lunedì 31 dicembre 2012

BUON 2013!


Si è chiuso un anno magnifico, per il quale dobbiamo ringraziare Simeone e i suoi ragazzi, anche quelli che ora mugugnano di improbabili squadre da Champions a cui approdare.



Spero che il 2013 ci regali altrettante soddisfazioni e magari, chissà, la gioia più grande: la nascita di un vero progetto sportivo.

Perchè una cosa deve essere chiara a tutti:



POR UN ATLETI DIGNO

SE TIENEN QUE MARCHAR!






mercoledì 26 dicembre 2012

Sondaggio: qual è il Best XI dell'Atletico Madrid?


Cari amici, finalmente trovo il tempo per questo post, che da tanto tempo desideravo scrivere.

Qual è l'Atletico dei vostri sogni? Quello che vi compare davanti agli occhi prima di addormentarvi, quello che accompagna le vostre fantasticherie?

Per scegliere una squadra veramente rappresentativa, ho seguito due semplici regole, che vi invito a seguire a vostra volta:
  1. scegliere solo giocatori che hanno già concluso la loro carriera (quindi, per esempio, non Falcao)
  2. scegliere giocatori che abbiano passato la maggior parte della loro carriera nell'Atletico (per esempio, a Futre, 7 anni di Atletico, 3 di Porto e via a scendere; no a Schuster, 4 anni di Atleti, ma 8 di Barça...)
ESP 
Por crear vuestro Best XI hay dos reglas solamente:

  1. elegir solo ex-jugadores
  2. elegir solo jugadores que hayan jugado la mayor parte de su carrera entre los colchoneros
ENG
In order to create your Best XI, you have to respect only two rules:

  1. choose only players who have ended their career
  2. choose only players who played for Atletico for more years then for other side


Ed ecco la mia squadra dei sogni (un po' scarsa di difensori in panchina, ma purtroppo Luiz Pereira, Ovejero e Heredia non sono inseribili: aspetto vostri suggerimenti...):



In panchina:
Reina e Abel;
Tomas, Aparicio, Solozabal, Toni, Capon;
Carlsson, Luis, Ayala, Caminero, Alfonso Silva, Ramiro, Pantic;
Futre, Manolo, Kiko, Juncosa, Peirò, Mendonça, Escudero




 

lunedì 24 dicembre 2012

Feliz Navidad


Buon Natale 
e
Buone Feste

a tutti i 
colchoneros d'Italia,

a
tutti i tifosi biancorossi
del mondo





¡Por un ATLETI LIBRE

¡Por un ATLETI DIGNO!



¡ATLETI SOMOS NOSOTROS!



domenica 23 dicembre 2012

Atletico Madrid – Celta 1-0: missione compiuta

Evitata la fine del mondo :), riempito il Calderon, rimaneva un'ultima missione: vincere col Celta e consolidare il secondo posto. I colchoneros ci sono riusciti, ma non è stato affatto facile.
Il Celta si è presentato a Madrid con gamba e voglia e per lungo tempo ci ha messo in difficoltà, anche grazie a un consistente aiuto della fortuna: se il tiro di Koke fosse andato dentro, invece che sul palo, probabilmente parleremmo di un'altra partita. Però non nascondiamoci dietro a un dito: certamente i colchoneros hanno sprecato alcune occasioni clamorose, però hanno anche giocato sottoritmo e con poca concentrazione.
Insomma lo 0-0 che ha perdurato per buona parte della gara è stato certamente merito del Celta, sceso al Calderon grintoso e concentrato (e capace di guadagnarsi alcune occasioni importanti malamente sprecate), ma anche demerito di un Atletico che si è troppo presto adeguato al ritmo imposto dagli ospiti al match.
Neppure i cambi di Simeone hanno modificato granché l'andamento della gara (il Cebolla ha apportato un po' più di velocità alla manovra, ma niente di più), almeno fino al fatidico minuto 77, quando Adrian ha creato un gol capolavoro dal nulla e ha posto una seria ipoteca sulla gara, considerata la proverbiale saldezza difensiva dei colchoneros una volta andati in vantaggio.
Così è stato, nei fatti, anche se con meno facilità rispetto alle previsioni, perché proprio allora il Celta ha avuto un paio di occasioni pericolose e perché Miranda si è fatto espellere per somma di ammonizioni a causa di un fallo di mano anche questa volta evitabile.

Si conclude un 2012 straordinario, condito da due coppe internazionali, un nuovo record di risultati utili consecutivi interno e uno internazionale (le vittorie consecutive in Europa) e da un filotto di nove vittorie consecutive al Calderon in questa liga. Meglio di così, c'era solo la vittoria del derby.

Note positive
Adrian: ripescato dalla naftalina, inventa un gol prodigioso. La potenza e la precisione del suo tiro, praticamente da fermo, sono gioielli che difficilmente creano anche giocatori di maggior nome. Aspettiamo con fiducia che si decida a giocare in maniera degna anche 90 minuti consecutivi.
Arda: altre finezze assortite (il filtrante per il palo di Koke, ad esempio). E' sempre più il cervello di questa squadra; però, nonostante quello crede (almeno a sentire il suo agente), ovvero di aver già dimostrato tutto in Spagna, deve diventare decisivo anche contro i top club.

Note negative
Cartellini: ci risiamo con i falli sciocchi e senza senso. Così per la prossima gara di Liga dovremo fare a meno di Arda, Falcao e Miranda. Non proprio bruscolini.




At. Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 6,5, Miranda 6, Godín 6, Cisma 5,5 (Raúl García m. 76 sv); Koke 6,5, Tiago 6, Gabi 6 (Cristian Rodríguez m. 59 6,5), Arda Turan 7; Diego Costa 6,5 (Adrián m. 72 7,5) y Falcao 6.

Celta: Javi Varas; Hugo Mallo, Cabral, Túñez, Bellvis; Alex López (Mario Bermejo m.65), Borja Oubiña, Augusto (De Lucas m. 84), Krohn Dehli, Natxo Insa (Jonathan Vila m, 75); e Iago Aspas


Gol: 1-0: m. 77, Adrián.
Arbitro: Pedro Jesús Pérez Montero (Colegio Andaluz). Enseñó tarjeta amarilla a Arda Turan (m.32), Tuñez (m.35), Miranda (m.54) y 86, por lo que fue expulsado), Javi Varas (m.62), Falcao (m.81) y Jonathan Vila (m.83)
Incidencias: Partido de la decimoséptima jornada de liga, disputado en el estadio Vicente Calderón de Madrid ante unos 40.000 espectadores. Asistió al partido, desde el palco presidencial, el seleccionador español de fútbol, Vicente del Bosque. Los jugadores del Atlético saltaron al terreno de juego con una camiseta en la que se leía un mensaje de apoyo a Tito Vilanova, entrenador del Barcelona.

mercoledì 19 dicembre 2012

Barcellona – Atletico Madrid 4-1: le partite durano 90 minuti...

Dirò subito cosa penso: non ho praticamente (quasi) nulla da rinfacciare ai ragazzi per la partita del Camp Nou.


