mercoledì 11 marzo 2015

Atletico Madrid – Valencia 1-1: blackout


Correva il minuto 75 di una partita che l'Atletico stava vincendo con buon merito. Poco calcio e molta intensità, d'accordo, ma da almeno 60 minuti il Valencia non si era più visto dalle parti di Moyá, anzi raramente aveva superato la propria metà campo.
Correva il minuto 75 e pareva proprio che si potessero dormire sonni tranquilli: gli avversari ricacciati a meno quattro, un Gabi ritrovato, l'impressione che il Valencia non sapesse che pesci pigliare, la faccia sconsolata di Nuno Espirito Santo.
Correva il minuto 75 e il fastidio maggiore lo si poteva provare per il gol incredibilmente sbagliato da Tiago a porta vuota, un paio di minuti prima. Certo, anche il gioco non era stato granché (eufemismo...), ma neppure gli avversari avevano combinato molto: troppa tensione, troppa intensità, troppo tatticismo. Per una squadra convalescente, considerata la posta in palio, ci si poteva accontentare di un 1-0 con gol su palla inattiva.
Correva il minuto 75 e, quando tutto sembrava andare bene, Diego Godin, fino ad allora la solita sicurezza in difesa, su un pallone innocuo, rifiutava di ascoltare il proprio portiere e, invece di lasciare la palla a quest'ultimo per un rinvio in uscita, cercava di servire un proprio compagno e solo per miracolo Negredo, il centravanti avversario, riusciva solo a sfiorare e non a controllare un pallone a quel punto solo da spingere in rete.
Correva il minuto 75 e proprio allora ci accorgevamo con orrore che la partita stava cambiando pelle sotto i nostri occhi. Che fosse già accaduto senza che ce ne accorgessimo o che l'errore grave di Godin ne fosse la causa, la gara prendeva una nuova direzione. Fino ad allora, per inerzia, la partita si era progressivamente inclinata verso i colchoneros, che, seppur con fatica, avevano costruito (poco) di più e avevano preso a controllare la gara con relativa sicurezza. Improvvisamente, però, il Valencia si rendeva conto che poteva osare, che poteva ribellarsi all'inerzia sfruttando l'improvviso e insperato blackout degli avversari e tentare di acciuffare un pareggio che fino a pochi secondi prima sembrava, semplicemente, fantascienza.
Due minuti, due soli minuti, e Mustafi, su punizione dalla trequarti e grandioso errore di Moyá, infilava di testa la porta biancorossa. Per circa dieci minuti, l'Atletico subiva in maniera clamorosa la pressione avversaria, disarticolato e impaurito a un livello tale che il clamoroso sorpasso sembrava pronto per essere confezionato ad ogni tocco dei nostri avversari.
In qualche modo, i colchoneros riuscivano però a condurre in porto una gara che da praticamente vinta si era trasformata in quasi sicuramente persa. Che fosse finita la benzina, che fosse uscito Koke e con lui l'unico barlume di luce, la gara si era trasformata in una sofferenza incredibile: un intero stadio a tremare di paura, un'intera squadra paralizzata, capace solo di buttare la palla nella metacampo avversaria, senza neppure provare a giocarla.
Alla fine, la partita lasciava a molti l'amaro in bocca, lo sgradevole sapore di un'occasione irripetibile malamente perduta.


Ed ora ci troviamo qui, davanti a molti dubbi e a poche risposte: siamo in crisi? Dobbiamo aspettarci un sorpasso? E da parte del solo Valencia? E la Champions', che dire della Champions'? E molte altre domande, tutte venate da un pessimismo più o meno profondo.
Un pessimismo che io, lo dico subito, non capisco. Non voglio dire, con questo, che sono fiducioso a prescindere, ma che non posso fare a meno di riflettere sul fatto che la stagione sia ancora lunga, molto lunga. Nel bene come nel male, chiaro. Però...


