mercoledì 23 ottobre 2013

Austria Vienna – Atletico Madrid 0-3: all'improvviso uno sconosciuto


Se c'è una cosa che la notte di Vienna ha evidenziato, è che in questo momento il modulo 4-2-3-1 è il migliore per l'Atletico. Per quel che mi riguarda, lo è a prescindere, ma a quanto pare Simeone quest'anno ha optato per altro, cioè un 4-4-2 che però ora pare impraticabile, visto che Villa e Adrian, per motivi vari, non sono presentabili. Spazio dunque al pendolo centrocampo-attacco che tanto bene ci aveva portato col Chelsea.
Altra cosa che ieri sera è stata ben messa in chiaro è che, dopo la partita con l'Espanyol, il Cholo è corso ai ripari, mettendo in campo quelli da cui proprio non si può prescindere (Filipe, Miranda, Arda, Koke e Diego Costa, tanto per essere chiari, purché, ovviamente, giochino insieme) e ha messo in panca chi aveva bisogno di chiarirsi le idee e riposarsi (e siamo gentili), ovverosia Mario e Godin.
Infine, ultimo aspetto che la gara di Champions' ha messo sotto gli occhi di tutti, è ormai chiaro che questa squadra ha, in sé, un Mister Hyde che, senza preavviso, si manifesta per larghi tratti di alcune gare, quando non per tutta la partita come accaduto al Cornellà. All'improvviso uno sconosciuto, dunque, che si prende il palcoscenico e imprime la propria impronta indelebile alle partite: allora partite considerate ormai chiuse si riaprono, avversari moribondi riprendono vigore e situazioni ormai archiviate si ripropongono come temi di attualità.
Ieri sera, non c'è dubbio, lo sconosciuto ha colpito ancora. Potrà sorprendervi il fatto che io dedichi così tanto tempo al tema della scarsa continuità della squadra, considerato che i risultati dicono altri e che oggi, sulle gazzette ma anche sui blog degli appassionati, si discute solo della sinfonia atletica a Vienna; tuttavia, considero questo il vero problema dei colchoneros, nonché l'unico limite, unito alla qualità non eccelsa della rosa e al limitato numero di ricambi, a una stagione favolosa. Ieri, dopo mezz'ora favolosa, ci siamo ritrovati a rischiare più del dovuto, a correre meno degli avversari e a farci trovare sempre fuori posizione pur essendo quelli con due reti di vantaggio. Se Diego Costa non si fosse inventato il terzo gol trasformando in oro un passaggio ancora una volta fuori misura di un compagno, chissà come sarebbe finita. E chissà come sarebbe finita se l'Austria non avesse preso la traversa alla fine del primo tempo; forse ora staremmo scrivendo di incompiuta o di inopinata rimonta.


La prima mezz'ora, però, è stata fantastica, un vero spot contro quelli convinti che il nostro calcio sia solo corsa e calcioni (los vikingos, per esempio): sovrapposizioni, interscambi, triangoli, percussioni, geometrie e un pressing asfissiante ma intelligente ci hanno consegnato 30 minuti da lasciare agli annali del calcio continentale, nonché un'impressione di forza e di facilità che ha sicuramente colpito gli appassionati, neutrali e non. Splendide sia l'azione di Filipe, che ha concluso una percussione originata da Koke con il più comodo degli assist per Raul Garcia, sia la cavalcata di Diego Costa, abilissimo a nascondere agli avversari le sue intenzioni fino al momento dello scatto decisivo e del conseguente dribbling. Un 2-0 dopo venti minuti ampiamente meritato e straordinariamente convincente.
Peccato però che, piano piano, i colchoneros si siano rilassati (giusto il tempo di sfiorare il terzo gol con Costa a concludere un triangolo Koke-Filipe) e sia subentrato lo Sconosciuto cattivo, quello che rallenta il ritmo del gioco, abbassa troppo il baricentro e decide che il pressing non è più necessario: la traversa colpita da Hosiner vibra ancora, ma in generale i danubiani correvano molto di più e, se qualcuno avesse acceso il televisore in quel momento, avrebbe avuto la netta sensazione che fossero loro i mattatori dell'incontro e i biancorossi le vittime sacrificali.
Lo stesso copione si presentava nel secondo tempo, con un Atletico che dava costantemente l'impressione di essere sul punto di incassare il gol che avrebbe probabilmente significato il punto di rottura e avrebbe rovesciato le sorti del match.
Poi, improvviso come era arrivato, lo Sconosciuto svaniva: arrivava il terzo gol, con Costa bravissimo ad arpionare un cross sballato di Insua e a inventarsi un gol alla Falcao. Del nostro Mister Hyde non c'era più traccia e, anzi, il famoso spettatore casuale non avrebbe mai neppure potuto sospettarne l'esistenza: c'erano solo maglie biancorosse, abili nel nascondere la palla agli avversari e nel controllarne il desiderio di segnare almeno un gol. La partita tornava a essere una partita, insomma: uno scontro tra una squadra fortissima e una di buon livello che le provava tutte, ma trovava di fronte a sé undici giocatori organizzatissimi e affiatati, invece che un gruppetto di sparuti fantasmi sempre fuori tempo e fuori posto.
Un Atletico saldo e ben messo in campo, privo di attaccanti di ruolo, giocava da padrone e nascondeva la palla agli avversari, o ne fermava le folate sulla trequarti, portando a casa quella che, senza quella mezz'ora di ombre, sarebbe stata la più facile delle vittorie.
E ora non resta che completare l'opera al Calderon, contro gli austriaci, per garantirsi la qualificazione e mettersi in pole per il meritato primo posto.