Simeone ha preparato alla grande la partita, con Diego Costa a muoversi tra centrocampo e attacco (da una sua palla rubata a Messi è nato il gol biancorosso), un centrocampo a maglie strette per togliere ossigeno ai califfi del Barça e una difesa addossata all'area ma serena e pugnace.
Linee strette, grinta e contropiede, questo lo schema di Simeone. Poteva funzionare, ha funzionato. Per 30 minuti in campo ci siamo stati solo noi, realtà sancita da un palo, un tiro a fil di palo e un gol.
Poi, purtroppo, è emerso il contesto. Quando una squadra ha un budget di centinaia di milioni superiore ad un'altra, e quella squadra, che fino ad allora aveva dormito, si risveglia, sono problemi. Loro hanno Xavi, Iniesta e Busquets, noi Mario e Gabi, per metterla in termini comprensibili a tutti.
Il ruggito del Camp Nou, l'orgoglio ferito, la superiorità tecnica et voilà, il ribaltamento del risultato è cosa fatta. L'unica cosa che mi sento di rimproverare ai ragazzi è la velocità con cui hanno incassato il gol del pareggio e la confusione su palla inattiva (ancora??? Tra Godin, Juanfran, Filipe e Mario non se n'è salvato uno sul corner) che ha generato il secondo.


Sulla ripresa c'è ben poco da dire: l'uno-due del Barça, unito all'infortunio di Filipe (sostituito da... Nessuno, ovvero il Cata Diaz, buon centrale ma negato per il ruolo di laterale: per la serie senza soldi, niente panchina lunga e quindi niente vittorie contro le corazzate...) ha lasciato i colchoneros senza fiato. La partita si è trascinata stancamente fino alla doppietta di Messi, abilissimo nel primo gol a sfruttare i doni di Madre Natura e nel secondo i doni di... Godin, ancora protagonista di un errore marchiano. Come abbia potuto non solo rispettare l'invito a lasciare la palla a Miranda, che era in posizione migliore, ma anche di liberare con un colpo di tacco in piena area, resta un mistero.
Ecco, di lui e di Arda non sono contento: facile fare i grandi difensori o gli assist-man dai tocchi di fino contro un Deportivo qualunque. Bisogna essere in grado di mantenere un buono standard anche contro avversari decisamente più forti. Invece di Godin si ricordano le ormai proverbiali incertezze, mentre Arda non ha dato segni di vita per tutto il match, se non per il suo sacrificio in copertura.


Ora siamo a meno nove. Inutile giocare con le parole: la Liga è chiusa, se mai fosse stata aperta. Puntiamo al secondo posto come obiettivo massimo e al terzo come minimo, a vincere le coppe e a non farci distanziare a livelli siderali. Però non nascondiamoci dietro a un dito: essere secondi tra due potenze, due realtà che incassano da sole quasi quanto tutto il resto della Liga, è già un miracolo del quale dobbiamo rendere grazie a Simeone.
Naturalmente nel calcio è possibile tutto, anche in considerazione della nuova ricaduta di Vilanova (in bocca al lupo, Tito!), ma bisogna anche essere realistici. Torniamo a vincere già contro il Celta e dedichiamoci al fruttuoso approccio “partita per partita”. A maggio si vedrà in che acque staremo navigando.



Barça 4 Atlético Madrid 1 di jordixana

mercoledì 12 dicembre 2012

Il tifone Falcao


Adesso diranno che chiunque contro una squadra allo sbando come il Deportivo ce l'avrebbe fatta, che la difesa dei galiziani fa acqua da tutte le parti, che a tutti può capitare la serata fortunata, che però nel derby... Dicono già e diranno ancora, certo. Ma cinque reti sono cinque reti: un evento raro e anche questo vorrà pur dire qualcosa...
E poi quelli che parlano sono sempre gli stessi, quelli che qualche giorno fa criticavano Falcao per il suo derby vissuto da spettatore, che sono arrivati a definirlo "il gattino", chiaro rimando sarcastico al suo soprannome ufficiale, "el tigre", che si sono spinti fino a definirlo "paquete" (persino questo ci è toccato udire...), immemori di tutto quanto aveva fatto fino ad allora.
Falcao ha taciuto e fatto parlare il campo, l'unico modo in cui un cannoniere scrive i suoi messaggi. Cinque reti al Deportivo, 16 gol in 14 giornate di Liga, e tutti a casa.
Ancora una volta ha dimostrato perchè è, senza alcun dubbio, il miglior centravanti del mondo: non solo ha segnato cinque reti, ha sciorinato tutto il suo repertorio. Andate a rivedervi le reti: trasudano potenza, astuzia, abilità tecnica, senso dell'anticipo e della posizione (propria e del pallone), oltre a opportunismo e forza di volontà. Si va dal rigore tirato con freddezza, palla da una parte e portiere dall'altra, alle sgroppate che tagliano in due la difesa e vengono concluse con chirurgici tiri nell'angolino. E ancora l'incornata nell'area piccola a intercettare un rimpallo casuale, o la danza in area in occasione del quinto gol, o il movimento “a sgusciare” sulla rimessa laterale che ha fruttato il suo secondo gol.
Per non parlare dei movimenti finalizzati a favorire gli inserimenti dell'altra punta, Diego Costa, e dei compagni di centrocampo. Insomma, chi sminuisce Falcao dicendo che è solo un attaccante d'area (come se fosse poco...), non sa quello che dice.
Certo che non è un Forlan, un Aguero o anche un Hasselbaink, giocatori a cui eravamo abituati a lanciare la palla perchè si inventassero qualcosa. Grazie a Dio, i tempi del “palla avanti e l'attaccante porti la croce” sono (sembrano?) finiti. Ha bisogno di una squadra che lo supporti e se ha al suo fianco l'Arda o il Koke o il Diego Costa visti l'altra sera tutto viene facile.
Alla fine, quello che è mancato al Bernabeu non è Falcao, ma tutto l'Atletico. Contro il Deportivo il livello di gioco è stato decisamente superiore e non credo che il divario sia da imputare solo al diverso livello dell'avversario. Entrano in gioco una serie di fattori psicologici che ben conosciamo e di cui non voglio parlare ora. 
 
Quel che mi interessa è far osservare che l'altra sera i quattro citati si sono mossi moltissimo, scambiandosi anche di posizione e lanciandosi l'un l'altro, nell'ambito di un 4-4-2 che molto spesso somigliava a un 4-2-2-1-1 con Diego Costa impegnato nel supportare il doble pivote e contemporaneamente nel lanciarsi negli spazi creati da Falcao (cosa che non era riuscito a fare nel derby). Il colombiano non ha infatti solo dettato passaggi in profondità, ma ha spesso agito come pivot per gli inserimenti di Diego Costa e Koke da dietro (e più raramente, anche di Arda).
Questi due sono stati la vera rivelazione della gara: il brasiliano segna poco, ma garantisce una potenza e una disponibilità al sacrificio che in questo momento Adrian non può dare; il giovane canterano gioca nella sua posizione naturale solo nella Under 21 e con Simeone si sta specializzando nel coprire qualunque ruolo di centrocampo, con particolare predilezione per la fascia, per la quale non ha il passo dell'ala ma della mezzala di sicuro, per cui il suo ruolo di atipico in quella zona crea condizioni destabilizzanti per gli avversari.


