lunedì 27 febbraio 2012

Atletico- Barcellona 1-2: a testa alta

Come era preventivabile, la super-sfida contro il Barcellona ha messo fine all'imbattibilità del Cholo Simeone. Come era decisamente meno scontato, l'Atletico esce dalla sfida a testa alta, dopo aver fatto soffrire il Barça e aver rischiato anche di vincere, piegato soltanto da una furbata di Messi e da un arbitraggio discutibile (sull'altro campo della capitale, anche il Rayo ne sa qualcosa…). Niente a che vedere, insomma, con la totale insipienza tattica e tecnica mostrata all'andata sotto la guida (???) di Manzano.

Ben consapevole infatti del gioco dei catalani, Simeone ha schierato un Atletico assai guardingo, ma niente affatto rinunciatario: difesa e pressing solo dalla propria metà campo, per evitare di essere risucchiati in avanti dai movimenti dei difensori blaugrana e per non concedere la superiorità numerica sulle fasce, e veloci contropiede che mettessero in difficoltà gli ospiti, questo era il piano.

Tuttavia nel primo tempo si è vista solo una parziale attuazione del piano del Cholo, perché il baricentro era troppo basso e la velocità piuttosto limitata, così i rojiblancos non solo faticavano a recuperare la palla, ma non avevano modo di ripartire: la palla veniva perduta subito anche perché non si tentava di uscire dall'assedio attraverso il gioco, ma con veloci rilanci di trenta-quaranta metri, cosicché la difesa del Barça aveva tutto il tempo di schierarsi in copertura per rubare palla e ripartire.
D'altra parte, perché un contropiede riesca c'è bisogno di un paio di fattori (non necessariamente sempre associati): la superiorità numerica da parte degli attaccanti e una manovra veloce e precisa. Nel primo tempo mancavano entrambi, motivo per cui fino al 25' l'Atletico non si faceva neppure vedere dalle parti di Valdes e poi le poche azioni ficcanti di un buon Filipe e di Koke venivano vanificate o dal pessimo controllo di Falcao o da sbavature nel passaggio.

L'Atletico rischiava comunque poco, grazie alla ragnatela tesa nella propria metà campo e al gioco decisamente rude (a tratti anche intimidatorio) messo in atto. Nell'unica occasione in cui il Barcellona poteva sviluppare tutto il suo potenziale, un triangolo Messi (dalla trequarti) - Fabregas (a sinistra) - Alves (sul secondo palo) permetteva a quest'ultimo di portare in vantaggio i blaugrana.
La rete colpiva con una frustata l'Atletico, che quasi subito costringeva Valdes a una parata miracolosa su Falcao, ben servito da una giocata Adrian - Arda Turan, ma poi riprendeva a macinare il solito gioco guardingo.

Nella ripresa però la musica cambiava totalmente: l'Atletico avanzava il proprio baricentro, iniziando a pressare dalla trequarti avversaria, e chiudeva progressivamente il Barcellona nella propria metà campo, sottoponendo Valdes a un autentico fuoco di fila. Fortuna voleva, tra l'altro, che proprio al primo tentativo i colchoneros raggiungessero il pareggio: su calcio d'angolo da destra, Busquets prolungava inspiegabilmente verso il secondo palo, dove era in agguato Falcao.
Da quel momento, in un Calderon trasformato in una bolgia, si aveva netta l'impressione che la partita potesse persino volgere a favore dei colchoneros, con un Barcellona scosso e in difficoltà nel contenere gli attacchi manovrati dei padroni di casa.

L'incantesimo durava fino al 80', quando, mentre Courtois era impegnato a disporre la barriera su una punizione dalla trequarti, Messi tirava all'improvviso e fulminava il portiere belga. Nonostante le proteste dei biancorossi, l'arbitro convalidava: non sapremo mai se era stata chiesta la barriera oppure no, se a parti invertite la punizione non sarebbe stata ribattuta, certo è che la rete tagliava le gambe all'Atletico e ammutoliva il Calderon. I rojiblancos si gettavano ancora in avanti, ma senza più la lucidità necessaria. Tuttavia rischiavano più volte di pareggiare, l'ultima volta su tiro di Juanfran su assist di… Busquets con la mano, un fallo clamorosamente non visto da un arbitro decisamente non all'altezza della partita, per non dire di peggio.

In conclusione, prima sconfitta dell'era - Simeone, al termine della brusca frenata in Liga che già avevamo denunciato, ma le sensazioni continuano ad essere buone. Se l'attitudine rimarrà questa, ci toglieremo, già quest'anno, delle soddisfazioni.

