lunedì 5 settembre 2011

L'estate del nostro scontento, parte II

Premesso tutto quanto detto nel post precedente, vediamo ora nel dettaglio mosse di mercato e singoli reparti.

Porta
Una sola domanda: la società crede in Joel (e Asenjo)? Se sì, non si capisce perché non abbiano preso un portiere di esperienza, adatto a fare il secondo e a subentrare alla bisogna. Se no, Courtois in prestito non è l’uomo giusto. Un portiere del calibro di questo ragazzo (le opzioni aperte dai suoi lanci lunghi hanno fatto la differenza contro l’Osasuna, così come le due doti atletiche e il senso della posizione) si compra, non si elemosina dal Chelsea per poi vederselo portare via alla fine del campionato. C’è il rischio concreto di trovarsi a fine anno senza un potenziale campione e con due ottimi ragazzi sfiduciati. Inoltre tra poco Asenjo sarà pronto e si innescherà una competizione sfibrante tra i tre: se veramente Manzano ha intenzione di alternarli, potremmo assistere ad errori in serie.

Per il resto, confesso di aver trovato De Gea un ingrato che abbandona la squadra che lo ha cresciuto dopo appena un anno da titolare. Tuttavia, in parte capisco il suo desiderio di andarsene: da una parte un club che più volte ha avuto dubbi nei tuoi confronti e che nell’ultima stagione ha dato un’impressione di caos totale (confermata, tra le righe, anche da Quique); dall’altra il Manchester United, che non è solo di un altro pianeta a livello sportivo, ma anche a livello societario. Certi treni, nella vita, passano una volta sola.
Negli occhi ho però ancora gli errori contro Aris, Rosenborg e Real Madrid, per cui non sono così addolorato per la partenza di David: tutto sommato, credo che sopravvivremo… 

Difesa
Sono arrivati Silvio, che nelle prime partite si è dimostrato un degno terzino destro, e Miranda, sul quale invece persistono i dubbi (senso della posizione e velocità paiono carenti, però è ancora troppo presto per un giudizio).
Entusiasmo di tutti per la cessione del mediocre, ancorché volenteroso, Valera. Rammarico per l’addio di Ujfalusi, uno dei giocatori più sottovalutati che abbia mai visto: io lo avrei tenuto senza esitazione, anche perché è stato venduto per un pugno di noccioline, ma purtroppo la proposta del Galatasaray è capitata nella fase “vendiamo tutto” della ciclotimica estate rojiblanca. Piuttosto il vero peso morto è Antonio Lopez, che, se non fosse il capitano per “meriti di cantera”, sarebbe già stato allontanato anni fa: è un terzino mediocre che solo in un club che idolatra istericamente (quasi) tutti i suoi figli può nutrire speranze anche solo di andare in panchina.
Buone le conferme di Godin, Dominguez, Filipe Luis, Pulido e… ehm… (Dio mi perdoni…) Perea.
Quest’ultimo, straniero col maggior numero di presenze in tutta la storia dell’Atletico, è criticatissimo ad ogni partita da gran parte della tifoseria. Io stesso sono molto combattuto. I fatti dicono che gli anni scorsi, tutte le volte che si è verificato qualche errore difensivo, Perea era, per così dire, “nelle vicinanze”. D’altra parte, non si può negare che la sua velocità e la sua esplosività muscolare siano impressionanti. Quando è in giornata, è un fenomeno, capace di recuperi e di interventi sulla palla eccezionali; peccato che finora abbia accusato frequenti cali di concentrazione e rovinosi attacchi di stupidità tattica, con colpi leziosi dalle conseguenze devastanti nei momenti meno indicati della partita. Di fatto è all’ultima chiamata: la partita con l’Osasuna, dove è stato visto persino passare la palla con costrutto, ha segnato la strada. Vedremo, anche se l’opzione migliore per il centro della difesa rimane, a mio giudizio, la coppia Dominguez – Godin.

L’impressione è comunque che manchi qualcosa sulle fasce, soprattutto a sinistra, dove Filipe è ancora in difficoltà e Lopez è francamente impresentabile. Sulla destra invece Manzano conta su Perea come ricambio per Silvio, ma il colombiano negli anni scorsi ha manifestato la tendenza a non sapersi controllare e a farsi trovare fuori posizione.

