venerdì 27 febbraio 2015

Bayer Leverkusen – Atletico Madrid 1-0: crisi di identità


Pochi giorni prima della partita di Leverkusen, Alvaro Dominguez, a precisa domanda, rispondeva che non sapeva dire se l’Atletico di quest’anno fosse più forte o più debole di quello dell’anno scorso. Ciò che notava era semplicemente che si tratta di due squadre diverse nel gioco, ma accomunate dalla medesima forza mentale, dalla stessa capacità di concentrazione e dall’uguale voglia di vincere.

Ora, io non so dire se le parole del nostro ex-canterano fossero sincere o viziate dall’affetto verso i nostri colori, d’altra parte è dimostrato che fare il calciatore non significa per forza capire di calcio, ma mi pare chiaro che la risposta non corrispondesse a verità.

Se c’è infatti una cosa che la partita contro il Bayer ci mostra, è senza dubbio che questo Atletico non è affatto quello dell’anno scorso. Non si tratta neppure di tattica (ovviamente non è quello dell’anno scorso), ma di mentalità.
Ormai le partite caratterizzate da un approccio sbagliato si susseguono con discreta regolarità, da Barcellona, al Celta, al Bayer (solo per limitarci all’ultimo mese), così come quelle per le quali tocca scrivere che anche ai migliori, cioè al Cholo, capita di sbagliare. Basta, più in generale, dare uno sguardo alla Liga: nel solo girone di andata si sono registrate le stesse sconfitte di tutto il campionato scorso.

Se fino a poco tempo fa si poteva parlare di inevitabili difficoltà legate ai cambiamenti tattici, ora diventa difficile sostenere questa tesi. Semplicemente, all’Atletico capita di non essere la stessa squadra di pochi giorni prima.

Come qualcuno faceva notare nei commenti a un precedente post, lo scarto tra il derby vinto e la prestazione di Vigo non può dipendere solo dal fisiologico affaticamento del periodo gennaio-febbraio e così la differenza tra la gara contro l’Almeria e questa. A Leverkusen i colchoneros sono stati surclassati in tutto, sul piano del gioco, su quello della concentrazione e su quello della corsa. Come ha riconosciuto il Cholo, è una fortuna che abbiano perso solo 1-0.

Non ho nessuna competenza nel campo della preparazione fisica e non sono tutti i giorni al campo di Majadahonda, quindi non posso giudicare il lavoro svolto dal profe Ortega, che dicono tutti essere ottimo e che tale pare anche a me. Però una cosa me la chiedo. Probabilmente il lavoro viene pianificato prima di sapere del calendario (quindi non si poteva sapere che febbraio ci avrebbe regalato Madrid-Siviglia-Valencia in rapida sequenza), però la data degli ottavi di Champions’ è nota da sempre: com’è possibile che, ancora una volta, si arrivi a questo appuntamento col fiatone? L’anno scorso fortuna volle che ci capitasse il Milan, un ostacolo non insormontabile (eufemismo) neanche con una condizione fisica precaria; quest’anno credevo che la situazione si fosse ripetuta pari pari, visto il livello del Bayer. Invece la realtà è stata drammaticamente diversa, anche se rimane la possibilità di raddrizzare l’eliminatoria al Calderon. La decisione di programmare il calo fisico a gennaio-febbraio è sempre stata spiegata con la necessità di arrivare in forma alla fase finale della stagione, quella in cui ogni gara può essere decisiva. L’anno scorso, da profano, mi posi un’ulteriore domanda e la ripropongo anche quest’anno: ha senso, se si rischia di non arrivare alla famosa fase finale? Una volta fuori dalla Coppa del Re e dalla Champions’, a cosa serve essere in forma ad aprile-maggio? Per la Liga? Con una partita alla settimana, basta e avanza la preparazione che si può sviluppare tra una domenica e la successiva e certo, dopo aver accumulato un notevole ritardo dalle posizioni di testa, non si è in grado di puntare alla vittoria.

