldado y Leo Baptistão (Nahuel, m. 46). No utilizados: Barbosa, Jokic, S. García y Rukavina.


Atlético: Oblak 6,5; Gámez 6, Giménez 5, Godín 5, Filipe 4,5; Óliver 5 (Correa, m. 66 7), Gabi 5,5 (Vietto,m. 46 4), Tiago 5,5, Saúl 6; Griezmann 6,5, Jackson Martínez 5 (Torres, m. 46 5).
No utilizados: Moyá, Savic, Juanfran y Thomas.



Goles: 1-0. M. 14. Leo Baptistão.
Árbitro: Fernández Borbalán. Amonestó a Griezmann, J. Costa, Tiago y Soldado.
El Madrigal, unos 23.000 espectadores.

giovedì 24 settembre 2015

Atletico Madrid – Getafe 2-0: tutto il resto è noia


A voler condensare la partita di martedì in poche, semplici parole, dovremmo scrivere qualcosa di simile: una zampata di Griezmann, novanta minuti di noia e velleitarismo, un altro colpo gobbo del francese, sempre più deus ex machina della squadra di casa. Semplicistico, ma non troppo lontano dalla verità.

Cosa resta, dunque, della partita dell'altro giorno? In realtà, una serie di riflessioni e di sensazioni che aprono scenari differenti e ancora tutti troppo immaturi per potersi anche solo intravvedere con chiarezza.

Resta l'azzardo di Simeone, che rivolta la squadra come un calzino e ne ottiene tre punti un po' casuali ma non immeritati. D'altra parte, la situazione del Cholo è sempre la stessa: se cambia, gli si rimprovera l'azzardo; se non lo fa, di insistere sempre sugli stessi uomini fino a logorarli. I cambi sono stati pesanti e sostanziali, ma sono avvenuti, è il caso di chiarirlo subito, nell'unico momento possibile: i prossimi 10 giorni propongono il trittico Villareal – Benfica – Real Madrid. Non proprio bruscolini, insomma.
Vista la profondità dei cambi, si può tra l'altro ipotizzare che in quei dieci giorni Simeone schiererà la formazione migliore e chiederà a tutti di stringere i denti e dare il massimo.
D'altra parte, i cambi sono stati certamente profondi, ma forse non così sostanziali come potrebbero apparire. Se infatti la vera identità di una squadra è data dalla sua spina dorsale, ecco che questa, in realtà, è rimasta intatta: Oblak, Godin, Gabi e Griezmann hanno visto il campo anche l'altra sera.
Di facce veramente nuove, ce n'erano solo due, Savic e Carrasco, che nel complesso non hanno demeritato, ma di sicuro sono sembrati ancora poco inseriti nel contesto complessivo della squadra.  
In ogni caso, intensità, concentrazione e gioco sono andati progressivamente calando, tanto da spingere Simeone a correre ben presto ai ripari, ancora una volta tramite sostituzioni “anticipate” rispetto ai canoni abituali. A questo proposito, però, mi sento di aggiungere una mia personale osservazione: certo Simeone non è uomo da proporre cambi a raffica in pochi minuti tra intervallo e inizio del secondo tempo, però è anche vero che, da quando è sulla panchina dei colchoneros, questo è forse il primo anno in cui la ricchezza delle alternative gli permette di azzardare di quando in quando questo tipo di mosse. Ergo, parere squisitamente personale, prepariamoci a vedere molto più spesso che in passato questi cambi improvvisi.

Che la concentrazione non fosse al massimo e che per di più sia andata scemando progressivamente nel corso della gara, è testimoniato anche dai diversi errori che hanno permesso al Getafe di godere di tre – quattro occasioni per segnare. Per fortuna l'equipo azulon si è rivelato piuttosto mediocre anche nelle conclusioni, oltre che nel gioco; ciò non toglie però che l'Atletico abbia pian piano concesso terreno agli avversari, peggiorando e ingrigendosi sempre di più.

Quando sembrava ormai che i colchoneros, sia pure sulle ali di un gioco asfittico e farraginoso, potessero portarsi a casa una vittoria con minimo di scarto, ecco il raddoppio firmato ancora una volta da uno straordinario Griezmann. Visto che Fernando Torres ha confermato che da titolare non ha la stessa forza che da riserva, che Jackson è apparso ancora un pesce fuor d'acqua e che Correa non ha sprigionato nessuna magia, bisogna davvero ringraziare il francese per questi tre punti.
Tra il suo primo lampo e l'altro, di positivo s'è visto ben poco. Però, siccome il campionato è lungo e certe partite sono inevitabili, godiamoci i tre punti e cominciamo a pensare a come fare lo sgambetto a Villareal e Celta, cresciute in maniera esponenziale nelle ultime settimane.


