domenica 30 novembre 2014

Atletico Madrid – Deportivo 2-0: la partita della vergogna


Avrei voluto scrivere della gran prestazione di Arda, del gol di Saúl, di nuovo titolare dopo un mese e mezzo, della terza vittoria consecutiva in casa e delle prospettive di classifica alla luce delle ultime prestazioni. O anche del 4-5-1 proposto ancora una volta dal Cholo, o dell'ottima prova di Gimenez.

E invece mi tocca parlare di quanto accaduto prima della partita nelle vicinanze del Calderon. In uno scontro tra opposte tifoserie, scontro a quanto pare programmato, un tifoso del Depor è stato ridotto in fin di vita e, stando a quanto hanno raccontato alcuni testimoni, addirittura buttato nel Manzanares. Per tacere del solito corollario di ferite da arma da taglio, traumi e contusioni.
La vittima è poi morta intorno alle 14.30 nell'ospedale madrileno nel quale era stata ricoverata.

Naturalmente, le due società hanno subito ribadito che condannano gli incidenti, i loro autori, la violenza nello sport e blablabla, nel solito stucchevole teatrino che accompagna queste tragedie.


Tuttavia, è giusto che, a proposito di avvenimenti che non c'entrano col calcio, altri fatti vengano ricordati.

Per esempio, c'entra col calcio che il Calderon sia da tanto, troppo tempo, un luogo in cui una parte cospicua dei tifosi espone svastiche, intona canti fascisti, saluta col braccio teso e insulta i giocatori di colore degli avversari?
E che ogni scusa sia buona perchè dagli stessi settori dello stadio partano insulti verso la Catalogna, i Paesi Baschi, le Asturie e ogni altra minoranza etnico-politica presente in Spagna?
E che le partite contro le squadre di queste regioni siano costantemente da allarme rosso?

Piacerebbe anche a me pensare che il club con tutto questo non c'entri niente. Che non sia la società a gestire gli ingressi all'impianto, che non sia stato il padre dell'attuale amministratore delegato a foraggiare per anni l'ala violenta della tifoseria, anni nei quali il Calderon sarebbe stato quasi sempre desolatamente vuoto senza questi signori (vedere su Youtube la sintesi di una qualunque partita di fine anni 80 – inizi 90 per credere). Che, in sintesi, certe cose noi colchoneros non le facciamo.

Noi siamo i buoni, si sa. La mejor aficion de España e via dicendo. I cattivi, gli ingenerosi, i violenti, i razzisti non ci appartengono. Peccato che anche fra noi si annidino le mele marce. Gente che usa il club come pretesto per sfogare i propri livori, o che scambia la fedeltà ai nostri colori per violenza verso tutto e tutti.
E non è vero che non c'entrano niente col calcio, che non sono veri tifosi. C'entrano eccome. Entrano ad ogni partita nel nostro stadio. Insultano ad ogni partita gli avversari. Con la compiacenza della società.
Ricordiamocelo, quando vedremo le facce stolide e sciocche di Gil Marin e Cerezo venirci a dire che sono sconvolti e che bisogna fare di tutto perchè non accada più.

venerdì 28 novembre 2014

Atletico Madrid – Olympiakos 4-0: la giusta dimensione delle cose


Ambiente perfetto, prestazione (quasi) perfetta, gioco fluido e manovrato. Di fronte a una partita come questa, il sogno di ogni tifoso che si rispetti, non c’è poi molto da dire. Quasi quasi, potrei fermarmi qui.

Importa poco che l’Olympiakos non sia esistito, forse non sia neppure sceso in campo, visto che all’andata i greci non erano stati poi granchè e comunque avevano battuto i colchoneros. Piuttosto, la gara ha certificato l’ovvio: non solo che gli ateniesi siano una squadra mediocre, la cui unica forza sembrerebbe risiedere nell’ambiente che riescono a creare i loro tifosi; ma soprattutto che l’Atletico è una squadra diversa da un paio di mesi fa, nella mentalità e nel gioco, nonostante il perdurare di problemi ed equivoci tattici. Tanto più che, in realtà, non è possibile dimostrare che la causa della totale eclissi dei greci non sia l’atteggiamento con il quale i colchoneros sono scesi in campo.