Quel che maggiormente mi preoccupa, però, è la mentalità. Sembra quasi che, dopo la vittoria della Liga, la squadra abbia perso la sua fame. Un fenomeno fisiologico, io credo, che si somma (come ho già avuto modo di dire) alla volontà di molti dei nostri avversari di farsi belli sconfiggendo la squadra di moda del momento. Spesso i colchoneros scendono in campo deconcentrati e molli, in alcuni casi tirano decisamente a campare nella speranza di piantare la zampata vincente (è successo anche contro l'Almeria, anche se in maniera non così evidente). È una caratteristica che l'Atletico ha sempre avuto, perché questa storia dell'incredibile organizzazione difensiva e della concentrazione sempre ai massimi livelli è, in certa parte, un mito giornalistico (quante volte sono state le qualità dei singoli, da Courtois a Godin, da Falcao a Diego Costa, questi ultimi specialisti in “zampate”, a garantire che una strenua e confusa difesa sulla trequarti lasciasse la nostra porta inviolata o ci permettesse di raddrizzare partite che sembravano nate male e portate avanti peggio?). Il problema è che pare essersi acuito in concomitanza col calo di alcuni giocatori. Anche il Cholo non mi pare concentrato e incisivo come eravamo abituati a vedere. Naturalmente c'è chi sostiene che questo si debba alla delusione dell'anno scorso o anche alle difficoltà ad adattarsi al nuovo tipo di gioco (che tanto nuovo non è, a mio giudizio, ma tempo al tempo e spiegherò anche questo), ma io sono convinto che la spiegazione possa coincidere con la pancia piena dopo anni di successi, anche da parte di Simeone.
Insomma, fino all'anno scorso questa squadra sembrava inaffondabile, anche quando giocava malissimo, e sapeva trarre vantaggio da qualunque dettaglio, che fosse un colpo di fortuna, un errore degli avversari o una giocata individuale dei propri giocatori, fino a ribaltare l'andamento della gara. Quest’anno non si è visto nulla di tutto questo, né a Leverkusen, né prima.

Inutile nasconderlo, la squadra non è la stessa; anche perché i giocatori non sono gli stessi. Per un Godin e un Juanfran che sono forse addirittura migliorati, per un Griezmann e un Mandzukic che fanno sconquassi (ma solo a tratti, e scusate se è poco), abbiamo un Miranda che, tra infortuni ed errori, ci ha già penalizzato parecchio, un Gabi inguardabile (la vicenda giudiziaria che lo riguarda l'ha charamente prostrato), un Siqueira che non sarà Insua, ma neppure molto meglio.
In particolare, a Leverkusen non si è salvato quasi nessuno, a parte Godin e, in parte, Gamez. Moyà ha fornito una sensazione continua di insicurezza (e non è la prima volta, in realtà), Siqueira non ne parliamo, Tiago ha mostrato un gran nervosismo e poco altro, Arda sembra entrato nel solito letargo da seconda parte della stagione (un classico degli ultimi tre anni che, francamente, ha anche scocciato). Là davanti, il duo è sparito.
Magari è stata solo questione di sfortuna (in fondo, avremmo potuto segnare un paio di volte e magari saremmo tornati dalla Germania con un pareggio o persino con una vittoria, per quanto immeritati: non sarebbe stata la prima volta, per continuare il discorso fatto sopra), magari è perché ai nostri avversari è stato permesso di andarci giù piuttosto duri negli interventi (lo stesso numero di gialli dei nostri avversari più un rosso per la metà dei loro falli è in effetti una statistica stravagante...).
Però la verità è una sola: hanno corso più di noi. Mi verrebbe da dire, anzi, che hanno corso, punto.

E qui torniamo al punto di partenza. Ogni volta che gli altri corrono più di noi, perdiamo. Ogni volta che gli altri ci soffocano col loro pressing, non sappiamo giocare la palla, non usciamo dalla nostra trequarti. Olympiakos, Valencia, Real Sociedad, Barcellona, Villareal, Celta, Bayer: tutte le nostre sconfitte si assomigliano, c'è poco altro da dire.

