sabato 30 novembre 2013

Elche – Atletico Madrid 0-2: il doppio


Da che mondo è mondo, il peggior nemico che si può affrontare non è semplicemente quello che conosce ogni tuo trucco, ogni tua strategia, ma quello che ti assomiglia come una goccia d'acqua, il tuo doppio. Pensa come te, agisce come te, neutralizza ogni tua mossa come se ti leggesse nella mente.
Simeone, che è saggio, non a caso temeva l'incontro di oggi: un nostro doppio, l'Espanyol, ci ha fatti secchi; un altro, l'Elche, rischiava di farci parecchio male.

Non a caso, il primo tempo è stato piuttosto brutto. Compatte, sempre dietro la linea della palla, le due squadre, uguali in tutto, si sono annullate: naturalmente i colchoneros hanno avuto qualche occasione in più, ma nel complesso hanno sofferto la determinazione e il dinamismo degli avversari.
Era inevitabile che la partita si sarebbe decisa sul piano della continuità: solo tenendo quel ritmo l'Elche avrebbe potuto annullare il divario tecnico con l'Atletico; solo tenendo alta la concentrazione fino all'inevitabile calo degli avversari i colchoneros ne sarebbero usciti con tutta la posta in palio.
Il secondo tempo ha rispettato il copione: l'Elche si è pian piano arenato nelle gore di una certa pochezza tecnica; mentre l'Atletico ha resistito e poi piazzato un uno-due devastante grazie ai suoi uomini più in forma. In verità, i colchoneros hanno presentato una versione decisamente dimessa di se stessi, come è normale che sia, considerato il dispendio di energie mentali che il sistema di gioco di Simeone richiede: errori di posizionamento, una certa difficoltà nel compiere i movimenti necessari per “difendere di squadra”, diverse ammonizioni evitabili. Insomma, l'intero corollario di una squadra che avrebbe bisogno di una pausa e che fatica a mantenere la rotta giocando sempre con lo stesso undici.
A tirarci fuori dai guai sono stati due autentici lampi partoriti dal genio di singoli giocatori: una folgore dalla lunga distanza di Raul Garcia, appena entrato, trasformata in gol da Koke; una fantastica combinazione Adrian – Diego Costa.

Per il momento può bastare: in fondo sono tredici vittorie in quindici partite...


Note positive
Raul Garcia: entra e subito cambia la partita. Ormai la sua posizione è quella; è abilissimo nel far fruttare i suoi pregi e nel nascondere le debolezze. Insomma, è proprio il simbolo di questo Atletico capace di sfruttare anche i propri difetti per fare punti.
Diego Costa: sarà anche grezzo tecnicamente, come da più parti si suggerisce (lo stesso Kiko ne ha parlato), ma guardatevi il gol: scatto tra terzino e centrale, riduzione del passo e spostamento del busto per accogliere la palla e non ostacolarne il rimbalzo, calcio controllato (con la gamba bloccata a metà dell'arco di estensione) per non colpire il portiere in uscita e per indirizzare la palla in porta con un colpo di biliardo. Forse non capisco nulla di calcio, ma a me pare un gol sensazionale. Per dire, nella tanto strombazzata (in estate) batteria di attaccanti di una squadra nostrana a righe rossonere, chi sarebbe in grado di farne di simili?


Note negative
Villa: è di nuovo scomparso dai radar. Evidentemente, non è in grado di garantire la continuità delle sue prestazioni, motivo per cui ho sempre sostenuto che fosse un ottimo acquisto per la panchina. Però attenzione: Raul Garcia continua ad approfittare delle occasioni che gli si offrono, Adrian sembra in ascesa. Insomma, la concorrenza rischia di essere reale...



Elche Manu Herrera; Damián, Botía, Lombán, Albacar; Rubén Pérez, Carlos Sánchez (J.Márquez, min. 75); Fidel (Aarón, min.65) Coro, Carles Gil, Boakye (Cristian Herrera, min.72).


Atlético de Madrid Courtois 7; Juanfran 6,5, Miranda 7, Godín 6,5, Filipe 6,5; Tiago 6, Gabi 6, Arda 5 (Adrián 7, min.70) Koke 7; Diego Costa 8, Villa 4,5 (Raúl García,7,5 min.62).

GOLES
0-1, 63' Koke.
0-2, 74' Diego Costa.

