venerdì 31 ottobre 2014

Espanyol, Malmöe, Getafe: avanti piano


Una serie di impegni mi ha impedito di aggiornare il blog con regolarità. Poco male, perchè la pausa forzata mi ha permesso di analizzare con calma le partite della settimana passata secondo una prospettiva differente da quella cronachistica: una visione di medio periodo, da settimanale o da quindicinale, diciamo così.
Il commento più adeguato è stato ancora una volta, manco a dirlo, quello di Simeone, che ha archiviato la settimana come positiva grazie alle tre vittorie e all'assai positivo bilancio tra gol fatti (otto) e subiti (zero). Tuttavia il Cholo sa benissimo che c'è ancora molto da fare, visto che il gioco latita e che le strategie finora applicate per ovviare a queste mancanze si sono rivelate quantomeno deficitarie.
Le tre partite, in questo senso, sono molto più simili di quanto sembrino all'apparenza. Ne esce infatti il ritratto di una squadra che, per quanto si sforzi, fatica a giocare un calcio propositivo e a sbloccare la gara, per lunghi tratti della gara governa la palla con lentezza e non arriva, di conseguenza, alla porta avversaria. Segnare è maledettamente difficile, quest'anno, e anche la fluidità della manovra è quasi inesistente. Con l'Espanyol, in una delle versioni più dimesse che io ricordi, il primo tempo è passato al piccolo trotto, fino al gol su calcio d'angolo; contro il Malmoe, il copione è stato molto simile, anche se “impreziosito” da un numero superiore di occasioni da rete sbagliate.
Per di più, una volta passato in vantaggio, non sempre l'Atletico riesce a difendersi con scioltezza: il secondo tempo col Getafe ha mostrato infatti una squadra in affanno, ammassata sulla propria trequarti nel tentativo confuso di mantenere l'esile vantaggio, tentativo riuscito per un soffio.
La mia impressione è che Simeone avesse in mente un progetto ben preciso, assai diverso da quello incentrato su Costa, ma che, finora, non gli sia riuscito di proporlo per le difficoltà incontrate dai nuovi acquisti, per la condizione precaria di alcune pedine fondamentali e, da ultimo, per la forma mentis ormai assunta dalla squadra. L'Atletico infatti fatica incredibilmente non tanto a tenere la palla, ma a sviluppare con essa un gioco veloce e ficcante, ad arrivare in velocità nell'area avversaria. Mandzukic è lentissimo, Koke e Arda paiono essere usciti da poco dal letargo, sulla fascia sinistra la partenza di Filipe ha lasciato una voragine e dei nuovi non c'è praticamente traccia. Fino all'anno scorso, a garantire la transazione veloce verso l'area avversaria ci pensava Costa, abilissimo a svariare come a sfondare fisicamente le difese avversarie, a coprire (almeno fino a metà del campionato scorso, come ho già scritto) e a scattare in profondità facendo reparto avanzato da solo. Il croato è un ottimo attaccante, come dimostra la media realizzativa tenuta in carriera, ma non crea occasioni dal nulla, come faceva il brasiliano: si limita a sfruttare al massimo le palle vaganti nell'area piccola. Quanto a coprire, meno di zero: troppo lento, troppo poco portato a svariare.
Nell'attesa che le nuove pedine crescano di livello, c'è non il nulla, ma quasi: molti gol su palla inattiva (e chi lo fa notare polemicamente non ha capito nulla, visto che fanno parte del gioco e, se fosse così facile segnarli, li segnerebbero tutti), qualche iniziativa individuale e sporadica. Mi pare, in sintesi, che Simeone non avesse nessun piano B e che lui stesso si sia fatto cogliere alla sprovvista dalle (impreviste?) difficoltà dei nuovi: l'insistenza su alcuni giocatori, l'ingiustificato “ostracismo” verso altri e alcuni errori tattici e di schieramento si spiegano così.
La squadra non è più quella dell'anno scorso e non è ancora quella immaginata dall'argentino, motivo per cui ha acuito i difetti che aveva comunque lo scorso anno, senza guadagnare nuovi pregi. Particolarmente preoccupanti continuano ad essere un difetto storico (la difficoltà a creare gioco e a fare interdizione nella zona centrale) e uno riemerso con la partenza di Filipe e col dualismo Ansaldi-Siqueira (la friabilità difensiva sulle fasce). Due difetti tanto noti al Cholo, che già al suo esordio sulla panchina biancorossa aveva cercato di porvi rimedio col famoso 4-1-4-1 della partita di Malaga.
Non è un caso che i dettagli migliori di queste partite siano emersi quando gli avversari erano in difficoltà: nel secondo tempo con l'Espanyol (se possibile, ancora più arrendevole), nella seconda parte col Malmoe (quando è bastato avere un po' più di velocità e di precisione per dilagare) e in buona parte del primo tempo di Getafe.
Motivi di ottimismo, io credo, ce ne sono.
Anzitutto, c'è la volontà di fare gioco, al di là dei limiti oggettivi del centrocampo e della difficoltà nel vincere una forma mentis ormai consolidata (non quella di non fare gioco ma solo di distruggerlo, come dicono commentatori superficiali, quanto quella di non farlo in forma continuativa ma di adattarsi alle infinite pieghe del match).
Poi, la crescita fisica sempre più evidente. Ne sono emblema Koke e Arda, che hanno cominciato la stagione così così ma che cominciano a regalare un contributo più continuativo alla manovra (più lo spagnolo del turco, da sempre assai irregolare).
C'è poi una discreta solidità difensiva, nonostante i problemi sulle fasce. Non siamo ai livelli dell'anno scorso (quando però la percezione è stata, a mio avviso, un po' falsata dai prodigiosi interventi di Courtois, capace di arrivare dove né Miranda né Godin riuscivano), ma comunque Moyà ha finora proposto discrete prestazioni, senza sbavature, e i due centrali sono al livello dell'anno scorso (solo Scolari e la LFP non lo hanno notato...).
Da ultimo, la classifica, sia nella Liga che nella Champions': con tutti i nostri problemi, siamo lì. Con la speranza che, man mano che il nuovo Atletico prenda forma, anche la situazione migliori.