Quando si affronta un match di questo tipo, c'è una sola squadra che ha a disposizione un solo risultato utile, quella che sta dietro. Dopo un mese come quello che abbiamo passato, era legittimo o no che il Valencia sperasse nel colpaccio? Direi di sì. E c'è riuscito? Direi di no. Non capisco in che modo il risultato sia da considerare catastrofico, per noi. Siamo ancora davanti, ergo dipendiamo da noi stessi. Nel bene o nel male, lo ripeto, ma da noi stessi.
Certo, il Valencia è forte. Molto più forte di quanto credevano certe anime belle che dicevano di non preoccuparsi dei valenciani perché non avrebbero resistito tutto l'anno e ora vaneggiano istericamente di quinti posti e di disastri senza fine. Perché, mi viene da dire, non lo sapevate che i nostri avversari sono forti? In alcuni ruoli, anche più forti di noi: ce l'abbiamo, noi, un centrocampista come Enzo Perez o Parejo? E un terzino come Gayà? E un Feghouli? Non scambiereste un Mario Suarez o il Gabi degli ultimi mesi per uno qualunque di questi giocatori? Io sì, a occhi chiusi. E anche per il Siviglia si può fare lo stesso discorso, più in piccolo.
Però noi siamo terzi, anche se la gara ha dimostrato che ormai siamo alla pari, molto di più di come era apparso per il 3-1 dell'andata. Un paradosso, forse, ma in realtà non più di tanto: senza quella gara clamorosamente toppata, senza altre due o tre gare clamorosamente buttate via, staremmo qui a parlare del solito Atletico che, a pari livello, mantiene 5 o 6 punti di vantaggio sugli avversari diretti.
Siamo un punto sopra i nostri avversari perché abbiamo dilapidato punti per un mese, come l'anno scorso, nel programmato “febbraio nero”. Solo che l'anno scorso la concorrenza era meno numerosa. Ma, come abbiamo avuto un periodo così, ne avremo altri migliori. Soprattutto, potrebbero incespicare i nostri avversari.
Intanto, è tornato Koke. Poi, è tornato Gabi e questa, ovviamente, è una metafora. La squadra, checché ne dicano i catastrofisti, ha giocato una buona gara, per intensità e concentrazione, per 75 minuti. Una settimana prima, pareva non riuscisse nemmeno reggersi in piedi.
La difesa tiene, anche se non è il bunker dell'anno scorso. Griezmann giocherà, e prima o poi Fernando Torres segnerà ancora.


Certo, finire quarti, dopo la conquista della decima Liga, sarebbe un mezzo fallimento. Però, siamo seri, qualcuno pensava davvero di rivincerla, questa benedetta Liga? E nessuno a parte me si è domandato se veramente potessimo andare da qualche parte con questo centrocampo? Mi verrebbe da dire: ma non vi era chiaro che questa è una stagione di transizione?
Non è tempo di fare certi discorsi, ma la domanda che ho fatto più volte anche lo scorso anno rimane sul tavolo: perché i nuovi falliscono sistematicamente, a meno che non arrivino per prendere il posto di chi se ne è già andato (con varie eccezioni, comunque)? Quale rinforzo si è fatto spazio nel nocciolo duro della formazione-tipo? Se erano e sono tutti così scarsi, perché sono stati comprati? Oppure Simeone non riesce a derogare da un gruppo di pochi, pochissimi elementi, sempre gli stessi da tre anni e quindi, va da sé, con tre anni in più sulle spalle? Adoro il Cholo, gli farei un contratto a vita, ma questa è una sua rigidità che deve assolutamente modificare (tra l'altro, a proposito di rigidità, vorrei capire cosa sia successo con Mandzukic, perché è chiaro che qualcosa è successo).

Come vedete, della Champions' non ho parlato. Ho una mia idea, ma la tengo per me. Scaramanzia...


Note positive
Gabi: corre, lotta, imposta, si danna l'anima, innesca il gol e l'occasionissima di Tiago. Finalmente una buona notizia!


Note negative
Tiago: non gioca male, ma l'errore a porta vuota, se errore si può chiamare, col senno di poi pesa moltissimo.
Moyá: come abbia fatto a calcolare la posizione sua e della palla, davvero non me lo spiego. E tutti a mugugnare, sul web e nei bar di Madrid. Che non fosse Courtois, però, ce ne eravamo già accorti, pur abbagliati dalla grande stagione che sta giocando. E lo stesso Courtois, ora molti non lo ricordano più, di errori così ne ha fatti. Alla fine è quello che è, semplicemente: un buon portiere, niente di più, niente di meno.




Atlético: Moyá 4; Juanfran 6, Gimenez 6,5, Godín 6, Siqueira 5,5, Tiago 6,5, Gabi 8 (Raúl Jiménez, m. 81 sv), Arda 6, Koke 6,5 (Mario Suárez, m. 69 5,5); Fernando Torres 6 (Mandzukic, m. 61 5) y Raúl García 5,5.
No utilizados. Oblak, Gámez, Lucas y Cani.


Valencia: Alves; Barragán, Otamendi, Mustafi, Gayá; Enzo Pérez (André Gomes, m. 58), Javi Fuego, Parejo; Piatti (Orban, m. 91), Feghouli (Rodrigo, m. 58); Negredo.
No utilizados: Yoel, De Paul, Cancelo y Filipe.



