martedì 21 gennaio 2014

Atletico Madrid – Siviglia 1-1: l'arte del dubbio


Confesso che sono due giorni che mi chiedo cosa scriverò su questa pagina. Se privilegerò il bicchiere mezzo pieno o quello mezzo vuoto. Se alla fine metterò nero su bianco che sono ottimista o se invece comincerò a fare come tutti quelli che, prima o poi, attaccano a farneticare del “Pupas FC”.
Due giorni passati a guardare le immagini salienti della partita, a rileggere cronache e commenti, cercando di far sbollire la rabbia e la delusione, oltre che sforzandomi di capire se rabbia e delusione avessero veramente senso. In fondo, la situazione l'avevo già preconizzata proprio su queste pagine, parlando delle progressive difficoltà che avremmo incontrando contro squadre sempre più chiuse, lottando ogni volta contro un calo fisico che, seppur non sostanziale, è sufficiente a toglierci quel quid che fino ad ora ci aveva permesso di mascherare le nostre lacune tecniche.
Eppure, continuo a sentirmi deluso. Continuo a pensare che avremmo potuto essere da soli in testa. Certo, ai fini del risultato finale, visto che sono sempre più convinto che non vinceremo, il primo posto non significa nulla; anzi sarebbe stato solo gettare benzina sul pericoloso fuoco dell'illusione. Eppure poter dire, DOPO ANNI, di essere capolista solitario... avrei tanto voluto poter andare in giro, al lavoro, tra gli amici (tutti, ma PROPRIO TUTTI, sanno che tifo l'Atletico, una scelta che mi rende alquanto bizzaro e quindi, ça va sans dire, popolare agli occhi della massa...), con la faccia rilassata di chi, per una volta, appartiene al club numero uno.
Alla fine, penso di poter dire che continuo a essere arrabbiato. Molto arrabbiato e molto deluso. E non per il pareggio o per il primo posto sfumato, affatto. Lo sono per il modo in cui tutto questo è avvenuto: siamo scesi in campo determinati, abbiamo schiacciato il Siviglia nella sua area e, come coronamento di questa pressione, abbiamo trovato il gol con Villa sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Tutto perfetto, se ignoriamo il fatto che si tratta dell'ennesimo gol a palla ferma e che non imbastiamo un'azione convincente da 20 giorni. Peccato che, da quel momento, abbiamo rinunciato a giocare: Emery ha cambiato atteggiamento, ha alzato il baricentro del Siviglia e piano piano ha costretto un Atletico rinunciatario a chiudersi nella propria metà campo e poi nella propria area.
Certo, occasioni ne abbiamo avute, e più degli ospiti, ma in avanti la palla proprio non si riusciva a tenerla, mentre il centrocampo non faceva filtro, gli esterni non imbastivano gioco e il Siviglia guadagnava metri pur giocando un calcio farraginoso e banale.
Con intere zone di campo abbandonate agli avversari, errori nei passaggi e nessuna idea di gioco, il gol era nell'aria. Poi, certo, il rigore assegnato per il “fallo” di Juanfran grida vendetta e fa venire brutti pensieri, soprattutto viste le diverse situazioni dello stesso tipo accadute nell'area degli ospiti e totalmente ignorate dall'arbitro (mi riferisco al fallo su Raul Garcia e agli scontri ben oltre il lecito tra Fazio e Diego Costa); però resta il fatto che abbiamo buttato via la gara. La differenza tra gestire una gara e ritirarsi dalla contesa può essere talvolta sottile, ma è sicuramente sempre sostanziale ed è, soprattutto, qualcosa che le grandi squadre sanno fare ad occhi chiusi. Noi invece, da un po', confondiamo i due piani e non ammazziamo più le partite, ci limitiamo a sopravvivere ad esse.
Dopo il pareggio, abbiamo dimostrato, con la nostra frenetica occupazione della metà campo altrui, che non è la condizione fisica il nostro problema: non siamo brillanti, ma siamo comunque a un buon livello complessivo. Possibile che sia una qualche forma di stress mentale? Il prossimo durissimo mese di gare ogni tre giorni chiarirà il mistero.


Note positive
Juanfran: provoca il rigore in maniera sciocca, d'accordo. Però è, con Gabi, l'unico motore del gioco dei colchoneros, il che spiega tutto (o quasi) delle difficoltà dei biancorossi nel creare gioco.
Gabi: vedi sopra. Non molla mai, non si stanca mai di dare l'esempio, non smette mai, nemmeno per un secondo, di ricordare a tutti perchè è il capitano.


Note negative
Simeone: ribadisco ancora una volta che sono e sarò sempre cholista, però devo anche dire che ha sbagliato. Con Koke sulle ginocchia, Arda in preda al solipsismo e Costa impegnato a correre senza passare mai la palla, retrocedere il primo al centro del campo e mettere all'ala Raul Garcia è il modo migliore per tarpare le ali alla squadra. In un contesto così, non ci sono lanci di Miranda né sgroppate di Juanfran, né sforzi di Gabi che possano cambiare la deriva di non-gioco degli ultimi tempi. Ora, le riserve non saranno dei campioni, ma davvero un Koke così è meglio di Guilavogui? Davvero sulla fascia Raul Garcia è meglio di un Cebolla che sembra essere stato comprato solo per giocare gli ultimi 4-5 minuti di ogni partita?



Atlético: Courtois 7; Juanfran 7, Miranda 6, Godín 6, Filipe 6; Raúl García 5, Gabi 7, Koke 4,5 (Sosa, m. 87 sv), Arda Turan 5; Diego Costa 5, Villa 6 (Cristian Rodríguez, m. 80 sv).
No utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Guilavogui, Manquillo y Adrián.


Sevilla: Beto; Coke, Nico Pareja (Gameiro, m. 46), Fazio, Fernando Navarro; Iborra, Carriço; Vitolo (M. Marin, m. 64), Rakitic, Alberto Moreno; y Bacca (Reyes, m. 83). No utilizados: Javi Varas; Cristóforo, Trochowski y Jairo.
Goles: 1-0. M. 17. Villa, tras un rechace en el área. 1-1. M. 72. Rakitic, de penalti.
Árbitro: Hernández Hernández. Expulsó con roja directa a Alberto Moreno (m. 89) y con amarilla a Juanfran y a Pareja.
45.000 espectadores en el Calderón.


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