Nel primo tempo, in particolare, l’Atletico ha dominato, segnando dapprima su errore gravissimo di Roberto (ottimo portiere, ma con alcune cadute di concentrazione, già evidenziate al Benfica, che ne pregiudicano inevitabilmente la valutazione complessiva) e poi su deviazione di Mandzukic, appostato sul secondo palo. Il gol era comunque nell’aria sin dal primo minuto e solo alcuni errori di mira e alcuni interventi di Roberto avevano impedito che il punteggio assumesse dimensioni più rotonde.

Anche nel secondo tempo, in ogni caso, i greci avevano combinato ben poco, non avvicinandosi praticamente mai alla porta di Moyá, prima di subire il devastante uno-due di Mandzukic, una volta tanto in versione ariete deluxe. In chiusura, un gol a mio giudizio regolare di Griezmann veniva annullato per sospetto fuorigioco.

L’aspetto positivo che mi preme sottolineare è che, per la prima volta, la squadra è sembrata trovarsi a proprio agio nella sua nuova “pelle”, difendendosi non in modo passivo ma attivamente, gestendo il pallone e controllando così gara e avversari.

Ora, già qualificati, si va a Torino per difendere il primo posto. Al di là del fatto che la partita non abbia altro valore, non c’è bisogno di dire che un risultato positivo è imprescindibile, sia per gli introiti economici, sia per i vantaggi sportivi connessi all’arrivare primi, sia per le inevitabili ricadute psicologiche per noi e per i nostri avversari, presenti e futuri.


Note positive
Juanfran: sulla fascia è devastante. In particolare la pochezza dei greci lo rende anche inesauribile. La partenza di Filipe e l’inevitabile maggiore assunzione di responsabilità che questa ha comportato lo hanno ulteriormente migliorato.
Arda: gioca sempre nel suo modo caracollante e discontinuo, ma quando accende la luce non ce n’è per nessuno. L’assist per il 3-0 è spettacolare, così come la sua capacità di muoversi per tutte le zone della trequarti e apparire inaspettato proprio dove è necessaria la sua qualità tecnica.
Mandzukic: per la prima volta, gioca una partita all’altezza della sua fama, non solo sottoporta ma anche in generale come referente per il gioco d’attacco. Probabilmente questo si deve anche all’atteggiamento complessivo della squadra, più disposta ad assecondarlo e a difendersi col pallone.

Note negative
Gimenez: un paio di volte si fa sorprendere fuori posizione e si fa infilare dal proprio avversario diretto. Rimedia col fisico e una certa dose di fortuna, ma sono cose che non devono capitare, soprattutto se Madre Natura non ti ha dotato di una velocità supersonica con cui rimediare alle tue disattenzioni.




Atlético: Moyá 6; Juanfran 8,5, Giménez 6, Godín 6,5, Ansaldi 7; Arda 8 (Raúl Jiménez, m. 66 5,5), Tiago 6,5 (Mario Suárez, m. 46 6), Gabi 6,5, Koke 6; Raúl García 6,5; Mandzukic 8 (Griezmann, m. 69 6).
No utilizados: Oblak (p), Cerci, Gámez y Cebolla. 

Olympiakos: Roberto; Elabdellaoui, Botía, Abidal, Masuaku; Maniatis (David Fuster, m. 46), Ndinga, Milivojevic, Afellay (Kasami, m. 46); Domínguez (Bouchalakis, m. 72); Mitroglou.
No utilizados: Megyeri (p), Diamantakos, Avlonitis y Leandro Salino.


