mercoledì 15 gennaio 2014

Atletico Madrid – Valencia 2-0: un pasito adelante


Ci sono occasioni nelle quali mi scopro molto contento di essermi sbagliato. Per esempio, in questi ultimi quattro giorni: le partite contro Barcellona e Valencia mi hanno dimostrato che avevo torto, quando temevo che l'Atletico tornato dalle vacanze invernali non fosse lo stesso che aveva concluso l'anno scorso. In realtà, è lo stesso, pur senza la brillantezza che in certi momenti gli era propria.
Mai come nella partita di andata abbiamo rischiato una sconfitta. Mai come ieri abbiamo tutto sommato goduto di una serata di tranquillità, almeno in considerazione della caratura e delle motivazioni dell'avversario. Il Valencia di ieri è stato lontanissimo parente di quello che ci ha messo sotto all'andata, nonostante le (presunte) motivazioni da “Coppa o morte” con cui si era avvicinato alla sfida.
D'altra parte, anche l'Atletico è stato lontanissimo parente della formazione che all'andata ha sbagliato tutto e anche di più. Comunque il tono è stato dimesso, ma gli errori di misura nei passaggi e di posizionamento molto più limitati. Poche le occasioni da rete, almeno nel primo tempo, e in situazioni forzate, mentre il debutto del principito Sosa ha permesso a Koke una serata di riposo (è entrato solo nell'ultima mezzora). Il ritmo non era particolarmente alto e, in generale, i colchoneros parevano accontentarsi di controllare una partita che avrebbe dovuto fare il Valencia e che invece gli ospiti non riuscivano a fare.
Nel secondo tempo, le cose cambiavano, almeno in parte. L'Atletico macinava maggiormente gioco, sia pure piuttosto monocorde (lanci in profondità per Costa o, in alternativa, lunghe percussioni palla al piede dei vari incursori), e solo in poche occasioni la manovra appariva fluida e variata. Anche così, i colchoneros passavano: sugli sviluppi di un contestatissimo calcio d'angolo, Godin insaccava sul secondo palo approfittando di un'uscita sconsiderata del portiere avversario.
Solo allora, pressato dalla necessità, il Valencia iniziava a giocare, in modo arrembante anche se confuso. Senza correre grandi rischi, l'Atletico si faceva però schiacciare nella propria trequarti: un paio di interventi Courtois, più spettacolari che difficili, erano il raccolto degli ospiti. I colchoneros, invece, dopo aver controllato tutto sommato senza grosse difficoltà la “sfuriata” del Valencia, colpivano di nuovo, proprio in chiusura di incontro: su calcio d'angolo, ancora battuto da Gabi, Raul Garcia (che poco prima aveva colpito un palo) segnava, ancora di testa, il gol che chiudeva il discorso. 2-0 e qualificazione in ghiaccio senza eccessiva fatica.


Insomma, cosa dire a conclusione del doppio match di Coppa? L'Atletico ha mostrato, nelle due partite, due volti differenti, come già abbiamo accennato. È vero che la sfida di andata veniva in un periodo complicato del calendario, dopo la delicata trasferta a Malaga e prima della fondamentale gara col Barça, e che questo ha sicuramente inciso sulla concentrazione e sull'approccio ai 90 minuti; tuttavia, quella gara, e le due che l'hanno preceduta, qualche dubbio sulla condizione atletica dei colchoneros l'avevano sollevata. Ora possiamo dire che, più che all'aspetto atletico (si parlava comunque di perdita di brillantezza, non di crollo della condizione), bisogna guardare a quella psicologica e motivazionale. Il profe Ortega giura e spergiura che il livello atletico verrà mantenuto, salvo alcune piccole cadute di tono fisiologiche, e non vedo motivi per non credergli, ma bisogna cominciare a porsi altri interrogativi.
Davvero la formula del partido a partido funziona? Oppure, più o meno inconsciamente, i giocatori cominciano a selezionare le partite in funzione della loro importanza? È ovvio che una partita di Copa del Rey non ha la stessa importanza di uno scontro al vertice di campionato o di una eliminatoria di Champions', cos' come è ovvio che sforzo, attenzione e concentrazione non possono non essere influenzati dal diverso peso delle competizioni. Ecco quindi che può capitare di presentarsi a una partita in condizioni di maggiore rilassatezza e che far giocare sempre lo stesso undici non necessariamente è un antidoto sufficiente: a una maggiore coesione fa da contraltare un'usura sempre crescente. D'altra parte, variare la formazione espone a rischi non gestibili semplicemente con quel che si potrebbe definire “un po' di mestiere”, strategia per la quale bisogna conoscere nel dettaglio ciò che farà il tuo compagno in una data situazione (una conoscenza che si forma nel tempo). Insomma, basta poco e tutto rischia di mutare all'improvviso: un paio di occasioni meglio sfruttate dal Valencia all'andata e staremmo a scrivere un altro post.
Quindi bisogna cominciare a porsi, io temo, alcune domande scomode: fino a quando insistere con la stessa formazione darà i suoi frutti? Quando diventerà controproducente? E cosa faremmo se dovesse succedere proprio in una occasione determinante? È forse ora di cominciare a valutare l'importanza delle varie competizioni, sia pure non in forma ufficiale (non c'è insomma bisogno di comunicarlo alla stampa)? O andiamo avanti così, sottoutilizzando gente come Guilavogui, Manquillo, Alderweireld, Rodriguez e Oliver, e ci accontentiamo di qualunque risultato dovesse arrivare, per quanto doloroso possa essere? È già tempo di scegliere? O, viceversa, si può ancora aspettare? O magari lasciamo scegliere al Fato? Sicuri che poi non avremo rimpianti? Contestazioni? Gente che improvvisamente darà fuoco alle polveri e si lamenterà delle tre partite giocate in due anni?
Il mese che arriva è durissimo, si giocherà ogni tre giorni, una situazione ideale per commettere errori e leggerezze. Vedremo cosa ci regaleranno il Cholo e i suoi filibustieri. Come ho già scritto, tra un mese – un mese e mezzo avremo più chiare le possibili risposte a queste domande.
Oggi piccola vacanza: metto le pagelle, ma tralascio il dettaglio dei giudizi, anche perchè più o meno si rischia di scrivere le stesse cose. Spero vogliate perdonarmi.


Atlético: Courtois 7,5; Juanfran 6,5, Miranda 6,5, Godín 7, Filipe Luis 6,5; Sosa 5,5 (Koke, m. 60 6), Gabi 7,5, Tiago 6,5, Arda 6,5 (Cebolla Rodríguez, m. 84 sv); Raúl García 7, Diego Costa 6.
No utilizados: Aranzubia, Adrián, Villa, Alderweireld y Guilavogui.


Valencia: Guaita; Barragán, Ricardo Costa, Mathieu, Bernat; Feghouli (Piatti, m. 67), Javi Fuego, Parejo, Míchel, Fede (Paco Alcácer, m. 57); y Helder Postiga (Pabón, m. 79).
No utilizados: Diego Alves, Vezo, Oriol Romeu y Ever Banega.
Goles: 1-0. M. 54. Godín. 2-0. M. 89. Raúl García.
Árbitro: Estrada Fernández. Expulsó por doble amarilla a Parejo (m. 90) y amonestó a Barragán y Míchel.
Unos 30.000 espectadores en el Calderón.

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