Note positive
Filipe: concentrato, forte in fase difensiva, caparbio (anche se non brillante) nell'alimentare l'azione d'attacco. Che stia tornando,un passo alla volta,agli antichi splendori?
Miranda - Godin: buona partita, con un'unica sbavatura sul gol di Alves, quando nessuno dei due esce incontro a Messi. Abili anche nell'alimentare l'azione dalle retrovie, motivo per cui vengono preferiti a Dominguez, che non ha questa capacità.
Arda: ottime alcune intuizioni, addirittura feroce, in alcuni momenti, nel pressing. Sta tornando quello di inizio anno. Gli manca solo il gol, come diciamo da mesi.

Note negative
Courtois: l'ingenuità per la quale subisce il secondo gol lascia sbalorditi, al di là di quanto possa essere stato detto o fatto nei momenti appena precedenti al tiro.
Scarsa precisione: non si può puntare sul contropiede e poi sprecare le poche occasioni che capitano a causa di passaggi e tiri sbagliati. Così come non si può dominare la gara e sprecare occasioni su occasioni. La gara di ieri, nei due tempi, ha mostrato le due facce, incredibilmente simili, dell'Atletico. Difetti che ci stanno costando la Champions League. O la musica cambia, o il solco scavato ieri difficilmente sarà colmato.
Ammonizioni: fanno parte del gioco, d'accordo, ma alcuni falli, ieri e non solo, sono apparsi inutili e dannosi, visto il carico di cartellini gialli che hanno prodotto. Domenica a Siviglia andremo senza Diego, Falcao e Godin: forse si potrebbe stare un po' più attenti…



Atlético de Madrid: Courtois 4; Juanfran 6,5, Miranda 7, Godín 7, Filipe 7; Koke 6,5 (Salvio, m. 77 sv), Gabi 6, Tiago 5, Arda Turan 7 (Silvio, m. 86 sv); Falcao 6,5 y Adrián 6.

Barcelona: Víctor Valdés; Dani Alves (Cuenca, m. 71), Puyol, Mascherano, Abidal; Xavi, Busquets, Iniesta; Cesc (Pedro, m. 77), Alexis (Piqué, m. 84) y Messi.

Goles: 0-1, m. 36: Dani Alves culmina en el segundo palo un centro de Cesc. 1-1, m. 48: Falcao remate de volea un saque de esquina. 1-2, m. 81: Messi, de falta directa cuando Courtois colocaba la barrera.
Árbitro: Pérez Lasa (C. Vasco). Amonestó a los locales Godín (m. 24), Juanfran (m. 25), Arda Turan (m. 30), Tiago (m. 61), Koke (m. 74), Miranda (m. 81) y Falcao (m. 85) y a los visitantes Messi (m. 8), Cesc (m. 45), Alves (m. 71), Alexis (m. 77) y Xavi (m. 90).
Incidencias: partido correspondiente a la vigésima quinta jornada de Liga, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 53.000 espectadores.

venerdì 24 febbraio 2012

Atletico - Lazio 1-0: missione compiuta

L'Atletico B, tirato fuori dall'armadio dopo una veloce spazzolata, ottiene il risultato sperato senza sforzo e guadagna il pass per gli ottavi di finale di Europa League. Ma, per il bel gioco, si prega di ripassare in altra occasione.

D'altra parte, con Diego infortunato, Falcao, Arda e Filipe a riposo e Perea, Dominguez e Assunçao in campo (i primi due schierati come terzini), non si poteva pretendere molto di più.
L'Atletico ha fatto la sua partita, conservativa e di controllo, con le fasce bloccate in difesa, un medianaccio in mezzo al campo e là davanti un vero e proprio rombo a distanze e posizioni variabili Koke - Salvio - Adrian - Juanfran; la Lazio è stata ben poca cosa e non ha mai seriamente impensierito i colchoneros.

Il risultato è stato una partita scadente, nella quale i biancorossi hanno mostrato un gioco farraginoso ed estemporaneo, con frequenti perdite di contatti tra i quattro davanti e il resto della squadra: buona parte del primo tempo (e anche parte del secondo) è trascorsa tra mischie a centrocampo e tentativi di traghettare la palla verso l'area soprattutto attraverso le avanzate dei soliti Juanfran e Adrian, oltre che del redivivo Salvio.
Particolarmente ispirato anche Miranda, abile nei rilanci lunghi dalle retrovie, mentre Koke, per quanto discreto, ha mostrato di non avere le spalle abbastanza larghe per  gestire da solo tutto il gioco della squadra.

A inizio del secondo tempo, Godin, su corner causato al solito da Juanfran, fulminava Bizzarri sul secondo palo e chiudeva di fatto il match.

Il resto era accademia, con una Lazio orgogliosa che spingeva inutilmente per ottenere il pari e con la mente dei biancorossi ormai rivolta alla importantissima partita col Barcellona di domenica sera.