Goles: 1-0. M. 9. Raúl García.
2-0. M. 38. Mandzukic.
3-0. M. 62. Mandzukic.
4-0. M. 65. Mandzukic.
Árbitro: Wolfgang Stark (ALE). Amonestó a Ansaldi, Ndinga, David Fuster y Raúl Jiménez. Unos 50.000 espectadores en el Vicente Calderón

lunedì 24 novembre 2014

Atletico Madrid – Malaga 3-1: quelle vittorie un po' così...


In un piacevole pomeriggio domenicale, riscaldato dal sole e da un Calderon al limite del sold out, l'Atletico batte il Malaga e ottiene tre risultati in un colpo solo: rimane in scia delle due corazzate di testa, annichilisce le ambizioni di un Malaga che ambiva a farsi avversario diretto per la qualificazione europea e “stacca”, complici i risultati successivi, anche Valencia e Siviglia.


La partita però, nel suo complesso, non è stata un granchè. Nel primo tempo, di fronte a un Malaga stranamente arrendevole e dal ritmo basso, l'Atletico si è limitato a controllare il gioco e a capitalizzare le occasioni da rete capitate.
Le reti sono il segno di quello che i colchoneros sono e di quello che si spera diventeranno presto. La prima, un classico della casa: su calcio d'angolo di Koke, Tiago brucia tutti sul primo palo e segna di testa. Un gol di ottima fattura, ma fortemente agevolato dagli errori marchiani dei nostri avversari: il portoghese si muove liberamente per tutta l'area e non deve neppure fare la fatica di smarcarsi per segnare.
La seconda, un sogno al quale vorremmo assistere con maggiore frequenza: lungo lancio dalle retrovie di Godin per Mandzukic sulla trequarti destra, controllo del croato e passaggio per Arda, percussione del turco e filtrante per Griezmann che sul secondo palo, tutto solo, insacca.
Da segnalare, piuttosto, alcuni accorgimenti tattici messi in campo dal Cholo per limitare una certa debolezza difensiva, legata come abbiamo già scritto più volte al cambio di stile operato questa stagione. In primis, un classico già visto molte volte: un 4-1-4-1 garantito dal movimento a scalare di Tiago, vero e proprio volante, deputato a rinforzare la difesa e a rilanciare immediatamente l'azione. In diversi casi, il portoghese (o più raramente Gabi) si abbassava fino a comporre una difesa a cinque: il movimento che dovrebbe compiere Mario Suarez ma che il canterano, per pigrizia mentale e insipienza tattica, fa raramente (e poi il suo agente ci viene a dire che il suo rapporto con Simeone non è ottimale... Non lo è con l'intera tifoseria, la quale, come tutte le tifoserie del mondo, perdona certe sbavature solo a calciatori in possesso di qualità tecniche fuori dal comune, capaci di compensare, materializzandosi come colpi di genio, le lacune tattiche). Più interessante, invece, il fatto che Griezmann si sia più volte abbassato sulla sinistra fino a comporre un 4-5-1 in fase di non possesso, per poi scattare in avanti una volta recuperato il pallone: il gol del 2-0 è arrivato proprio in quel modo.


Il secondo tempo ha visto un copione sostanzialmente diverso: il Malaga ha cominciato ad alzare il ritmo e questo ha provocato alcuni scompensi ai colchoneros, che mostrano ancora una fatica inspiegabile a fronteggiare chi corre di più. Occasioni ne hanno avute anche i biancorossi, però la partita è stata decisamente più aperta di quanto il risultato finale e il primo tempo possano far pensare. Nell'insieme, per buona parte dei secondi 45 minuti il 2-2 è sembrato più vicino del 3-1.
Ancora una volta i colchoneros sono entrati in campo col solo intento di difendere il vantaggio e di addormentare la partita, anche se, va detto, senza compiere l'errore estremo di abbassare esageratamente il baricentro, secondo un pessimo uso già in vigore l'anno scorso. A questo punto apro una breve parentesi per ribadire un concetto già espresso: non è vero che l'anno scorso la squadra fosse impenetrabile solo grazie alla sua eccezionale organizzazione difensiva e all'incredibile capacità di gestire le gare: in molte partite abbiamo sofferto, ci siamo fatti schiacciare troppo e siamo stati salvati solo dai miracoli di Courtois e compagnia. È chiaro che, partiti alcuni di quei protagonisti, la fase difensiva non può più essere la stessa, né complessivamente né a livello di abilità dei singoli. Qui forse è la difficoltà estrema che i colchoneros incontrano: molti non hanno ancora interiorizzato il fatto che, cambiati gli interpreti e modificato l'atteggiamento in campo, non si possono attuare le stesse tattiche dello scorso anno. Invano Simeone, in altre partite, è stato visto sbracciarsi per invitare i suoi ad alzare il baricentro: la squadra nel suo complesso non ha capito che, ormai, bisogna difendersi in maniera attiva, gestendo il pallone, e non solo con un atteggiamento che oserei definire “passivo-aggressivo”.