Note positive
Griezmann: il primo gol è da centravanti d'altri tempi, tutto riflessi e acrobazia; il secondo da opportunista nato, abile a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto. Fossimo a Milano, diremmo el sègna semper lü...
Tiago: entra mentre la barca sbanda e subito rinserra le fila, guidandola in porto con tranquillità e togliendosi anche lo sfizio di iniziare l'azione del 2-0


Note negative
Oliver: il canterano non accende la luce, non difende e, per di più, con un retropassaggio sciagurato al 41' manda in porta gli avversari, anche se a evitare il patatrac di pensa San Oblak (tra l'altro, è il secondo errore di questo tipo in due partite per i colchoneros: contro l'Eibar era stato Juanfran con un retropassaggio di testa a sfiorare l'autogol).
Siqueira: rispolverato dalla naftalina, si prende uno dei gialli più stupidi e inutili della storia dopo soli tre minuti. Poi non spinge, non difende e si segnala per essere immancabilmente fuori posizione.



Atlético: Oblak 6,5; Juanfran 6, Savic 5,5, Godín 6, Siqueira 4,5; Saúl 6, Gabi 6,5, Óliver 5 (Tiago, m. 64 7); Griezmann 8, Carrasco 5,5 (Correa, m. 46 6), Fernando Torres 6 (Jackson Martínez, m. 56 6).
No utilizados: Moyá, Filipe Luis, Giménez, Vietto.


Getafe: Guaita; Damián, Vergini, Alexis, Vigaray; Medrán, Juan Rodríguez (Bernard, m. 81); Pedro León (Wanderson, m. 69), Víctor Rodríguez, Lafita (Álvaro, m. 78); Scepovic. No utilizados: Megyeri, Cala, Buendia, Sarabia.



Goles: 1-0. M. 3. Griezmann. 2-0. M. 89. Griezmann.
Árbitro: Álvarez Izquierdo. Amonestó a Siqueira, Alexis, Gabi, Tiago, Lafita
Vicente Calderón. Unos 45.000 espectadores


lunedì 21 settembre 2015

Eibar – Atletico Madrid 0-2: l'Angel custode


Tra le poche cose sicure di una Liga che al momento sembra regalare più sorprese (i tonfi in serie di Siviglia e Valencia, il volo del Celta) che certezze c'è sicuramente questa: vincere ad Ipurua, sul campo del piccolo Eibar, anche quest'anno sarà un'impresa. 
 
Lo hanno scoperto anche gli uomini di Simeone, che già l'anno scorso avevano penato per portare a casa una vittoria più rotonda nel punteggio che nella sostanza. Fin da subito, i padroni di casa hanno impresso alla partita un ritmo indiavolato, giocando in maniera attenta e attuando un pressing impressionante. Per la prima mezz'ora, non c'è stato spazio che per le difese, con i giocatori offensivi schiacciati nella morsa avversaria. Anche quelli biancorossi, ovviamente, che avevano il dovere di fare la partita, sia per il blasone dei colchoneros che per la presenza, ancora una volta, di Griezmann, Jackson e Vietto contemporaneamente in campo.
Questo impressionante schieramento di forze da parte di Simeone non produceva però un granché: in generale, i biancorossi diventavano ben presto padroni del gioco, ma non riuscivano a sviluppare la manovra per la fortissima pressione avversaria, oltre al fatto che le tre punte erano piuttosto imprecise sottoporta (su palle “sporche”, va detto). Inoltre l'Eibar non stava certo a guardare e cercava di colpire in contropiede, grazie soprattutto allo stato di grazia di una nostra vecchia conoscenza, Keko, che metteva letteralmente in croce Filipe Luis.
Apro una piccola parentesi per chi non sapesse nulla o quasi del nostro ex-canterano: compagno nell'Atletico B del quasi omonimo Koke, allora pareva essere un giocatore molto migliore del primo. Poi, come spesso accade, il nostro Keko non ha saputo confermare le sue grandissime qualità di ala dalla corsa indiavolata e dalla buona tecnica, mentre Koke, con umiltà e probabilmente con maggiore impegno e dedizione, è arrivato dove è arrivato nonostante mezzi tecnici inferiori. Lasciato libero dall'Atletico, ha vagato in Italia tra Catania e Crotone, poi è tornato in Spagna, in Seconda Divisione, dove è esploso nell'Albacete e si è guadagnato un ingaggio nell'Eibar. Intervistato prima della partita, non ha cercato scuse e ha lasciato intendere, senza mezzi termini, di aver peccato in mentalità, ma di essere migliorato molto sotto quell'aspetto (merito dei tre anni di panchina in Italia, mah...). Poi ha confessato di essere ancora un gran tifoso dell'Atletico e di guardare tutte le partite che può “con la maglietta addosso”. Che dire, se non che spero che un giorno possa tornare nel club dei nostri sogni? (E che vorrei tanto che la stessa cosa accadesse a Fran Merida? Ah, che splendido giocatore sarebbe stato e sarebbe ancora, con un altro carattere! Ma questa è un'altra storia...).