martedì 24 febbraio 2015

Atletico Madrid – Almeria 3-0: facile facile


Anche ora che sto scrivendo, continuo a domandarmi se valga la pena o no di scrivere un post il cui succo, è inevitabile, non può che essere “nulla da segnalare”. La partita con l'Almeria è stata tra le più semplici che io ricordi: tre gol nei primi trenta minuti e un tranquillo controllo nei minuti restanti. Non voglio con ciò sminuire i nostri avversari, che hanno giocato una buona partita e hanno fatto tutto il possibile per impensierirci, ma semplicemente dire che gli episodi ci hanno favorito in maniera smaccata.
Ogni più piccolo errore degli almeriensi è stato punito al massimo grado dalla coppia Mandzukic – Griezmann, che ha giocato una gara formidabile. Il croato agisce da pivot per il francese e lo cerca tra le linee, oppure taglia verso l'esterno per aprire spazi al centro. In ogni caso, viene esaltata la velocità di Griezmann e la sua capacità di agire in percussione: un risultato che non pareva affatto raggiungibile dopo le prime partite e che ha trasformato un difetto evidente di Mandzukic, la sua lentezza, in un'arma affilatissima per gli avversari. Da cinque partite, tra l'altro, l'Atletico non segna su palla inattiva, ma anzi esibisce buone (e fruttuose) trame offensive.
C'è anche da dire che il rigore del 1-0 è molto, ma molto dubbio. Avrei preferito che non ci venisse regalato nulla, ma credo che a quel punto avremmo fatto molta fatica, perché i nostri avversari, lo ripeto, hanno giocato la loro onesta partita, con rigore tattico e concentrazione, oltre che con buon tono fisico. Nel secondo tempo, complice il risultato tranquillizzante, ci siamo fatti schiacciare un po' troppo per i miei gusti, il tipico difetto che questa squadra proprio non riesce a togliersi di dosso, e forse neppure vuole.


Note positive
Griezmann: portato in una zona più centrale rispetto a quella in cui giocava a San Sebastian, è già a quota 14 reti in mezzo campionato. Trovo impressionante non solo la sua capacità di sgusciare alle spalle dei difensori centrali (e anche la capacità di Mandzukic di servirlo quasi a occhi chiusi), ma anche e soprattutto il lavoro difensivo che compie sia nel disturbare le prime linee di passaggio degli avversari, sia nei ripiegamenti a centrocampo. Il suo secondo gol è da urlo. Mi preoccupa solo che, visto il dispendio di energia, possa non durare tutta la stagione.


Note negative
Ammonizioni: il problema è noto, non starò a ripetermi. Ma come si fa a farsi ammonire persino in una partita così? Siqueira poi, non ne parliamo... Va bene, non era mano, ma il primo giallo è da prenderlo a sberloni.




Atletico: Moyá 6; Juanfran 6,5, Miranda 6, Godín 6,5, Siqueira 5,5; Arda 6,5, Tiago 6 (Mario Suárez, m. 71 sv), Gabi 6, Saúl 6,5; Griezmann 8,5 (Raúl García, m. 64 6) y Mandzukic 7,5 (Torres, m. 59 6).
No utilizados: Oblak; Gámez, Giménez y Cani.


Almería: Julián; Míchel, Trujillo, Dos Santos, Dubarbier (Casado, m. 76); Vélez (Soriano, m. 46), Verza; Edgar, Corona, Thievy (W. Silva, m. 71); y Hemed.
No utilizados: Yeray; Navarro, Azeez, y Jonathan.

mercoledì 18 febbraio 2015

Celta – Atletico Madrid 2-0: le cose fatte in grande


Da tre anni, da quando Simeone è alla guida della squadra, gennaio e febbraio sono mesi difficili, nei quali i carichi di lavoro programmati durante l'anno si fanno sentire e provocano un fisiologico calo di forma. Da sette l'Atletico non vince alla giornata 23.
Insomma, oltre alla scienza, la cabala. C'erano tutti gli ingredienti perché la partita col Celta si rivelasse estremamente difficile (alla faccia di quelli che pensano, chissà perché, che tutte le nostre partite debbano rivelarsi poco più che formalità o che i nostri avversari in classifica, ho sentito anche questo, non debbano preoccuparci perché, si sa, non resisteranno certo tutto l'anno), anche perché la squadra galiziana presenta buoni giocatori, ottima organizzazione di gioco e almeno fino a non molto tempo fa aveva giocato un discreto campionato.
Quando però ho cominciato a leggere, su tutti i giornali, che Simeone aveva intenzione di salire in Galizia con un 4-3-3 d'assalto, mi sono messo le mani nei capelli. Possibile che il Cholo commettesse un errore tanto grande, quello che ai miei occhi si prefigurava come un vero e proprio suicidio? Come avrebbe potuto essere supportato un tridente Mandzukic – Torres – Griezmann, senza rischiare di spezzare in due la squadra? Perché osare una mossa così azzardata, mai provata se non in uno scampolo di partita (senza risultati apprezzabili), proprio in una trasferta così delicata? La spiegazione ufficiale era la necessità di contrastare la pressione avversaria, per dir così, “alla radice”, sulla trequarti del Celta, che così sarebbe stato costretto a guardarsi le spalle e a non lanciarsi in avanti per non venire trafitto.
Naturalmente, non sono il Cholo né faccio l'allenatore professionista, quindi devo presumere che Simeone avesse un'idea ben precisa e ponderata sulle capacità dei suoi di gestire uno schema tanto inusuale per lui e per i colchoneros, mentre le mie preoccupazioni fossero campate in aria, poco più che chiacchiere da bar. Tuttavia, mi sembrava curioso che Simeone si fosse dimenticato che uno dei problemi storici dell'Atletico, il primo che aveva affrontato già dall'esordio a Malaga, era una notevole fragilità difensiva sulle corsie esterne. O che, privo di tre califfi di centrocampo come Koke, Arda e Raul Garcia, trovasse che la soluzione fosse allungare la squadra e non puntare su un giocatore come Cani, comprato apposta per sostituire Arda (per Koke c'era Saúl, che il Cholo cerca da inizio anno di trasformare in una seconda mezzala tuttocampo). Chiacchiere da bar, appunto, di quelle cui si lascia andare chi le cose le osserva dall'esterno.
Tuttavia, la partita ha dimostrato chiaramente qualcosa che già sapevamo: Simeone sbaglia raramente ma, quando capita, lo fa proprio in grande stile.