Infine, una curiosità di quelle che fanno vergognare.
Cinque reti le aveva già segnato un altro grandissimo, con la maglia dei colchoneros: il 7 dicembre 1958, allo stadio Metropolitano, Vavà, centravanti del Brasile campione del mondo e destinato a un nuovo successo di lì a quattro anni, regalò cinque perle in un 7-1 al Saragozza che fece epoca.
Più di vent'anni prima, il 13 marzo 1932, nel torneo di Segunda Division, l'Atletico si impose 10-1 al Betis capolista, con sette reti dell'ormai sconosciuto Losada. Non un campione, ma un onesto mestierante forse baciato dalla Fortuna: è lui a detenere il record di reti in una sola partita ufficiale per i colchoneros.
Che la stampa sportiva non sapesse nulla di tutto ciò e abbia strillato per ore che Falcao era il nuovo record-man dell'Atletico, è già una vergogna, ma ormai non mi stupisco più di nulla, se si parla di giornalisti.
Ma che neppure all'Atletico nessuno sapesse nulla, tanto da aver telefonato a Bernardo de Salazar, famoso storico del calcio spagnolo e dei colchoneros, confessando con tranquillità che non possiedono archivi sulla storia del club... beh...non so neppure come definirlo...
Ci fosse la Littizzetto, forse direbbe che Gil e Cerezo dovrebbero provare, se non pudore, almeno una pragmatica sensazione di aver rotto il c...

sabato 1 dicembre 2012

Real Madrid – Atletico Madrid 2-0: la solita storia


Nella mia vita, ho visto innumerevoli derby madrileni.

Da molti anni, ormai, vedo in realtà solo caricature di derby, nei quali una squadra, quella storicamente più debole ma che proprio per questo ha sempre dato il massimo, sale sul terreno di gioco per giochicchiare in maniera mediocre fino al momento in cui, mai oltre il quindicesimo, qualche idiota in maglia biancorossa (questa volta Arda Turan) non decide di chiudere lì la contesa con qualche errore stupido, sia un fallo di mano inutile, un retropassaggio senza senso, una scivolata, una leggerezza in marcatura e chi più ne ha più ne metta.

A quel punto la partita è finita. Un tempo la squadra più debole evitava errori e momenti di deconcentrazione perché sapeva che ai più forti non bisognava dare nessun vantaggio.
Un tempo a centrocampo c'erano Schuster, Simeone, Vizcaino, Caminero. Per quello ogni tanto ci scappava uno 0-4 al Bernabeu. Si vincevano persino delle coppe del Re battendo il Real al Bernabeu...

Ora ci sono Gabi e Mario, con contorno di Tiago e Raul Garcia...


Non credo di dover aggiungere altro, direi.

Scusate, pertanto, se non farò la cronaca della partita. Francamente, dopo 14 anni di umiliazioni, non me la sento.
LA GRANDE OCCASIONE, e l'Atletico scende in campo scoordinato e con poco ritmo... Con un Arda che, dopo l'erroraccio, neppure morde il campo per dimostrare la sua voglia di rimediare. Con un Courtois che forse dovrebbe comprarsi un buon manuale su come si parano le punizioni.

Devo rassegnarmi a considerare un (raro) pareggio contro il Real alla stregua di una vittoria?

Devo sorprendermi a pensare che uno 0-2 è un risultato positivo perché abbiamo perso ma almeno non abbiamo subito l'ennesima goleada?

Devo aspettare che Cristiano Ronaldo e Di Maria si ritirino dai campi di calcio per non vedere la loro faccia di merda mentre gongolano?

Buonanotte a tutti.

Vado a sognare la mia squadra da sogno, quella con Arteche, Ufarte, Escudero, Collar, Luis, Adelardo, Rivilla, Garate e i molti altri che, ne sono sicuro, dopo aver dato tutto per questa maglia, ora, come me, non possono credere a quello che accade da ormai troppo, troppo tempo. Loro, a questo Real minore, pieno di primedonne senza cuore, ne avrebbero rifilati 5 senza neanche sudare.

LORO, appunto


lunedì 26 novembre 2012

Atletico Madrid – Siviglia 4-0: la legge del più forte

Ci eravamo lasciati con vari dubbi sull'effettiva capacità dei colchoneros di affrontare avversari che giocano a ritmo elevato e con il coltello tra i denti e, ancora una volta, dobbiamo fare ammenda perchè non crediamo nel miracolo che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
San Diego Simeone ne ha fatta un'altra delle sue, presentando un Atletico più coperto (Koke sul centrodestra per controllare Navas, mentre Filipe a sinistra bastava e avanzava per mettere in soggezione Reyes) e più muscolare (Diego Costa sul centrosinistra, coadiuvare Filipe nell'intimorire l'utrerano, ha anche spaccato in due la difesa degli ospiti), ma anche, almeno all'apparenza, più aduso a giocare di fioretto e su ritmi lenti (Tiago nel doble pivote).
Eppure si è subito capito quale fosse la squadra più forte, anche al di là dell'episodio che ha cambiato il volto del match, ossia l'espulsione di Fazio per fallo nell'area piccola su Koke ormai prossimo a segnare.
L'Atletico spingeva con sempre maggiore forza, alternando lanci lunghi a scavalcare il centrocampo e a cercare il gioco di sponda degli attaccanti per gli inserimenti da dietro e un gioco manovrato, che molto si giovava della serata di grazia di Filipe Luis. Il rigore è stato solo la logica conseguenza di una situazione che andava maturando, perchè il Siviglia, evanescente in avanti (ah, Reyes, quanto ti rimpiango...), si difendeva e niente di più, e ogni volta con maggiore affanno.
Espulso Fazio, con Spahic in totale confusione e il subentrato Botia troppo lento per gestire la situazione, l'Atletico giocava in totale relax e dilagava. Sul finire del primo tempo la partita si chiudeva grazie a due splendide azioni corali.
Al 40' Falcao riceveva a centrocampo, si involava saltando un paio di avversari e apriva a destra per Arda. Il turco cercava il cross basso per Diego Costa e costringeva Spahic a deviare nella propria porta.
Quattro minuti dopo era Diego Costa a lasciare sul posto il rintronato Spahic, avanzare sulla destra e servire Koke sul secondo palo. Il canterano colpiva magnificamente di controbalzo.
Il secondo tempo era pura accademia, con l'Atletico che comunque continuava a spingere, mentre il Siviglia, sempre più rassegnato, ad un certo punto perdeva la testa e subiva due espulsioni, una di Luna (in panchina, per proteste), e una di Rakitic per seconda ammonizione.
Così, quasi per inerzia, i colchoneros segnavano la quarta rete, con Miranda abilissimo a mettere in rete un assist di Arda in seguito a una respinta di Palop su tiro da fuori di Filipe.
Grandissima prestazione, per intensità, concentrazione e voglia, degli uomini di Simeone, a cui ormai manca solo la sospiratissima vittoria nel derby per entrare nell'Olimpo della storia colchonera. SE NON ORA, QUANDO?


Note positive
Filipe: sulla sinistra è devastante, sia in avanti che in copertura. Mai visto così in forma.
Miranda: bravo non solo in difesa, ma anche a rilanciare continuamente l'azione dalle retrovie e a sostenere il centrocampo con i suoi inserimenti.
Diego Costa: una volta in movimento, non c'è modo di fermarlo. Un degno sostituto del desaparecido Adrian, che è certamente più tecnico ma anche meno incisivo a livello fisico-atletico.


