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venerdì 28 novembre 2014

Atletico Madrid – Olympiakos 4-0: la giusta dimensione delle cose


Ambiente perfetto, prestazione (quasi) perfetta, gioco fluido e manovrato. Di fronte a una partita come questa, il sogno di ogni tifoso che si rispetti, non c’è poi molto da dire. Quasi quasi, potrei fermarmi qui.

Importa poco che l’Olympiakos non sia esistito, forse non sia neppure sceso in campo, visto che all’andata i greci non erano stati poi granchè e comunque avevano battuto i colchoneros. Piuttosto, la gara ha certificato l’ovvio: non solo che gli ateniesi siano una squadra mediocre, la cui unica forza sembrerebbe risiedere nell’ambiente che riescono a creare i loro tifosi; ma soprattutto che l’Atletico è una squadra diversa da un paio di mesi fa, nella mentalità e nel gioco, nonostante il perdurare di problemi ed equivoci tattici. Tanto più che, in realtà, non è possibile dimostrare che la causa della totale eclissi dei greci non sia l’atteggiamento con il quale i colchoneros sono scesi in campo.

Nel primo tempo, in particolare, l’Atletico ha dominato, segnando dapprima su errore gravissimo di Roberto (ottimo portiere, ma con alcune cadute di concentrazione, già evidenziate al Benfica, che ne pregiudicano inevitabilmente la valutazione complessiva) e poi su deviazione di Mandzukic, appostato sul secondo palo. Il gol era comunque nell’aria sin dal primo minuto e solo alcuni errori di mira e alcuni interventi di Roberto avevano impedito che il punteggio assumesse dimensioni più rotonde.

Anche nel secondo tempo, in ogni caso, i greci avevano combinato ben poco, non avvicinandosi praticamente mai alla porta di Moyá, prima di subire il devastante uno-due di Mandzukic, una volta tanto in versione ariete deluxe. In chiusura, un gol a mio giudizio regolare di Griezmann veniva annullato per sospetto fuorigioco.

L’aspetto positivo che mi preme sottolineare è che, per la prima volta, la squadra è sembrata trovarsi a proprio agio nella sua nuova “pelle”, difendendosi non in modo passivo ma attivamente, gestendo il pallone e controllando così gara e avversari.

Ora, già qualificati, si va a Torino per difendere il primo posto. Al di là del fatto che la partita non abbia altro valore, non c’è bisogno di dire che un risultato positivo è imprescindibile, sia per gli introiti economici, sia per i vantaggi sportivi connessi all’arrivare primi, sia per le inevitabili ricadute psicologiche per noi e per i nostri avversari, presenti e futuri.


Note positive
Juanfran: sulla fascia è devastante. In particolare la pochezza dei greci lo rende anche inesauribile. La partenza di Filipe e l’inevitabile maggiore assunzione di responsabilità che questa ha comportato lo hanno ulteriormente migliorato.
Arda: gioca sempre nel suo modo caracollante e discontinuo, ma quando accende la luce non ce n’è per nessuno. L’assist per il 3-0 è spettacolare, così come la sua capacità di muoversi per tutte le zone della trequarti e apparire inaspettato proprio dove è necessaria la sua qualità tecnica.
Mandzukic: per la prima volta, gioca una partita all’altezza della sua fama, non solo sottoporta ma anche in generale come referente per il gioco d’attacco. Probabilmente questo si deve anche all’atteggiamento complessivo della squadra, più disposta ad assecondarlo e a difendersi col pallone.

Note negative
Gimenez: un paio di volte si fa sorprendere fuori posizione e si fa infilare dal proprio avversario diretto. Rimedia col fisico e una certa dose di fortuna, ma sono cose che non devono capitare, soprattutto se Madre Natura non ti ha dotato di una velocità supersonica con cui rimediare alle tue disattenzioni.




Atlético: Moyá 6; Juanfran 8,5, Giménez 6, Godín 6,5, Ansaldi 7; Arda 8 (Raúl Jiménez, m. 66 5,5), Tiago 6,5 (Mario Suárez, m. 46 6), Gabi 6,5, Koke 6; Raúl García 6,5; Mandzukic 8 (Griezmann, m. 69 6).
No utilizados: Oblak (p), Cerci, Gámez y Cebolla. 

Olympiakos: Roberto; Elabdellaoui, Botía, Abidal, Masuaku; Maniatis (David Fuster, m. 46), Ndinga, Milivojevic, Afellay (Kasami, m. 46); Domínguez (Bouchalakis, m. 72); Mitroglou.
No utilizados: Megyeri (p), Diamantakos, Avlonitis y Leandro Salino.