Comunque, l'Atletico ha subito il 2-1 ancora su “gol della domenica” degli avversari, ormai una costante questa stagione, che però non deve far dimenticare le sbavature difensive: ancora la zona della trequarti centrale scoperta, ancora un mancato posizionamento di Gimenez, che soffre se preso in velocità, e (soprattutto) di Ansaldi, serafico spettatore della voleè di Roque Santa Cruz.
I colchoneros rischiavano di subire il pareggio, ma in qualche modo gestivano la situazione e minacciavano più volte di incrementare il vantaggio, ma errori e tentennamenti di Griezmann e del nuovo entrato Raúl Jiménez lasciavano aperta la gara, fino al corner finalizzato da Godin a porta vuota su preciso invito di Tiago.


Note positive
Tiago: non è un incontrista, non è un regista. Tuttavia, svolge discretamente le due funzioni e, soprattutto, è solo quando c'è lui in campo che c'è speranza di vedere del bel calcio, da parte dei colchoneros. Il fatto che non abbia un sostituto testuale né vi sia in rosa un altro centrocampista centrale dal tocco delicato (ché tali, per motivi ignoti, Simeone non considera né Koke né Saúl) è uno dei gravi errori della società in sede di mercato.
Ansaldi: alcune sbavature difensive e un apporto tutt'altro che dirompente sul piano offensivo. Tuttavia, nel complesso, offre una sensazione di dignitosa sicurezza e affidabilità, ovverosia proprio quello che non garantisce Siqueira: nessun picco, né verso l'alto, né verso il basso e per il momento può bastare.


Note negative
Griezmann: premesso che io lo farei giocare sempre, ieri si è chiaramente capito cosa gli manca per essere al livello delle richieste di Simeone: è leggerino fisicamente. Invitato a compiere anche un preciso lavoro difensivo, quello che l'anno scorso ha svolto per diversi mesi Diego Costa, se la cava con impegno ma paga in freddezza sottoporta e dalla trequarti in avanti. Segna una rete, ma avrebbero dovuto essere tre.
Raúl Jiménez: due occasioni chiarissime da rete non concretizzate per mancanza di riflessi e istinto sottoporta, unite a una tecnica chiaramente imperfetta. Per di più, in un'occasione non segue l'azione di Griezmann ma si ferma a centroarea a cogliere fiori. Ha svolto un discreto lavoro difensivo, certamente, ma la cosa mi colpisce poco: tanto valeva schierare un mediano, a quel punto.
Falli tattici: era proprio necessario il fallo di Gabi al minuto 87 che è costato il secondo giallo al capitano? E altri simili, in momenti tranquilli della gara e in situazioni tutt'altro che pericolose? Mi pare che nell'insieme si abusi troppo dei falli tattici e che l'unico guadagno sia un aumento abnorme di cartellini che si potevano risparmiare.