Note negative
Assolutamente nulla da segnalare





Atletico Madrid vs Sevilla 4-0 25.11... di ourmatch


Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 6,5, Miranda 7,5, Godín 7, Filipe Luis 8; Gabi 6,5 (Emre, m. 74 sv), Tiago 7, Koke 7,5 (Raúl García, m. 77 sv); Arda Turan 7; Diego Costa 7,5 (Cristian Rodríguez, m. 65 6)y Falcao 6,5.


Sevilla: Palop; Cicinho, Fazio, Spahic, Fernando Navarro; Maduro, Kondogbia (Botía, m. 25); Jesús Navas (Javi Hervás, m. 77), Rakitic, Reyes (Perotti, m. 62); y Babá Diawara.



Goles: 1-0, m. 22: Falcao, de penalti. 2-0, m. 39: Spahic, en propia puerta, tras un disparo de Arda Turan. 3-0, m, 45: Koke culmina un pase de Diego Costa. 4-0, m. 90: Miranda, a pase de Arda Turan.
Árbitro: Iglesias Villanueva (C. Gallego). Expulsó a Fazio con roja directa (m. 20) y a Rakitic por doble amarilla (m. 82), ambos del Sevilla. También a Luna, del conjunto andaluz, en el banquillo (m. 79). Amonestó a los locales Koke (m. 50) y Diego Costa (m. 61) y a los visitantes Spahic (m. 24) y Maduro (m. 35).
Incidencias: partido correspondiente a la decimotercera jornada de la Liga BBVA, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 53.000 espectadores.

lunedì 19 novembre 2012

Granada – Atletico Madrid 0-1: tre punti e poco più


In altri tempi Gianni Brera avrebbe detto che l'Atletico è una squadra-femmina: accoglie, sembra subire, sembra cadere e poi, quando meno te lo aspetti, ti colpisce con una stilettata letale. In più occasioni è sembrata a un passo dalla capitolazione, raramente ha dato l'impressione di poter colpire e fare male, mai quella di essere in grado di rimontare un eventuale svantaggio. Alla fine, però, ha stroncato gli avversari proprio quando sembrava paga del misero punto ottenuto.
Ieri sera più del solito la partita dei colchoneros è stata brutta, sottotono, in particolare nel primo tempo; ancora una volta, però, l'Atletico esce da una trasferta con tre punti e, di fatto, sembra essere l'unica squadra spagnola a tenere il ritmo dello stratosferico Barcellona.

All'inizio, in verità, la partita dei colchoneros non sembrava così male: a una certa carenza di idee e di velocità faceva da contraltare il tentativo di gestire la palla (lo so, sembra, ed è, un paradosso, ma siamo abituati a questo modo così “atletico”, no?) e una notevole reattività da parte della difesa e di spezzoni del centrocampo.
Pian piano, però, il Granada, indiavolato e ben disposto in campo, ha progressivamente guadagnato terreno, mettendo in luce tutti i difetti dei colchoneros: l'assenza di un qualsivoglia filtro davanti alla difesa, l'assenza di un regista che sappia far transitare il pallone verso la metacampo avversaria con un minimo di logica, la mancanza di giocate in avanti e la conseguente drammatica difficoltà di tenere il pallone per più di dieci secondi.
È stata la peggiore esibizione dei colchoneros dall'inizio del campionato, qualcosa di paragonabile alle orrende partite degli anni scorsi. 
 
A questo punto, mi domando se ho veramente visto un Atletico dal gioco corale e organizzato nelle prime partite dell'anno, e in cui Arda faceva magnificamente il trequartista-meneur de joeu, oppure se devo unirmi al coro di tutti quelli che sperano nel ritorno di Diego durante il mercato invernale... Una cosa però è certa: con tutto quanto posso dire contro il brasiliano, di sicuro difendeva meglio di quanto fa l'inguardabile Raul Garcia, oltre a fornire una qualità che, pur anarchica e mal diretta, il navarro si sogna. 

Il primo tempo si chiudeva con 9 tiri in porta del Granada (tra cui un palo e un paio di errori clamorosi davanti alla porta) contro 4 dell'Atletico. Un dato che fotografa impietosamente la difficoltà dei colchoneros nel gestire gli avversari: si deve a Courtois e a Godin il miracolo della porta inviolata.

Nel secondo tempo i padroni di casa rallentavano notevolmente e i colchoneros ne approfittavano per riprendere fiato e organizzarsi meglio, grazie anche alle sostituzioni di Simeone, che inseriva Diego Costa per un impalpabile Adrian e (tardivamente...) Koke per Raul Garcia.
Non passavano che pochi secondi e, su azione insistita di Diego Costa, Koke riceveva palla e da destra serviva Arda appostato sul palo più lontano per il più facile dei gol.
La rete stroncava i locali, incapaci di organizzare una vera controffensiva anche dopo la sciocca espulsione di Mario per somma di ammonizioni. Annientato, il Granada offriva anzi il destro a qualche azione in contropiede, con Koke e soprattutto Falcao che sbagliavano incredibilmente davanti a Toño o addirittura, il colombiano, a porta vuota.

Finiva così, con un Atletico che immeritatamente vinceva come senza demeritare aveva perso a Valencia, che continua la sua corsa, che ormai sembra pronto per poter dire la sua fino alla fine, magari anche arrancando ma trovando sempre la zampata vincente alla fine della sofferenza.
Solo un anno fa partite come questa sarebbero state una sconfitta sicura, e questo cambiamento è un bene. Resta da vedere cosa faranno i colchoneros contro squadre che non giocano sotto ritmo. Il confronto alle porte con due tra le rivali più odiate, Siviglia e Real Madrid, chiarirà, nel bene o nel male, anche questo dubbio.

Note positive
Courtois: sicuro, tranquillo, salva la porta nelle occasioni che avrebbero segnato la capitolazione.
Filipe: sta giocando la sua migliore stagione in biancorosso. Sulla fascia sinistra è un gigante, soprattutto in fase difensiva ma anche in avanti, anche se gli manca un poco di precisione in più. Peccato che sull'altro lato Juanfran latiti.
Diego Costa: la sua voglia di fare fa arrossire il timidissimo Adrian. Non è un mostro di tecnica, ma supplisce agevolmente con la corsa, la potenza e la determinazione. Finora è stato assai importante per le fortune dei biancorossi.
Arda: gioca una partita sottotono, confinato all'ala, ma entra nella memoria per il prodigioso recupero al termine del quale stampa la palla sul proprio palo, deviandola di quei cinque, decisivi, centimetri: parte da destra e arriva a chiudere nella zona sinistra dell'area, mentre i compagni guardano imbamboliti. E poi, ovviamente, c'è il gol.

Note negative
Juanfran: la fascia destra è un colabrodo. Siqueira nel primo tempo lo fa nero; mentre nel secondo, anche grazie al supporto di un Diego Costa che parte dalla sua zona e al ritmo più basso, tiene dignitosamente. L'Europeo ci ha restituito uno zombie.
Raul Garcia: immobile sulla trequarti, non lancia, non contrasta, non tira da fuori, non assiste il doble pivote. Costringe solo Arda all'ala...
Gabi: ormai è ufficialmente un problema, visto che non protegge la difesa né assiste gli avanti. Ancora mi domando perché non gli venga preferito Koke.
Miranda: un paio di svarioni pesanti che potevano costarci la partita. Fortuna vuole che Godin faccia buona guardia.



