mercoledì 19 dicembre 2012

Barcellona – Atletico Madrid 4-1: le partite durano 90 minuti...

Dirò subito cosa penso: non ho praticamente (quasi) nulla da rinfacciare ai ragazzi per la partita del Camp Nou.


Simeone ha preparato alla grande la partita, con Diego Costa a muoversi tra centrocampo e attacco (da una sua palla rubata a Messi è nato il gol biancorosso), un centrocampo a maglie strette per togliere ossigeno ai califfi del Barça e una difesa addossata all'area ma serena e pugnace.
Linee strette, grinta e contropiede, questo lo schema di Simeone. Poteva funzionare, ha funzionato. Per 30 minuti in campo ci siamo stati solo noi, realtà sancita da un palo, un tiro a fil di palo e un gol.
Poi, purtroppo, è emerso il contesto. Quando una squadra ha un budget di centinaia di milioni superiore ad un'altra, e quella squadra, che fino ad allora aveva dormito, si risveglia, sono problemi. Loro hanno Xavi, Iniesta e Busquets, noi Mario e Gabi, per metterla in termini comprensibili a tutti.
Il ruggito del Camp Nou, l'orgoglio ferito, la superiorità tecnica et voilà, il ribaltamento del risultato è cosa fatta. L'unica cosa che mi sento di rimproverare ai ragazzi è la velocità con cui hanno incassato il gol del pareggio e la confusione su palla inattiva (ancora??? Tra Godin, Juanfran, Filipe e Mario non se n'è salvato uno sul corner) che ha generato il secondo.


Sulla ripresa c'è ben poco da dire: l'uno-due del Barça, unito all'infortunio di Filipe (sostituito da... Nessuno, ovvero il Cata Diaz, buon centrale ma negato per il ruolo di laterale: per la serie senza soldi, niente panchina lunga e quindi niente vittorie contro le corazzate...) ha lasciato i colchoneros senza fiato. La partita si è trascinata stancamente fino alla doppietta di Messi, abilissimo nel primo gol a sfruttare i doni di Madre Natura e nel secondo i doni di... Godin, ancora protagonista di un errore marchiano. Come abbia potuto non solo rispettare l'invito a lasciare la palla a Miranda, che era in posizione migliore, ma anche di liberare con un colpo di tacco in piena area, resta un mistero.
Ecco, di lui e di Arda non sono contento: facile fare i grandi difensori o gli assist-man dai tocchi di fino contro un Deportivo qualunque. Bisogna essere in grado di mantenere un buono standard anche contro avversari decisamente più forti. Invece di Godin si ricordano le ormai proverbiali incertezze, mentre Arda non ha dato segni di vita per tutto il match, se non per il suo sacrificio in copertura.


Ora siamo a meno nove. Inutile giocare con le parole: la Liga è chiusa, se mai fosse stata aperta. Puntiamo al secondo posto come obiettivo massimo e al terzo come minimo, a vincere le coppe e a non farci distanziare a livelli siderali. Però non nascondiamoci dietro a un dito: essere secondi tra due potenze, due realtà che incassano da sole quasi quanto tutto il resto della Liga, è già un miracolo del quale dobbiamo rendere grazie a Simeone.
Naturalmente nel calcio è possibile tutto, anche in considerazione della nuova ricaduta di Vilanova (in bocca al lupo, Tito!), ma bisogna anche essere realistici. Torniamo a vincere già contro il Celta e dedichiamoci al fruttuoso approccio “partita per partita”. A maggio si vedrà in che acque staremo navigando.



Barça 4 Atlético Madrid 1 di jordixana

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