Atlético: Moyá 6; Juanfran 6,5, Giménez 6, Godín 7, Ansaldi 6,5; Arda 7 (Raúl García, m. 86 sv), Gabi 6, Tiago 8, Griezmann 6 (Saúl, m. 83 sv); Koke 6, Mandzukic 6 (Raúl Jiménez, m.57 5).
No utilizados: Oblak, Gámez, Cebolla Rodríguez, Cerci.


Málaga: Kameni; Miguel Torres (Horta, m. 62), Samuel Sánchez, Weligton, Antunes; Camacho, Darder (Recio, m.74); Samuel, Juanmi (Luis Alberto, m. 86), Castillejo, Santa Cruz.
No utilizados: Ochoa, Angeleri, Boka, Duda.



Goles: 1-0. M.12. Tiago. 2-0. M. 42. Griezmann. 2-1. M.63. Santa Cruz. 3-1. M.83. Godín.
Árbitro: Teixeira Vitienes. Expulsó a Samu (M. 73) y a Gabi (M. 87) por doble cartulina amarilla. Amonestó a Camacho, Sergio Sánchez, Miguel Torres, Griezmann.
Vicente Calderón. Unos 54.000 espectadores.


venerdì 14 novembre 2014

Real Sociedad – Atletico Madrid 2-1: inguardabili


Fino a non molti anni fa, una delle poche certezze legate all'Atletico era la sorprendente generosità degli uomini in biancorosso: chiunque si fosse presentato con un enorme bisogno di punti o di reti, fosse una squadra alla disperata ricerca di una vittoria scaccia-crisi o un attaccante alle prese con un'astinenza da gol prolungata, avrebbe sicuramente goduto dell'aiuto dei colchoneros, specializzati nell'allontanare le crisi altrui.
Negli ultimi tempi, quelli dell'orgoglio ritrovato grazie alla energica guida di Simeone, questa abitudine si era persa, con grande gioia di tutti. O almeno così sembrava, almeno fino alla fatidica notte dell'Anoeta.


Diciamoci la verità: quanti minuti è durata la partita dei colchoneros? Io direi 9 minuti, il tempo di segnare e poi rinserrarsi nella propria area sperando di far passare il tempo. A quel punto un Atletico stanco, troppo stanco, lo stesso della difficile partita contro il Malmoe, ha lasciato non solo l’iniziativa, ma quasi l’intero campo agli avversari, ai quali non è parso vero di potersi riorganizzare con calma e di poter sfruttare la carica di uno stadio ribollente di rabbia e passione. Neanche cinque minuti e Vela, che aveva dimostrato fin dal primo minuto di poter fare quello che voleva senza che nessuno fosse in grado di contrastarlo, né Gabi, né Mario, pareggiava con una folgore da fuori.
L’Atletico, di fatto, spariva allora, dopo aver già dato molti segnali in questo senso: Mario vagava per il campo senza neppure fare lo sforzo di conquistarsi o tenersi un pallone, Gabi girava a vuoto, Arda aveva una delle sue cicliche partite-no, nelle quali è meno ancora che inesistente; infine Koke, lasciato solo, immalinconiva senza riuscire minimamente ad incidere.

Aggiungete che l’unico contributo noto di Raul Garcia era il colpo di testa in occasione dell’1-0 e che Mandzukic, oltre al gol, appariva solo per mangiarsi una clamorosa occasione nel secondo tempo e avrete un quadro abbastanza preciso della prestazione dei colchoneros.
O forse no, visto che, a questo quadro ben fosco, dobbiamo aggiungere non solo un paio di errori di pura dabbenaggine di Miranda (che solo per un pelo non ripete l’orrenda prestazione di Valencia), un penalty ignorato di Godin e il capolavoro della doppia ammonizione in pochi minuti di Siqueira.

Fino ad allora, misteriosamente, la partita era rimasta in bilico, dal momento che gli txuri urdin, totalmente padroni del campo e del pallone, non erano riusciti a concretizzare l’enorme mole di gioco prodotto. Il gol dei padroni di casa arrivava a otto minuti dalla fine, neanche a dirlo dalla zona teoricamente occupata da Mario, neanche a dirlo su errore in marcatura di Miranda.