Goles: 1-0. M. 9. Raúl García.
2-0. M. 38. Mandzukic.
3-0. M. 62. Mandzukic.
4-0. M. 65. Mandzukic.
Árbitro: Wolfgang Stark (ALE). Amonestó a Ansaldi, Ndinga, David Fuster y Raúl Jiménez. Unos 50.000 espectadores en el Vicente Calderón

giovedì 18 settembre 2014

Olympiakos – Atletico Madrid 3-2: alti e bassi


Una delle poche cose sicure della Champions' è che, nella fase a gironi, è fondamentale iniziare bene e non perdere punti contro avversari diretti. L'Atletico torna da Atene non solo con una sconfitta che inevitabilmente genera molte difficoltà in vista del passaggio del turno, ma anche con una prestazione francamente sconcertante.
Ciò che più disorienta è che il punto di forza dell'anno scorso, la solidità difensiva, non si è assolutamente visto ad Atene. Non è tanto questione degli errori, non clamorosi ma comunque imperdonabili, di Oblak, quanto invece di una incomprensibile mancanza di attitudine difensiva, del tutto inedita negli anni del Cholo.
Nè basta a tranquillizzarmi l'idea che anche le altre squadre avversarie debbano recarsi ad Atene, un ambiente sicuramente ostile sotto tanti punti di vista (bolgia sugli spalti; ammonizione a Gabi dopo un minuto per fallo tattico, naso rotto per Mandzukic senza nessuna conseguenza per i greci subito dopo: un inizio da trasferte “calde” degli anni '70), perchè non è che l'Olympiakos mi sia sembrato un granché. In fondo, la sensazione netta è stata di una partita che l'Atletico avrebbe potuto vincere in qualunque momento, anche dopo gli errori marchiani che hanno generato le tre reti, quindi non credo che i greci potranno più di tanto mettere in difficoltà la Juventus.


Mi spaventano la mancanza di solidità dei colchoneros e, forse ancora di più, l'impressione che si navighi a vista, alla ricerca di soluzioni tattiche che non sono ancora state elaborate. Un tempo, in una situazione simile, i biancorossi avrebbero almeno colto un pareggio, oppure avrebbero vinto “di fortuna”. L'altra ser invece, pur rimanendo praticamente sempre in partita, hanno fatto di tutto per perdere.
Voglio credere che sia stata una serata storta, l'unica finora nella quale alla povertà del gioco si sia unita anche una certa allegrezza difensiva, ma non ne sono così sicuro. Come ho detto, mi pare che si navighi a vista, tra giocatori che non sono ancora entrati in forma (Gabi), altri palesemente inadeguati (Mario Suarez, lo scriviamo da tempo), altri ancora completamente (Oblak e Cerci) o parzialmente (Griezmann) spaesati.
Se il Cholo non trova un'idea forte a cui agganciare la squadra, quella che aveva sicuramente quando ha benedetto l'acquisto di Mandzukic (liberando perciò Lukaku, che era già nostro e che come controfigura di Diego Costa era sicuramente meglio) e richiesto l'arrivo di Griezmann e Cerci, quella che ora pare scomparsa, temo che saranno dolori. Ci aspetta comunque, io credo, un lungo periodo di alti e bassi, nel quale faremo fatica contro chiunque corra più di noi (cioè, finora, tutti tranne il Real).


Se vogliamo analizzare la gara nei suoi punti critici, ci sono sicuramente altri spunti di riflessione.
Il primo è senza dubbio che, dal momento che né Siqueira né Ansaldi sono Filipe e che Juanfran non ha il pezzo forte del repertorio nella fase difensiva, la coppia centrale finisce inevitabilmente per essere più esposta alle folate avversarie.
Se poi, come sta accadendo, Gabi è stranamente impacciato e Mario impresentabile, con ciò accrescendo uno dei problemi irrisolti della squadra, ovverosia la vulnerabilità agli attacchi centrali, tutta l'impalcatura finisce per traballare.
Ancora, Mandzukic è senza dubbio un grande attaccante, però è uno a cui la palla va servita davanti alla porta, altrimenti diventa inutile. Tutt'al più gli si può chiedere di agire da pivot e distribuire di testa per gli inserimenti dei compagni. Tutto questo si è visto, l'altra sera, ma in misura molto minore di quanto ci si sarebbe aspettati: mi pare anzi che ci sia una sorta di resistenza mentale, da parte dei più esperti, a modificare l'approccio alla partita. Resistenza che non può che aumentare se i due inneschi del croato, Cerci e Griezmann, vedono poco o nulla il campo, qualunque sia il motivo.
Infine, Simeone sbaglia poco, ma quando capita lo fa in grande stile. L'anno scorso buttò nella mischia Diego Ribas nella partita peggiore dell'anno (il derby di andata di Coppa del Re al Bernabeu), stravolgendo la squadra dall'oggi al domani, e poi rischiò un Diego Costa improponibile durante la finale di Champions'. Quest'anno ha schierato Oblak a freddo, in una partita da vincere assolutamente e in un contesto ambientale piuttosto problematico: francamente, si poteva fare di meglio, e lo avrei scritto anche se avessimo vinto e lo sloveno avesse effettuato parate prodigiose. Poi, non pago, ha rincarato la dose, affermando che il portiere titolare verrà deciso volta per volta, prefigurando una “staffetta” di sacchiana memoria che, com'è noto, nel caso di un ruolo tanto delicato come quello del portiere, genera solo guai.


