Nel giorno delle peñas, in un Calderon più pieno del solito, Manzano si giocava molto, se non tutto. In un ambiente reso elettrico dalle solite polemiche (più volte il pubblico ha inveito contro Manzano e Gil e chiesto a gran voce Luis Aragones e Simeone), cominciare bene era molto più che importante. Per fortuna l’avversario era il Saragozza, cioè quel che ci voleva per far decollare l’Atletico rachitico e impaurito di questi ultimi tempi. Per fortuna, poi, i “dimenticati” di ottobre non avevano scordato come giocare a calcio: due gol di Adrian e uno di Dominguez chiudevano la partita in maniera chiara, almeno sul piano del risultato. Perché, in verità, non c’è molto altro di cui essere contenti: i rojiblancos continuano a trasportare penosamente il pallone fino alla trequarti, dove poi restano in attesa che qualcuno si incarichi di fare qualcosa, qualunque cosa, per innescare Falcao. Oppure scagliano palloni su palloni in avanti, un tipo di gioco che qualunque manuale per allenatori principianti definisce chiaramente improduttivo.
Fortuna ha voluto che ieri alcuni dei biancorossi (Arda, Filipe e Adrian) fossero in palla e che il Saragozza, schierato col famoso modulo “Maginot”, non fosse in grado di marcare alcun avversario neppure saturando ogni spazio.
Così, al 19’ una combinazione Gabi – Arda sul centrodestra veniva conclusa con un vero cross a rientrare da quest’ultimo per la testa di Adrian, che staccava superbamente e infilzava Roberto. Evidenti le colpe dei difensori avversari, sconcerto tra i colchoneros che non avevano mai riflettuto sul fatto che il modo migliore per chiudere un’azione sulla fascia non è rallentare e passare indietro a un compagno fermo sulla trequarti, ma crossare in area per il centravanti. Alle volte, i misteri della tattica, eh?
Poco dopo, su punizione battuta dalla trequarti, ancora Arda lasciava partire un cross per la testa di Godin, che rimetteva al centro per l’incornata di Dominguez.
A quel punto, passata la paura, si vedevano anche alcune azioni pregevoli, sia pure isolate e affidate solo ed esclusivamente alle iniziative dei singoli (brillavano Arda e Filipe Luis, mentre Falcao arrivava sempre in ritardo di un soffio su ogni pallone).
Si arrivava così al 75’, quando Filipe chiedeva e otteneva una triangolazione con Diego, partiva a razzo, resisteva a una carica, entrava in area e serviva al centro Adrian, bravo nel tiro di potenza che non lasciava scampo a Roberto.
Tutto finito? Assolutamente no: fedele alla sua natura l’Atletico era andato perdendo brillantezza e coesione nel corso del secondo tempo e aveva già tremato più volte di fronte al pur impalpabile attacco del Saragozza. Così ci pensava il buon Perea (e chi, se no?) a regalare una qualche speranza agli avversari, permettendo a Postiga di saltare indisturbato in area su calcio d’angolo.
La fine, come l’inizio e buona parte della gara, era all’insegna della contestazione verso Manzano e la proprietà.
Note positive
Adrian: corre, lotta, si impegna. Svaria su tutto il fronte d’attacco, scambiandosi con Arda e sostenendo Falcao come secondo centravanti, più che come semplice attaccante. E soprattutto finalizza di potenza, come un vero bomber di razza. Col Maiorca era stato un fiasco, pur non lesinando impegno; ieri è stato l’elemento determinante.
Arda: vero e proprio centrocampista a tutto campo, sostiene l’azione in avanti con invenzioni mai banali e raramente fini a se stesse. Gli difettano maggiore continuità e peso in attacco, ma è ormai imprescindibile.
Filipe: sia a Bilbao, sia soprattutto ieri è sembrato in crescita, abile e grintoso sia in difesa che in attacco. A tratti comincia a intravvedersi il giocatore ammirato a La Coruña. Se esplodesse, il gioco avrebbe un immediato salto di qualità.
Note negative
Perea: gioca 24 minuti e ottiene due grandissimi risultati: prima tira una gomitata in faccia a un avversario senza essere ammonito, poi resuscita un inesistente Postiga permettendogli di segnare il gol della bandiera. Impagabile la sua espressione, mentre guarda il portoghese in volo e poi anche i compagni: “Ma perché, toccava a me?”
Mario Suarez: il passaggio di prima a più di due metri gli è sconosciuto, quello in avanti pure, la marcatura feroce sugli avversari anche. Abbandona Gabi a un lavoro oscuro che ne pregiudica la lucidità e costringe Diego ad abbassarsi moltissimo per ricevere il pallone, con il conseguente inevitabile rallentamento del gioco.
Diego: posto quanto detto sopra, ci mette del suo. Alterna momenti in cui porta troppo palla ad altri in cui se ne libera in maniera isterica, con continui passaggi filtranti che spesso non sono né opportuni né ben calibrati.
Falcao: arriva sempre un attimo dopo su ogni pallone. Davanti è solo, certo c’è sempre, ma un centravanti deve segnare, non ci sono storie.
Attacco: quattro egoismi riuniti insieme non creano gioco d’attacco. Creano un gran movimento che alle volte può andare bene, altre no (non c’è sempre il Racing, lo Sporting o il Saragozza di turno…). Ieri per fortuna c’era Adrian, che si impegna per tutti e che gioca sempre per la squadra, questo è indubbio. Manzano sembra predicare più buone intenzioni che schemi precisi e questo si vede: un generico “usiamo di più le fasce” o “bisogna inserirsi in avanti” non bastano, altrimenti sul gioco prevarrà sempre l’amore per la giocata tipico del solista.
Atlético de Madrid: Courtois 5,5; Silvio 6 (Perea, m. 66 4), Domínguez 6, Godín 6, Filipe 6,5; Gabi 5,5, Mario 4,5 (Tiago, m. 78 sv), Arda Turan 7; Diego 5,5 (Koke, m. 87 sv); Adrián 7,5 y Falcao 5.
Real Zaragoza: Roberto; Juárez, Lanzaro, Da Silva, Paredes (Lafita, m. 46); Barrera (Juan Carlos, m. 64), Ponzio, Zuculini (Rubén Micael, m. 46), Meira, Luis García; y Postiga.
Goles: 1-0, m. 19: Adrián, de cabezazo colocado a la escuadra tras un pase medido de Arda Turan. 2-0, m. 31: Domínguez cabecea en el segundo palo un servicio de Godín. 3-0, m. 75: Adrián culmina una jugada individual de Filipe Luis. 3-1, m. 79: Postiga cabecea un saque de esquina.
Árbitro: Estrada Fernández (C. Catalán). Amonestó a los locales Mario Suárez (m. 24) y Gabi (m. 34) y a los visitantes Ponzio (m. 56) y Rubén Micael (m. 59).
Incidencias: partido correspondiente a la undécima jornada de Liga en Primera División, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 45.000 espectadores.
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