ARBITRO: Delgado Ferreiro (C.Vasco). Amonestó a Botía (min. 25) y Damián (min.63) por parte del Elche. Y a Tiago (min.14), Villa (min.16), Filipe Luis (min.65) y Koke (min.82) por parte del Atlético de Madrid.

lunedì 25 novembre 2013

Atletico Madrid – Getafe 7-0: spettacolo puro


Cosa si può dire, di fronte a una partita che termina 7-0, ma che avrebbe potuto certo finire con due o tre gol in più? In realtà, niente. Certo, buona parte dei gol sono arrivati dopo l'espulsione di Valera, ex per nulla rimpianto, ma anche prima i colchoneros, che temevano giustamente un Getafe piuttosto in palla, avevano sviluppato buone trame e un calcio di gran livello, anche se inficiato, almeno fino al gol, da una certa dubbiosa tristezza, come se la prestazione di Villareal non fosse stata metabolizzata in pieno.
Per fortuna ci ha pensato Raul Garcia, il nostro “apriscatole”, specializzato in rottura del ghiaccio, a indirizzare la partita verso il suo esito naturale. Da lì in poi la gara è stata tutta in discesa.
Certo, il risultato è imbarazzante nella sua esagerazione, ma gli errori tattici e tecnici della difesa getafense sono improponibili a certi livelli e, già lo sappiamo, l'Atletico non è squadra che faccia sconti, mai e a nesuno. Al di là degli aspetti tattici, impalpabili in una partita di questo tipo e di questo esito (si può dare un giudizio su Alderweireld, per esempio?), credo di dover sottolineare solo l'evidente sensazione di compattezza che trasmette il gruppo. Non parlo di quella sul campo, ma proprio del chiaro piacere di giocare insieme, di ripetere ciò che Simeone ha insegnato, di assecondare le abilità ciascuno dell'altro, che hanno reso la sfida (??) un recital brillante e speciale, ancorché privo di peso tecnico e tattico. Straordinaria, in particolare, la rete in rovesciata di Diego Costa.
Piuttosto, la vera questione è che valore abbia un campionato nel quale le prime tre rifilano agli avversari, senza neanche faticare, un complessivo 16-0. Si parla spesso di liga escocesa, ma qui, mi pare, siamo forse ben oltre. Ne riparleremo.


Note positive
Raul Garcia: eccolo il figliol prodigo, finalmente all'altezza della sua fama al Calderon. Ormai è assodato, il suo ruolo è quello di seconda punta dal colpo sempre in canna.
Juanfran: di fronte ha il nulla assoluto, e va bene, però dal suo lato è un continuo zampillare di iniziative pericolose.

Note negative
Assolutamente nulla.


Atlético de Madrid Courtois sv; Juanfran 8,5, Alderweireld 7, Miranda 7, Filipe Luis 8; Tiago 7, Gabi 7 (Óliver Torres, m. 71 7); Koke 8 (Adrián, m. 64 7), Raúl García 8,5 (Diego Costa, m. 61 8), Arda 7,5; Villa 7,5.
No utilizados: Aranzubía; Insúa, Godín y Guilavogui.


Getafe Moyá; Valera, Alexis, Lopo, Roberto Lago; Míchel (Mosquera, m. 60), Borja (Arroyo, m. 46); Pedro León, Lafita, Diego Castro; Colunga (Ciprian, m. 68).
No utilizados: Codina; Lacen, Gavilán y Sarabia.

Goles:
1-0, 25' Raúl García.
2-0, 37' Lopo, en propia puerta.
3-0, 49' Villa.
4-0, 52' Raúl García.
5-0, 69' Diego Costa.
6-0, 78' Villa.
7-0, 92' Adrián.

Árbitro: Clos Gómez. Expulsó a Valera (m. 41) por doble tarjeta amarilla. Amonestó a Raúl Garcia, Borja, Míchel y Arda.

Unos 35.000 espectadores en el estadio Vicente Calderón.

mercoledì 20 novembre 2013

Non c'è rosa senza spine


Già in agosto mi ero espresso in maniera piuttosto chiara sulle strategie di mercato in riva al Manzanares. Ora, dopo alcuni mesi di competizioni (che mi hanno permesso di farmi un'idea di alcune operazioni dell'ultimo minuto), posso completare il pensiero espresso allora.
Un paio di considerazioni preliminari, che sono imprescindibili per comprendere il discorso: la rosa è corta e priva di alcune figure fondamentali (il che spiega, ad esempio, lo scialbo pareggio di Villareal dell'ultima giornata di Liga); inoltre la squadra manca di fantasia e abilità tecnica, carenza cui Simeone ha tentato di ovviare con ritmo e aggressività costanti.
Vediamo ora di analizzare la squadra reparto per reparto.