GRANADA 0 ATLÉTICO 1 di acosart


Granada CF: Toño, Nyom, Siqueira, Diakhaté, Borja Gómez, Iriney (Juanma Ortiz, m.76), Mikel Rico, Brahimi (Ighalo, m.71), Torje (Orellana, m.71), Dani Benítez y El Arabi.


Atlético de Madrid: Courtois 7, Juanfran 4,5, Filipe Luis 7, Miranda 5, Godín 6,5, Suárez 5,5, Gabi 4, Arda 7 (Tiago, m.72 sv), Raúl García 4 (Koke, m.59 6,5), Adrián 4 (Diego Costa, m.46 7) y Falcao 5,5.



Gol: 0-1, m.60: Arda
Árbitro: González González (Colegio Castellanoleonés). Expulsó por doble amarilla al visitante Mario (m.70). También mostró cartulina amarilla a los locales El Arabi, Iriney y Diakhaté, y a los visitantes Suárez, Godín, Diego Costa y Filipe Luis.
Incidencias: Partido correspondiente a la duodécima jornada de Liga en Primera División disputado en Los Cármenes ante 22.500 espectadores. Lleno. Antes del inicio del encuentro se guardó un minuto de silencio por el reciente fallecimiento de la madre del entrenador del Granada CF, Juan Antonio Albacete Anquela.

domenica 11 novembre 2012

Atletico Madrid - Getafe 2-0: la giusta rotta


Non so come sia stato per voi, ma la mia settimana è stata funestata da brutti pensieri. E se la sconfitta di Coimbra fosse stata più di un semplice caso? E se fosse tornato a galla prepotente il vecchio Atletico, quello che perde proprio quando c'è più da perdere e vince quando non conta nulla? Academica Coimbra come Politehcnica Timisoara, Groningen e altri fantasmi del passato, insomma?
In fondo, alle volte non vi domandate anche voi se stiate sognando, quando vedete una SQUADRA che lotta là dove prima c'era un branco di pedatori ognuno chiuso nel proprio egoismo? Non vi chiedete anche voi se Simeone ha davvero compiuto il miracolo o se tutto sfumerà sul più bello, quando verrà fuori la nostra vera natura? Si ha un bel sperare che il nostro DNA non sia quello che è emerso negli ultimi 25 anni, ma nessuno può esserne sicuro...
Il Getafe era un avversario ostico: duro, deciso, rognoso, la tipica squadra capace di affondare l'Atletico tremebondo di un passato così lungo e così vicino.
Sono bastati 3 minuti per capire che non sarebbe stato così, che i ragazzi erano tornati.
Tutti ci hanno “messo la gamba”, per usare un'espressione gradita al Cholo, hanno prodotto un buon gioco, non eccezionale, ma sicuramente più propositivo di quello sparagnino delle ultime gare, e hanno punito cinicamente un Getafe volenteroso ma inferiore sia sul piano del ritmo che sul piano tecnico.
I gol sono stati due perle dei migliori tra i colchoneros, Adrian, bravo a colpire di testa su cross di Mario e ancor più bravo a ribadire sulla respinta di Moya, e Arda, autore di uno spunto magnifico. Tutta la squadra ha però giocato a buon livello, evidenziando uno stato di forma che fa ben sperare per il futuro.
Vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma condita da buone giocate, da un ritmo notevole e da una discreta concentrazione. Giocando in questo modo, niente ci è precluso, soprattutto se consideriamo che, grazie ai risultati dei nostri avversari diretti, il quinto posto è già lontano 10 punti.


P.S. Da questa partita, sono collaboratore di Vavel. Qui potete vedere il commento in diretta del match. Se qualcuno vuole seguire i prossimi match, è possibile commentare con il cronista: vi aspetto più che volentieri.


Note positive
Adrian: segna un bel gol; prima si era esibito in un controllo eccezionale sulla fascia destra. Il giocatore irresistibile dell'anno scorso sta tornando.
Arda: è l'anima di ogni azione offensiva dei colchoneros. Svaria su tutto il fronte d'attacco dettando i tempi e segna anche un bel gol, probabilmente viziato da un fallo di mano che però potrebbe tranquillamente essere considerato, come è accaduto, involontario.


Note negative
Falcao: ha giocato una buona partita, ma ormai da lui ci si aspetta sempre una valanga di reti. Invece ha corso, lottato, è stato atterrato in area, ha suggerito ai compagni. Insomma, ha fatto tutto e bene, tranne segnare.



Atlético: Courtois 6; Juanfran 6, Miranda 6, Godín 6,5, Filipe Luis 6,5; Mario Suárez 6,5, Gabi 6; Adrián 7 (Koke, m. 83 sv), Raúl García 6,5 (Cristian Rodríguez, m. 65 6), Arda Turan 7 (Emre, m. 84 sv); y Falcao 6.


Getafe: Moyá; Valera (Mané, m. 46), Rafa, Alexis, Miguel Torres; Juan Rodríguez, Xavi Torres (Lafita, m. 60); Pedro León, Barrada, Diego Castro; y Álvaro Vázquez (Paco Alcácer, m. 60).



Goles: 1-0, m. 23: Adrián; 2-0, m. 42: Arda Turan.
Árbitro: Paradas Romero (C. Andaluz). Amonestó al local Gabi (m. 59) y a los visitantes Juan Rodríguez (m. 18), Diego Castro (m. 38), Álvaro Vázquez (m. 42) y Miguel Torres (m. 58).
Incidencias: partido correspondiente a la undécima jornada de la Liga BBVA, disputado en el estadio Vicente Calderón ante 45.000 espectadores, cuatro mil de ellos colombianos. Antes del inicio del encuentro se guardó un minuto de silencio por las cuatro víctimas de la tragedia del Madrid Arena.

sabato 3 novembre 2012

Valencia – Atletico Madrid 2-0: battuta d'arresto

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Ci sono momenti in cui non capisco se vedo lontano (scusate la presunzione) o se, più prosaicamente, porto sfiga. Nell'ultimo post avevo detto più o meno chiaramente che la sconfitta sarebbe arrivata, per questo Atletico che si trascinava di vittoria in vittoria senza veri meriti che non fossero una grande unità del gruppo e molti colpi fortunati da parte di alcuni giocatori che per il resto non hanno dato moltissimo, almeno a mio parere, alla causa biancorossa.
Neanche a farlo apposta, la sconfitta è arrivata, contro un avversario diretto e senza particolari demeriti da parte della truppa.


E' convinzione comune che il Mestalla sia un campo difficile, motivo per cui confidavo in un Atletico concentrato e pugnace, capace di sciorinare un'altra grande interpretazione. Infatti l'inizio non mi ha affatto deluso: i biancorossi giocavano una partita attenta e concentrata, condita da qualche buon contropiede e tutta tesa, in ambito difensivo, a portare il Valencia sugli esterni e a costringerlo a forzare il lancio lungo da non meno della trequarti.