Concludo questo breve excursus con qualche ulteriore nota sui singoli.
Se devo indicare chi sta tenendo fede alle aspettative, non posso che fare tre nomi: Miranda, Godin e Juanfran (quest'ultimo, di fatto, il vero motore del nostro gioco offensivo, al momento).
Ho apprezzato molto anche la prova di Gimenez, anche se non priva di sbavature: un paio di volte si è fatto infilare in velocità; in generale manca della visione di gioco di Miranda e dei suoi lanci lunghi. La sua presenza ha tolo qualcosa al gioco dalle retrovie dei colchoneros. Miranda è, io credo, insostituibile: non veloce ma sempre ben posizionato, non fisico ma abilissimo nell'anticipo, ottimo nel leggere i tempi del gioco, sia offensivo che difensivo. In questo senso, il suo sostituto “testuale” potrebbe essere Alderweireld, un altro abile nel tessere gioco, mentre Gimenez è più simile a Godin, un difensore fisico che talvolta, per eccesso di energia, rischia di commettere qualche errore.
Saúl sta giocando molto bene e, soprattutto, si sta dimostrando fondamentale in questa fase di avvio stentato: il suo dinamismo e la sua qualità tecnica forniscono una variabile di imprevedibilità a un gioco che, senza di lui, risulterebbe (e risulta) statico e prevedibile. Per motivi ignoti, Simeone non lo fa giocare nel doble pivote ma sembra puntare a farne una mezzala, secondo la stessa logica che lo ha guidato nella maturazione di Koke. Non sono molto d'accordo, anche perchè sono giocatori diversi, ma l'allenatore è lui e sa certamente cose che io ignoro.
Infine, due parole sui giocatori che più sono mancati finora, sia pure per motivi diversi: Griezmann e Cerci. Il francese fatica a modificare il proprio modo di giocare, ma resta anche l'altra scheggia di imprevedibilità finora vista in avanti. Certo il suo faticoso adattamento ha un peso enorme nelle difficoltà in avanti della squadra. Cerci ha mostrato qualcosina del suo repertorio proprio contro il Malmoe: in generale, viene visto con una certa sufficienza, soprattutto in Italia, ma in realtà lo scopo per cui è stato preso è molto chiaro: accompagnare, insieme col francese, il pallone verso Mandzukic, che sfruttarne la stazza per infilarsi in area dalla trequarti. Di tutto questo, però, non si è ancora visto nulla o quasi.