Deciso ad accelerare i tempi, Simeone cambiava ben due uomini nell'intervallo, con una mossa a sorpresa piuttosto aliena alle sue consuetudini: fuori Jackson e Vietto, dentro Fernando Torres e Oliver. All'inizio la mossa non pareva funzionare granché, perché la squadra faticava a metabolizzare il cambio e permetteva all'Eibar di avvicinarsi pericolosamente alla propria porta. Era un Atletico più tecnico e dal gioco più arioso, ma che concedeva qualcosa agli avversari. Sembrava proprio che potesse materializzarsi una beffa di un qualche tipo, ma dal cappello usciva il coniglio da tutti invocato più volte, nel corso di questo mese: Angel Correa. Entrato per un Koke in difficoltà, l'argentino ci metteva meno di 60 secondi per sfruttare con grandissima intelligenza tattica un meraviglioso assist di Fernando Torres e siglare il gol che spaccava la partita, per poi replicare 17 minuti dopo con un filtrante fantastico controllato e spedito in rete da un Fernando Torres formato “Euro 2008” (ricordate il gol in finale?).
Insomma, la premiata ditta Torres-Correa, col sostanzioso aiuto di Oliver, sbancava Ipurua e ci permetteva di rimanere in scia ai nostri avversari.


Note positive
Correa: poco più di un anno fa, ci disperavamo al pensiero che potesse non calcare più i campi di calcio. Ora, finalmente guarito, si rivela già alla prima occhiata per quello che è, un giocatore capace di spargere intorno a sé l'impalpabile ma ben evidente magia dei grandissimi.
Fernando Torres: onore al merito. Segna un gol fantastico e continua a spargere dubbi nella mente di Simeone, visto che Jackson non ingrana. Per me, rimane ottimo in questa sua nuova veste, quella da prima riserva che entra a partita in corso e che, anche quando capita che giochi titolare, si danna l'anima a tutto campo. Da titolare fisso, credo che perderebbe parecchio.


Note negative
Filipe: più e più volte bruciato da Keko, ma anche poco propositivo in avanti.
Tiago: appoggi sbagliati, palloni persi in zone pericolose del campo e in fase di avanzamento, insomma tutto il campionario che il portoghese offre ogni volta che gioca più di due partite di fila. E intanto in panchina resta Saul...
Vietto: il ragazzo si farà, ma per ora, complice la preparazione pesante, pare un orrendo incrocio tra la corsa senza costrutto di Salvio e la timidezza sottoporta di Pizzi. Finché permane a questo (basso) livello, preferirlo a Correa è un atto di lesa maestà.
Jackson: chiaramente fuori contesto tatticamente, non pare neppure avere grande lucidità sottoporta. Non è un clone di Diego Costa, lone wolf a cui bastava lanciare la palla negli spazi (anzi, alle volte gli spazi se li creava lui da solo), bensì un attaccante veloce e potente ma che, più che palla al piede, eccelle dalla trequarti in su in un contesto che lo supporta tatticamente. Ergo, né lui né i compagni si sono ancora sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda. Quando accadrà, non ce ne sarà più per nessuno.





Eibar: Riesgo; Capa, Dos Santos, Ramis, Luna; Escalante (Arruabarrena, m. 81), Dani García; Keko, Adrián (Borja Bastón, m. 71), Berjón (Verdi, m. 71); Sergi Enrich. No utilizados: Irureta, Pantic, Eddy Silvestre, Juncá.