Di fronte a un pubblico incredulo ed inebriato dalla sorpresa, una squadra in crisi di risultati e senza allenatore batteva i campioni di Spagna con le loro stesse armi, intensità e organizzazione, e ne metteva in mostra crudelmente i difetti.
Decisamente, questa non è la squadra dell’anno scorso.



Note positive
Godin: se la baracca sta in piedi fin quasi alla fine il merito è del centrale uruguaiano, che si erge monumentale tra le rovine biancorosse. Certo, provoca un rigore che solo la cecità dell’arbitro ci perdona, ma salva anche un pallone sulla linea e cerca di arrivare un po’ dovunque. Finché ce la fa, stiamo in piedi, poi crolliamo. 
 

Note negative
Mario: ogni volta che lo vedo la domanda sorge spontanea e irrefrenabile: ma davvero Guilavogui era peggio? Davvero il Cholo, quest’estate, ha espressamente chiesto che non venisse venduto? Ormai sono stanco di scrivere le solite cose su di lui, perciò mi limito a un paio di note a margine. La prima riguarda la difficile situazione ambientale in cui si trova: ormai sulle gradinate del Calderon si rumoreggia apertamente ogni volta che il suo nome compare tra i titolari e ogni volta che tocca la palla. La seconda è più tecnica: entrambi i gol nascono dalla sua zona, rimasta scoperta. Guardate con attenzione le immagini dei gol e lo scoprirete trotterellare con aria assente nelle vicinanze, per nulla interessato né a coprire lo spazio, né a recuperare la posizione, né a contrastare l’uomo.
Siqueira: la sua stupidità e la sua insipienza tattiche ci costringono a giocare buona parte del secondo tempo in dieci. Ogni volta che c'è da prendere una decisione difficile o da mostrare sangue freddo, lui, immancabilmente, fa la scelta sbagliata. Complimenti vivissimi!
Isteria: io mi sono vergognato dell'immagine che abbiamo dato: proteste continue, piagnistei, lamenti e scenate, soprattutto da parte di Raul Garcia.La prossima volta che veniamo alluvionati di cartellini gialli, non tiriamo fuori la storiella che siamo una squadra intensa, ma non violenta, per favore.
Simeone: sissignore, proprio lui. E non me ne frega niente se c’è gente che sostiene che è ingiusto, da parte mia, criticare uno che l’anno scorso ci ha quasi fatto vincere tutto. Ecco appunto: l’anno scorso. Ecco, appunto: quasi (e la gestione di Diego Costa ancor m’offende). Una delle prime regole del Cholismo è che conta il futuro, non i traguardi conquistati. E allora, parlando di futuro, le domande sono sempre le stesse: esiste un'idea di squadra verso la quale stiamo andando? E, nel frattempo, esiste un piano B?
A San Sebastian il Cholo ha riproposto la stessa identica formazione che già aveva demeritato in Svezia (risultato a parte), lasciando marcire in panchina almeno 70 milioni di euro di acquisti estivi.
Davvero non c'erano alternative? Griezmann non gioca perchè non è in condizione e va bene. Potrei anche accettarlo, se non fosse che neppure Mario Suarez lo è. Allora quale sarebbe il motivo per cui Saúl non vede il campo? Il fatto che il ragazzo perda qualche pallone di troppo? Ne perde più di Mario? Copre il campo meno di Mario? Corre e si danna meno di Mario? Spero che non si voglia sostenere una simile assurdità!
I nuovi non giocano perchè non hanno ancora assimilato i concetti tattici del Cholo? Scusate, ma Siqueira, Ansaldi e Mandzukic invece sì? Buon parte dei problemi della squadra nascono dagli errati movimenti e dalla scarsa copertura fornita da questi tre, che però giocano sempre. Lo fanno perchè non c'è alternativa? Vero, verissimo. Ma allora vogliamo sostenere che l'alternativa di Griezmann e Cerci come seconda punta veloce e abile a svariare sia Raul Garcia?
Per finire, il Cholo se ne esce con il seguente commento: “La sconfitta non è tanto grave, in fondo Valencia e Siviglia hanno pareggiato”. Sono senza parole, davvero. L'anno scorso vi sareste mai aspettati una frase così?
Io ribadisco: qui si naviga a vista, nell'attesa di non so neppure bene cosa. Da Simeone (che però ci ha già abituati ad acquisti sbagliati...) mi aspetto di più.




