lunedì 30 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: l'attacco


Falcao, 9: a lungo criticato da una discreta parte della tifoseria con l'accusa di non essere un altro Aguero, capace di fare reparto da solo e di costruire e finalizzare le azioni tutto da solo, ha pian piano conquistato tutti quanti con la sua caparbietà e le sue straordinarie giocate.
All'inizio ha faticato anche perché il modulo Manzano, basato su attacchi a casaccio, senza schemi né automatismi, lo lasciava in balia di passaggi imprecisi e palloni vaganti (ma il suo comunque discreto bottino di reti certifica che ha fatto miracoli nel capitalizzare quel disastro).
Inserito in un contesto più razionale, ha confermato di essere un attaccante di razza, non solo ottimo come realizzatore ma bravo anche nel gioco di sponda e nel far salire la squadra. Con lui, tra l'altro, sono finalmente tornati ad essere produttivi calci d'angolo e punizioni dalla trequarti. Da apprezzare anche la sua grande forza mentale, che gli ha permesso di segnare gol impossibili e di arpionare palloni ormai giudicati perduti (si veda il 2-2 al 93' contro il Betis, un pareggio che dobbiamo interamente al colombiano e alla sua volontà).
In effetti necessita di una maggiore assistenza rispetto ad Aguero, però ha dimostrato anche in questo campo di non essere affatto inferiore all'argentino: contro il Valencia in Europa League e nella finale di Bucarest ha fatto in diverse occasioni reparto da solo, facendo salire la squadra e inventando gol spettacolari e imprevedibili praticamente dal nulla.
Unica pecca, a dire la verità più evidente nella prima parte della stagione, la tendenza a non avere mezze misure: o autore di prestazioni maiuscole, o praticamente non pervenuto, con errori anche banali in serie.
Resta comunque il centravanti di gran lunga migliore della Liga e, per quanto mi riguarda, il miglior giocatore biancorosso dell'annata.

Adrian, 8: con Manzano è stato poco utilizzato, ma certo anche piuttosto evanescente, per cui non mi sento di colpevolizzare particolarmente il Goyo per il suo scarso utilizzo, almeno all'inizio. Da fine ottobre ha però inanellato una serie di prestazioni sempre più convincenti (ottimo col Saragozza, ad esempio), mostrando anche una buona capacità di giostrare da prima punta (al Bernabeu, per esempio), e qui Manzano lo ha colpevolmente sotto-utilizzato (salvo cercare poi, a esplosione avvenuta, di avanzare propri supposti meriti nella sua grande stagione).
Abilissimo nello svariare e nel partire tra le linee per infilarsi nelle difese sbilanciate, è stato autore di gol d'autore, anche se non particolarmente abbondanti. Se in Europa League, infatti, ha saputo coniugare qualità e quantità (ricordo i gol straordinari con Besiktas, Hannover e Valencia), in Liga avrebbe potuto fare di più e ha anzi dimostrato una certa mancanza di continuità. Non bisogna però sottovalutare l'importanza della stanchezza, considerate la raffica di partite giocate ogni tre giorni e lo spirito di sacrificio con cui Adrian ha spesso dato il suo contributo in copertura.

Salvio, 5,5: qualche gol, qualche partita di discreto livello, ma per il resto una grave insipienza tattica. Sembra giocare con i paraocchi, senza mai interessarsi a quanto fanno i compagni: la sua unica opzione è correre palla al piede verso la porta, senza mai dettare il passaggio né partecipare alla manovra. Simeone ripone in lui una grandissima fiducia, non si sa bene in base a quali valutazioni. Ad altri, anche più dotati di lui, non è stata data tanta fiducia, quindi la mia modestissima opinione è la seguente: questo sarà l'anno della verità. O sfonda, o conviene monetizzare il per me incomprensibile interesse per lui delle grandi portoghesi.