Note positive
Miranda: ottimi lanci, ottime chiusure. E' cresciuto molto con Simeone.
Juanfran: schierato all'ala, dimostra ancora una volta di essere un gran bel giocatore, forte atleticamente, discreto tecnicamente e abile tatticamente.
Adrian: discontinuo, ma anche capace di gemme assolute nel controllo di palla e nei movimenti offensivi

Note negative
Assunçao: ormai a tutti gli effetti un ex-giocatore. Ogni volta che gli arriva la palla, prima finta il passaggio, poi comincia a vagolare per il campo nel tentativo di liberarsene nel modo più banale possibile. Una vera e propria palla al piede, ormai neppure l'ombra del feroce incontrista del passato.
Salvio: ci mette verve, d'accordo. Ma solo per un tempo, poi sparisce. E poi mi sembra che sappia fare solo due cose: correre verso la porta sempre e comunque e tirare verso il portiere da qualunque posizione, soprattutto quando la soluzione migliore e lapalissiana sarebbe passare a un compagno libero e in ottima posizione. Tatticamente un vero somaro, insomma: mi stupisce che al Benfica sia sembrato fare una buona stagione (allucinazioni collettive?). Speriamo che le virtù taumaturgiche di Simeone ne facciano un calciatore.
Calderon: trentamila spettatori… Bisogna commentare? Pensate all'effetto che farebbero in uno stadio da 70.000 posti.


Atlético de Madrid: Courtois 6; Perea 6, Miranda 7 (Silvio, m. 70 sv), Godín 7, Domínguez 6; Juanfran 7,5 (Arda Turan, m. 58 5,5), Gabi 6,5, Assuncao 5, Koke 6,5; Salvio 5 y Adrián 7 (Falcao, m. 61 5,5).

Lazio: Bizzarri; Zauri, Diakité, André Dias, Lulic (Rozzi, m.77); Ledesma (Zampa, m. 80), Matuzalem; Mauri, Hernanes, Candreva (Álvaro González, m. 57); y Kozak.

Gol: 1-0, m. 48: Godín, de cabeza tras un saque de esquina.
Árbitro: Martin Atkinson (Inglaterra). Amonestó al local Godín (m. 42) y a los visitantes Diakité (m. 62) y Matuzalem (m. 66).
Incidencias: Partido de vuelta de los dieciseisavos de final de la Liga Europa, disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 30.000 espectadores, unos 3.000 aficionados del Lazio.

lunedì 20 febbraio 2012

Sporting Gijon - Atletico 1-1: col fiatone…

Tre giorni dopo Roma, Simeone schiera a Gijon la stessa formazione che ha schiantato la Lazio, ma il risultato è molto diverso e l'Atletico ottiene il suo terzo pareggio consecutivo in Liga, gli ultimi due dei quali contro squadre dei bassifondi a cui, all'andata, aveva rifilato un totale di 8 reti.

D'altra parte, una semplice occhiata alla panchina avrebbe fatto capire a qualunque osservatore, anche il più distratto, che il Cholo sta raschiando non il fondo del barile, ma il fondo del fondo.

Ecco perché l'Atletico sceso in campo a Gijon non è sembrato la stessa squadra brillante di Roma, anche se il trio Koke - Diego - Adrian ha giocato complessivamente meglio (molto efficaci i continui cambi di posizione tra i tre). E' stato, per buona parte della partita, un Atletico guardingo, impegnato a gestire con mestiere le sfuriate degli asturianie a centellinare le proprie forze.

Il gioco sarebbe anche riuscito meravigliosamente, se sulla strada dei biancorossi non si fossero materializzati tre deprecabili fatti:
1. gli asturiani sono parsi trasformati dal buon vecchio Clemente, che, concreto ma non per questo difensivista a oltranza (come dipinto da una certa stupida critica), ha impostato una gara di lotta e di attacco, visto che i punti servono presto e tanti.
2. un vizio atavico dei colchoneros è sempre stata la beneficenza:  qualunque squadra o giocatore in difficoltà incontriamo sulla nostra strada, sentiamo sempre il dovere morale di rivitalizzarli concedendo loro almeno un punto o anche tre e almeno una rete o anche di più (ricordate Toquero l'anno scorso?).
3. Falcao, Diego, Adrian, Godin e Salvio hanno sbagliato gol già fatti, trasformando anche il portiere dello Sporting in un fenomeno. D'altra parte, finché i nostri penseranno che "tiro in porta", "tiro addosso al portiere" e "molle tocco in area" siano sinonimi, non andremo lontano.  

