Isteria ovunque, ieri al Calderon: in campo, nella testa dell’arbitro, sulle gradinate. Ad incendiare un’atmosfera già elettrica ha contribuito anche la sconsiderata gestione della partita dell’arbitro Borbalàn, che al primo minuto vedeva un gesto volontario nel contatto del pallone col braccio di Silvio, braccio attaccatissimo al corpo come il manuale del buon difensore prevede. Niente da fare, soprattutto quando si combatte con una evidente miopia: rigore per gli ospiti che andavano immediatamente in vantaggio. Nel primo quarto d’ora l’Atletico, evidentemente sotto shock, non riusciva ad imbastire una sia pur minima azione, mentre il pubblico rumoreggiava contro arbitro e maiorchini. Progressivamente i rojiblancos andavano organizzandosi e mantenevano il controllo del gioco (a fine primo tempo il possesso palla dei padroni di casa raggiungeva il 64%), ma era un controllo sterile, poiché per l’ennesima volta il pallone si perdeva una volta arrivato sulla trequarti avversaria. Solo un rigore non proprio limpido consentiva a Falcao di pareggiare, ma la tensione rimaneva altissima, con l’intero Calderon a puntare gli occhi sui colchoneros e su Manzano.
Non vorrei qui riprendere il solito discorso sul penoso gioco dell’Atletico, già sviluppato nelle sue linee essenziali (mancanza di velocità, mediocrità dei titolari in molte zone del campo etc etc) in altri post. Vorrei fare alcune considerazioni più generali e insieme alcuni appunti specifici sulla partita di ieri, tutti argomenti che chiamano in causa Manzano, fischiato ingenerosamente da parte della gradinata ma comunque responsabile di questa mediocrità, sia pure in buona compagnia.
In primo luogo, non riesco a capire quanti gioiscono per le percentuali di possesso palla dei colchoneros. Ci sono molti modi di tenere palla: c’è quello del Barça, finalizzato alle accelerazioni, e quello dell’Atletico, che avanza ruminando e che comunque sembra finalizzato ad addormentare la partita sullo 0-0, più che a vincerla.
Poi non capisco dove stia, in campo, il gioco che Manzano predica sui giornali. Ricordo un’intervista in cui un paio di giocatori parlavano del suo insistere sulla necessità di occupare tutto il campo, di aprire il gioco sulle fasce. Perché poi la posizione di Diego e di Arda, di Reyes e di Pizzi, nonché tutti i passaggi filtranti, mostrano chiaramente che si persegue lo sfondamento per linee centrali?
Perché dopo più di dieci partite ancora non si intravede un gioco più efficace del “spariamo la palla in avanti e vediamo cosa fa Falcao”? Per un gioco così, bastava Quique…
Manzano non sa che non è il numero dei giocatori d’attacco a creare pericolosità, ma il loro movimento? Perché ieri quasi tutto il secondo tempo ha visto un Atletico schierato con un assurdo 4-2-4 (poi parzialmente corretto chiedendo più sacrifici ad Arda) in cui il centrocampo era affidato a Suarez e Diego, ovvero al primo soltanto, e in avanti Arda (poi Pizzi), Falcao, Salvio e Reyes, come giocatori di calcio-balilla, si muovevano in linea senza dare fastidio alcuno al Maiorca. In compenso, abbandonati a se stessi, Miranda, Godin e Suarez sudavano sette camicie per contenere i contropiede degli avversari. Contagiato dall’isteria dominante e dal bisogno di vincere l’ormai montante scetticismo, Manzano ha cercato di forzare la situazione nel modo più ovvio e inefficace possibile, rischiando la sconfitta con un atteggiamento tattico sconsiderato.
Nello specifico della partita di ieri, ecco alcuni ORRORI ripetuti più e più volte:
1. Triangolazioni finalizzate solo ed esclusivamente a far retrocedere la palla, in modo da permettere agli avversari di difendersi con molto più agio, casomai rischiassero di farsi trovare fuori posizione.
2. Rarissimi cambi di fronte.
3. Passaggi imprecisi, sempre troppo corti o troppo lunghi, lentissimi tranne quanto la velocità potrebbe mettere in difficoltà i compagni (allora la palla viene letteralmente scagliata contro chi dovrebbe riceverla). E sempre in controtempo rispetto al movimento del compagno, che così deve arretrare o modificare la propria traiettoria e rallenta inevitabilmente l’azione.
4. Tutti i passaggi convergono verso il centro, sempre e comunque. Più volte Filipe e Silvio si sono involati sulla fascia solo per rallentare e appoggiare verso il compagno marcato al centro del campo.
5. Nessun tipo di aiuto al compagno pressato. Si passeggia nelle vicinanze osservando cosa accade, ma non si sente mai il bisogno di proporsi per un alleggerimento e magari anche una triangolazione.
Note positive
Falcao: corre, lotta, retrocede fino a centrocampo per raccogliere palloni da smistare a compagni che puntualmente li sprecano. All’ 85’, preso da disperazione, riceve a centrocampo e cerca di andar via e fare tutto da solo: quasi quasi ce la fa. Certo, non segna, ma vorrei vedere chi riuscirebbe a trasformare lo schifo prodotto dai suoi compagni in oro!
Miranda - Godin: abbandonati a se stessi, gestiscono piuttosto bene la situazione. Alcune sbavature, ma nel complesso contengono il Maiorca e rilanciano l’azione, soprattutto Miranda che sta crescendo progressivamente, dimostrandosi non velocissimo sul breve ma dotato di ottimo senso della posizione.
Note negative
Adrian: ha l’occasione di convincere Manzano a impiegarlo costantemente a fianco di Falcao e la fallisce miseramente, dimostrando che due punte non aumentano il peso in avanti di questa squadra. Nel secondo tempo spreca un pallone che implorava solo di essere infilato in rete con un tiro potente ma impreciso.
Diego: qualcuno può gentilmente spiegargli che i corner sono fatti per mettere in difficoltà gli avversari e non i compagni che stazionano sulla trequarti e che ricevono i suoi passaggi strampalati e che dovrebbero, nella sua testa, dar vita ad astruse combinazioni d’attacco?
Atlético de Madrid: Courtois 6; Silvio 6,5, Miranda 6,5, Godín 6, Filipe Luis 5,5; Tiago 5 (Reyes, m. 54 5,5), Mario Suárez 6, Diego 5,5, Arda Turan 6 (Pizzi,m. 80 sv); Falcao 6 y Adrián 5 (Salvio, m. 54 5).
Mallorca: Aouate; Pau Cendros, Ramis, Chico Flores (Joao Vitor, m. 72), Bigas; Pina, Tissone; Nsue, Tejera (Alfaro, m. 46), Chori Castro; y Tomer Hemed (Aki, m. 60).
Goles: 0-1, m. 2: Tomer Hemed, de penalti. 1-1, m. 43: Falcao, de penalti.
Árbitro: Fernández Borbalán (C. Andaluz). Amonestó a los locales Arda Turan (m. 56) y Mario (m. 61) y a los visitantes Ramis (m. 43), Chico Flores (m. 48), Bigas (m. 54), Tissone (m. 69) y Chori Castro (m. 84).
Incidencias: partido correspondiente a la novena jornada de Liga en Primera División, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 40.000 espectadores.
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