Goles: 1-0. M.32. Koke. 1-1. M. 78. Mustafi.
Árbitro: Jaime Latre. Expulsó por doble amarilla a Javi Fuego (m. 90). Amonestó a Godín, Siqueira, Torres, Mario Suárez, Mandzukiz, Barragán, Mustafi, Otamendi, Enzo Pérez, Piatti y Negredo.
Vicente Calderón. Unos 50.000 espectadores.


mercoledì 4 marzo 2015

Siviglia – Atletico Madrid 0-0: tutti in trincea!


Se c'è una cosa che si può dire senza timore di essere smentiti, è certamente che Diego Simeone conosce molto bene i suoi giocatori e sa quasi sempre metterli in condizione di rendere al meglio.

In considerazione di ciò, appare chiaro che l'ennesima partita orrenda e senza apparente criterio dell'Atletico sia, in realtà, il massimo che può fare questa squadra al momento, o comunque il massimo che Simeone ritenga possa fare.
Preso atto che la condizione fisica sia quella che sia, che volontà e grinta da sole non bastino a dimenticare gli infortuni e che limitare i danni sia la cosa migliore da fare in questo momento, il Cholo ha impostato a Siviglia una partita di puro contenimento. Un punto doveva essere e un punto sarebbe stato. D'altra parte, la trasferta in Andalusia seguiva almeno un'altra partita fuori casa nella quale la strategia di base era stata l'attesa dell'avversario, segno che Simeone aveva ben chiare le difficoltà, fisiche ma non solo, della propria squadra (in quella prima, a Vigo, d'altra parte, l'azzardo era stato pagato carissimo). In questo senso, è sempre più evidente che il derby del Calderon sia stata un'eccezione nel febbraio interlocutorio dei colchoneros e non il metro di paragone rispetto al quale giudicare le altre gare o le condizioni psico-fisiche della squadra.

In attesa che la condizione fisica migliori come da programma, che gli infortunati recuperino, che gli squalificati ritornino (ahi, l'annoso problema dei numerosi inutili cartellini gialli...) e nel timore che i diffidati si becchino un nuovo fatale cartellino (...), Simeone sceglie il bassissimo profilo. Una scelta che finora non ha pagato, come dimostra non solo Leverkusen, ma anche Siviglia: qui, se è vero che non abbiamo rischiato moltissimo, è altrettanto vero che se Iborra non avesse centrato il palo staremmo a parlare di ulteriore sconfitta.
Comunque sia, il piano era chiarissimo: tutti in trincea, sperando che là davanti Arda, in un qualche modo, imbeccasse Griezmann e magari garantisse un insperato gol di vantaggio.

Ecco dunque un 4-4-2 molto simile a un 4-5-1, con un centrocampo di puro contenimento (da destra a sinistra, Gabi-Tiago-Suarez-Raul Garcia), un terzino sinistro “di fortuna” e perciò non a suo agio (Gamez) e un terzino destro cui era stato chiaramente imposto di non lasciare mai scoperta la propria fascia (un Juanfran spento e bloccato come mai avevo visto). “Davanti” (…), un Arda che aveva il compito di ripiegare difensivamente sulla fascia sinistra e un Griezmann che avrebbe dovuto approfittare degli spazi alle spalle dei difensori avversari per puntare alla porta.

In questo piano, Simeone ha forse dimenticato una delle regole non scritte del calcio: non conta con quanti giocatori si difende, ma quanto profonda è la difesa. Quattro centrocampisti di contenimento in riga non aumentano le capacità difensive, ma costituiscono una linea rigida che più facilmente si presta a rompersi se sottoposta a pressione. Senza attaccanti che difendano in fase di non possesso, che sporchino le linee di passaggio avversarie, che costringano gli avversari a non alzare il proprio baricentro, non si riesce a fermare una squadra determinata ad attaccare.
Questo si è visto chiaramente a Siviglia, dove i maggiori problemi sono venuti dagli inserimenti di Iborra da dietro e da continue triangolazioni sullo stretto che puntavano a disarticolare le linee della difesa colchonera e a creare situazioni di due contro uno che favorissero gli attaccanti. Paradossalmente, il fatto che l'Atletico abbia giocato quasi interamente ripiegato nella propria trequarti, se da un lato ha favorito la pressione avversaria e quindi un'inerzia pro-Siviglia lungo buona parte della gara, dall'altro ha favorito una difesa di tipo passivo, basata sulla densità in area e sulla conseguente necessità di forzare il tiro da parte degli attaccanti avversari. Questo tipo di difesa, certamente non voluto da Simeone, che infatti continuava a chiedere ai suoi di alzare il baricentro, ha però prodotto come conseguenza la sparizione dal gioco dei due davanti, con Arda impegnato in chiave puramente difensiva e Griezmann a vagare senza meta né scopo.