Nell'insieme l'Atletico ha sofferto molto il gioco aggressivo dello Sporting, soprattutto le incursioni da destra di Colunga e Andres Castro e i calci piazzati dalla trequarti. Non a caso è stato proprio su un cross dai 25 metri che Eguren, grazie ad un rimpallo fortunato e (forse) al controllo con il braccio, ha potuto sgusciare tra Miranda e Godin e fulminare Courtois.
Così si vanificava la splendida azione Juanfran - Adrian che, grazie allo scatto felino di quest'ultimo, aveva causato l'autorete di un terrorizzato Canella e aveva porto su un piatto d'argento ai Colchoneros una vittoria esterna solo da conservare con malizia e mestiere.
Ma l'Atletico ha sofferto sempre di più l'azzardo proposto da Clemente, anche a causa dell'infortunio di Diego: l'ingresso di Salvio per Koke al 66' aveva fornito ai colchoneros un autentico tridente che per qualche minuto (fino all'uscita del brasiliano, appunto) era parso bloccare lo Sporting a ridosso della propria area.
Poi, solo un gioco stucchevole e sprecone, basato su lunghi lanci in avanti dalle retrovie e su lunghe cavalcate palla al piede di alcuni biancorossi. Nessuna azione manovrata (salvo rari casi, i più pericolosi), nessun vero passaggio a Falcao (che ha sprecato ignobilmente i pochi assist ricevuti) ma solo velleitari tiri da fuori: segno inequivocabile di una squadra stanca, forse più nella testa che nei piedi, stando al forcing finale, ma comunque stanca.

E così la serata ci consegna un Atletico orgoglioso e mai domo ma in frenata, che per di più non avrà a disposizione Diego per la cruciale sfida col Barcellona, anch'essa pochi giorni dopo il ritorno di Europa League con la Lazio (da non sottovalutare).

Note positive
Simeone: 13 punti in 7 partite con gli stessi uomini di Manzano (che fece un penoso 19 in 16). Nelle ultime tre ha frenato (erano 10 su quattro), ma non si può certo chiedergli un miracolo maggiore di quanto stia già facendo. La panchina è corta e priva di qualità, alcuni titolari sono scarsi (ed è già esser buoni). Con questa media-punti, se fosse arrivato in estate, saremmo terzi con 42,7 punti: perfettamente in grado, quindi, di dosare le forze e centrare il traguardo Champions. Ringraziamo ora e sempre, per questa situazione in cui non si può sbagliare nulla, la società, abile come suo solito nella programmazione estiva.

Classifica: sesti a 32 punti, in zona Europa League, a un solo punto dalla Champions. La missione è quasi compiuta, a vedere il bicchiere mezzo pieno…

Note negative
Classifica: …oppure no, a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Domenica col Barça è da mettere in conto una sconfitta che ci ricaccerebbe indietro, motivo per cui contro Sporting e Racing bisognava fare bottino pieno. Per un Levante e un Espanyol in brusca frenata ci sono un Athletic di spessore, un Malaga che è sempre lì e un Siviglia mai troppo lontano, per non parlare di chi di volta in volta si affaccia in zona, brutta conseguenza di un campionato livellato verso il basso. Morale: ogni punto lasciato per strada, in questa situazione, è un peccato mortale che rischiamo di pagare carissimo.
Personalmente, credo che i margini di errore siano così stretti che difficilmente ce la faremo, però continuo a sperare.



Sporting: Juan Pablo, Pedro Orfila, Botía, Gregory, Canella, Eguren, André Castro (Rivera, m.65), Carmelo (Óscar Trejo, m.63), De las Cuevas, Adrián Colunga y Barral (Bilic, m.78)

Atlético de Madrid: Courtois 6, Juanfran 6,5, Godín 6,5, Miranda 6, Filipe Luis 6, Adrián López 6,5 (Perea, m.81 sv), Gabi 6, Mario Suárez 6, Koke 6,5 (Salvio, m.54 5), Diego 6,5 (Pizzi, m.61 5) y Falcao 4.

Goles: 0-1, m-20: Canella en propia puerta ; 1-1, m.37: Eguren.
Árbitro: Fernández Borbalán. Mostró tarjeta amarilla a Eguren (m 16), Gabi (m.29), Barral (m.40), Adrián Colunga (m.58), André Castro (m.62), Bilic (m.86), Mario (m.88)
Incidencias: En los prolegómenos el presidente de la asociación Proyecto Hombre, Luis Manuel Flórez realizó el saque de honor. Los jugadores del Sporting saltaron al campo luciendo camisetas que conmemoraban el 25 aniversario de esta asociación

venerdì 17 febbraio 2012

Lazio - Atletico 1-3: il sacco di Roma

Prima partita del nuovo Atletico di Europa League, prima sorpresa: una vittoria a Roma, squillante e assolutamente ineccepibile, per di più conquistata in rimonta.
I rojiblancos hanno tremato solo per pochi minuti, ma non hanno mai ceduto e ben presto hanno schiantato una Lazio nettamente inferiore (come scusante, va considerato che i biancocelesti erano in formazione rimaneggiata).