Pochi minuti e l'Atletico si è trovato completamente spaccato a metà, mentre Orellana, Nolito e Krohn-Dehli affondavano nel ventre molle del centrocampo e mettevano sotto pressione i due terzini. Private della possibilità del raddoppio sistematico, sia in fase difensiva che in attacco, le fasce diventavano proprietà esclusiva dei padroni di casa, che imperversavano senza nessuna opposizione e, anche e soprattutto, senza timori di venire aggrediti a loro volta, come era nel piano originario. Non solo Juanfran e Siqueira soffrivano le pene dell'inferno nell'uno contro uno, ma i tagli tra terzino e centrale degli esterni mandavano in crisi anche Godin e Miranda. Inoltre il gioco tra le linee delle mezzepunte galiziane devastava anche il centrocampo, incapace sia di offendere che di difendere in maniera adeguata.
Là davanti, poi, Mandzukic spariva, Torres non riusciva ad adeguarsi al lavoro dell'ala e continuava ad intestardirsi nel sovrapporsi al croato, mentre Griezmann proprio non riusciva a trovare la propria collocazione e di conseguenza non incideva in nessun ambito.
Insomma, un Atletico assolutamente sconclusionato, incapace di tenere la palla, uscire dalla propria area in maniera, se non ordinata, almeno minimamente efficace e assolutamente non in grado di effettuare tre passaggi giusti di fila.
Solo la pochezza offensiva degli attaccanti avversari impediva al Celta di passare meritatamente in vantaggio.


Nel secondo tempo, Simeone passava a un più prudente e strutturato 4-4-2, ma ormai la frittata era fatta: galvanizzato, il Celta mostrava comunque nel complesso una marcia in più, anche se i colchoneros davano l'impressione di poter raddrizzare la partita o di poterla perlomeno controllare.
Qui però ci si metteva l'arbitro, ormai un “classico” delle partite dell'Atletico: ammonizioni a casaccio, un rigore a Siqueira di dimensioni cosmiche ignorato, un fallo di mani in difesa ignorato appena un attimo prima che Mario Suarez procurasse il rigore del vantaggio avversario.
Ci sarebbero molte cose da dire sul problema arbitrale, nella Liga e contro l'Atletico, ma non voglio, ancora una volta, cadere nel vittimismo. Non posso che pensare a quanto mi hanno insegnato i miei genitori: ci si lamenta solo dopo essersi impegnati al massimo. Ergo, dopo una tale quantità di errori non si parla dell'arbitro e non gli si attribuiscono colpe che sono solo nostre.


Finita la partita, Simeone ha ammesso di aver sbagliato tattica e formazione. Ogni tanto capita anche ai migliori. Ora, senza far drammi, si volta pagina e si punta a superare il turno di Champions' e a stroncare definitivamente la concorrenza di Valencia e Siviglia per assicurarsi il famoso terzo posto che sembra realisticamente alla nostra portata.