D'altra parte, il vero punto debole del piano di Simeone (che a mio giudizio, come ho scritto più volte, sottovaluta troppo il fatto che l'Atletico si faccia schiacciare dagli avversari, poiché si fida eccessivamente dell'abilità difensiva dei suoi difensori: un errore o una deviazione sfortunata possono sempre capitare) era proprio nell'aver approntato un piano senza avere tutti gli uomini che potessero portarlo a compimento: Griezmann, infatti, non è Diego Costa. Sarebbe stato un piano sensato, rischiosissimo ma sensato, se il francese avesse la potenza fisica necessaria a fare reparto da solo; purtroppo così non è, perché Griezmann rende al massimo se può infilarsi negli spazi creati da qualcun altro, come Mandzukic. Ed ecco spiegato quel “quasi” nella prima frase: ogni tanto chiede a qualcuno di fare ciò che non può fare. Tutti erano nel posto nel quale potevano, a giudizio del Cholo, rendere al meglio, tranne il francese, il turco e... il croato.

Forse con Mandzukic fin dall'inizio la gara sarebbe stata diversa, forse no. Sta di fatto che, se l'Atletico non ha preso reti, certo non ha corso il rischio di segnarne. E comunque, se Iborra avesse segnato, non credo che avremmo mai recuperato: mancavano le gambe e l'inventiva.
Aggiungo anche che, se non sono queste le partite in cui può giocare Cani, proprio non so quando potrà farlo.

A conferma di tutto ciò, il netto miglioramento nella seconda parte. Dico netto ma non intendo con questo che la lancetta del barometro abbia virato sul positivo: solo qualche trama, un po' di velocità e un paio di iniziative solitarie di Fernando Torres (lui sì che il fisico per fare l'eroe solitario là davanti ce l'avrebbe, peccato per la mira...). Non credo sia un caso che tutto questo sia avvenuto con in campo due attaccanti.

In conclusione, un dato che la dice lunga sulla partita: Atletico 179 passaggi, Siviglia 405. Impietoso.

Voltiamo pagina e aspettiamo con fiducia che alcune fragilità passino. Altro non possiamo fare.

Note positive
Fernando Torres: la squalifica di Griezmann lo lancia nell'arena in vista del match contro il Valencia. Nella mezzora in cui gioca mostra forza, velocità e determinazione. Peccato per la mira, che latita, e per la scarsa lucidità, a causa della quale manca alcuni passaggi che avrebbero potuto modificare la nostra gara (nel punteggio, perché la prestazione...). Rimane il (forte) dubbio che possa durare 90 minuti.

Note negative
Mal di trasferta”: da un po' di tempo in trasferta non ne azzecchiamo una. Sì, certo, la partita contro l'Eibar, e poi? Altre sei trasferte senza vittoria. Non so esattamente a cosa si può imputare questo problema, però c'è. Anzi, è forse la maggior differenza rispetto all'anno scorso, quando davamo la sensazione di essere a nostro agio su qualunque campo. Una cosa però l'ho notata: va a braccetto con la scomparsa dei gol su palla inattiva, l'ultimo dei quali data ormai a due mesi fa. Tutti sappiamo che, alle volte, una partita particolarmente difficile si risolve grazie alle giocate di strategia. Certo, quest'anno i gol su calcio da fermo sono stati spesso invalidati dai troppi gol incassati, però, se prima ci garantivano almeno un pareggio (viaggiamo a un gol incassato a partita), ora non ci permettono neanche quello.




Sevilla: Sergio Rico; Coke (Mbia, m.70), Arribas (Reyes, m.70), Kolodziejczak, Fernando Navarro; Krychowiak, Iborra; Aleix Vidal, Éver Banega, Vitolo; Bacca (Gameiro, m.79).


Atlético: Moyá 6,5; Juanfran 6, Miranda 6, Godín 6,5, Jesús Gámez 5,5; Gabi 5,5 (Koke, m.64 6), Tiago 5,5, Mario Suárez 6, Raúl García 5,5; Arda Turán 5,5 (Fernando Torres, m.59 6,5), Griezmann 5 (Mandzukic, m.75 5).


Arbitro: Carlos Clos Gómez (Comité Aragonés). Amonestó a los locales Arribas (m.20), Krychowiak (m.49), Mbia (m.81) y Banega (m.92), y a los visitantes Arda Turán (m.37), Gabi (m.43), Jesús Gámez (m.51), Griezmann (m.52), Mario Suárez (m.55), Tiago (m.64) y Miranda (m.87).
Incidencias: Partido de la vigésimo quinta jornada de la Liga BBVA disputado en el Ramón Sánchez Pizjuán ante 36.000 espectadores. Terreno de juego en perfectas condiciones.