Opposto ad una Udinese in “versione B”, l’Atletico ottiene la prima sconfitta di questa Europa League. E’ tipico del calcio che sia stato sconfitto là dove meritava, tutto sommato, un pareggio e abbia invece pareggiato a Rennes, dove una sconfitta sarebbe stata più che meritata. In ogni caso, il risultato non cambia: i colchoneros si complicano la strada verso il superamento del turno, lasciando di fatto ai bianconeri il primo posto nel girone e mettendosi nella condizione di battagliare con Celtic e Rennes per il secondo.
All’inizio i biancorossi erano anche partiti bene, con un gioco manovrato che cercava di coinvolgere tutti gli undici in campo, secondo il dettato di Manzano. Discreta prova offrivano Assunçao (capace anche di uscire dal suo classico schema “passaggio in orizzontale di 2 metri”), Miranda e Godin, abili sia nelle chiusure difensive che nei rilanci (soprattutto il brasiliano, che ha l’impostazione nelle sue corde, pur senza essere un fuoriclasse). Purtroppo davanti funzionava poco il tridente a sostegno di Falcao (da sinistra a destra Pizzi – Diego – Juanfran), capace di generare un movimento palla più fine a se stesso che teso all’effettiva penetrazione nell’area avversaria. Aggiungiamoci un Gabi spaesato, una coppia di terzini incapaci di spingere e un Falcao non particolarmente lucido e si avrà il quadro di una squadra che ruminava il suo calcio scolastico senza accelerazioni che potessero mettere in difficoltà l’avversario. Il problema principale, da molte partite a questa parte, è infatti la lentezza e del gioco e dei movimenti senza palla: non si vedono accelerazioni e nessun giocatore si mette mai nella condizione di essere servito in movimento, in modo che possa saltare l’avversario. La squadra è statica e bloccata, tutti attendono da fermi il passaggio e chi dovrebbe garantire velocità e intuizioni è in parte fuori forma e in parte ostacolato dalla lentissima circolazione della palla fino alla trequarti avversaria. In più Diego è in calo, Juanfran ieri non ne azzeccava una e il solo Pizzi era impegnato a creare movimento. Falcao non è brillante ma non può essere accusato per la sterilità dei rojiblancos: ieri (come altre volte) non ha ricevuto neppure una palla “pulita” e non può fare miracoli ogni volta. Inoltre chi lo accusa di non partecipare alla manovra dimentica il suo frequente “rinculare” per cercare triangolazioni vanificate dalla lentezza dei compagni e il fatto che se questa squadra vuole vincere deve uscire dalla “sindrome-Aguero” (buttare la palla in avanti e poi ci penserà l’attaccante a sviluppare l’azione, rifinirla e finalizzarla. Do you remember Aguero-Forlan?) per sviluppare un gioco armonico e completo.
Nel secondo tempo l’Atletico si è andato via via spegnendo, evidenziando i soliti problemi di tenuta fisica. Così è bastata una Udinese meglio messa in campo (grazie all’ingresso di Basta e Fabbrini, mica Maradona…) per mettere in affanno i colchoneros fino all’inevitabile uno-due di Benatia e Floro Flores. Cose se capitano se non segni mai e non ti rendi mai pericoloso: non può finire sempre 0-0. Il primo gol arriva per di più in un momento di black-out di Manzano, che lascia passare otto minuti tra l’uscita di Gabi e l’ingresso di Koke, col risultato di avere in campo una squadra tagliata in due e con il solo Assunçao (“assistito” da Diego) a centrocampo: salta il filtro e arriva il gol del 1-0 dei bianconeri. A quel punto, tutti capiscono che la partita è finita: i rojiblancos si trascinano stancamente e incassano anche un 2-0 tutto sommato esagerato per quanto si è visto in campo.
Note positive
Pizzi: punge poco, pochissimo, ma si danna l’anima per compiere i movimenti chiesti da Manzano. Fosse meglio assistito, forse la partita andrebbe diversamente.
Classifica: sul finire della partita il Celtic centra il pareggio e permette all’Atletico di mantenere il secondo posto in solitudine. Il primo è ormai andato, salvo miracoli improbabili, ma il secondo è ancora tutto da conquistare, considerato che dovrà andare a Glasgow e che il Rennes è fisicamente più avanti dei rojiblancos.
Note negative
Società: molti hanno già la lingua di fuori a ottobre, visto che, tra Coppa America e acquisti all’ultimo giorno di mercato, si sono aggregati al gruppo solo a stagione iniziata. La condizione atletica è quindi varia e indubbiamente carente. La società, che ha acquistato quasi tutti all’ultimo minuto e che ha tenuto in sospeso a lungo la sorte di alcuni partenti eccellenti, non ne sa nulla? E poi, basta con la balla dei “due giocatori per ogni ruolo”! La rosa è molto più corta del previsto, se ci tocca mettere Perea sulla fascia destra o chiedere a Juanfran di sacrificarcisi. Come abbiamo già scritto nei post di mercato, è mancata la programmazione. Ora sono difficoltà in più per Manzano, difficoltà che non scompaiono per la compiacenza omertosa dei giornalisti amici del Gilifato.
Perea: siamo alle solite. Non spinge, difende male e poi regala l’ennesimo infortunio tecnico giusto in tempo per far segnare Benatia.
Udinese: Handanovic; Benatia, Danilo, Domizzi; Pereyra (Basta, m. 46), Doubai (Asamoah, m. 84), Pinzi, Badu, Armero; Adbi (Fabbrini, m. 46); y Floro Flores.
Atlético de Madrid: Courtois 5,5; Perea 4,5, Miranda 6, Godín 5,5, Filipe Luis 5; Diego 5, Assuncao 6,5, Gabi 5,5 (Adrián, m. 77 sv); Juanfran 4,5 (Reyes, m. 59 4,5), Falcao 5 y Pizzi 6 (Koke, m. 85 sv).
Goles: 1-0, m. 89: Benatia aprovecha un rechace y marca tras tocar en Perea. 2-0, m. 93: Floro Flores cruza el balón desde el borde del área.
Árbitro: Alon Yefet (Israel). Amonestó a los locales Badu (m. 58) y Danilo (m. 63) y a los visitantes Gabi (m. 73) y Assuncao (m. 84).
Incidencias: partido correspondiente a la tercera jornada del grupo I de la Liga Europa disputado en el estadio Friuli de Udine ante unos 20.000 espectadores.
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