Il vero problema, questa volta, era lo schieramento iniziale. Ora, è possibile che l'infortunio del Cebolla Rodriguez abbia scombussolato i piani di Simeone, ma il centrocampo presentato all'inizio non era solo inguardabile, ma è stato anche fonte di tutti i problemi.
Infatti due dei cinque uomini nominalmente centrocampisti erano troppo lenti e poco mobili, Emre (schierato trequartista) e Tiago (assurdamente schierato nel doble pivote con Gabi). Quindi i tre centrali faticavano a gestire gli attacchi frontali e i ribaltamenti di fronte e lasciavano spesso sguarnita la propria trequarti, per cui la squadra, consapevole della difficoltà nella zona centrale, spesso saliva con pochi uomini, nel tentativo di proteggere il centro del campo: i terzini rimanevano bassi e anche Arda scendeva molto spesso a difendere sulla trequarti, lasciando soli là davanti Adrian e Falcao. Era un Atletico senza profondità, grazie anche all'assenza di Rodriguez.
Il modesto Valencia di questi tempi aveva buon gioco a lanciare lungo verso il ventre molle dei biancorossi, nella terra di nessuno davanti all'area dove agiva Soldado, da sempre a suo agio nelle percussioni centrali.
Molte volte ci mettevano una pezza o il volenteroso Gabi o i monumentali Miranda e Godin, ma al 19' Soldado era più bravo di tutti e, con una volée, segnava un gol spettacolare proprio da quella zona.


L'Atletico accusava il colpo, anche perché appena prima aveva sfiorato il gol su calcio d'angolo (gran colpo di testa di Miranda) e aveva chiesto a gran voce un rigore su Falcao.
Fino alla mezz'ora i biancorossi apparivano sotto shock, poi si riprendevano pian piano, sfiorando il gol in numerose occasioni, nelle quali a mancare era solo la fortuna (al 32', su grande assist di Adrian, Falcao controllava in area e poi scivolava al momento del tiro...).


Nel secondo tempo la musica non cambiava: Simeone aspettava il 57' per cominciare a correggere la formazione, il Valencia arrancava in palese difficoltà, ma la partita ormai era compromessa.
Schiacciato nella propria area, il Valencia rischiava di capitolare più volte, anche perchè i colchoneros, finalmente dinamici, mostravano sprazzi di buon gioco, ma poi, al 95', si concedeva il lusso di ottenere il più demeritato dei raddoppi, con un contropiede da manuale quando i biancorossi erano tutti in avanti per l'ultimo assalto.


E' un peccato che la striscia senza sconfitte dell'Atletico si sia interrotta proprio in questo modo e su questo campo. Ora è necessario guardare oltre e non perdere di vista l'obiettivo: fare il massimo e vedere a che punto saremo tra qualche partita.


Note positive
Miranda – Godin: certo, tutti e due si sono fatti bruciare da Soldado in occasione del gol, ma senza schermo davanti si dannano l'anima per tenere in piedi la baracca, “rischiando” anche di segnare il gol del pareggio in più occasioni.


Note negative
Simeone: non ho problemi a dirlo: la sconfitta è colpa sua. Schiera un centrocampo senza capo né coda, con giocatori che quasi mai sono stati titolari prima, proprio in una partita difficile come questa. Inoltre corregge il tiro con eccessiva lentezza. Va bene il turn over, però bisogna anche valutare le forze in relazione agli impegni. Contro una squadra aggressiva e abile come il Valencia ci vuole l'artiglieria pesante, non due giocatorini quasi pensionati come Emre e Tiago. Infatti con Raul Garcia e Mario, oltre al Cebolla, la squadra è decollata. Eppure il Cholo non è tipo da sottovalutare gli avversari: come avrà fatto a confondere il Valencia con l'Hapoel di turno? Archiviamo la pratica sotto la voce “cose che possono capitare” e non ne parliamo più...





Valencia: Diego Alves, Joao Pereira, Rami (Víctor Ruiz, m.64), Ricardo Costa, Cissokho, Gago, Tino Costa, Feghouli, Jonas (Banega, m.82), Guardado y Soldado (Valdez, m.88).


Atlético de Madrid: Courtois 6, Juanfran 6,5, Miranda 7, Godín 7, Filipe Luis 6, Tiago 4 (Mario Suárez, m.71, 6), Gabi 6 (Raúl García, m.67 6), Emre 4 (Cristián Rodríguez, m.57, 7), Arda 6,5, Falcao 5,5 y Adrián 6.


Goles. 1-0, m.20: Soldado. 2-0, m.90+: Valdez.
Árbitro: Fernando Teixeira Vitienes (colegio cántabro). Amonestó por el Valencia a Joao Pereira, Cissokho y Víctor Ruiz y por el Atlético de Madrid a Arda, Falcao, Miranda y Tiago. Expulsó al técnico del Valencia, Mauricio Pellegrino en el minuto 42 de juego y a Ricardo Costa (m.90) por acumulación de amonestaciones y al técnico valencianista Campagnucci (m.90).
Incidencias: partido de la décima jornada de la Liga BBVA disputado en el campo de Mestalla ante 40.000 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones.

mercoledì 31 ottobre 2012

Finchè la barca va...


Dopo l'Osasuna, il Real Jaen. L'Atletico continua la sua notevole striscia di risultati positivi, dimostrandosi ancora una volta squadra inaffondabile e capace di vincere indipendentemente dalla qualità del gioco espresso.
Si tratta forse della caratteristica da grande squadra più difficile da raggiungere, espressione suprema del cinismo di chi vince perché ha la vittoria nel DNA ed è abituato a farlo da generazioni.


Le due partite, in questo come in altri aspetti, si sono assomigliate molto.
Tutte e due contro avversarie decisamente più deboli, ma entrambe ben messe in campo e capaci di mettere in difficoltà i biancorossi, soprattutto nella prima metà del match. Tutte e due risolte da giocate su palla inattiva. Tutte e due con un Atletico opaco e lento, pieno di seconde linee e incapace di proporre un gioco superiore all'avversario e vincitore solo grazie alla nuova arma appena riscoperta: le giocate a palla ferma. In entrambe le partite il vantaggio (doppio con l'Osasuna) non ha preservato i colchoneros dal ritorno degli avversari, comunque in grado di impensierire Courtois sfruttando gli errori dei più blasonati avversari.


Quali sono stati questi errori, dunque?
Contro l'Osasuna, la linea di trequartisti Rodriguez – EmreRaul Garcia ha reso decisamente poco: Emre ha scarsa mobilità, Raul è un centrale che mal si adatta sulla fascia e che infatti, per tutta la partita, tendeva a stringere al centro, pestando i piedi al turco e non sostenendo adeguatamente il lavoro di Juanfran. Di fatto, funzionava solo la catena di sinistra, con l'accoppiata Filipe – Rodriguez a generare tutte le azioni di pericolo dei biancorossi.


Contro il Real Jaen, la scarsità del gioco è stata forse ancora più evidente. Raul Garcia è un trequartista abile negli inserimenti da dietro, ma non ad organizzare il gioco: sfrutta anzi le abilità del regista alle sue spalle, ma se questi si chiama Gabi, il gioco si inaridisce. Koke è continuamente presentato da Simeone nelle posizioni avanzate e mai come regista, col risultato di generare ancora una volta una linea d'attacco asimmetrica, veloce solo nel Cebolla e priva di capacità organizzativa.


Così, in entrambe le partite, l'attaccante centrale è rimasto solo là davanti, sfiancandosi in un lavoro di attesa e di pressione sulla linea difensiva avversaria che non avrebbe svolto, se solo il baricentro dei biancorossi fosse stato leggermente più avanzato.