In conclusione, per ora ci siamo, sia pure in parte nonostante alcune scelte discutibili del Cholo. Credo che si vedrà una squadra definita, chiara e integrata a partire da fine dicembre, quando potremo cominciare a valutare gli obiettivi realisticamente alla portata quest'anno.

domenica 5 ottobre 2014

Valencia – Atletico Madrid 3-1: naufragio


Ci sono momenti, nella vita, in cui si resta senza parole. Capitano avvenimenti impensabili, nella sostanza e nella forma, e si resta così, sospesi, ad osservarne le conseguenze senza neppure poterne registrare l'atto generativo. Nel calcio, poi, il replay, impietoso, ripropone continuamente, da mille angolazioni, ciò che è accaduto, senza lasciare scampo alla nostra mente: è avvenuto, guarda, non ci sono possibilità di fuga dalla realtà, vedi? Non c'è speranza di annacquare il tutto col velo sfocato della memoria.
Ieri, di fronte all'incredibile disastro combinato da Miranda, sono rimasto così. Vedevo e rivedevo, ma non capivo. Possibile? Possibile che un difensore intervenga in questo modo su un pallone destinato al portiere? Possibile che il portiere non chiami la palla o lo faccia in maniera così timida da non essere sentito? Possibile che il brasiliano, per respingere la palla, non scelga una traiettoria opposta a quella da cui proviene la palla, per la più semplice delle respinte, ma si inventi un orrendo tocco beffardo chiaramente destinato nell'angolino? Possibile, sono arrivato a chiedermi, che lo abbia fatto apposta? Perchè altro senso non trovo: cosa voleva fare? Trasformare un innocuo spiovente in calcio d'angolo? Appoggiare a Moyá, con un inutile rischio?
Ero ancora stordito, e i colchoneros con me, che ancora il Valencia faceva quel che voleva sulla nostra trequarti, approfittando della incredibile staticità dei nostri difensori e centrocampisti centrali, e insaccava il secondo. Miranda pareva di sasso, Godin un semplice passante, Jesús Gámez un perfetto estraneo dal passo d'anziano; Siqueira era lentissimo nel chiudere, Tiago faceva uno scatto ma poi rallentava, Gabi neppure quello. Da non poterci credere...
Pochissimi minuti e il Valencia ci puniva su calcio d'angolo, vale a dire sulla specialità della casa. Moyá, già complice sul secondo gol, non si muoveva neppure, e così Tiago, ormai abbonato alla difesa allegra sui corner (ricordate la finale di Champions'?).
In tredici minuti il Valencia ci aveva polverizzato, allargando il gioco sulle fasce per disarticolare poi la nostra difesa puntando agli inserimenti tra centrale e terzino, sfruttando anche e soprattutto lo storico “ventre molle” dei colchoneros nella zona centrale del centrocampo. Una strategia efficace ma non particolarmente originale, alla quale Simeone avrebbe dovuto opporre una qualche contromisura.