Real Sociedad: Zubikarai; Carlos Martínez, Mikel González, Iñigo Martínez, Yuri (Zaldua, m. 55); Markel Bergara, Granero; Xabi Prieto, Vela (Zurutuza, m. 86), Chory Castro (Hervías, m. 83); Agirretxe. No utilizados: Rulli, Finnbogason, Rubén Pardo, Ansotegi.


Atlético: Moyá 5,5; Juanfran 5,5, Godín 7,5, Miranda 4, Siqueira 3; Mario Suárez 3 (Ansaldi, m. 53 5,5), Gabi 5 (Cebolla, m. 85 sv), Koke 5, Raúl García 4,5, Arda 4,5 (Griezmann, m. 85 sv); Mandzukic 5.
No Utilizados: Oblak, Giménez, Tiago, Cerci.



Goles: 0-1. M. 9. Mandzukic. 1-1. M. 14. Vela. 2-1. M. 82. Agirretxe
Árbitro: Álvarez Izquierdo. Expulsó por doble amarilla a Siqueira, m. 49. Amonestó a Yuri, Vela, Juanfran, Mario Suárez, Arda, Raúl García, Gabi y Koke.


giovedì 6 novembre 2014

Malmoe – Atletico Madrid 0-2: il bicchiere mezzo pieno


Qualche giorno fa Simeone, in un'intervista, ha detto che le difficoltà dell'Atletico nascono dal tentativo di proporre un gioco collettivo nel quale, diversamente dal passato, trovino protagonismo molti più giocatori. Non più il lancio lungo per Costa, ma una manovra finalizzata al gol attraverso il controllo della palla. Un gioco difficile da attuare già in condizioni normali, figurarsi con giocatori adusi ad una mentalità completamente differente (anche se, lo ripeto, questa è una visione semplicistica della faccenda: come se l'Atletico, negli anni scorsi, non avesse mai giocato, in molti momenti di molte partite, un calcio discretamente propositivo. Un po' mi spiace che Simeone per primo,anche se solo pubblicamente, sposi questa visione parziale del suo lavoro).
Piuttosto, un compito ancora più difficile se si hanno a disposizione giocatori appena sufficienti da un punto di vista tecnico. Perchè questa è la lezione più importante da trarre dalla trasferta svedese: la strada è ancora lunga; soprattutto, partite così ne vedremo ancora molte e a lungo.
Partite in cui, pur tentando di fare gioco, in realtà non riusciamo a creare nessuna trama efficace: Mario e Gabi, per motivi e limiti diversi, non sono precisi nel rilanciare l'azione; Arda, irregolare come sempre, sparisce dal gioco e lascia al solo Koke l'incombenza di mettere ordine e raziocinio nella manovra, mentre Mandzukic e Raul Garcia pencolano senza arte né parte là davanti. Fortuna che gli svedesi non siano granchè, tutti corsa e impegno e poco altro, e non abbiano per nulla fortuna. Così, più per caso che per merito, l'Atletico si ritrova in vantaggio al 30' grazie alla prima azione ben costruita della gara (Gabi apre su Juanfran, solito ottimo cross da fondo campo e straordinaria deviazione volante di Koke sotto misura).
A questo punto, tutti ci saremmo aspettati la solita partita basata su controllo degli avversari e contropiede, d'altra parte la formazione iniziale sembrava proprio pensata per quello. E invece no. Improvvisamente, come già molte altre volte nel corso degli ultimi anni, i colchoneros si ritiravano eccessivamente e lasciavano campo agli svedesi, che passavano l'ultimo quarto d'ora ad assediare l'area biancorossa.
Il secondo tempo iniziava ancora peggio e solo un miracolo di Godin impediva agli svedesi di pareggiare. Un altro miracolo (questo veramente ENORME) impediva a Rosenberg di segnare sugli sviluppi di una punizione: a portiere battuto, il pallone si stampava sul palo.
A un passo dal naufragio, l'Atletico riusciva a superare la tempesta: non grazie a Siqueira, autore di un paio di errori da brivido, ma alla fatica degli svedesi, che a un certo punto, progressivamente, si spegnevano.
Così, poco dopo, su ennesimo cross di Juanfran, Raul Garcia, appostato all'altezza del dischetto, segnava uno dei suoi tipici gol: tiro incrociato sul palo più lontano su palla ribattuta da un avversario.
A quel punto, fine delle trasmissioni, primo posto nel girone e un gran sospiro di sollievo: da una possibile sconfitta si era passati a una chiara vittoria su un campo ostico, dove da otto gare di Champions' non segnava nessuno e sul quale i locali erano imbattuti da un bel po'.