Koke schierato sul centrosinistra al posto di Arda era la novità proposta da Simeone nell'undici iniziale, una squadra costruita per giocare una partita equilibrata pur senza rinunciare a spingere, soprattutto a destra, dove Juanfran imperversava sin dai primi minuti, coperto nelle sue avanzate dal movimento verso l'esterno di Gabi. Sospetto che anche a sinistra ci si aspettasse lo stesso movimento da parte di Koke; tuttavia, sia per le caratteristiche differenti di quest'ultimo, sia per le difficoltà di Luis Filipe, a sinistra la manovra rimaneva monca.

Nel complesso, per i primi 25 minuti, i biancorossi, per quanto protagonisti di alcune azioni d'attacco, faticavano a trovare il bandolo della matassa,pur senza smarrire mai la trebisonda dello spartito imposto da Simeone (corsa, raddoppi, pressing, determinazione).
Infatti il doble pivote Gabi - Mario Suarez, al solito, faceva fatica a costruire gioco e a filtrare gli inserimenti dei centrocampisti laziali sulla trequarti; così i rilanci casuali di Miranda e Godin, messi sotto pressione dai biancocelesti, e Diego, col suo inutile portare palla, erano gli unici modi con cui il pallone saliva verso la porta laziale, a parte le sgroppate di Juanfran.
Le difficoltà a centrocampo erano alla base prima della grossa occasione capitata al 14' a Klose, abile a sfruttare un passaggio filtrante di Hernanes dal limite dell'area e fermato proprio in extremis da Godin, e poi del gol dello stesso Klose al 19': Candreva, ancora da fuori area, colpiva un pallone che Courtois non tratteneva; sulla ribattuta, Klose bruciava tutti (in particolare Godin) e segnava.

La reazione dei rojiblancos si concretizzava in una sterile ragnatela di passaggi sulla trequarti avversaria, in virtù della quale si evidenziava l'altra difficoltà degli spagnoli: Falcao, costretto ad abbassarsi per ricevere la palla, vista la scarsa assistenza dei compagni d'attacco, lasciava sguarnita l'area laziale (nella quale non si inserivano né Adrian, né Diego, né Koke) e perdeva lucidità.
L'Atletico rischiava così di avvilupparsi su se stesso, come era successo a Santander. Per fortuna Juanfran,dopo una sgroppata delle sue, scodellava al centro uno splendido cross che Falcao girava verso un Adrian finalmente presente al centro dell'area: colpo di biliardo dell'asturiano e 1-1.

Da quel momento in poi la partita cambiava totalmente: l'Atletico rinserrava le linee, macinando progressivamente gioco. Diego trovava la propria posizione in campo, Adrian, rivitalizzato dal gol, iniziava a mostrare quei movimenti che ben conosciamo e così Falcao poteva finalmente dedicarsi al suo lavoro di centravanti.
Di fronte a una squadra così sicura ed equilibrata, abile nel controllare gli avversari e nell'alternare azioni manovrate a veloci contropiede, la Lazio finiva stritolata. 
Splendido il secondo gol, con due magie di Adrian e Diego poi raffinate da Falcao; bello il terzo, ancora frutto della premiata ditta Falcao - Adrian (innescato da Koke).
Il 3-1 chiudeva definitivamente la partita e schiantava una Lazio che, dall'inizio del secondo tempo, anche grazie all'ingresso di Kozak come secondo attaccante, aveva aumentato la pressione in avanti.

L'ultima mezz'ora era quasi di passerella, con una serie di cambi al termine dei quali l'Atletico giocava con un inedito 4-4-2 con Juanfran ala destra (poi Koke, con Arda ala sinistra). Nei pochi minuti a disposizione, si segnalava in negativo ancora Salvio, incapace di controllare qualunque pallone e di leggere le situazioni d'attacco di cui poteva essere protagonista.

Note negative
Courtois: la mancata presa sul tiro di Candreva poteva costare ai biancorossi l'Europa. Francamente, un vero e proprio errore da oratorio.
Koke: gioca una partita tutto sommato positiva, ma la posizione non mi convince. Secondo me non ha né il passo né la fantasia né la velocità d'esecuzione per giostrare al posto di Arda e tantomeno di Diego; mentre sarebbe l'ideale per affiancare Gabi nel doble pivote, dove garantirebbe geometrie e interdizione. Per motivi che mi sfuggono Simeone (che, sia chiaro, ne capisce più di me) non lo vede nel ruolo in cui ha ben impressionato nella sua carriera nelle squadre giovanili.