Ora, non c'è dubbio che a questo punto della stagione, con tre partite fondamentali in sette giorni e un gioco ancora da trovare, una sconfitta a Valencia, contro un avversario lanciato che può permettersi un'intera settimana per preparare il match, potesse essere messa in preventivo. Tuttavia, questo non era proprio il modo. Che Jesús Gámez ammetta che la squadra non abbia cominciato con la giusta concentrazione, a questo punto, fa solo arrabbiare.
Per cui, scusate, non riesco proprio a credere che, se Siqueira avesse segnato il rigore che ha invece tirato in maniera orrenda, la partita avrebbe potuto finire diversamente. Saremmo stati sul 2-3 con 45 minuti ancora da giocare e contro un avversario che, alla fine, non ha impressionato più di tanto. Ma non saremmo comunque riusciti a combinare granché, visto che il secondo tempo è stato giocato con calma olimpica e non con il furore che ci si sarebbe aspettati.
A questo punto, la vittoria contro il Siviglia è stata abbondantemente vanificata: gli andalusi ci sono di nuovo davanti, Celta e Real Madrid potrebbero esserlo entro la fine della serata. Da terzi (e possibili secondi), siamo quarti e possibili settimi.
Partido a partido, d'accordo. Però un po' di coerenza sarebbe gradita, please.


Note positive
Nessuna


Note negative
Simeone: potrei citare tutta la difesa e la quasi totalità degli altri scesi in campo, ma forse sarei ingiusto. Come quando vincevamo, la responsabilità è nel manico. A che gioco giochiamo? Chi lo sa. Chi è deputato a tirare i rigori, visto che in campo si litiga per farlo e poi li si sbaglia? Chi lo sa anche qui. Quali movimenti dovrebbe fare Mandzukic, a parte prenderla di testa e fare su e giù a piccolo trotto sull'asse centrale? Chi lo sa, di nuovo. E Griezmann, in che ruolo dovrebbe giocare? Idem. A cosa serve Cerci? Ignoto. Chi è il titolare della fascia sinistra, Siqueira o Ansaldi? Quale gioco si intende proporre per valorizzare un centravanti efficace ma tremendamente statico? E davvero il croato era il prescelto del Cholo, che pur di averlo ha rinunciato al sostituto testuale di Diego Costa, cioè Lukaku? Dov'è finita la compattezza difensiva dello scorso anno? Perchè abbiamo giocato in (relativa) scioltezza solo contro squadre che corrono meno di noi? E perchè queste squadre, finora, sono state solo due (Real e Siviglia)? Ieri, secondo Simeone, abbiamo fatto errori che raramente commettiamo. Bene, allora perchè la stessa cosa è stata detta per la partita con l'Olympiakos e quella contro il Celta? Perchè, insomma, oltre a un gioco non abbiamo neppure una continuità né un undici definito? Ieri, per raddrizzare la barca, non si è trovato niente di meglio che mandare in campo tutti i giocatori offensivi in panchina, senza logica alcuna se non sperare nella sorte. Cosa sono questa insicurezza e questa sfiducia?
Società: non si era mai vista una squadra giocare il mercoledì sera in Europa e il sabato pomeriggio in campionato. Nessuno ha da dire niente, a riguardo? E della vergognosa campagna di stampa sull'Atletico “violento”, che ci frutta un'ammonizione ogni quattro falli, mentre ad altri tutto è permesso, la società cosa dice? Possibile che l'allenatore avversario, giorni prima della partita, possa invitare l'arbitro a tenerci d'occhio e a non permetterci i soliti falli violenti, e nessuno abbia nulla da dire? E che il pullman della squadra venga accolto a Valencia da un fitto lancio di bottiglie e lattine, anche di questo nessuno ha niente da dire? Insomma, c'è qualcuno al Calderon, oltre ai commessi del negozio ufficiale?




Valencia: Alves; Barragán, Mustafi, Otamendi, Gayá; Javi Fuego, André Gomes (Felipe Augusto, m. 70), Parejo; Rodrigo, Piatti (Orban, m. 61) y Alcácer (Feghouli, m. 74).
No utilizados: Yoel; Joao Cancedo, De Paul y Carles Gil.

Atlético: Moyà 4; Gámez 5, Miranda 3, Godín 5, Siqueira 4; Gabi 5, Tiago 6,5 (Raúl García, m. 72 5); Arda 5 (Raúl Jiménez, m. 68 4), Griezmann 5 (Cerci, m. 65 4,5), Koke 6; y Mandzukic 5,5.
No utilizados; Obalk; Saúl, Juanfran y Giménez.