Atlético: Oblak 6; Juanfran 6, Giménez 6,5, Godín 6, Filipe Luis 5; Gabi 6,5, Tiago 5, Koke 6 (Correa, m. 60 8); Vietto 4,5 (Óliver, m. 45 7), Griezmann 6,5, Jackson Martínez 5 (Fernando Torres, m. 45 8).
No utilizados: Moyá, Savic, Saúl, Carrasco.



Goles: 0-1. M. 61. Correa. 0-2. M. 77. Fernando Torres.
Árbitro: Hernández Hernández. Amonestó a Dani García, Escalante, Correa.
Ipurúa, unos 4.000 espectadores.

giovedì 17 settembre 2015

Galatasaray – Atletico Madrid 0-2: imparare dal passato


Dalle parti di Piazza Syntagma o di Piazza Taksim la prenderanno molto male, ma per me Grecia e Turchia pari sono. Calcisticamente, s'intende: squadre di buon livello ma niente di più, ambiente infernale, passione bruciante. Il che significa, in soldoni, trasferte scomode, anche se non sono più i tempi in cui sulla testa di giocatori e tifosi ospiti pioveva di tutto e si rischiava l'incolumità fisica.
Pertanto, memore della partita contro l'Olympiakos con cui avevamo cominciato la scorsa edizione della Champions', non ero per niente tranquillo. Figuratevi poi quando le gazzette hanno strillato che l'Atletico sarebbe sceso in campo col tridente Griezmann – Jackson – Vietto! Possibile che il Cholo osasse tanto in un contesto tanto difficile?
Come quasi sempre accade, la realtà si è rivelata molto differente: mai visto un Galatasaray tanto moscio e inconcludente, mai visto un Griezmann tanto spostato all'ala sinistra per un modulo che assomigliava tanto, ma proprio tanto, al 4-4-2 canonico. Intendiamoci, non è che il tridente non si sia mai visto, ma in fase di non possesso quella era la posizione del francese, per il resto libero di svariare in fase d'attacco.
Venticinque minuti e tutto era già finito, con Griezmann nelle vesti di cannoniere implacabile e i due attaccanti titolari piuttosto anonimi (meglio Vietto, in ogni caso). Bene anche Saul.
Altro da segnalare? Non mi viene in mente niente. Come ho già detto, è finito tutto in 25 minuti. Il secondo tempo, poi, è stato addirittura pleonastico. Meglio di così, quest'anno, la Champions' non poteva cominciare.


Note positive
Saul: corre, tampona, tiene la posizione e assolve al meglio la funzione di centrale.


Note negative
Jackson: spaesato, combina poco o nulla e arriva addirittura a far rimpiangere il Niño Torres




Galatasaray: Muslera; Sabri (Öztekin m. 46), Semih Kaya, Denayer, Carole; Hakan Balta; Podolski (Gümüs m. 71), Inan, Çolak (Umut Bulut m. 32), Sneijder; Yilmaz. No utilizados: Gönen, Günter, José Rodríguez, Adin, Sarioglu.


Atlético: Oblak 6; Juanfran 7, Giménez 6,5, Godín 6,5, Siquiera 6; Koke 6,5, Saúl 7 (Óliver m. 80 sv), Tiago 6,5, Griezmann 8,5; Vietto 6 (Gabi m. 62 6), Jackson Martínez 4,5 (Torres m. 60 5,5).
No utilizados: Moyà, Savic, Gámez, Correa.

lunedì 14 settembre 2015

Atletico Madrid – Barcellona 1-2: né carne, né pesce


Forse un big match contro il Barcellona non era l'occasione giusta per questo Atletico giovane e ancora da formarsi nel crogiuolo maneggiato dal Cholo Simeone, ma è difficile lasciare il Calderon senza la sensazione netta, precisa, che si sarebbe potuto fare di più.
 