Note positive
Juanfran: ormai ho esaurito le parole per descriverlo. E' senza dubbio la più grossa sorpresa dell'anno nuovo e sono fiero di averlo sempre richiesto anche quando con Manzano faceva la muffa in panchina.
Adrian: abulico all'inizio, è diventato il motore di ogni azione da gol dei rojiblancos. Quando gioca così, è letale.
Miranda: attento, abile nel trovare la posizione giusta in campo in ogni situazione, sempre pronto ad uscire da situazioni difficili giocando la palla. I suoi lanci lunghi dalle retrovie costituiscono un'arma in più nell'arsenale dei rojiblancos targati Simeone.




Lazio: Marchetti; Zauri, Diakité, Biava (Stankeviciuis, m. 46), Konko; Matuzalem, Ledesma (Zampa, m. 82); Álvaro González (Kozak, m. 54), Hernanes, Candreva; y Klose.

Atlético de Madrid: Courtois 5; Juanfran 7,5 (Salvio, m. 82 sv), Miranda 7,5, Godín 6,5, Filipe 6,5; Gabi 6, Mario 6; Adrián 8 (Perea, m. 66 6), Diego 7 (Arda Turan, m. 72 sv), Koke 6,5; y Falcao 7,5.

Goles: 1-0, m. 19: Klose, tras un fallo de Courtois al detener un disparo lejano de Candreva. 1-1, m. 25: Adrián bate a Marchetti tras un toque de cabeza de Falcao. 1-2, m. 37: Falcao culmina un centro raso de Diego. 1-3, m. 63: Falcao remate un pase de Adrián.
Árbitro: Pavel Kralovec (República Checa). Amonestó a los visitantes Mario (m. 25) y Juanfran (m. 51).
Incidencias: partido de ida de los dieciseisavos de final de la Liga Europa, disputado en el estadio Olímpico de Roma ante unos 50.000 espectadores.


lunedì 13 febbraio 2012

Racing Santander - Atletico 0-0: ancora in flessione

Da che mondo è mondo, andare a giocare al Sardinero non è mai una passeggiata. In casa il Racing è una brutta bestia, come anche quest'anno il ruolino di marcia cantabrico può confermare.

Per questo temevo molto la partita,che mi pareva più equilibrata di quanto potessero far supporre la classifica e il palmares delle due squadre. Per di più, come ho scritto per la partita col Valencia, l'Atletico mi sembrava aver in parte esaurito il famoso "effetto Simeone", quel particolare miscuglio di orgoglio, rabbia e (in questo caso eccezionali) motivazioni fornite dall'arrivo di un nuovo allenatore sulla panchina di una qualunque squadra.

Direi che purtroppo le mie fosche previsioni si sono avverate in pieno.
L'Atletico salito a Santander si è rivelato stanco, meno convinto e meno feroce di quello anche solo di un paio di settimane fa. Credo che si tratti di un fattore anche fisiologico, perché non si può correre a mille ad ogni partita.
Però è indubitabile che nelle ultime due partite i colchoneros hanno letteralmente buttato via la possibilità di compiere un allungo decisivo sulla via della qualificazione Champions, anche e soprattutto in considerazione del fatto che gli avversari diretti (un Levante rovinoso, un Espanyol e un Athletic sconcertanti) frenano da diverse gare. Dopo l'enorme sforzo delle prime partite di Simeone, la rimonta è compiuta, ma a metà, col rischio che il gioco dispendioso possa portare a ulteriori ben più gravi frenate proprio quando gli altri ricominceranno a correre. Senza contare che Osasuna e Malaga hanno rialzato la testa e soffiano sul collo dei biancorossi. Allo stato attuale, una situazione di classifica che poteva essere ben più che rosea si presenta invece come promettente ma solo a patto che il ritmo rimanga altissimo e i risultati arrivino; purtroppo panchina corta, stanchezza e scarsa qualità dei rincalzi e di alcuni titolari rendono il quadro meno positivo di quanto potrebbe.