Note positive
Nessuna


Note negative
Mario Suarez: ancora una volta, il suo apporto non è solo impalpabile, ma foriero di disastri in serie. Il rigore è uno dei più sciocchi che si siano visti su un campo da calcio, mentre nella seconda rete avversaria brilla di nuovo per assenza ed errato posizionamento.
Gabi: guardiamo in faccia la realtà. Del giocatore superbo degli ultimi due anni, per tenacia e costanza, non rimane più nulla. Vaga per il campo senza trovare la posizione né guidare i compagni.








Celta: Sergio Álvarez; Sergi Gómez, Cabral, Fontàs, Jonny; Radoja, Augusto; Orellana (Santi Mina, m. 89), Krohn-Dehli (Álex López, m. 88), Nolito; y Larrivey (Hernández, m. 76).
No utilizados: Rubén Blanco, Planas, Bongonda y Charles.


Atlético: Moyá 7; Juanfran 5,5, Miranda 5,5, Godín 6, Siqueira 5; Griezmann 5, Tiago 4,5 (Mario Suárez, m. 33 4), Gabi 4,5 (Raúl Jiménez, m. 72 sv), Saúl 6; Torres 5 (Cani, m. 45 5,5) y Mandzukic 5.
No utilizados: Oblak, Jesús Gámez, Giménez y Ansaldi.



Árbitro: Martínez Munuera. Amonestó a Godín, Cani, Mario Suárez.
Goles: 1-0. M. 58. Nolito, de penalti. 2-0. M. 71, Orellana
Balaídos. Unos 23.000 espectadores

domenica 8 febbraio 2015

Atletico Madrid – Real Madrid 4-0: buscaban un rival digno...


Come probabilmente tutti ricorderete, anni fa (era il novembre 2011) gli ultras del Real Madrid esposero, durante un derby, un famoso striscione dal messaggio inequivocabile: “Se busca un rival digno por un derby decente”. Un messaggio di disprezzo e di arroganza infiniti che allora, probabilmente, i tifosi del Bernabeu potevano permettersi di credere sarebbe rimasto impunito dagli dei del calcio.
Parafrasando una serie infinita di detti popolari e filosofi, da Eraclito a Shaw, è proprio il caso di dire che, tra tutti i mali, il peggiore che si possa immaginare è che i nostri desideri si avverino.

Sei derby dopo Lisbona, il Real non solo si trova ancora una volta senza punti, non solo si trova ancora una volta sconfitto, ma conosce la gioia dell'umiliazione totale.
Ciò che colpisce non è tanto l'impressione che il vento sia ormai cambiato, né che Lisbona si configuri sempre più come un gran colpo di fortuna per Ancelotti &Friends (lo ripeto ancora una volta, è ormai chiaro che sarebbe bastato uno solo tra Arda e Diego Costa in forma decente e staremmo a parlare di un'altra partita), ma piuttosto l'impotenza del Real e la progressione numerica della serie. Da quando c'è Simeone, siamo passati da sconfitte rotonde a sconfitte di misura, e poi a pareggi, e poi a vittorie di misura, e poi a una vittoria con quattro gol di scarto che definire stretta è riduttivo.
Parliamoci chiaro, di vittorie contro l'eterno rival ne sono arrivate diverse, nelle ultime due-tre stagioni. Ma di vittorie così nette, tali da permetterti di andare a farti uno spuntino senza neppure preoccuparti di cosa possa succedere in tua assenza (tranquilli, è solo ironia: non ne sarei capace), mai.
Non solo abbiamo vinto, ma abbiamo annichilito il nostro avversario non solo sul piano dei gol, ma anche delle occasioni, dimostrando, per di più, ottime trame di gioco e una totale padronanza della partita. Ancora una volta, ma non ditelo ai tifosi del Real e alla stampa di regime, i falli peggiori li hanno fatti quelli vestiti di bianco.
La nostra superiorità è stata così netta che mi trovo persino in difficoltà nel commentare la gara. Parlare della totale assenza di occasioni da parte degli avversari? Della penosa gara, l'ennesima, del loro portiere? Della grandezza dei nostri difensori e, comunque, più in generale, della grande prova difensiva e di compattezza di tutta la squadra, attaccanti inclusi? Della partita finalmente ben giocata di Siqueira? Della grande prova di Saúl? Di un Griezmann devastante (c'è chi spende 30 milioni per lui e chi ne butta una valanga per gente come Bale e Chicharito...)? Di un Juanfran ancora una volta eccezionale (e c'è chi gli preferisce Arbeloa...)? Di un Moyà praticamente inoperoso per tutta la partita? Di un Godin eroico, in campo con la narice rotta dopo un fallo (per nulla violento, eh!) di Khedira e capace di una partita senza una sola sbavatura?
No, davvero, non saprei proprio cosa dire. Posso solo aggiungere questo. Ho visto diverse vittorie storiche nel derby, ricordo in particolare la finale di Copa del Rey del 1992, un 4-0 nel 1987 e un 3-0 nel 1990, entrambi al Bernabeu. Ma una vittoria così netta, così tranquilla, non la ricordo.