Aggiungiamoci il fatto che, ormai da diverse partite, Gabi è impresentabile: lento, falloso (contro il Jaen meritava l'espulsione), impreciso. Koke al suo posto sarebbe un salto di qualità importante per tutta la manovra, ma Simeone ne ignora il ruolo naturale e originario, preferendo usare in quella posizione (ma solo a partita abbondantemente iniziata e già decisa) Emre o Tiago, altri due che ormai sono alla frutta, soprattutto il portoghese.


Infine, aggiungerei il vero difetto di queste partite, nonché di quella contro l'Academica Coimbra di Europa League: la supponenza. L'Atletico giochicchia con l'arroganza di chi crede che prima o poi segnerà e che non subirà gol. Un tratto tipico delle grandi squadre con la pancia piena, cioè dopo anni e anni di trionfi. Qui invece mi sembra che si vada sempre più sul filo del rasoio: si gioca male e sottoritmo perchè si sa che ci sarà sempre un Falcao capace di cambiare il volto della partita, o che un colpo fortunato, sia di Raul Garcia, o Miranda, o Emre , indirizzerà la partita sui binari più congeniali. A correre sono solo i laterali, quando ci sono, e gli attaccanti, mentre gli altri puntano ad addormentare il match in attesa del colpo individuale cinico e spietato.
È un Atletico coriaceo e indomito, ma forse troppo convinto della sua forza come blocco. La scivolata, così, è sempre dietro l'angolo e prima o poi arriverà. Magari contro una squadra di scarsa levatura: aver vinto molte partite all'ultimo minuto non significa che se ne vinceranno altre, che Falcao toglierà sempre le castagne dal fuoco o che, a turno, tutti quelli che eseguono il compitino estrarranno il coniglio dal cappello.
In questo senso, la prossima partita di Liga, al Mestalla, sarà un banco di prova fondamentale per il prosieguo della stagione.

lunedì 22 ottobre 2012

Real Sociedad – Atletico Madrid 0-1: l'epifania del dio del calcio


Si sa, gli esami non finiscono mai. E alle volte conviene passarli in qualche modo, pur di andare avanti. Questo pensavo ieri sera, sul finire della partita di San Sebastian, dopo aver visto l'Atletico faticare contro gli ottimi locali, ben disposti in campo e capaci, fino ad allora, di vincere tre partite su tre in casa. Certo, un pareggio ci avrebbe relegato al secondo posto, a due punti dal Barça, ma avrebbe assunto comunque un sapore di esame di maturità superato, visti i rischi che i colchoneros avevano corso, in particolare nel primo tempo ma non solo, e vista l'assenza del grande faro di questo inizio stagione, il turco Arda Turan.
Pazienza; il sogno Champions sarebbe stato ancora integro, i punti sull'eterno rivale ben sei e la vetta della classifica un sogno durato poco ma ancora a portata di mano.
Mentre la mia mente si perdeva in tali fantasticherie, il Cebolla Rodriguez, tipo concreto, creava il panico quasi ai limiti dell'area di casa e veniva steso senza tanti complimenti.
Punizione. Barriera. Sulla palla qualcuno che non riuscivo a identificare: il penoso Gabi? Il Cebolla stesso? Diego Costa? Tutti chiari indizi che portavano alla medesima conclusione: la cannonata di potenza sparata o sulla barriera o in tribuna. Dov'erano i piedi buoni capaci di creare una morbida parabola? Emre? Ma per carità...
Mi rassegnavo ormai allo 0-0, comunque ben accetto per quanto visto fino ad allora. Però sentivo nell'aria una strana sensazione, come di miracolo, come di incredibile pronto a concretizzarsi. Una parte di me aveva fede.
E così l'ignoto giocatore colpiva la palla, che morbida e docile, volava proprio là dove migliaia di noi sospiravano che andasse, alle spalle del portiere di casa, alla sua destra, nel punto impossibile dove la barriera dovrebbe garantire la sicurezza assoluta.
Solo allora, solo allora o forse anche l'istante dopo, quando il giocatore sconosciuto ha cominciato a correre col suo tipico stile, ho capito di aver assistito all'epifania del Dio del Calcio, l'enorme Falcao, emerso dalle nebbie di una partita da lui mal digerita per sedurci con una prodezza che non gli conoscevamo ma che pure è il suo marchio di fabbrica, il gancio dal vertice dell'area con cui ci ha deliziato innumerevoli volte.
Lo sguardo volto al cielo, le braccia alzate, abbiamo chiesto perdono per la mancanza di fede in questo dio dalla faccia pulita e dall'enorme umiltà che fa cose straordinarie con la maglia biancorossa e le fa apparire così semplici.
E siamo andati a letto sereni, perché abbiamo assistito a uno di quegli eventi che ricorderemo sempre nei momenti bui, giacché bastano, da soli, a illuminare le notti.

Però non possiamo dimenticarci dei grandi pericoli corsi all'Anoeta, dove fin dal primo minuto abbiamo rischiato di perdere contro una Real Societad che nel primo tempo ci è stata superiore proprio nell'interpretazione del nostro stesso spartito (pressing, linee infoltite a trequarti campo, veloce contropiede) e ci ha addirittura chiuso nella nostra area dal trentesimo in poi.
Nel secondo tempo gli stessi uomini, decisamente più in palla e più reattivi, hanno invece tenuto testa ai baschi, muovendosi più velocemente e facendo correre di più il pallone; anche allora, però, pur avendo creato diversi pericoli, abbiamo rischiato la capitolazione quando Vela, involatosi in contropiede e trovatosi davanti a Courtois, solo per la sua dabbenaggine sparava alle stelle un pallone che chiedeva solo di essere messo in rete.
E poi, quando tutti noi tiravamo il classico sospiro di sollievo, la comparsa sulla terra del Dio del Calcio...


Note positive
Falcao: non so più come dirlo: non ho più parole per descriverlo. Anche in una partita come quella di ieri, in cui si è forse evidenziato il suo unico difetto (una certa difficoltà, talvolta, ma solo talvolta, a emergere contro difese che la mettono sul piano fisico), ha trovato il modo di lasciare il segno con un gesto tecnico per lui inusuale ma realizzato con la consueta perfezione.


Note negative
Gabi: pessimo nei passaggi, incapace di conservare la palla e di fare filtro, trascina nel gorgo anche il pur volenteroso Mario Suarez di questi tempi. Risultato, sulla trequarti il trio Xabi Prieto – Griezmann – Vela crea sconquassi e inchioda i colchoneros ai limiti della propria area.





Real Sociedad: Bravo; Estrada, Mikel, Iñigo Martínez, De la Bella; Illarra, Bergara, Xabi Prieto (Chori Castro, min. 66); Griezmann (Ifrán, min. 83), Agirretxe (Pardo, min. 78) y Vela.



Atlético de Madrid: Courtois 7; Juanfran 6,5, Miranda 6, Godin 6,5, Filipe Luis 6,5, Mario Suárez 5,5, Gabi 4, Raúl García 5,5 (Cebolla Rodríguez, min. 61 7); Koke 6 (Emre, min. 80 sv), Adrián 4,5 (Diego Costa, min. 86 sv) y Falcao 10.