Sulla partita c'è poco da dire: non sono affatto convinto che l'Atletico abbia dominato e che sia mancato solo il gol, come scrivono i giornali e diversi blog. Ho visto anzi un Atletico discreto, ma poco concreto e meno aggressivo del solito, impreciso nei passaggi e nel tiro: evidentemente, con la stanchezza riemerge la "Manzanite",  la brutta abitudine di alcuni a portare palla e a baloccarsi con la sfera invece di concludere. Molto imprecisi soprattutto Adrian e Falcao, che hanno sbagliato l'inenarrabile; molto floscio Mario, al solito inguardabile, ma non è che Tiago, fino all'infortunio, avesse poi brillato; in calo Juanfran: era inevitabile che il pallore faticasse a trasvolare dalla trequarti colchonera a quella avversaria (motivo per cui il Cholo ha inserito, probabilmente un po' troppo tardi, Pizzi, che con la sua velocità avrebbe potuto, nelle sue intenzioni, cambiare gli equilibri).
L'Atletico ha anzi sofferto un po' all'inizio dei due tempi, soprattutto sulle fasce, chiaro segnale di una non perfetta concentrazione e di una non totale condizione.
Il portiere degli avversari è stato stupefacente e, in qualunque altra occasione della sua parabola sportiva, staremmo a parlare di vittoria di rapina e sudata di fronte a un ottimo portiere che non ha potuto prolungare i suoi miracoli per 90 minuti. Però questo è proprio il tipo di partita difficile e rognosa che bisogna vincere, magari anche con un gol di… culo, per scavalcare gli avversari diretti in classifica.

D'altra parte, consoliamoci con l'imbattibilità esterna, ormai un dato consolidato, con l'ermeticità della difesa (che però richiede agli avanti un sacrificio che poi si paga in termini di lucidità sottoporta) e con lo spirito di sacrificio e la compattezza che ormai Simeone ha instillato nella squadra e che sulla riva del Manzanarre non si vedevano da almeno un decennio.

Per il futuro, speriamo nell'inserimento di Koke nel doble pivote e nel recupero di Fran Merida, gli unici che possono dare quel quid in più di cui ha bisogno il centrocampo: da qui si capisce che non siamo proprio messi bene… Col ritorno di Silvio, poi, l'avanzamento di Juanfran sulla destra potrebbe garantire maggior concretezza, con lo spostamento di Adrian a sinistra e l'esclusione sul breve periodo di Arda, ultimamente poco concreto.

D'altra parte, non possiamo chiedere a Simeone miracoli che non può fare: i giocatori sono questi, non si scappa.

Note positive
Classifica: nonostante l'occasione persa, abbiamo guadagnato un punto sui diretti rivali per il quarto posto. Avessi detto… però questo passa il convento in quest'anno disgraziato: cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno.

Note negative
Manzanite: insistere nel virtuosismo per il semplice gusto di mettere il compagno nella posizione perfetta per andare in porta produce esattamente l'effetto opposto. Non si tratta di chissà quale incredibile paradosso, ma i nostri, Diego in particolare, tendono a ignorarlo. In ogni azione pericolosa ho contato almeno un paio di passaggi superflui e questo, contro qualunque avversario, non solo squadre ben organizzate difensivamente come il Racing, è deleterio.
Diego: per molti dirò un'eresia, ma a me non è piaciuto. Certo si è impegnato, certo è stato continuo, ma il suo insistere nel portare palla sulla trequarti avversaria a ritmi tutt'altro che formidabili non squilibra nessuna difesa, anzi permette a tutti di trovare la miglior posizione difensiva possibile.
Arda: qualche passaggio, una buona copertura, ma anche una incredibile mollezza nel tiro, non giustificabile in un calciatore del suo (presunto) livello. Perché i gol non li può fare sempre e solo Falcao. 




Racing de Santander: Toño; Álvaro, Torrejón, Bernardo, Cisma; Arana, Gullón, Diop, Jairo; Arana (Acosta, min 59), Adrián (Munitis, min 69), Jairo; y Stuani (Babacar, min 84).

Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 6, Domínguez 6, Perea 6, Filipe Luis 6,5; Diego 6, Tiago 5,5 (Mario Suárez 5, min 43), Gabi 5, Turan 5 (Pizzi 5,5, min 70); Adrián 5 y Falcao 4,5.

Árbitro: Xavier Estrada Fernández (comité catalán). Mostró cartulinas amarillas a Filipe Luis, Tiago, Gabi y Turan por el Atlético de Madrid y a Diop, Acosta, Munitis y Stuani por el Racing.
Incidencias: partido de la vigésimo tercera jornada de la Liga de Primera División, disputado en los Campos de Sport de El Sardinero ante 12.328 espectadores. Antes del partido el Racing se sumó a la celebración del Día Mundial de las Enfermedades Raras adhiriéndose a la campaña "Vacúnate contra la indiferencia".

lunedì 6 febbraio 2012

Atletico – Valencia 0-0: un’occasione sprecata

Al termine di una partita tirata e dura, l’Atletico alza la testa e si ritrova al punto in cui era 90 minuti prima: settimo, agganciato alla zona Europa League e a due punti dalla zona Champions. Il tutto dopo aver sognato di fare il colpaccio e non solo di agganciare la zona Champions (ormai il Levante è in caduta libera), ma anche di mettersi in scia di un Valencia in evidente difficoltà dall’inizio del 2012. 