Goles: 1-0. M. 5. Miranda en propia puerta. 2-0. M. 8. André Gomes marca de zurda tras adentrarse en el área de Moya. 3-0. M. 13. Otamendi de cabeza a la salida de un córner. 3-1. M. 28. Mandzukic recoge de cabeza el rechazo a disparo de Tiago.
Árbitro: Teixeira Vitienes. Expulsó en el minuto 90 a Cerci por doble cartulina amarilla. Amonestó a Andre Gomes, Parejo, Javi Fuego y Gayá.
Unos 53.000 espectadores en Mestalla.

giovedì 2 ottobre 2014

Atletico Madrid - Siviglia 4-0 e Atletico Madrid – Juventus 1-0: i puntini sulle i


Se c'è una colpa che non potrò mai perdonare alla famiglia Gil, è quella di averci ridotto, per lunghi anni, a controfigure di noi stessi. La macchietta di un grande club, un qualunque nobilastro che parla delle glorie di famiglia mentre vende l'argenteria sottobanco.
Anni di ruberie, di calcio vergognoso, di giocatori improbabili e di conseguenti campionati anonimi, quando andava bene, o sul filo della retrocessione se non peggio, quando andava male, hanno fatto sì che, per molti anni, tutti si sentissero in dovere di guardarci dall'alto in basso, di snobbarci, di trattare il nostro pur impolverato blasone con sufficienza e arroganza.
Ancora oggi che, grazie al Cholo Simeone (e a lui solo, taccio di una dirigenza che continua a fare pena e a mettere a rischio la sopravvivenza del club. Leggere qui per credere, ma presto scriverò anch'io un pezzo su questa fogna), abbiamo ripreso il nostro ruolo in Spagna e in Europa, questa patina sopravvive: ogni nostro risultato sembra sempre estemporaneo, ogni conquista non un ulteriore gioiello incastonato nel nostro percorso, ma il frutto del caso e della ruberia.
Noi non abbiamo alcuno scopo, sul campo da calcio, che non sia picchiare i nostri avversari! Anzi, ignoriamo completamente tattica e tecnica! Di più, segniamo solo su palla inattiva (orrore!!!)! Il nostro allenatore è solo un gran motivatore che vince perchè ha fortuna, non perchè di calcio (e psicologia) ne capisce! E via sdottorando, perchè i calci di rigore altrui sono sempre meritati e i nostri no, le ammonizioni dei nostri sacrosante e quelle altrui frutto delle nostre subdole provocazioni. Da dove credete che nasca questo continuo coro a mezzo stampa? Solo dal fatto che diamo fastidio perchè non consegnamo la Liga alle solite due e la Champions' a corazzate dalla dubbia solidità finanziaria?


Non stupisce quindi che, non appena viviamo momenti di appannamento, tutti si sentano autorizzati a proporsi come candidati ben più autorevoli di noi alla Liga o alla Champions', anche squadre che hanno in carniere un solo titolo spagnolo vinto quasi 70 anni fa o club che non vedono non dico una finale, ma neppure un passaggio agli ottavi da più tempo di noi.
Se c'è un aspetto positivo in queste due vittorie, è quindi senza dubbio che abbiano contribuito a rimettere a posto le cose. Il Siviglia, salito al Calderon con la spocchia tipica della squadra andalusa, ha preso quattro reti ma ne avrebbe potute prendere almeno il doppio. Soprattutto, ha rimesso bene in fondo alla valigia illusioni improponibili, quali quella di poter lottare per la Liga e di esserci superiore. La Juventus si è per l'ennesima volta resa conto che l'Europa non è l'Italia e che fuori dai nostri confini si gioca un calcio molto più tonico e organizzato, nel quale niente può essere lasciato al caso e le sbavature difensive si pagano care, diversamente dal campionato italiano. Se poi a Torino vogliono chiamare le cose con un altro nome (gioco duro), facciano pure: la partita è stata brutta e anche cattiva (e chi lo nega), ma ha vinto chi ha tirato in porta almeno una volta e non ha commesso alcun errore difensivo.
Speriamo che la settimana si concluda mettendo in riga anche l'altra squadra che, complici i successi del decennio in cui noi siamo sprofondati nella vergogna, continua a ritenersi la legittima terza forza di Spagna, vale a dire il Valencia.
La Storia dice chiaramente questo: dietro a Real Madrid e Barcellona (rigorosamente in questo ordine), il terzo posto spetta a noi o all'Athletic Bilbao. Punto. Tutto il resto sono elucubrazioni da salotto, sicuramente favorite da un venticinquennio, quello a marca “famiglia Gil”, nel quale campionati anonimi e retrocessioni ci hanno tolto, ad esempio, il terzo posto nella classifica assoluta per punti della Liga (a favore del Valencia, per l'appunto). Numero dei trofei e seguito popolare, però, non lasciano dubbi, così come la logica: molti punti danno lustro se si accompagnano ai trofei, non ad eterni piazzamenti alle spalle dei vincitori.


