giovedì 19 luglio 2012

Bilancio della stagione 2011/2012: la difesa


Courtois, 7,5: in alcune partite le sue prodezze ci hanno permesso di ottenere vittorie o pareggi assolutamente insperati; in altre le sue papere hanno contribuito pesantemente alla sconfitta, in particolare alla fine della stagione. E' normale se hai 19 anni, anche quando tutti ti pronosticano un futuro da numero uno planetario. Ne sia un esempio il comportamento sui calci d'angolo: bravissimo ad Hannover, decisamente timido e impacciato nella semifinale di andata di Europa League.
Comunque notevole per reattività e riflessi nell'area piccola e anche per il coraggio di alcune uscite, effettuate per di più con ottimo stile.

Asenjo e Joel, sv: è veramente uno scandalo che questi due ragazzi siano ridotti a barcamenarsi tra panchina e tribuna perché la società insiste su un portiere in prestito invece di valorizzare quanto ha in casa. Aggiungiamo il fatto che i due, già adesso e ancor di più in futuro, sono e saranno in competizione, situazione che raramente genera tranquillità nei portieri, e il quadro del disastro gestionale è servito.
Joel ha concluso la stagione in prestito al Rayo (con risultati altalenanti...), Asenjo ha giocato pochissimo, alternando buone cose a pessime. Nel complesso, è impossibile valutare il reale valore dei due giocatori.

Godin, 6,5: il giocatore ammirato nel Villareal in biancorosso si è visto solo a sprazzi. In diversi casi ha manifestato scarsa reattività e si è reso protagonista di gravi errori di controllo, il derby del Bernabeu in particolare. Molti dei rigori fischiati contro l'Atletico portano la sua firma. In alcune partite è stato invece monumentale, per esempio a Pamplona, dove ha salvato più volte il risultato. In generale, non è male in fase di impostazione, anche se non raggiunge i livelli di abilità di Miranda. Ha evidenziato anche notevoli difficoltà sui palloni alti, fatto tanto più sorprendente considerato quanto sia risultato micidiale di testa sui calci d'angolo a favore.

Miranda, 7: ha cominciato la stagione nel peggiore dei modi. Con Manzano è parso quasi sempre spaesato, privo di senso della posizione e di velocità, come dimostrano i disastri con Athletic e Barcellona. Progressivamente è migliorato, fino a raggiungere il massimo con Simeone, come molti dei suoi compagni. Nel complesso si è dimostrato un buon difensore, ottimo nell'anticipo e abile nel rilanciare l'azione, grazie anche al lancio preciso e alla buona visione di gioco. Fatica invece sul breve e se pressato, oltre a non essere granché come marcatore (anche se in alcune partite ha tirato fuori una grinta e una reattività notevoli): meglio con uno schermo davanti che gli permetta di sfruttare l'intelligenza tattica per farsi trovare sempre al posto giusto e neutralizzare gli avversari in anticipo. Anche lui non eccezionale sui palloni alti e nelle situazioni di mischia.

Dominguez, 6,5: diligente, concentrato, forte fisicamente. Tuttavia anche lento e scarsissimo in impostazione, il che spiega perché Simeone (e anche Manzano) gli abbia preferito i due sopra. A parer mio il suo vero difetto è che, se non è al massimo della forma, risulta decisamente modesto, perché tecnica e velocità non sono i suoi punti forti e così non può “mascherare” la sua debolezza. Tuttavia gli va dato atto di essersi sempre fatto trovare pronto e di non essersi mai lamentato per il poco spazio che gli è stato offerto, evitando inutili e dannose polemiche di spogliatoio. Professionista esemplare.

Filipe, 7: ha iniziato malissimo, poi è andato migliorando, inizialmente in difesa e poi anche in attacco. Fino ad allora, l'Atletico “pendeva” a destra (grazie alla catena Juanfran-Adrian-Diego) anche per la scarsa fiducia nutrita dai compagni nei suoi confronti.
In diverse occasioni è stato veramente devastante nei suoi inserimenti e provvidenziale in difesa, come il giocatore che tutti speravamo che fosse. In una recente intervista ha dichiarato che questa è stata la sua migliore stagione, ma sono abbastanza sicuro che possa fare ancora di più, sia sul piano della continuità che dell'azione d'attacco.

Juanfran, 8: per quel che mi riguarda, la più bella sorpresa della stagione, anche se sono sempre stato un suo sostenitore. Fondamentale da centrocampista contro il Rennes, ha trovato la sua dimensione da terzino destro, ruolo nel quale ci ha deliziato con percussioni devastanti e con recuperi prodigiosi. E' stato semplicemente inesauribile e ha il grandissimo merito, almeno ai miei occhi, di essere stato l'unico a salvarsi nel disastro con l'Albacete in coppa. Ha ampiamente meritato l'Europeo ed è vergognoso che in Polonia e Ucraina gli sia stato preferito il mediocre Arbeloa.

Silvio, 6: ha giocato poco, a causa della pubalgia che lo ha ben presto appiedato, però ha lasciato buone impressioni. Abile in difesa e in fase di spinta, dotato di buona visione di gioco, ha spesso appoggiato il centrocampo cercando giocate a testa alta e dimostrando quindi di saper cosa fare della palla. Mi auguro che il prossimo anno possa essere il suo anno.

Perea, 5: nella sua ultima stagione a Madrid, ha mostrato le solite carenze che, a mio giudizio, rendono misteriosa la sua lunga permanenza in biancorosso: carenze tattiche, tecniche e di concentrazione sia da centrale che soprattutto da terzino destro (i continui errori di misura nei cross gridano ancora vendetta). Uno dei principali colpevoli del disastro di Barcellona.

Antonio Lopez, sv: un altro pezzo di storia che se ne va, da me non particolarmente rimpianto. L'ho sempre trovato mediocre e sopravvalutato (ah, i canterani...), sia nella spinta che nel contenimento, anche nei suoi giorni migliori. Però è, come Perea d'altra parte, un grandissimo professionista: sempre pronto, mai una polemica, sempre il massimo impegno.

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