L’amaro risveglio non è casuale né imputabile alla semplice sfortuna, però; i colchoneros hanno infatti faticato moltissimo e non hanno meritato niente più che un pareggio contro un Valencia ordinato nel difendersi e di buona caratura tecnica, certamente superiore a quella biancorossa.

L’impressione è che l’Atletico abbia dato qualcosa in meno rispetto alle scorse partite e non solo perché si trovava di fronte a un avversario di spessore, abile a mantenere buona parte della squadra dietro la linea della palla e a saturare gli spazi a centrocampo. A me gli uomini di Simeone sono apparsi un po’ stanchi mentalmente, soprattutto coloro che avrebbero dovuto trascinare la squadra: Diego, Adrian e Arda su tutti.

All’inizio infatti l’Atletico ha giocato su ritmi blandi, congeniali al Valencia, e ha faticato a mantenere le giuste distanze tra i reparti, favorendo il gioco di Soldado, abile a tenere impegnata la difesa e a favorire la profondità di Piatti e di Jordi Alba, bravi nel giostrare tra le due linee. Gabi e Tiago offrivano poche geometrie e davano poco ritmo al gioco dei colchoneros, che viveva su alcuni spunti di Diego e sulla spaventosa continuità di Juanfran, autore di un’altra prova-monstre.
Progressivamente l’Atletico cresceva e per buona parte del secondo tempo metteva alle corde il Valencia, anche se il gioco mancava di chiarezza e le occasioni create erano scarsissime: di fatto tutto si riduceva a un’azione di Falcao miracolosamente salvata sulla linea da Rami al 65’, a un tiro da fuori di Diego al 79’ e a un incredibile errore di Adrian a tu per tu col portiere avversario al 89’. Nel frattempo, anche gli ospiti avevano sfiorato più volte il gol, costringendo Courtois e Dominguez a interventi molto impegnativi e dimostrandosi, un’altra volta, più squadra dei colchoneros, troppo legati alle ubbie di Diego e Arda.

Nel complesso, una prova buona ma non tale da cambiare l’inerzia della stagione, ormai avviata nel tentativo di conquistare un posto di Champions basandosi più sul ritmo e sulla coesione che non sulla tecnica, aspetto nel quale i colchoneros pagano dazio rispetto ad altre realtà. Personalmente mi riterrei soddisfatto di qualunque posizione europea, se accompagnata dai pregi finora messi in evidenza dall’arrivo di Simeone, ma sono altrettanto sicuro che per il prossimo anno molto dovrà cambiare, a meno che Diego e Arda non trovino quella continuità di gioco che finora hanno dimostrato solo nella copertura e nella corsa. Sarà difficilissimo batterci, ma temo che purtroppo sarà ugualmente assai complicato battere le rivali dirette e i top team.

Note positive
Courtois: chiamato in causa, risponde alla grande salvando il risultato.
Juanfran: straordinario in avanti e in difesa. Per buona parte del primo tempo, l’Atletico è lui e ogni pallone interessante passa dai suoi piedi. Ottimo anche nel secondo tempo, quando il gioco si fa incandescente.
Miranda: sul breve fatica (ormai abbiamo capito che è un suo limite), ma mettetelo in condizione di giocare d’anticipo e di non farsi prendere in controtempo e diventa difficilissimo da superare. Buono l’appoggio che offre al gioco dei due pivotes.

Note negative
Salvio: gioca un quarto d’ora scarso e non ne imbrocca una, perdendo qualunque palla gli venga recapitata.
Tiago: gioca sottotono e mostra i suoi limiti (già più volte esposti in questo blog). Il gioco ne risente e così anche Gabi, che fa quel che può.
Diego e Arda: vanno a scatti e il gioco si ingolfa. Non è un caso che il gioco dell’Atletico cresca quando i due (soprattutto Arda, in verità) escono dal letargo
Adrian e Falcao: un attaccante non si giudica dai gol, e va bene. Si sacrificano e si dannano l’anima anche in difesa (almeno Falcao), e va bene. Ma le due occasioni fallite gridano vendetta.




Atlético de Madrid: Courtois 7,5; Juanfran 8, Miranda 7, Godín 6 (Dominguez, m. 55 6,5), Filipe Luis 6; Tiago 5,5, Gabi 6,5; Adrián 5,5, Diego 5,5 (Koke m. 81 sv), Arda Turan 6 (Salvio, m.79 4); y Falcao 6.

Valencia: Diego Alves; Miguel, Rami, Ruiz, Mathieu; Costa, Albelda; Hernandez, Piatti, Jordi Alba; Soldado