Centrocampo
Il vero problema, da anni, è la mancanza di un regista che però non pare essere arrivato, a meno che non si consideri tale Gabi o non si pensi di affidare le chiavi del centrocampo a Koke. Per lungo tempo, leggendo i giornali è parso che si puntasse tutto su Borja Valero, ma l’impressione mia e di molti altri è che non si sia veramente cercato il giocatore. Se lo schema che ha in mente Manzano è quello presentato contro l’Osasuna, non è previsto un vero e proprio regista, ma una sorta di cooperativa di regia Tiago - Mario Suarez – Gabi in cui quest’ultimo è il vero ago della bilancia, decentrato sul centro-sinistra.
Sono rimasti anche Paulo Assunçao e Juanfran, oltre a Tiago che ufficialmente sarebbe un nuovo acquisto. Il primo è un uomo di peso ed esperienza, anche se poco propenso a fare gioco (tende all’appoggio orizzontale e poco più), che può far comodo come riserva se inserito in un contesto in cui altri si incarichino di giocare la palla. Di Tiago sappiamo pregi e difetti: è una mezzala dai buoni piedi, ma non è continuo, non sa organizzare il gioco e non è un leader. Due buoni rincalzi, ma niente di più. Spero di vedere più spesso in campo Juanfran, giocatore di buona qualità e abile nel cercare la profondità che l’anno scorso è stato poco sfruttato da Quique; tuttavia, non vedo proprio come si potrebbero aprire spazi per lui, con questa rosa e questo schema di gioco.
Continuo a credere che ci siano troppi incontristi/corridori e pochi cervelli e che manchino personalità forti, però Manzano sembra sapere il fatto suo e aspetto fiducioso i risultati del suo schema, per il quale vi invito a dare uno sguardo qui.
A mio giudizio sussistono due altri problemi.
In primo luogo, non riesco a vedere tutta questa fiducia nei giovani di cui tanto si è parlato quest’estate: per un Mario Suarez ormai pedina chiave del centrocampo e un Koke con buone speranze, ci sono un Fran Merida costretto ad andare in prestito senza aver potuto dimostrare il suo valore (anche come regista, perché no?) e un Keko abbandonato al suo destino. Su quest’ultimo io avrei insistito ancora un po’, mentre il problema di Fran è più complesso e riguarda la politica generale del club verso i giovani: ha senso vincolarli a prestiti con diritto di riscatto di due anni? Ruben Perez non avrebbe fatto comodo già quest’anno, dopo l’ottimo anno di La Coruna? E questo tipo di contratti non dà troppo potere ai club che ricevono il prestito, al punto da spingerli a tirare sul prezzo nel caso in cui il giocatore abbia dimostrato il suo valore, con conseguente rischio che il prestito si risolva in una cessione definitiva, più o meno mascherata (è il caso di Manu Del Moral)? L’Atletico ha spinto molto anche quest’estate su questo tipo di prestiti e sul mancato rinnovo del contratto a ragazzi che si erano distinti nelle categorie giovanili. Spero che non ne abbia a pentirsene.
Secondo problema, abbondano i trequartisti. Reyes, Arda Turan e Diego, sia pure considerato che hanno caratteristiche tali da poter essere utilizzati anche in altre zone del campo, mi sembrano un po’ troppi. I primi due sono poco continui e tendono alla pigrizia; Diego è una vera e propria incognita, considerato anche il caratterino. Le dichiarazioni all’arrivo sprizzavano, come da prammatica, ottimismo e desiderio di mostrare il proprio valore, ma la parabola del giocatore dall’arrivo alla Juventus in poi parla chiaro. Anche Diego, insomma, è all’ultima spiaggia: se fallisce a Madrid, non troverà più nessuno disposto a scommettere su di lui. A quanto pare, Manzano sembra volerlo utilizzare o come centrocampista con compiti di regia nel 4-3-3 (al posto di Tiago?) o come trequartista puro nel 4-4-2 a rombo (e Reyes? Farà la seconda punta?). A me non sembra adeguato a giocare a centrocampo, ma probabilmente Manzano, che a quanto pare ha insistito moltissimo per averlo, vede in lui qualcosa che noi non riusciamo a cogliere. In ogni caso, l’arrivo di Diego ha scatenato un grande entusiasmo a Madrid, dove da almeno un paio d’anni in molti speravano in un suo arrivo. Tanti scrivono di un Diego a supporto di un attacco Reyes – Falcao – Arda Turan, ma per sostenere uno schieramento del genere, comunque a mio giudizio troppo leggero e discontinuo, c’è bisogno di un gioco di squadra di grande coesione e sostanza.