Note positive
Saúl: tra i molti, scelgo il nostro giovane canterano. Entra a freddo dopo dieci minuti per l'infortunio di Koke, segna dopo solo otto minuti dal suo ingresso in campo un gol stupendo e serve a Griezmann la palla del 3-0 nel secondo tempo. Nell'azione si infortuna e deve uscire dal campo. In mezzo, 60 minuti di grande spessore tattico e atletico.
Mandzukic: pregi e difetti del croato sono noti, soprattutto a Simeone, il quale ha trovato ieri la gran soluzione alle sue difficoltà di adattamento al contrattacco rapido: muoversi, quando è il caso, sulle fasce e permettere a Griezmann di sfondare al centro, giusto negli spazi “liberati” dal croato. A tutto questo si aggiungono il gioco di sponda, fondamentale nel primo gol ad esempio, e una partita di gran sacrificio su Kroos e Isco, in modo da scollegare completamente i tre attaccanti blancos dal proprio centrocampo.


Note negative
Punteggio: alcune cose che ho scoperto nell'ora appena successiva alla partita: cristiano ronaldo ci ha tenuto a farci sapere che il Real è molto superiore all'Atletico, diversi tifosi (anche italiani) avversari hanno commentato che i blancos erano scesi in campo “infarciti di riserve” o che erano “stanchi”. Decisamente, los vikingos hanno stile e umiltà. Carvajal, Coentrao, Varane, Khedira, Isco, Jesé sarebbero semplici riserve? Gente che giocherebbe dovunque? Per non parlare, poi, della partita di grande spessore giocata dai titolari, cristiano su tutti... Alle volte basterebbe riconoscere che l'avversario è stato decisamente più bravo. E LO È DA SEI DERBY! Perché alla fine, forse, la differenza sta tutta qui: un mese fa, con una difesa quasi tutta di riserve (tra cui Lucas, un ragazzino di 19 anni, al debutto assoluto in prima squadra, per di più in un ruolo non suo...) ne abbiamo fatti due. Il Real, in una situazione neppure comparabile se non con malafade (Lucas = Coentrao???), ne ha presi quattro. E poi, una squadra con una panchina lunga un chilometro stanca??? Ma per favore...
Insomma, forse era il caso di forzare e di appioppargliene 5 o magari 6, a futura memoria. Perché di 4-0 ce ne sono già stati altri, ma una bella manita...
Ah, dimenticavo: la sera, tutti in discoteca a festeggiare il compleanno di cristiano ronaldo, tra sorrisi, canti e balli. La sconfitta? Dimenticata. L'umiliazione? Quella è un problema dei tifosi, non certo del conto in banca... Davvero, non credo che esistano giocatori più degni della maglia che indossano di questi. D'altronde, si sa, come li sa scegliere Florentino...
Atlético: Moyá 6; Juanfran 7,5, Miranda 7,5, Godín 8, Siqueira 7,5; Tiago 9, Gabi 7, Koke sv (Saúl, m. 10 8) (Raúl García, m. 71 6), Arda Turan 7,5; Griezmann 9 (Torres, m.76 6,5) y Mandzukic 8,5.
Sin utilizar: Oblak, Giménez, Suárez, y Gámez.


Real Madrid: Casillas; Carvajal, Varane, Nacho, Coentrão; Khedira (Jesé, m. 45), Kroos, Isco (Illarramendi, m.68); Bale, Benzema (Chicharito, m.73) y Cristiano.
Sin utilizar: K. Navas, Llorente, Silva y Arbeloa.



Goles: 1-0. M. 13, Tiago. 2-0. M. 18. Saúl. 3-0. M. 66. Griezmann. 4-0. M. 89. Mandzukic.
Árbitro:Fernández Borbalán (C. Andaluz). Amonestó a Gabi, Arda Turan, Raúl García, Godín, Mandzukic del Atlético y a Kroos y Jesé por parte del Real Madrid.
Vicente Calderón, 54.000 personas.