Difesa
Sono stati confermati tutti e questo è stato un bene. Il blocco difensivo è sempre stato il punto di forza di questo Atletico, per cui questa scelta è stata un chiaro messaggio di continuità verso il gruppo, l'allenatore e la tifoseria. La qualità complessiva del gruppo difensivo non è altissima (di fatto spiccano solo Courtois, Miranda e Filipe Luis), ma l'amalgama e l'abilità raggiunti dalla squadra nel difendersi complessivamente hanno portato i colchoneros ad incassare pochissimi gol. Di conseguenza, scelta migliore non poteva essere fatta.
Aggiungo anche che ho trovato particolarmente positivo il fatto che Demichelis sia stato venduto per Alderweireld. Il club ci ha guadagnato 5 milioni di euro e un giocatore più giovane come il belga, anche se l'operazione che ha portato quest'ultimo a Madrid ha qualcosa di sospetto: possibile che gli inglesi, pur di avere Demichelis, abbiano comprato un giocatore che i colchoneros non potevano permettersi e lo abbiano, di fatto, regalato al club spagnolo? Mi permetto quindi di dubitare che Alderweireld abbia veramente un contratto di quattro anni con i colchoneros; penso anzi che presto scopriremo qual è veramente il legame tra il belga e il Manchester City.
Altra questione aperta che scoppierà la prossima estate è quella del portiere, da anni un vero e proprio vulnus sulle rive del Manzanares. Non voglio ripetere quanto già detto quest'estate, ma urge un breve riassunto: Courtois partirà a fine anno, Joel è stato venduto ma con opzione di riacquisto, Asenjo è in prestito al Villareal, Aranzubia rimarrà solo un anno e Roberto è stato comprato per il prossimo anno e poi subito girato in prestito all'Olympiakos. Nel frattempo, si sente parlare ancora una volta di Moya del Getafe.
Piccola domanda: cosa succede se Joel e/o Asenjo fanno un buon campionato? E se Roberto, come pare, stupisce in Champions'? Si ripeterà la medesima telenovela di quest'estate? E tralascio il problema rappresentato dal dualismo Bono e David Gil nell'Atletico B.
Parlando di questioni puramente tecniche, Juanfran sembrava destinato ad essere scalzato da Manquillo, ma si è ripreso alla grande, anche se manca nella fase difensiva: talvolta si fa cogliere fuori posizione o si fa rubare il tempo dagli avversari, oltre ad essere particolarmente carente nella marcatura. Morale della favola, Manquillo probabilmente se ne andrà in prestito, possibilità vagliata anche per Gimenez, per continuare ad acquisire minuti. Sembrerebbe una scelta obbligata, ma il rischio di trovarsi improvvisamente a corto di uomini fra qualche mese dovrebbe essere attentamente considerato. Insua è insignificante, un vero spreco di denaro: davvero Silvio non era alla sua altezza?
Per finire, due parole su Alderweireld: come anche Guilavogui, è stato finora utilizzato pochissimo, per cui è difficile dare un giudizio approfondito. Tra gli aspetti positivi, va segnalata l'abilità nel costruire gioco; per il resto, non è parso velocissimo e impeccabile in fase difensiva. Al momento, pare piuttosto simile a Miranda: un giocatore più abile nell'anticipare il gioco degli avversari, che nella marcatura vera e propria; vale a dire, in difficoltà senza un centrocampo in piena forma davanti a proteggerlo.