Attacco
Il vero caos dell’estate ha interessato l’attacco, che esce dal mercato completamente stravolto. Poche storie, si chiude un’epoca, quella della coppia Forlan – Aguero. Per inciso, una coppia atipica, che spesso si è rivelata carente nelle gare in cui si trattava di “sfondare” la difesa avversaria, più che di incunearvisi.
Aguero se ne va per 45 milioni e dopo aver insultato tifoseria e compagni. E’ pur vero che l’Atletico non sembra garantire un palcoscenico di primo piano a chi vuole divenire (o è già) fuoriclasse mondiale (il “Gilifato” ci consegna una società dove regna la confusione e mediocre, assolutamente non all’altezza della sua storia) e che dopo la vittoria nella Supercoppa la squadra è stata indebolita senza criterio, ma vorrei ricordare a tutti, e a lui per primo, che se Aguero è quello che è, il merito è anche della società che ha creduto in lui quando aveva solo 18 anni, lo ha atteso, coccolato e sostenuto. Quindi mi sarei aspettato un minimo di riconoscenza, senza frasi antipatiche sul fatto che non si era mai sentito tifoso dell’Atletico e che l’unica squadra che conta per lui sia l’Independiente.
Infatti a Forlan nessuno ha rinfacciato nulla, eppure anche lui non si è fatto problemi a ricordare la pura e semplice verità (l’Inter è squadra di livello superiore all’Atletico). Le frasi sul fatto che se ne vada da tifoso dell’Atletico sono probabilmente un modo diplomatico per ringraziare la società e niente più, ma alla fine nessuno si aspettava chissà cosa. Da molto covava il desiderio di andarsene, più o meno velatamente dichiarato, ma credo che, se fosse rimasto, avrebbe dato l’anima. Sono sicuro, altresì, che Aguero, se fosse rimasto, non l’avrebbe fatto e anzi avrebbe causato danni nello spogliatoio. In più, in diverse occasioni Gil Marin aveva fatto capire, con la sua tipica mancanza di riconoscenza e di educazione, di volersi liberare di Forlan.
Per cui, convinto della validità del principio per cui è meglio vendere chi non vuole più restare, non mi strappo le vesti per Aguero, mentre rimango convinto che un Forlan formato-Uruguay, abile nel gioco dietro alle punte e all’inserimento, ci avrebbe fatto comodo, anche come guida per i molti giovani che ormai sono presenti in rosa.
Dal caos totale dell’estate è emerso quello che sembra un grande acquisto, ovverosia Radamel Falcao, l’ariete dai buoni fondamentali da lungo tempo atteso. Se sul piano tecnico non credo si possa discutere, ci sono però due elementi che non mi convincono. In primo luogo, la tempistica: certi giocatori li si compra prima che arrivino al loro zenit, altrimenti si rischia di spendere quello che oggettivamente è uno sproposito (40-45 milioni per uno che fino a ieri era valutato 30… Quando compri del Porto, e c’è di mezzo il solito Mendes, finisce sempre così). In secondo luogo, acquisti di questo tipo finiscono per assorbire l’intero budget del mercato: si è sacrificato tutto, ma proprio tutto, sull’altare di Falcao. Chi pensiamo che possa segnare, oltre a lui? Davvero ci aspettiamo molte reti da Reyes, Arda Turan, Adrian, Diego o Pizzi? Molti di loro non sono punte di ruolo; Adrian deve dimostrare di saper fare più di una decina di gol stagionali, anche se è attaccante di buon livello tecnico. Su Pizzi sospendo il giudizio (ne ignoravo perfino l’esistenza), ma non credo che possa fare sfracelli.
Nell’insieme l’attacco, appare indebolito, tanto più Borja è stato ceduto in prestito e che Diego Costa dovrà partire in quanto extra-comunitario. Speriamo che Falcao non si faccia male, altrimenti non so proprio chi possa segnare, come tutti abbiamo potuto vedere nel match contro l’Osasuna.
Nel complesso, l’attacco migliore è anche la scelta obbligata, ovverosia la coppia Falcao – Adrian variamente supportati. A mio parere, un tridente Reyes – Falcao – Arda, molto gettonato da stampa e tifosi, potrebbe rivelarsi poco concreto e di scarso impatto realizzativo. Ci fosse stato Forlan, staremmo a parlare di un altro livello.

Nel complesso, una squadra ringiovanita (età media 24,5 anni), futuribile a patto che alcune scommesse “esplodano” effettivamente, migliorata dal punto di vista tecnico se considerata globalmente, ma non così tanto come vorrebbero farci credere e quindi non ancora pronta a compiere un effettivo salto di qualità. Alla fine, lo ripeto per l’ennesima volta, il vero ago della bilancia potrebbe rivelarsi Manzano: se la squadra lo seguirà sulla strada del giocare la palla, potremo assistere ad una crescita, altrimenti sarà la solita solfa, con l’Atleti “rey del verano” e poco più.

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