Altro record frantumato, primo posto nel girone, altra partita senza subire reti. Da un lato, questi risultati importanti. Dall'altro, il modo in cui sono stati ottenuti, molto fortunoso e in un certo senso casuale, con un centrocampo statico e un attacco di legno che certo non aiuta la seconda linea né nel lavoro difensivo, né in quello offensivo.
Meglio guardare il bicchiere mezzo pieno o quello mezzo vuoto? Io voglio essere ottimista, ancora una volta, ma sono sicuro che molte altre volte, nei prossimi mesi, dovrò sforzarmi di guardare il bicchiere mezzo pieno...


Note positive
Godin: una prestazione impressionante, senza sbavature e ripiena di un tempismo e di una forza fisica eccezionali. Dedicata alla LFP (loro sì che si intendono di calcio...).
Koke: ancora una volta prende in mano la squadra e la porta alla vittoria.
Juanfran: due cross, due gol. Il nostro giocatore d'attacco più prezioso. E pazienza se in difesa commette sbavature più o meno gravi.


Note negative
Siqueira: la fascia sinistra continua a essere un problema serio. Friabile in difesa, timido in attacco, il brasiliano non solo fa rimpiangere Filipe Luis, ma non sembra neppure lontano parente del giocatore arrembante di Granada.
Simeone: ancora non si capisce a che gioco voglia giocare, né in che modo voglia risolvere alcuni dei problemi che la squadra si trascina da inizio stagione. Butto lì un paio di questioni: perchè Griezmann non gioca con maggiore continuità? E perchè un centrocampo statico e privo di geometria come quello di questa gara viene preferito a uno nel quale Saúl apporti dinamismo e varietà di gioco?








Malmoe: Olsen, Tinnerholm, Johansson (Kroon, m. 63), Helander, Ricardinho; Eriksson, Adu, Halsti, Forsberg (Thern, m. 86); Rosenberg, Kiese.
No utilizados: Azinovic, Konate, Concha, Rakip, Mehmeti.


Atlético: Moyá 6,5; Juanfran 8,5, Miranda 7, Godín 8, Siqueira 5,5; Arda 5,5 (Cebolla Rodríguez, m. 76 6), Mario Suárez 5, Gabi 6,5, Koke 8; Raúl García 6, Mandzukic 5,5 (Griezmann, m. 69 5,5).
No utilizados: Oblak, Giménez, Gámez, Tiago, Cerci.



Goles: 0-1. M. 30. Koke remata de tacón un centro de Juanfran. 0-2. M. 78. Raúl García supera a Olsen desde dentro del área.
Árbitro: Mark Clattenburg. Amonestó a Gabi, Miranda, Godín, Juanfran, Halsti, Eriksson, Kroon.
Estadio de Malmoe. Unos 26.000 espectadores.