Reyes, 2: c'è veramente qualcosa da dire? Sempre fuori forma, lezioso e fuori posizione; un giocatore inutile e senza carisma, capace solo di insultare Manzano e godere del credito di un Calderon infuriato col Goyo e quindi incapace di valutare in maniera oggettiva la sua penosa situazione. Se ne è andato a Siviglia a non combinare alcunché, svenduto in maniera indecorosa. Non dimentichiamoci mai quel che disse Del Nido quando lo vendette all'Arsenal :”Ho venduto a caro prezzo un mezzo giocatore che non combinerà mai nulla”.

lunedì 23 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: il centrocampo


Arda Turan, 7,5: è arrivato un po' in sordina, penalizzato dall'origine turca e dalle conseguenti perplessità su adattabilità al calcio spagnolo, tenuta mentale e continuità. In più, in Turchia era la Star Assoluta e ci si chiedeva se sarebbe riuscito a calarsi nel ruolo del Signor Nessuno che ancora deve dimostrare tutto. Da subito ha però dimostrato di essere un grandissimo calciatore, abilissimo nel giocare a tutto campo nella zona d'attacco e nel capitalizzare al massimo ogni pallone, sempre servito splendidamente ai compagni. A mio giudizio è forse risultato più convincente con Manzano che con Simeone, che gli ha chiesto maggiori sacrifici in copertura e così lo ha privato in varie occasioni di un po' di brillantezza. D'altra parte, ha confermato di soffrire di una certa discontinuità, ma non è da escludere che abbia pagato con una flessione a metà stagione il gran lavoro svolto durante la parentesi Manzano, quando è stato praticamente l'unico a giocare con una buona continuità.
Altro grande difetto, la scarsa abitudine al tiro. Eppure, la folgore scagliata da 25 metri contro il Celtic dimostra che il problema, più che a livello fisico, sta nella testa, per cui ci aspettiamo notevoli miglioramenti anche in questo campo.

Mario Suarez, 5: in una recentissima intervista a MARCA, ha dichiarato che i numerosi fastidi muscolari gli hanno impedito di essere al livello della finale di Bucarest, livello al quale vorrebbe sempre giocare (e in effetti in quella partita è stato splendido). Purtroppo fatico a credergli. Se infatti il fatto che si sia dimostrato scarso nell'interdizione, costringendo così Diego ad abbassarsi molto per garantire un minimo di filtro e abbandonando spesso e volentieri Gabi al suo destino, potrebbe essere spiegato con le non perfette condizioni fisiche, questo non spiega la sua evidente incapacità di leggere i tempi del gioco, per cui spesso si è fatto trovare fuori posto e ha lasciato scoperta la difesa. Inoltre per tutta la stagione ha raramente giocato la palla di prima, rallentando continuamente l'azione e non cercando mai il passaggio verticale. Di fatto, il re del passaggio facile, corto e orizzontale.

Gabi, 6,5: non è un fenomeno e sicuramente sul mercato si potrebbero ottenere giocatori molto più abili, ma la sua è stata una stagione tutto sommato positiva. Buono l'inizio, impreziosito da passaggi filtranti e repentini cambi di gioco, discreto il resto della stagione, quando però l'insipienza fisica e tattica di Mario lo ha costretto a un super-lavoro di contenimento e rottura che ne ha pregiudicato la fase di impostazione. Consapevole del fatto che questo giocatore non è un regista, Simeone ha impostato tutto il suo gioco su una mediana di rottura che facesse ripartire il gioco “servendo” velocemente le mezzepunte, modulo nel quale Gabi ha mostrato buoni spunti, soprattutto coi lunghi lanci ad impostare le ali.

Koke, 7: demenzialmente ignorato da Manzano anche quando non c'era nessun altro (vedi la partita in casa col Levante), si è rifatto ampiamente con Simeone, che ha investito su di lui come vice-Diego e l'ha spesso fatto giocare sulle ali. Va anche detto che nelle pochissime occasioni fornitegli dal Goyo è sembrato un altro giocatore, lento, involuto, spaesato. Con il Cholo è stato protagonista di ottime partite, condite da passaggi filtranti e aperture illuminanti (come contro Osasuna e Besiktas), dimostrando tra l'altro una notevole intelligenza tattica, soprattutto nel gioco tra le linee. Stranamente non è mai stato impiegato nel suo ruolo abituale davanti alla difesa (dove avrebbe potuto dare un contributo di geometria e rottura, quello che a parer mio ci voleva accanto a Gabi), pur non avendo chiaramente il passo del trequartista.