Centrocampo
Il difetto è noto: manca la fantasia, se si esclude Arda. Basta che al turco venga un raffreddore, perchè la luce si spenga senza appello. Certo, ci sono Koke e (soprattutto) Oliver, ma se Simeone ha chiesto insistentemente un unico giocatore, e cioè Diego Ribas, ci deve essere sicuramente un motivo. L'acquisto non si è concluso per mancanza di soldi, ma ora le prospettive per il ruolo sono, come ho già detto, piuttosto nere, tanto che il Cholo ha già chiesto un trequartista nel mercato di gennaio e si riparla incessantemente di un arrivo del brasiliano ad agosto (altra telenovela che ci terrà compagnia tutta estate, io credo).
È chiaro che Oliver Torres avrà sempre più spazio, perchè lo merita, ma è altrettanto evidente che il ragazzo non è pronto, per statura fisica e tattica, per il tipo di gioco del Cholo e per sostenere una stagione, se non da titolare, almeno da riserva di lusso. Koke poi, che si sta rivelando grandissimo, non ha nella fantasia il suo punto di forza, mentre su Raul Garcia, da questo punto di vista, meglio stendere un velo pietoso. Il navarro è un giocatore estremamente professionale, disponibile e attento, ma non è e non sarà mai un trequartista. Anzi, è dubbio anche che possa essere un centrocampista: forse la sua vera collocazione è quella di seconda punta, come agli inizi della carriera, un ruolo che molto si avvicina a quello di guastatore-atipico che il giocatore sente più suo (come la gara contro l'Austria Vienna ha dimostrato).
Quanto a Diego, io non mi straccio certo le vesti. Non voglio fare il discorso semplicistico che leggo spesso (quello secondo il quale l'Atletico ha vinto molto di più senza di lui che con lui, stando al raffronto tra l'anno scorso e il precedente), ma mi limito a ripetere quanto ho più volte scritto: è un giocatore che tiene troppo la palla, rallenta il gioco e sbaglia più passaggi filtranti di quanti effettivamente ne realizzi; a me personalmente non pare avere una grande intelligenza tattica, aspetto che io ritengo fondamentale in un trequartista. Però può darsi che con un gioco decisamente più manovrato, quale quello proposto dal Cholo quest'anno (si veda alla voce “David Villa”, più oltre), avrebbe reso di più. Certamente, in rapporto alla sua carriera, l'ingaggio chiesto dal padre è decisamente spropositato.
La batteria dei centrali è buona quantitativamente, meno dal punto di vista qualitativo: tecnica e fantasia sono rare e poco sfruttate, la geometria è una qualità di Gabi, ma non certo di Mario. D'altra parte, quest'anno più dello scorso mi pare che il loro scopo sia rubare il pallone e consegnarlo sulle ali ai due motori del gioco (Koke e Arda). Mario è uno dei giocatori più sopravvalutati della Liga: le sue prestazioni sono spesso inconsistenti, salvo casi rari (per lo più finali e partite in nazionale, a quanto vedo). In quest'ottica, mi domando cosa abbia in meno di lui Camacho, enfant du pays troppo presto scaricato dal club.
La soluzione migliore sarebbe ovviamente schierare Koke come centrale, ma da questo orecchio Simeone, che ne sfrutta la polivalenza, non ci sente. Mi aspetto molto anche da Guilavogui, colosso di prospettiva che finora ha giocato pochissimo, pagando un notevole scotto al salto dal ridicolo campionato francese (ah, Falcao...) al ben più impegnativo campionato spagnolo: nei pochi spezzoni in cui ha giocato, abbiamo intravisto un tecnica da sgrezzare ma non assente e una discreta volontà di proporre gioco, oltre all'ovvio peso in fase di rottura che gli deriva naturalmente dal fisico da corazziere. Tutto sommato, un doble pivote con lui e Koke, nel giro di un paio d'anni, non mi dispiacerebbe, senza dimenticare che sulla rampa di lancio, per il prossimo biennio, c'è anche Saul Niguez.
Chiudo col Cebolla Rodriguez, utile tappabuchi che sperava di risultare protagonista in questa squadra: corre coi paraocchi, senza un vero senso tattico; è importante per fare numero e per colpire gli avversari quando lanciato in velocità, ma non è molto di più. Francamente, un giocatore mediocre.


