In un Calderon desolatamente mezzo vuoto, l’Atletico rompe finalmente il sortilegio del gol e mette in mostra una serie di spunti interessanti, sia pure inframmezzati da momenti di gioco ancora mediocre e sotto-ritmo. Migliore avversario del Celtic, per una squadra ancora alla ricerca della propria identità, non poteva capitare; tuttavia non sono mancati momenti in cui anche i modesti bianco-verdi avrebbero potuto segnare senza che nessuno potesse recriminare alcunché.
Buoni i primi venti minuti di gara, con un Atleti vivace e dal gran ritmo, forse avvantaggiato dal gol su calcio d’angolo dopo solo tre minuti. Un paio di minuti dopo, il solito pasticcio difensivo rischiava di vanificare l’ottimo spunto della coppia Diego-Falcao, ma poi la gara prendeva i binari giusti e proseguiva con i biancorossi arrembanti fino a quando Gabi sfiorava il palo con un tiro da fuori. Poi, pian piano, la squadra di casa perdeva tono e compattezza e il gioco viveva delle ormai tristi iniziative individuali.
La situazione non migliorava affatto nel secondo tempo: la disunione e la perdita delle giuste distanze tra i reparti provocava una serie di errori nei passaggi e nelle chiusure difensive che creavano alcuni pericoli dalle parti del sempre ottimo Courtois. Tuttavia il vantaggio resisteva e, alla prima vera azione corale (una combinazione Lopez – Arda – Diego che si sviluppava dalla fascia sinistra), i biancorossi raddoppiavano. Da allora in poi la partita poteva dirsi conclusa: solo il tempo di fare entrare Adrian (e poi Tiago) per sviluppare, anche grazie all’ingresso di Reyes avvenuto prima, un 4-4-2 variabile, ovverosia spesso più simile, soprattutto in fase d’attacco, a un 4-2-3-1, e di vedere Arda sfiorare quel gol che avrebbe meritato.
Note positive
Diego: buona prova, anche se non trascendentale come il sempre solito (e isterico) facile entusiasmo del Calderon ha sottolineato. Buon movimento, ottima scelta di tempo sia nel dettare il passaggio sia nel sollecitarlo. Meglio come ala - seconda punta - trequartista che come centrocampista, come in molti vorrebbero. A mio giudizio, la partita dimostra che deve essere lasciato libero di cercarsi spazi nella zona tra centrocampo e attacco per poi dettare l’inserimento o partire in progressione. Va visto contro avversari più probanti, ma può essere l’elemento destabilizzante e imprevedibile che manca da anni al gioco biancorosso.
Arda: buoni movimenti, discreto ritmo, poca continuità. Vale il discorso fatto per Diego: va testato contro squadre di alto livello, comunque promettente.
Note negative
Abilità difensiva: i biancorossi soffrono il gioco di sponda degli attaccanti avversari e gli inserimenti dei centrocampisti. La linea a tre del centrocampo è lenta nell’accorciare sulla difesa e lascia scoperti i due centrali, in affanno sui modestissimi scozzesi. Se basta il gioco spalle alla porta di un Samaras a metterti in difficoltà, nella stagione potrebbero essere dolori. Va detto che i terzini di scorta, Perea – Lopez, non valgono neppure un’unghia dei due titolari, perché difendono male e attaccano peggio: particolarmente in difficoltà Perea, spesso fuori posizione e talora mancante anche nel controllo di palla (incredibilmente, Antonio Lopez ha fatto la sua onesta partita).
Mario Suarez: basta un centrocampo leggermente più tecnico di quello della scorsa stagione e si rivela per il modesto gregario che in realtà è sempre stato. Non gioca mai di prima, rallenta costantemente il gioco (perde sempre tempo ad aggiustarsi la palla sul destro), ignora il passaggio in verticale: difetti che in una linea a tre, in cui l’impostazione deve chiaramente essere condivisa, sia pure in parti disuguali, pesano tantissimo.
4-3-3: siamo sicuri che sia il modulo giusto? Quanto detto sopra, oltre al calo di Reyes da quando il modulo di partenza non è più il 4-4-2, giustificano le perplessità. Si tratta di un modulo molto dispendioso sul piano fisico, molto impegnativo sul piano tattico e che richiede, a mio giudizio, grande tecnica, di fatto assente in alcuni componenti della rosa.
Ambiente: neanche 30mila spettatori per l’esordio in Europa League si commentano da soli. Stessa cosa contro l’Osasuna. Ma qui è colpa di una dirigenza incapace di dare segnali credibili dell’esistenza di un progetto sportivo. Quello che non va è l’ambiente complessivo. Durante la partita ho visto su internet: insulti a Manzano e Lopez, lodi dei due suddetti, previsioni della serie “A segunda”, peana a Diego e Arda, perplessità sui medesimi, invocazioni di altri mille allenatori e di nuovi acquisti, sproloqui su non si sa quali canteranos che ci farebbero vincere la Liga, accuse ai canteranos in campo di non avere cuore, lamentele perché non si vinceva già 5-0 dopo dieci minuti etc etc etc. Il solito clima di isteria per cui o fa tutto schifo o siamo da vittoria in Champions a seconda di quello che succede in quei dieci secondi di partita o delle posizioni preconcette di chi commenta. Francamente, diamoci una calmata.
Atlético de Madrid: Courtois 7; Perea 5,5, Godín 6, Miranda 6, Antonio López 6; Koke 6 (Reyes 6, m. 56), Mario 5, Gabi 6 (Adrián, m. 70 sv); Arda Turan 6,5, Falcao 6,5, Diego 7 (Tiago, m. 84 sv).
Celtic: Forster; Mark Wilson (Matthews, m. 80), Kelvin Wilson, Loovens, Mulgrew; Kayal, Ki Sung-Yong; Forrest (Commons, m. 83), Ledley (Bangura, m. 78), Samaras; y Hooper.
Goles: 1-0, m. 3: Falcao, de cabeza tras un saque de esquina de Diego. 2-0, m. 69: Diego culmina una jugada individual de Arda Turan.
Árbitro: Peter Rasmussen (Dinamarca). Amonestó a los locales Gabi (m. 51) y Mario Suárez (m. 59) y al visitante Loovens (m. 87).
Incidencias: partido correspondiente a la primera jornada del grupo I de la Liga Europa, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 30.000 espectadores.
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