Diego, 7,5: arrivato tra squilli di trombe e rulli di tamburi alla fine dell'estate, si è dimostrato molto più utile da trequartista puro che da regista, sia pure avanzato, ruolo per il quale pareva essere stato comprato. Ha sorpreso la sua volontà di agire in copertura, mentre in avanti ha mostrato i colpi che ci si aspettava da lui, inventando in diverse occasioni azioni da rete in situazioni che ormai sembravano perdute. Non sono mancate però le perplessità legate al suo gioco ancora immaturo e poco aduso alla coralità: ha spesso rallentato la manovra, portando palla mentre attraversava tutta la trequarti avversaria in diagonale e incaponendosi in inutili vezzi (i calci d'angolo sprecati con la battuta rasoterra verso il compagno più vicino, ad esempio). Nell'insieme, è anche mancato un suo più consistente contributo in fase realizzativa.

Tiago, 5,5: ha giocato poco, ma ha quasi sempre mostrato limiti assai evidenti: lento, poco mobile, in difficoltà contro gli avversari nella zona nevralgica del campo. Sembra ormai un giocatore sul viale del tramonto.

Assunçao, 5: ignorato da Simeone, è un altro ormai non più in grado di giocare ad alti livelli. Ai limiti abituali, ad esempio l'incapacità di giocare il pallone, ha aggiunto anche una mobilità ormai limitata, con conseguenze negative anche su quello che sapeva fare meglio, cioè il contrasto.

Pizzi, sv: ha giocato poche partite all'inizio, mostrando movimento, velocità, buona volontà e poco altro. Di fatto, veramente convincente solo nella partita da subentrato col Levante, nel quale ha realizzato l'unico gol della sua Liga.

giovedì 19 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: la difesa


Courtois, 7,5: in alcune partite le sue prodezze ci hanno permesso di ottenere vittorie o pareggi assolutamente insperati; in altre le sue papere hanno contribuito pesantemente alla sconfitta, in particolare alla fine della stagione. E' normale se hai 19 anni, anche quando tutti ti pronosticano un futuro da numero uno planetario. Ne sia un esempio il comportamento sui calci d'angolo: bravissimo ad Hannover, decisamente timido e impacciato nella semifinale di andata di Europa League.
Comunque notevole per reattività e riflessi nell'area piccola e anche per il coraggio di alcune uscite, effettuate per di più con ottimo stile.

Asenjo e Joel, sv: è veramente uno scandalo che questi due ragazzi siano ridotti a barcamenarsi tra panchina e tribuna perché la società insiste su un portiere in prestito invece di valorizzare quanto ha in casa. Aggiungiamo il fatto che i due, già adesso e ancor di più in futuro, sono e saranno in competizione, situazione che raramente genera tranquillità nei portieri, e il quadro del disastro gestionale è servito.
Joel ha concluso la stagione in prestito al Rayo (con risultati altalenanti...), Asenjo ha giocato pochissimo, alternando buone cose a pessime. Nel complesso, è impossibile valutare il reale valore dei due giocatori.

Godin, 6,5: il giocatore ammirato nel Villareal in biancorosso si è visto solo a sprazzi. In diversi casi ha manifestato scarsa reattività e si è reso protagonista di gravi errori di controllo, il derby del Bernabeu in particolare. Molti dei rigori fischiati contro l'Atletico portano la sua firma. In alcune partite è stato invece monumentale, per esempio a Pamplona, dove ha salvato più volte il risultato. In generale, non è male in fase di impostazione, anche se non raggiunge i livelli di abilità di Miranda. Ha evidenziato anche notevoli difficoltà sui palloni alti, fatto tanto più sorprendente considerato quanto sia risultato micidiale di testa sui calci d'angolo a favore.

Miranda, 7: ha cominciato la stagione nel peggiore dei modi. Con Manzano è parso quasi sempre spaesato, privo di senso della posizione e di velocità, come dimostrano i disastri con Athletic e Barcellona. Progressivamente è migliorato, fino a raggiungere il massimo con Simeone, come molti dei suoi compagni. Nel complesso si è dimostrato un buon difensore, ottimo nell'anticipo e abile nel rilanciare l'azione, grazie anche al lancio preciso e alla buona visione di gioco. Fatica invece sul breve e se pressato, oltre a non essere granché come marcatore (anche se in alcune partite ha tirato fuori una grinta e una reattività notevoli): meglio con uno schermo davanti che gli permetta di sfruttare l'intelligenza tattica per farsi trovare sempre al posto giusto e neutralizzare gli avversari in anticipo. Anche lui non eccezionale sui palloni alti e nelle situazioni di mischia.