Attacco
L'esplosione di Diego Costa, che già l'anno scorso era riuscito progressivamente a mettere in ombra Falcao, ha tolto le castagne dal fuoco a una dirigenza che non è stata capace di sostituire il colombiano con nient'altro che un vecchio guerriero arrivato a costo irrisorio (e dietro promessa di un diritto di prelazione su alcuni gioielli della cantera) dal Barcellona. Del brasiliano abbiamo già detto a iosa, quindi non starò a ripetermi. Il vero problema sarà riuscire a trattenerlo, o meglio, per essere più chiaro, impedire ai vari Gil e Cerezo di venderlo a peso d'oro per appagare il loro egoistico e ripugnante cupio dissolvi.
Villa, comunque, se in forma, è abile nel creare spazi e nel favorire gli inserimenti di compagni di reparto e centrocampisti: la sua capacità di tenere sotto pressione l'intera difesa avversaria si è rivelata un utile grimaldello per l'Atletico, spingendo Simeone a un gioco più manovrato che proprio sull'asturiano fa perno. Certo, rimane la questione della forma fisica: finora il prode David ha alternato settimane di grande lavoro e di buona media realizzativa ad altre di totale abulia e inerzia. Come ho già detto, era forse un acquisto da panchina di lusso, più che per la formazione titolare.
D'altra parte, a sostituire lui e Diego Costa sono chiamati Adrian e Leo Baptistao. Da brividi, tanto per essere chiari. Il primo è all'ultima chiamata sul palcoscenico del Calderon, visto che sembra sempre più simile a quello dell'anno scorso che a quello del primo anno (in Europa League, però, come avevo chiaramente sottolineato...): se non gioca, non ritrova condizione e feeling con la porta, ma quando gioca le sue prestazioni sono spesso totalmente abuliche. Anche lui potrebbe apportare fantasia in avanti, ma non in queste condizioni.
Per Leo Baptistao la situazione è al contempo più semplice e più complessa: manca di raffinatezza tattica e deve crescere ancora, anche se penso che sia un ottimo investimento. Simeone l'ha finora usato con il contagocce, proprio per i suoi limiti, ma, con un minutaggio più elevato, potrebbe dare molto alla squadra. Si sacrifica forse poco in copertura, ma è una freccia se lanciato verso l'area avversaria.
Manca probabilmente un altro attaccante, per completare il reparto. Potrebbe essere Raul Garcia, come già detto, col rischio di sguarnire però il centrocampo. Inoltre il navarro non è una prima punta di peso, la vera lacuna del reparto.
A mio giudizio, si poteva tenere Pizzi: non è la prima punta di cui parlavo, ma certo garantiva la copertura di numerose posizioni in avanti, oltre ad avere dimostrato, l'anno scorso al Deportivo, un buon feeling con la rete (più di Adrian, per dire). Sul portoghese, però, qualcosa non quadra, sia per lo sproposito che è costato, sia per la stravagante operazione col Benfica di cui è stato oggetto (quella che ci ha restituito Roberto): se mai, un giorno, si saprà la verità, capiremo perché sia passato nel nostro cielo come una meteora.


Quindi, una rosa non perfetta, migliore di quella dello scorso anno, ma comunque carente, in figure, fantasia e tecnica, per una squadra che deve affrontare un percorso complesso come quello di quest'anno. Non solo la coperta è troppo corta (e ogni infortunio può quindi avere conseguenze pesanti), ma è anche di qualità troppo discontinua: far ruotare gli uomini comporta inevitabilmente un crollo della manovra; insistere sugli stessi provoca la loro usura, oltre a bloccare la crescita di quelli che potrebbero, con maggiore esperienza e minutaggio, tornare utili, ma che ora, per i motivi detti sopra, incrinano il solido gioco di squadra. Insomma, Simeone rischia il cul de sac: dalla risposta che saprà dare a quello che pare un rebus insolubile dipenderà l'esito di quella che al momento si presenta come una stagione esaltante

giovedì 7 novembre 2013

Poker d'assi


Betis. Granada. Athletic. Austria Vienna.
In soli dieci giorni, l'Atletico cala un poker d'assi fenomenale e si consolida come grande rivelazione della stagione europea. Non è da tutti qualificarsi con due giornate di anticipo agli ottavi di Champions' e, per di più, da primi della classe. Non è da tutti neppure mantenere il ritmo del Barcellona in campionato. A ben guardare, le squadre che fino ad ora hanno ottenuto risultati pari o superiori si contano, in Europa, sulle dita di una mano. Tra queste, nessuna ha un organico povero come quello dei colchoneros.

Confesso di non aver potuto vedere tutte le partite: problemi vari mi hanno costretto a coglierne spizzichi e bocconi, integrando le mancanze con registrazioni e sintesi varie. Di fatto, ho visto integralmente solo quella con l'Austria Vienna, quindi mi limiterò a considerazioni varie e, per ovvi motivi, piuttosto generali.

Prima di tutto, e siamo ancora nel campo dell'ovvio, non sono state partite di pari livello: alcune sono state delle passeggiate, altre, soprattutto quella col Granada, hanno comportato rischi non indifferenti. Ancora una volta l'Atletico ha sofferto di alti e bassi, difetto a cui dovremo abituarci perché tipico di chi gioca ogni tre giorni e non può fisiologicamente essere sempre al massimo. Di fatto, quella con gli uomini di Alcaraz è stata la partita che più ha ricordato quella contro l'Espanyol: poca concentrazione, poca costanza, ma, diversamente da Barcellona, un po' di fortuna e, soprattutto, un avversario dalle qualità offensive che definire ridicole è generoso. Di fronte a partite come questa, non so mai se arrabbiarmi o ringraziare la buona sorte. Nel dubbio, mi limito a pensare che, se avessimo messo un po' più di voglia contro l'Espanyol, saremmo in testa alla Liga.