Quanto alla Champions', la partita di ieri ha fatto giustizia sia della incredibile sconfitta di Atene che della sicumera con cui in Italia si dava per acquisito uno status europeo per la Juventus. Di fatto, il girone ricomincia da capo, dopo aver dimostrato alcune cose: l'Olympiakos non è niente di che, soprattutto lontano da Atene; un Atletico in ricostruzione vale tanto quanto una Juventus già strutturata; il calcio italiano è ben lungi dall'essere competitivo in Europa (visto il penoso Manchester City, il risultato più significativo mi pare la sconfitta di misura dei bianconeri), il Malmoe può risultare impegnativo, anche ostico, ma pericoloso proprio no. Lo paragonerei all'Austria Vienna della scorsa edizione.


Tuttavia, restringendo il campo alle nostre faccende, che è quanto qui più ci interessa, credo che nelle due partite, pur così diverse, si siano potuti riconoscere aspetti positivi e negativi.
Tra gli elementi positivi segnalo senza dubbio le ottime prestazioni di Juanfran, ottimo nella spinta e soprattutto assai preciso in fase di assistenza, e di Saúl, il cui dinamismo credo diventerà imprescindibile. Bene anche Tiago, particolarmente lucido e ispirato nella gestione della manovra a medio raggio: come abbiamo già detto, non è un regista, quindi non eccelle in visione straetegica ma è ottimo negli aspetti tattici della gara, vale a dire, “ripulitura” di palle “sporche” e vaganti a centrocampo, oltre che nella copertura posizionale della difesa e negli inserimenti da dietro. In crescita Koke e Arda, che si segnala per i gol pesanti e lo spirito di sacrificio, tanto più che spesso se ne stava là davanti tutto solo in attesa di essere raggiunto da qualche compagno.
Al contrario, gli elementi negativi si mantengono inalterati: Ansaldi e Siqueira non sono Filipe, non spingono con la stessa costanza, non difendono allo stesso modo. Poi Mandzukic, che lotta e si danna l'anima, ma resta lentissimo ed efficace solo se assistito da una squadra che, al contrario, non ha ancora un gioco offensivo di un qualsivoglia tipo. E qui arriviamo al punto: Simeone ha proposto un 4-5-1 piuttosto inusuale, con Tiago mediano, Koke e Saúl mezzeali e Arda e Raul Garcia ai lati, impegnati a uscire in pressing a turno sui difensori bianconeri. Il navarro, poi, tagliava spesso verso il centro per aggiungersi al centravanti croato in area. Nella sua idea, il centrocampo folto, il pressing alto e l'aggiunta di Raul Garcia come torre avrebbero dovuto, io credo, agevolare il gioco d'attacco, anche considerata la possibilità di prendere alle spalle i terzini bianconeri, secondo uno schema classico contro il 3-5-2. I risultati, in ogni caso, sono stati pessimi: i colchoneros, una volta recuperata palla, non sono mai stati in grado di salire, anche perchè è mancata (merito della Juventus) la dinamicità dei tre centrocampisti centrali e i terzini sono stati molto coperti. L'unica volta in cui Juanfran si è sganciato, è arrivato il gol.
Francamente, non capisco perchè il Cholo insista con Raul Garcia a fianco di Mandzukic nel dichiarato scopo di segnare di testa o, almeno servire su palla alta in arrivo dalle retrovie gli inserimenti dei centrocampisti, quando in rosa ha sia Griezmann che Cerci, due in grado di velocizzare e variare il gioco e di sfruttare veramente gli inserimenti. Altri giocatori veloci non ce ne sono, salvo forse Saúl, per cui lo schema di Simeone pare basato più su sensazioni che su dati di fatto oggettivi. In più Raul Garcia è un ben strano tipo di giocatore, perchè rende in modo inversamente proporzionale ai palloni che tocca: di fatto, oltre al gioco senza palla, fa ben poco, tranne apparire dove nessuno se lo aspetta e segnare. Ieri poi, ridotto all'impotenza, era particolarmente falloso e nervoso.
Il gioco offensivo, insomma, è tutto da costruire su presupposti completamente nuovi rispetto al passato: assistere il centravanti e non lasciargli campo aperto. Anche Falcao, altro tipo di giocatore rispetto a Diego Costa, era comunque molto più mobile, imprevedibile e tecnico del croato. Pressing alto o inserimenti dei centrocampisti, il risultato rimane sempre lo stesso: si segna poco. Non inganni la partita col Siviglia, nella quale siamo stati pesantemente aiutati dalla totale nullità degli avversari, secondo copione di Emery quando incontra una grande squadra.
In più, la necessità di raggiungere l'area avversaria in più uomini genera problemi nella tenuta difensiva, aggravati dalla qualità inferiore di chi occupa la fascia sinistra. A sentire i telecronisti, la nostra solidità offensiva è sempre la stessa, ma chi ha visto molte partite sa che non è vero: c'è meno coesione, meno concentrazione, sia di squadra che individuale, in sostanza meno contundenza. Può darsi che questo dipenda dall'appagamento, dalla stanchezza post-mondiale (??) o da chissà che altro, però io credo che debba essere ricondotto alla necessità di arrivare all'area avversari, per cui talvolta i nostri sono o fuori posizione o poco lucidi.