Dominguez, 6,5: diligente, concentrato, forte fisicamente. Tuttavia anche lento e scarsissimo in impostazione, il che spiega perché Simeone (e anche Manzano) gli abbia preferito i due sopra. A parer mio il suo vero difetto è che, se non è al massimo della forma, risulta decisamente modesto, perché tecnica e velocità non sono i suoi punti forti e così non può “mascherare” la sua debolezza. Tuttavia gli va dato atto di essersi sempre fatto trovare pronto e di non essersi mai lamentato per il poco spazio che gli è stato offerto, evitando inutili e dannose polemiche di spogliatoio. Professionista esemplare.

Filipe, 7: ha iniziato malissimo, poi è andato migliorando, inizialmente in difesa e poi anche in attacco. Fino ad allora, l'Atletico “pendeva” a destra (grazie alla catena Juanfran-Adrian-Diego) anche per la scarsa fiducia nutrita dai compagni nei suoi confronti.
In diverse occasioni è stato veramente devastante nei suoi inserimenti e provvidenziale in difesa, come il giocatore che tutti speravamo che fosse. In una recente intervista ha dichiarato che questa è stata la sua migliore stagione, ma sono abbastanza sicuro che possa fare ancora di più, sia sul piano della continuità che dell'azione d'attacco.

Juanfran, 8: per quel che mi riguarda, la più bella sorpresa della stagione, anche se sono sempre stato un suo sostenitore. Fondamentale da centrocampista contro il Rennes, ha trovato la sua dimensione da terzino destro, ruolo nel quale ci ha deliziato con percussioni devastanti e con recuperi prodigiosi. E' stato semplicemente inesauribile e ha il grandissimo merito, almeno ai miei occhi, di essere stato l'unico a salvarsi nel disastro con l'Albacete in coppa. Ha ampiamente meritato l'Europeo ed è vergognoso che in Polonia e Ucraina gli sia stato preferito il mediocre Arbeloa.

Silvio, 6: ha giocato poco, a causa della pubalgia che lo ha ben presto appiedato, però ha lasciato buone impressioni. Abile in difesa e in fase di spinta, dotato di buona visione di gioco, ha spesso appoggiato il centrocampo cercando giocate a testa alta e dimostrando quindi di saper cosa fare della palla. Mi auguro che il prossimo anno possa essere il suo anno.

Perea, 5: nella sua ultima stagione a Madrid, ha mostrato le solite carenze che, a mio giudizio, rendono misteriosa la sua lunga permanenza in biancorosso: carenze tattiche, tecniche e di concentrazione sia da centrale che soprattutto da terzino destro (i continui errori di misura nei cross gridano ancora vendetta). Uno dei principali colpevoli del disastro di Barcellona.

Antonio Lopez, sv: un altro pezzo di storia che se ne va, da me non particolarmente rimpianto. L'ho sempre trovato mediocre e sopravvalutato (ah, i canterani...), sia nella spinta che nel contenimento, anche nei suoi giorni migliori. Però è, come Perea d'altra parte, un grandissimo professionista: sempre pronto, mai una polemica, sempre il massimo impegno.

domenica 1 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: l'allenatore


Il bilancio della stagione non può che cominciare, a mio giudizio, con il più grande protagonista della seconda metà della stagione, cioè Diego Simeone.

Comincio col dire, senza nessuna paura essere smentito, che la vittoria in Europa League è merito precipuo, e forse esclusivo, del Cholo.
Se qualcuno non fosse d'accordo, vada pure a rileggersi a che punto eravamo nel nadir della stagione. Chi avrebbe mai detto, allora, che avremmo concluso la stagione con la terza coppa europea in tre anni?

La finale contro l'Athletic è stato l'esempio sommo del “Cholo-pensiero”: squadra corta, molto pressing a partire dalla trequarti (per impedire la lucida ripartenza degli uomini di Bielsa dalla difesa), impegno da parte di tutti.

