domenica 6 ottobre 2013

Atletico Madrid – Celta 2-1: scherzare col fuoco


A guardare le statistiche alla fine del primo tempo, chiunque avrebbe pensato che ormai era fatta: c'erano un solo gol di vantaggio e un rigore sbagliato, d'accordo, ma anche un totale di 10 corner a zero, 18 tiri in porta a zero, 29 cross a 2 per i colchoneros.
Chiunque sarebbe andato a farsi un panino sereno, solo leggermente irritato per le numerose occasioni gettate al vento, ma anche consapevole che gli avversari non erano per niente irresistibili.
Però qualunque tifoso di calcio attento, in una situazione come questa, non riesce a non pensare a quel famoso mantra “Gol sbagliato – gol subito” che, sia pure trito e ritrito, fotografa comunque una verità del calcio: le partite durano novanta minuti e, soprattutto, sono imponderabili, vale a dire che possono cambiare in un refolo di vento, senza apparenti ragioni.
Il tifoso dell'Atletico, poi, è ancor più sospettoso di natura, consapevole com'è di un tempo non lontano nel quale i suoi giocatori erano capaci di gettare al vento tutto quanto erano riusciti a creare (sprecare...) nel momento di maggior dominio della partita.
In effetti tutto è andato secondo i nostri peggiori timori: dopo aver largheggiato per 70 minuti, sprecando l'inenarrabile, vuoi perché se Diego Costa capitalizzasse il 100% delle occasioni che si crea avrebbe già segnato 50 reti in campionato, vuoi perché Villa è stato ancora una volta inguardabile, vuoi perché la squadra ha giocato come sempre, ma zavorrata forse da un misto di stanchezza e supponenza che possiamo scusare ma che rischia prima poi di costarci caro, l'Atletico ha concluso asserragliato nella sua area, sotto assedio, difendendo con le unghie e coi denti il vantaggio di un misero gol.

Rappresentazione grafica della partita dei Colchoneros nel primo tempo (in alto) e nei primi 70 minuti (in basso): si nota  la totale occupazione del campo in chiave offensiva, con particolare presenza sulle fasce

 La chiave del cambiamento degli ospiti? L'ingresso di Nolito, che dopo pochissimi minuti segnava capitalizzando il primo tiro in porta del Celta e poi folleggiava in mezzo alla difesa biancorossa come se si trattasse della reincarnazione di Maradona o del gemello di Messi. E poi, ovviamente, altra chiave, l'improvviso rilassamento dei colchoneros, che, dopo aver giocato l'intera partita come se si trattasse di un allenamento, da quel momento, consapevoli che l'avversario moribondo da loro tenuto in vita non era affatto morto e sepolto, si facevano prendere dal panico, con il corollario di brutture già visto e analizzato: passaggi fuori misura, distanze tra i reparti saltati, marcature e meccanismi non rispettati, palloni spediti in tribuna.


Gli ultimi venti minuti di partita: si nota l'arretramento dell'Atletico fino ai margini della propria area e oltre, in una vera e propria situazione di assedio.
 

Uno spettacolo indecoroso, che una volta di più dovrebbe far riflettere sulla necessità di non giocare col fuoco e che certo mette in luce come la filosofia del “partita dopo partita” sia, appunto, più retorica che sostanza. Uno spettacolo, però, che io stigmatizzo ma comprendo, perché mi rendo conto che gestire un campionato di vertice e una Champions' da protagonisti non sia affatto semplice e implichi micidiali cali di concentrazione per chi non ha l'abitudine ai piani alti (guardare il disastro della Real Sociedad per conferme). Però mi limito a osservare che le partite a rischio sono proprio quelle che sulla carta dovrebbero risultare più agevoli e che il Cholo questo non può non saperlo: ci vuole insomma, da parte sua, una dose supplementare di attenzione proprio per gli appuntamenti minori, quelli che, da soli, non forniscono grandi motivazioni ai giocatori.
Per il resto, nell'attesa di un segnale da parte di Simeone, che, ripeto, non può non aver collegato le ultime prestazioni discutibili in Liga, mi metto in tasca i tre punti e guardo verso il basso con soddisfazione.


Note positive
Diego Costa: altre due reti da centravanti vero, altri spunti continui in avanti e tanti sacrifici in difesa. Sbaglia un rigore, ma a questo punto è un'inezia.


Note negative
Villa: ci mette l'anima, diversamente da Porto, ma il risultato è, semmai, più irritante. Là era scomparso dai radar, qui è ben in evidenza quando sbaglia due gol già fatti solo davanti al portiere. Che dire? Aspettiamo con fiducia e pazienza, ma anche con la fastidiosa impressione che possa essere stato un acquisto sbagliato.


Atlético de Madrid Courtois 7; Juanfran 6, Miranda 5, Godín 5, Filipe Luis 7; Mario 5,5, Gabi 6 (Guilavogui, m. 89 sv), Koke 6,5, Arda 6 (C Rodríguez, m.73 sv); Diego Costa 7,5, Villa 4 (Oliver, m.58 6).

Celta Yoel; Hugo Mallo, David Costas, Fontás, Toni; Oubiña, Alex López (Santi Mina, min.58), Rafinha, Augusto Fernández (Nolito, min.58); Krohn-Dehli y Charles (Madinda, min.69).

Goles:
1-0, 42' Diego Costa.
2-0, 62' Diego Costa.
2-1, 72' Nolito.

Árbitro: Undiano Mallenco (C.Navarro). Amonestó a Godín (m.81), por parte del Atlético de Madrid, y a Charles (m. 65), Hugo Mallo (m. 74), Oubiña (m. 81), por parte del Celta de Vigo.


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