Árbitro: Ayza Gámez (Comité valenciano). Amonestó a Bergara, De la Bella, Iñigo Martínez, Estrada, Illarramendi, Filipe Luis y Godin.
Goles: 0-1: min. 90, Falcao.
Incidencias: Partido de la octava jornada de la liga BBVA, disputado en el estadio de Anoeta ante unos 22.000 espectadores. Noche lluviosa y terreno de juego perfecto.

domenica 30 settembre 2012

Qualche luce e qualche ombra

 
Dopo le tre partite di questa settimana, l'Atletico si ritrova secondo, a due soli punti dal Barcellona capolista. Un inizio di temporada simile non si vedeva dall'anno del doblete.
Ci sarebbe da essere molto contenti, ma preferisco mantenere i piedi per terra e osservare i molti passi in avanti che ancora vanno compiuti.
Delle partite contro Valladolid, Betis e Espanyol non ho potuto e non posso fare un resoconto puntuale, quindi mi limito ad alcuni spunti di carattere generale.
Tra gli aspetti positivi considero sicuramente l'ottimo rendimento di Raul Garcia e di Diego Costa, perfettamente in linea con quanto mi aspettavo da loro in questo inizio di stagione.
Ancora, l'Atletico dà sempre l'impressione di poter essere pericoloso: anche quando soffre, il contropiede è una spada di Damocle sopra le teste degli avversari protesi in avanti.
Inoltre la partita col Betis ha dimostrato che i colchoneros sanno anche recuperare uno svantaggio e non solo giocare in difesa del vantaggio acquisito.
Tra l'altro, apro una piccola parentesi per dire quella che a me sembra una ovvietà ma che a quanto pare, stando agli articoli di certa stampa: giocare con attenzione alla fase difensiva non significa giocare in difesa. Non vedo tutto quell'abuso di difesa e contropiede che viene segnalato sulla stampa. C'è anzi una squadra attenta a non subire gol e abile a miscelare momenti in cui fare la partita e tenere la palla ad altri in cui gioca di rimessa. Partite come quelle col Chelsea o col Rayo dimostrano che i colchoneros sanno sorprendere, cambiando il proprio atteggiamento di partita in partita.
Il gioco offensivo è più veloce rispetto all'anno scorso, meno legato al portare palla, più geometrico e imprevedibile. Ci sono molti marcatori in più rispetto all'anno scorso, grazie alle diverse caratteristiche del centrocampo.


Tra le note negative vedo una paradossale fragilità di fondo. Non fraintendetemi, l'Atletico è chiaramente un osso duro da rodere, quasi inaffondabile, ma commette ancora troppi errori in fase difensiva. Non sempre riesci a segnare quattro reti o contare sulla dabbenaggine degli avversari per rimediare. Prima o poi certe leggerezze, ora di Courtois, ora di Godin, ora di Miranda, ora di altri, si pagano.
C'entrano forse anche la condizione fisica e la preparazione estiva, perché nel secondo tempo il rendimento cala sempre in modo molto netto, un particolare che potrebbe costarci molto caro contro le big, in Spagna e in Europa: con la fatica e la deconcentrazione arrivano sempre gli errori e un affanno esagerato.


Che prospettive immaginare, dunque? Per ora siamo secondi, punto e basta. Può sembrare una non risposta, ma è tutto ciò che mi sento di dire. La prossima partita contro il Malaga già ci dirà qualcosa in più su ciò che ci dobbiamo aspettare dalla stagione.

giovedì 20 settembre 2012

Hapoel Tel Aviv – Atletico Madrid 0-3: il piano B funziona


Contro una squadra di gran lunga inferiore, l'Atletico, in formazione fortemente rimaneggiata, coglie una buona vittoria, mettendo in mostra anche un gioco vivace e a tratti anche divertente.
Con Falcao, Arda Turan, Filipe, Godín, Gabi e Tiago a Madrid e Courtois, Koke e Juanfran in panchina, i colchoneros scendono in campo con quella che possiamo tranquillamente considerare la formazione B (e di cui fa giocoforza parte anche il penoso Adrian di questi tempi), ma giocano con tranquillità e determinazione, dimostrando ancora una volta la bontà del lavoro di Simeone, capace di trarre il massimo da “perle” come Cisma ed Emre.

Peraltro il canovaccio è sempre lo stesso: recupero della palla a centrocampo (si distingue ancora una volta Mario Suarez), rilancio immediato in avanti e rapida conclusione dopo veloci passaggi, fase nella quale brillano in particolare Diego Costa, Rodriguez e Raul Garcia.
I primi due gol sono in fotocopia e ricalcano fedelmente la modalità descritta sopra. Il terzo viene su calcio d'angolo battuto da Emre e finalizzato da Raul Garcia che, approfittando dell'attenzione israeliana tutta focalizzata su Diego Costa, batte in volée dopo essersi inserito in area da trequarti campo. È il gol che chiude la sfida e sgonfia definitivamente l'Hapoel, che da qualche minuto spingeva con più convinzione e si faceva vedere dalle parti di Asenjo, sfruttando il solito calo di concentrazione in fase difensiva dei colchoneros.

Nel complesso è stata una buona partita proprio perché era una partita facile, una di quelle che l'Atletico ha sottovalutato e perso molte volte nella propria storia (do you remember Politehnica Timisoara?) e che invece questa volta ha gestito benissimo.
Alla fine la morale è sempre quella: in Cholo we trust!

Note positive
Diego Costa: un gol, tante iniziative, sempre nel vivo del gioco. Di questo passo, non vedo in che modo Adrian (che ha sbagliato ancora una volta un gol già fatto, anche se si è distinto in alcune azioni) possa mantenere il suo sempre più traballante posto da titolare
Raul Garcia: il prestito all'Osasuna ci ha restituito un giocatore diverso, sempre al centro dell'azione e sempre pronto nel recupero, oltre che nel rilancio. Sia pure considerato il basso valore dell'avversario, ha fatto una gran partita.

Note negative
Distrazione: ancora una volta, ad un certo punto, subentra un pericoloso senso di rilassatezza. Deprecabile quanto accade al 60', quando Miranda e Silvio si fanno trovare fuori posizione e si fanno infilare dal filtrante di Toama; per fortuna di tutti, sul susseguente tiro di Ben Haim Asenjo non dorme.


Hapoel Tel Aviv: Apoula; Pantsil, Shushan, Badier, Antebi; Djemba-Djemba, Bruno Coutinho (Toama, m. 58); Maman, Vermouth (Cohen, m. 75), Ben Haim II; y Tamuz (Mare, m. 69).

Atlético de Madrid: Asenjo 6,5; Silvio 5,5, Miranda 6, Cata Díaz 6, Cisma 6,5; Mario 6,5, Emre 6; Adrián 5,5 (Koke, m. 69 6), Raúl García 8, Cristian Rodríguez 7 (Juanfran, m. 73 6); y Diego Costa 8 (Saúl Ñíguez, m. 78 sv).

Goles: 0-1, m. 37: Cristian Rodríguez, con un disparo desde el borde del área. 0-2, m. 40: Diego Costa regatea al portero y marca a puerta vacía, después de un pase de Adrián. 0-3, m. 63: Raúl García remata con el pie un saque de esquina de Emre.
Árbitro: Pol van Boekel (Holanda). Amonestó a los locales Sushan (m. 48), Djemba-Djemba (m. 67) y Plantsil (m. 87) y a los visitantes Diego Costa (m. 67) y Silvio (m. 68).
Incidencias: partido correspondiente a la primera jornada del grupo B de la Liga Europa, disputado en el estadio Bloomfield de la ciudad israelí de Tel Aviv ante unos 13.000 espectadores.