Non è vero, come ho letto da più parti, che tutto sommato la partita sia stata alla pari e che solo l'ingresso di Messi abbia fatto pendere la bilancia da una parte. Non è comunque vero, allo stesso modo, che i colchoneros abbiano fatto pena, come si è scritto nei forum dedicati ai biancorossi (ah, il solito limite dell'isteria ciclotimica! Ma quando la smetteremo?).
Ciò che penso sia parso evidente a tutti è che i colchoneros non abbiano avuto la forza, più interiore che legata all'indubbio valore del Barcellona, di mettere in atto il piano che era stato preparato, vale a dire pressing alto e contropiede. Ben presto la squadra ha abbassato il proprio baricentro e ha cominciato a subire l'iniziativa dei blaugrana, non solo perché questi erano decisamente più in palla rispetto a Bilbao (dove il piano dei baschi era riuscito alla perfezione), ma anche perché tra i biancorossi non tutti correvano come avrebbero dovuto: molle Filipe, inesistente Koke, precocemente spento Tiago, non è rimasto granché su cui fare affidamento, giusto un Juanfran al di sotto del proprio standard, un Oliver in misteriosa difficoltà nel giocare la palla e un Griezmann copia sbiadita di quello che abbiamo imparato ad ammirare.
Di fatto, si è arrivati quasi subito al paradosso di una squadra cui il proprio allenatore aveva chiesto pressing alto e ripartenze veloci, secondo un copione certo conosciuto ma nei fatti utilizzato raramente, e che invece finiva per giocare secondo il proprio tipico abito mentale, quello della difesa profonda con molti uomini, se non tutti, al di sotto della linea della palla. Così facendo, però, i colchoneros si condannavano a ripartenze elaborate e, soprattutto, innescate troppo lontano dalla porta avversaria e condotte con pochi uomini, difetto cui era parso che il Cholo intendesse rimediare col mercato di quest'estate.
Non che il Barça, in realtà, abbia fatto meraviglie, ma da parte nostra si sono salvati giusto Torres e Gabi, finalmente tornato giocatore imprescindibile.
Pure, questa partita un po' fiacca abbiamo rischiato di vincerla, almeno finché la coppia Neymar – Messi non ha acceso il turbo. E che si potesse fare di più mi pare confermato dalla prima parte del secondo tempo, quando abbiamo finalmente giocato come avremmo dovuto e siamo riusciti a chiudere il Barcellona nella propria metacampo. Non a caso, infatti, l'Atletico segnava quasi subito, dopo una buona combinazione Griezmann - Tiago sulla metacampo avversaria e meraviglioso filtrante di quest'ultimo per Torres, che si involava e segnava l'ennesima rete della propria carriera ai blaugrana.
Poco dopo, però, Neymar segnava direttamente da calcio di punizione (solo io ho notato qualche sbavatura nella disposizione della barriera?), spegnendo l'entusiasmo dei biancorossi. A nulla valevano gli ingressi di Ferreira-Carrasco, Jackson e poi nel finale di Vietto: i colchoneros si chiudevano sempre più e Messi aveva buon gioco a segnare su disimpegno errato e laborioso dei padroni di casa sulla propria trequarti.

Che dire, in conclusione? Una sconfitta salutare, ma da non drammatizzare: il Barça è pur sempre il Barça, in primo luogo; ma soprattutto c'è chiaramente ancora molto lavoro da fare, se, quindici giorni dopo Siviglia, la forza mentale di allora pare essersi disciolta.
Ad maiora...


Note positive
Gabi: si danna l'anima in mezzo al campo, corre e imposta. Di più non può fare, stanti i suoi limiti tecnici. Ribadisco, si deve prendere il coraggio a due mani e affiancargli qualcuno di più tecnico e più dinamico di Tiago, come Koke o Saul.


Note negative
Koke: evanescente sulla fascia, non combina granché neppure quando viene accentrato nel 4-5-1 che a un certo punto viene proposto dal Cholo.
Filipe: sbaglia i tempi di inserimento in attacco e anche quelli di intervento in difesa. Decisamente una prova sottotono.




Atlético: Oblak 7; Juanfran 5,5, Giménez 6, Godín 6, Filipe Luis 4,5; Óliver 5 (Carrasco, m. 59 5,5), Gabi 7 (Vietto, m. 80 sv), Tiago 6, Koke 4; Torres 7 (Jackson Martínez, m. 61 5) y Griezmann 5.
No utilizados: Moyá, Savic, Saúl y Gámez.


Barcelona: Ter Stegen; Sergi Roberto, Mascherano, Vermaelen (Mathieu, m. 27), Alba; Rakitic (Messi, m. 59), Busquets, Iniesta; Rafinha, Neymar y Luis Suárez. No utilizados: Masip, Bartra, Munir, Sandro y Adriano.


Goles: 1-0 M. 50. Torres. 1-1 M. 54. Neymar. 1-2 M. 76. Messi.
Árbitro: Mateu Lahoz. Amonestó a Filipe Luis, Óliver, Giménez e Iniesta.
Vicente Calderón. 54.900 espectadores.