Quindi non so bene quanta colpa dare al portiere sloveno sui tre gol, perchè mi pare che molta di più ne abbiano i suoi compagni. Sul primo gol, Masuaku ha tutto il tempo di aggiustare la palla e mirare, mentre Mario è disperso e Gabi in ritardo; sul secondo, Juanfran si fa infilare e la coppia Mario – Ansaldi si scontra in maniera tragicomica sulla nostra trequarti; sul terzo, altro errore gravissimo di Ansaldi che mette in difficoltà Godin prima (insolitamente poco reattivo) e Miranda poi (scarso, come abbiamo sempre detto, nell'uno contro uno duro e puro).


Quanto al resto, consoliamoci con qualche buona trama offensiva e con la buona vena di Griezmann. Però anche qui c'è molto che non mi è affatto piaciuto: tiri leziosi e deboli, assist serviti con calma olimpica etc etc.
Ecco, pareva più un allenamento che una partita di Champions'. Peccato, perchè i greci, come dicevo, non mi sono sembrati un granchè: Michel si vanta dell'ordine, della disciplina e dello spirito di sacrificio dei suoi, ma questi aspetti si sono visti a tratti. Per esempio, dopo il primo gol l'Olympiakos si è disunito e solo la nostra dabbenaggine ha permesso ai greci di raddoppiare. Un po' più di velocità, di precisione e di cattiveria da parte nostra e staremmo a parlare di vittoria non semplice ma meritata, perchè la sensazione che l'Atletico potesse rimontare abbastanza agilmente è stata reale e concreta per quasi tutta la partita.


Note positive
Griezmann: riportato alla sua posizione naturale di seconda punta che parte alle spalle del centravanti, si rivela micidiale e accende il gioco dei colchoneros, cui fino ad allora era mancata la velocità in avanti.


Note negative
Oblak: in tutti e tre i gol non compie errori clamorosi, ma dà chiaramente l'impressione che avrebbe potuto fare di più. Peggio di così non poteva essere il suo debutto, anche considerando che dall'altra parte ha fatto una gran figura una nostra vecchia conoscenza, Roberto, uno che avrebbe meritato di più dall'Atletico, che di fatto non lo ha mai fatto giocare. Il discorso riguardo ai buoni portieri, molti dei quali canteranos, gettati via dai colchoneros negli ultimi anni, sprecati a inseguire prestiti e acquisti vari, è lungo e l'ho già fatto in varie riflessioni estive. Alla fine non colpevolizziamolo e aspettiamo pazienti. Che tristezza, però...
Ansaldi: discreto in avanti, spesso in difficoltà dietro. Anche qui, è ancora troppo presto per giudicare, però mi permetto lo stesso una notazione cattiva: non è la prima volta che il Cholo ci propina argentini di dubbia caratura, da Insua a Sosa. Soldi sprecati anche questa volta?
Mario Suarez: davvero, non so più cosa dire. Se una qualunque squadra italiana lo vuole (per motivi a me ignoti), diamoglielo, anche gratis. Se arrivano 15 milioni, come leggo, stappiamo lo champagne. Sul primo gol è fuori posto, perduto nelle nebbie, sul secondo combina un casino tragicomico. Se penso che toglie il posto a uno come Saùl, mi arrabbio ancora di più.






Olympiakos: Roberto; Elabdellaoui, Botía, Abidal, Masuaku; Maniatis, Milivojevic, Kasami, Afellay (N'Dynga, m. 69); Chori Domínguez (Fuster, m. 57), Mitroglou.

Atlético de Madrid: Oblak 4,5; Juanfran 5,5, Miranda 5,5, Godín 6, Ansaldi 5,5; Arda 6, Mario 3 (Saúl Ñíguez, m. 75 sv), Gabi 5,5 (Griezmann, m. 56 7), Koke 6; Raúl García 5,5 (Cerci, m. 66 5), Mandzukic 6,5.

Goles:
1-0, 13' Masuaku, con un zurdazo desde fuera del área.
2-0, 31' Afellay cruza ante Oblak.
2-1, 38' Mandzukic, de cabeza a centro de Ansaldi desde la banda izquierda.
3-1, 73' Mitroglou, a pase de Kasami.
3-2, 86' Griezmann, a pase de Koke.



Árbitro: Pedro Proença (Portugal). Amonestó a los locales 'Chori' Domínguez (m. 35) y Maniatis (m. 46+) y a los visitantes Gabi (m. 2), Koke (m. 46+), Saúl (m. 88) y Griezmann (m. 90).

Incidencias: partido correspondiente a la primera jornada del grupo A de la Liga de Campeones, disputado en el estadio Georgios Karaiskakis de El Pireo ante unos 33.000 espectadores. Diego Simeone, entrenador del Atlético de Madrid, cumplió partido de sanción por su expulsión en la final de la Liga de Campeones del pasado 24 de mayo frente al Real Madrid.