Naturalmente, questa tattica ha avuto anche risvolti negativi: Adrian e Arda sfiancati in un oscuro lavoro di difesa sulle ali; un pressing che, dopo il primo gol di Falcao, si è attestato sulla metà-campo, rendendo più difficile e farraginoso il contropiede; una conseguente difficoltà nel gestire la pressione dei baschi nei 10-15 minuti dopo l'1-0 e nel periodo tra 70' e 77' (quando gli avversari ci hanno ripetutamente graziati...). Tuttavia, credo che il problema sia più negli uomini che nel modulo, ovverosia che, mancando qualità nel mezzo del campo e mancando un po' di forza mentale là dietro nei momenti topici, questi siano effetti collaterali inevitabili.


D'altra parte, l'Atletico di Simeone non è stato solo difesa e contropiede, come hanno sostenuto molti commentatori superficiali. La semifinale di andata contro il Valencia ha mostrato un calcio tutto sommato d'attacco, basato sempre sull'aggressività in difesa e su una capacità di attesa variabile, a seconda dei momenti.

Proprio la duttilità del pressing, pur nella sua continuità, è stato il portato più evidente della gestione Simeone, almeno a livello tattico: si è passati, nel corso delle stesse partite, da fasi di attacco avvolgente a fasi di attesa sia sulla trequarti, che a metà-campo, che al limite dell'area. In ogni caso, non si è mai data la sensazione di difendersi e basta, ma di adattarsi alle contingenze e all'avversario senza mai perdere di vista la necessità di segnare.

Certamente le cose non sono sempre andate come nei piani del Cholo, soprattutto nella Liga, ma non credo che si possa fargliene una colpa: se Manzano non avesse sprecato colpevolmente tutto il girone d'andata, se la panchina non fosse stata così corta, se non ci fosse stata una micidiale sequenza di partite ogni tre giorni per oltre due mesi, staremmo a parlare di qualificazione alla Champions.

Ancora, grande enfasi è stata posta anche sul lavoro dei due terzini, chiamati a proporre nuove linee di passaggio in fase di ripartenza e ad appoggiare l'azione d'attacco, un ruolo svolto alla grande da Juanfran e Filipe, finalmente debitamente istruiti su cosa si volesse da loro.

Il gioco d'attacco ha certamente vissuto sui colpi dei singoli, come da pura tradizione atletica, ma inseriti questa volta (ed ecco la novità attesa da anni) in una trama di interscambi, sovrapposizioni e giocate spalle alla porta. Eccezionali Falcao (anche nel gioco spalle alla porta) e Adrian (nelle sovrapposizioni e negli inserimenti), mentre Arda e Diego avrebbero potuto fare di più.

Quindi quello del Cholo è stato oggettivamente un lavoro in profondità, tanto più sorprendente se si considera che è stato svolto in cinque mesi, con una squadra dagli evidenti punti deboli presa in corsa.


Naturalmente non mancano gli aspetti che non mi hanno convinto:

In primo luogo, non ha risolto la difficoltà ad andare in porta con altri che non sia Falcao: a Diego e Arda, in particolare, andava chiesta una maggiore presenza in zona-tiro.

Ancora, trovo che Diego non sia stata la soluzione più adatta per rovesciare il fronte: la sua abitudine a tenere eccessivamente palla ha accentuato l'altro grande difetto dell'Atleti, cioè la tendenza a uscire dall'area non con il gioco ma attraverso percussioni palla al piede che, se comprensibili nei terzini, risultano ridicole in giocatori di qualità tecnica decisamente elevata.

Infine, a mio giudizio si poteva fare di più per elevare il tasso tecnico (e tattico...) del doble pivote. Gabi è discreto e nulla più, su Mario Suarez non posso proprio dire alcunché di positivo, sia pure alla luce della prestazione monstre di Bucarest. Non ho capito né l'insistenza nello schierare Koke tra i tre davanti invece che come centrale (è vero che è discreto a giocare tra le linee e ha una buona intelligenza tattica, ma non ha il passo del centrocampista avanzato), né l'accantonamento di Fran Merida: quest'ultimo, schierato al posto di Koke là davanti, avrebbe permesso di schierare il giovane canterano a fianco di Gabi e di dare quindi qualche opzione in più per le ripartenze.


In ogni caso, complessivamente, il Cholo Simeone prende 9