Poi, va ricordato che abbiamo giocato tutte e quattro le partite senza Arda Turan, che è unanimemente considerato il nostro calciatore più talentuoso e dotato di fantasia. La perdita è stata ben metabolizzata, anche se mi resta il dubbio che ciò sia avvenuto principalmente perché gli avversari non hanno offerto grande resistenza (Granada escluso, ovviamente). In ogni caso, il filotto di risultati positivi non giustifica la dirigenza per la mancanza di un altro giocatore di fantasia in rosa, poiché è chiaro che l'assenza del turco non può essere sopportata a lungo.

Ma soprattutto questi dieci giorni finiscono scolpiti nella memoria perché hanno dimostrato una volta di più la straordinaria bravura di Simeone nella gestione degli uomini: fa debuttare Oliver dall'inizio e quello segna il suo primo gol in carriera, sciorinando anche una prestazione di ottimo livello; ripropone un Villa che molti di noi davano per finito e questo segna una valanga di reti; propone Raul Garcia come seconda punta e il navarro appare finalmente incisivo; estrae dal mazzo Tiago e il portoghese ci regala quella che, al momento, pare la sua migliore stagione in biancorosso.
Lungi dal dipendere dalla fortuna, le scelte del Cholo sono frutto di una duplice abilità, tipica solo degli allenatori di altissimo livello: da una parte la grandissima lucidità nell'osservare i propri uomini giorno dopo giorno, senza farsi influenzare dall'effetto alone (un tipico meccanismo psicologico per il quale si tende a rivestire gli altri di valenze che esistono solo nella nostra mente); dall'altra una totale dedizione al bene della squadra, che si traduce nella totale mancanza di scrupoli nell'accantonare, sia pure momentaneamente, tutti coloro che non risultano al massimo della forma e della concentrazione. È accaduto con Villa, con Adrian, con Godin e con molti altri.
Aggiungiamo a queste abilità anche una grande capacità didattica e motivazionale, non scevra di una forte carica utilitaristica (il passaggio senza remore né dubbi dal 4-4-2 al 4-2-3-1, e viceversa, ogni volta che l'organizzazione degli avversari lo richiede), e il gioco è fatto.
Anche gli uomini sono messi in condizione di rendere al massimo. Oliver, che ancora non ha la forza fisica e la malizia tattica sufficienti a garantire copertura nella propria zona di azione, viene messo in campo contro un Betis derelitto, incapace di pressare e di mettere in difficoltà la circolazione di palla avversaria. Villa è tolto dalla naftalina giusto nel momento in cui Diego Costa evidenzia una sia pur piccola flessione, anche se abilmente mascherata dai gol che continuano ad arrivare con buona puntualità (ma fate il conto di quante azioni spreca prima di segnare e considerate le percentuali realizzative di inizio anno...); l'asturiano, tirato a lucido, è tornato a svolgere egregiamente le funzioni cui si dedicava nelle prime partite della stagione e a questo straordinario lavoro tattico ha aggiunto anche una buona media realizzativa. Raul Garcia ha inanellato diverse buone prestazioni e, proprio nel momento in cui si vede superare dal redivivo Villa dietro a Diego Costa (motivo, in altre squadre, di malumori e polemiche, sia pure sotterranee), ottiene il massimo della fiducia del Cholo, che per lui trova sempre posto e che lo impiega titolare contro l'Austria, mandando un chiaro segnale di fiducia e “titolarità effettivamente condivisa” che molti allenatori non saprebbero proprio inviare. Tiago offre un rendimento eccezionale come centromediano vecchio stampo, svariando dall'area alla trequarti, dettando i tempi, chiudendo gli spazi e le linee di passaggio, rivelandosi insomma giocatore a tutto campo.

A tutti quelli che sembrano baciati dalla Sorte aggiungiamo quelli che offrono sempre un grandissimo rendimento e la ricetta di questo incredibile Atletico è servita. Tra tutti, mi pare giusto concludere queste poche righe con la menzione di Juanfran, che dall'inizio della stagione è in crescendo e ormai si esprime sui livelli di due anni fa, spingendo come e più di Filipe Luis sulla destra: le chiusure non sono sempre impeccabili, ma, contro avversari spaventati come molti di questi dieci giorni, non c'è neppure occasione di mettere in mostra le proprie smagliature.
Con animo sereno, ce ne andiamo a Villareal.