Note positive
Diego Costa: si carica la squadra sulle spalle e ne diviene, una volta di più, spietato terminale, quando il gioco fila, o condottiero senza paura, quando l'Atletico si avvita su se stesso. In questo momento è imprescindibile, anche se Simeone sta chiaramente valutando altre possibilità per l'emergenza (possibilità che in questo momento non si chiamano né Villa né Adrian).
Filipe: gioca solo 45', ma è semplicemente devastante. Peccato che talvolta si deconcentri in fase difensiva: il ballo dell'ultimo quarto d'ora del primo tempo lo vede, io credo, attore principale, anche se non unico. Quando la contrattura lo toglie dal campo, il ben più morigerato Insua è meno incisivo in avanti, ma più funzionale alla tenuta della squadra.
Tiago: la sua è una partita da vero centromediano, se mi perdonate il paragone un po' azzardato. Difende, imposta, crea la superiorità appena davanti alla difesa o alle spalle di Diego Costa: è lui il pendolo della manovra, ed è un vero peccato che si sia scoperto giocatore di tal fatta solo in tarda età, quando, per ovvi motivi, non ci può più regalare partite in serie di questo livello. Ha una tecnica che Mario Suarez non avrà mai, neppure dedicandosi anima e corpo a questo aspetto, e ho detto tutto.
Miranda: monumentale. Non sbaglia un colpo, si muove sicuro in coppia con Alderweireld e imposta il gioco ogni volta che c'è bisogno. Nel belga, un altro giocatore bravo a impostare dalle retrovie, ha trovato forse il suo alter-ego.

Note negative
Juanfran: spinge, ma spesso si fa trovare fuori posizione in fase difensiva. La traversa di Hosiner è in buona parte sua responsabilità, visto che perde l'attaccante austriaco. Da censura la stupida ammonizione rimediata al 67', chiaro segno di nervosismo.




Austria de Viena Lindner; Dilaver, Rogulj, Ortelechner, Suttner; Stankovic (Kienast, m. 14), Holland, Mader; Royer (Leovac, m. 85), Hosiner, Jun (Spiridinovic, m. 75). No utilizados: Kardum; Ramsebner, Koch y Simkovic.

Atlético de Madrid Courtois 6,5; Juanfran 6, Miranda 7,5, Alderweireld 7, Filipe Luis 7,5 (Insúa, m. 46 6,5); Tiago 8, Gabi 6,5; Arda 6,5, Raúl García 7 (Adrián, m. 81 sv), Koke 7,5; Diego Costa 8,5 (C. Rodríguez, m. 59 6).
No utilizados: D. Gil; Óliver; Mario Suárez y Villa.

Goles:
0-1, 8' Raúl García.
0-2, 20' Diego Costa.
0-3, 53' Diego Costa.

Árbitro: Daniele Orsato (ITA). Amonestó a Kienast, Holland, Suttner, Hosiner, Raúl García, Gabi y Juanfran.

Unos 50.000 espectadores en el Ernst Happel Stadion.


3 commenti:

  1. Secondo te domenica saremo in vetta?

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    1. Possibile, ma prima dobbiamo battere il Betis... E comunque spero che accada a causa di un pareggio e non per una vittoria dei vikingos.
      Rimane il fatto che una vittoria a Barcellona ci avrebbe già fatto andare in testa e magari ci avrebbe permesso un ulteriore allungo, ma ormai è fatta

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    2. ma non scrivi più?

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