Strano come la vita, a volte,
prenda una direzione invece che un’altra. Se nel primo tempo il Celta avesse
capitalizzato anche una sola delle due grandissime occasioni avute da Señé e Bongonda,
probabilmente (quasi sicuramente?) staremmo qui a parlare del nuovo psicodramma
colchonero. Invece i due teneri
virgulti si sono emozionati (o hanno avuto solo sfortuna, chissà) e la partita
ha preso una piega completamente diversa.
Al ritorno dagli spogliatoi, l’Atletico
ha abbandonato l’abito dimesso che aveva ancora una volta indossato e ha alzato
ritmo e baricentro, colpendo dopo pochissimi minuti con una splendida
combinazione Griezmann-Koke. Col cinismo a cui siamo ormai abituati ma che
temevamo fosse andato perduto, i colchoneros
hanno punito il primo calo di concentrazione dei padroni di casa. Dopo di
allora, è stato tutto facile: il Celta si è liquefatto, l’Atletico ha potuto giocare
di rimessa e ha dilagato in maniera anche eccessiva rispetto a quanto si era
visto in campo.
Proprio per questo, non si sa
davvero come prendere questa vittoria, tanto roboante quanto, forse, illusoria.
Certo questa affermazione fa morale e, si sa, alle volte nel calcio serve più
un colpo d’ala improvviso piuttosto che mille elucubrazioni tattiche. Tuttavia,
mi pare che i problemi restino sul tavolo e ben pochi siano stati risolti.
Ancora una volta abbiamo
assistito allo spreco dell’intero primo
tempo, giocato con ordine ma con un ritmo
molto basso (anche se stavolta c’era l’attenuante dei lunghi viaggi per le
nazionali). Siamo arrivati all’assurdo che, con una formazione sulla carta
molto più offensiva del solito, i colchoneros
non abbiano creato praticamente nessun
pericolo alla porta di Sergio. Più uomini d’attacco hanno generato ancor
meno gioco offensivo, per sintetizzare tutto in un paradosso. Non solo, il
paradosso si fa ancora più evidente quando si osserva un altro curioso
fenomeno: nonostante i biancorossi avessero corso un chilometro in più degli
avversari, non sempre erano riusciti a difendere in maniera veramente efficace
la propria porta. Si è assistito a quella che ormai è diventata una
caratteristica (sgradevole) del gioco dell’Atletico: una linea di difesa sempre molto
bassa, all’altezza della propria trequarti, che perciò stesso risulta meno
efficace e più perforabile, soprattutto se presa in velocità (altro paradosso:
una densità che alla prova dei fatti non si rivela tale…). Come ulteriore
conseguenza, altro déjà vu, al
momento della ripartenza il campo era troppo lungo e l’azione offensiva dei colchoneros finiva impantanata nelle
secche di una mortifera inferiorità
numerica.
Insomma, si vagava per il campo
in maniera non sempre organizzata e comunque sempre troppo lenta, col risultato
di correre più degli avversari per ottenere molto meno sia in fase difensiva
che offensiva.
Fortuna ha voluto, però, che gli
avversari non riuscissero a tenere lo stesso ritmo e la stessa concentrazione
mentale anche nel secondo tempo. Così la buona sorte che certo non aveva arriso
ai biancorossi nelle prime due gare si è manifestata ieri al Balaidos.
Certamente è stata pesantemente aiutata da un Simeone che sicuramente deve
essersi fatto sentire negli spogliatoi, perché la squadra si è presentata in
campo con un altro piglio: baricentro più alto, pressing già dalla trequarti
avversaria, maggiore velocità nel ribaltare l’azione e un maggior numero di
uomini nel farlo. In particolare, Koke veniva liberato da una posizione da doble pivote che evidentemente, a questo
punto, non fa più per lui e poteva avanzare il suo raggio d’azione.
Soprattutto, dopo il primo gol
gli uomini di Simeone hanno potuto giocare nella situazione che preferiscono
(quella che un Caressa qualsiasi definirebbe “un volgare contropiede”).
Tuttavia, belle trame d’attacco e maggiore efficacia nelle giocate mostrano che
sicuramente il problema era anche mentale, con una squadra bloccata, forse
rimasta a Milano o chissà dove (non lo sapremo mai).
Col Celta allo sbando però è
stato tutto più facile, questo non dobbiamo dimenticarlo. Che conclusioni
trarre da questa partita, allora?
A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, la squadra si è
sbloccata e ha giocato un buon secondo tempo, anche al netto di un Celta in
caduta libera.
A guardare quello mezzo vuoto, l’elenco è lungo:
giocatori ancora in difficoltà mentale (Saul su tutti); un gioco prevedibile e
senza guizzi che non si sa come dovrebbe garantirci quello che non ci ha mai
garantito, ovverosia di risolvere le partite quando si tratta di fare la partita
contro squadre a difesa schierata; l’ennesima formazione iniziale (forse)
sbagliata da un Simeone che non mi pare più lui; un tasso tecnico comunque
modesto, vista la quantità di classe lasciata in panchina; il dubbio che se fossimo
andati al riposo sullo 0-1 o 0-2 non ce l’avremmo mai fatta.
Comunque, cerchiamo di prendere
il buono e fare esercizio di pazienza: la squadra e la classifica si sono
mosse, il resto (si spera) seguirà. Certo non siamo da lotta per la retrocessione,
come improvvidamente segnalato da Griezmann. Forse voi sorriderete, ma neanche
tanto tempo fa sarebbe stata un’uscita da prendere molto più sul serio…
Note positive
Juanfran: in questa squadra dalla manovra un po’ asfittica, ormai
buona parte del gioco lo creano i terzini. Passa l’intera partita nella metà
campo avversaria e alimenta continuamente l’azione. Certo, la fase offensiva un
po’ ne risente, ma non si può avere tutto.
Griezmann: nel primo tempo sbaglia di tutto e di più. Nel secondo
si fa perdonare con una prestazione sontuosa, condita da due gol e un assist.
Meglio di così sarebbe difficile fare (ecco, magari evitare le esultanze da
tamarro…)
Note negative
Gameiro: sostituisce il peggior attaccante della Liga e riesce a
fare di meglio, come era quasi scontato. Tanta corsa, tanta profondità,
parecchio svariare. Poi sbaglia un gol a porta vuota e nessuno ha ancora capito
come sia potuto accadere…
Celta: Sergio; Hugo Mallo,
Cabral, Sergi Gómez, Jonny; Wass (Rossi m.68), Radoja, Hernández; Señé,
Bongonda (Pape Cheikh m.86); Iago Aspas.
Atlético de Madrid: Oblak 6; Juanfran 7, Savić 6, Godín 6, Filipe Luis 6,5; Gabi 6,5 (Tiago
m.82 sv), Koke 6, Saúl 6; Carrasco 6 (Correa m.68 6,5), Griezmann 8,5,
Torres 4 (Gameiro m.63 5).
Goles:
0-1, 53' Koke
0-2, 73' Griezmann
0-3, 80' Griezmann
0-4, 83' Correa
Árbitro: Santiago Jaime Latre
(Colegio Aragonés) Mostró cartulina amarilla a Gabi (m. 26), Señé (m. 44),
Correa (m. 70)