Nel complesso, stiamo crescendo, ma darei molta più fede alla partita (e al risultato...) contro la Juventus che contro il Siviglia. Vale a dire che la strada è ancora lunghissima e, soprattutto, tutta da costruire. Per il momento Simeone si accontenta di limitare i danni e lucrare il massimo dagli episodi (ecco il senso di Raul Garcia), ma è il primo a sapere che dovrà cambiare marcia e schemi.


A conclusione, un paio di note a margine sulla disgustosa telecronaca di Canale 5. “Fischi di paura del Calderon”? “Atletico squadra più fallosa del continente”? “Bravi a fare fallo senza essere visti”? Ma Piccinini ha mai visto una partita dell'Atletico prima di ieri sera? Giusto per la cronaca, sappia che siamo la dodicesima/tredicesima (ora non ricordo) squadra spagnola per numero di falli, di gran lunga dietro al Real Madrid. Poi, chiaro, la campagna di stampa in atto da tempo e arrivata fino in Italia ha fatto e fa in modo che i nostri calciatori ricevano un cartellino per qualunque mossa, però insomma, un po' di onestà intellettuale!
La partita è stata fisica, dura e nervosa, i colchoneros alcune entrate potevano risparmiarsele, però non mi pare che i giocatori juventini ci siano andati leggeri. Hanno recitato all'italiana, questo sì: ad ogni contrasto cadevano fulminati, in puro stile italico, però mi risulta che il calciatore col naso fratturato costretto a togliersi la maschera per i colpi ricevuti non avesse la maglia bianconera.
Certe affermazioni non si possono proprio ascoltare, tanto offendono l'intelligenza, ma ormai dovremmo esserci abituati: qualcuno ricorda una sola telecronaca di partite in cui giocasse l'Atletico in cui non vi fosse chiara antipatia nei nostri confronti, finale di Europa League 2012 compresa? Ecco, figuratevi quando giochiamo contro squadre italiane...