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venerdì 10 maggio 2013

Missione compiuta: qualche considerazione sparsa


Per la prima volta dal 1996, anno del doblete, l'Atletico ottiene la qualificazione diretta alla Champions' League, grazie alla sconfitta imprevista della Real Sociedad e alla successiva vittoria dei rojiblancos contro il Celta.

Non posso tacere la soddisfazione per questo risultato, degno premio per la grande stagione dei biancorossi, al di là della flessione finale e dell'abbandono della Europa Legue (su cui torneremo in sede di bilanci).
Al momento, mi godo la soddisfazione della ritrovata grandezza (certo, c'è ancora moltissimo da fare nei prossimi anni, ma il primo passo è compiuto), anche alla luce della partita col Celta.

Sono soddisfatto in primo luogo per l'atteggiamento della squadra: vittoria doveva essere e vittoria è stata, questa volta frutto di una precisa disposizione in campo (Falcao, Adrian e Diego Costa tutti insieme) e non del gioco speculativo cui ultimamente eravamo abituati. La brillantezza dell'inizio dell'anno purtroppo è perduta, anche perchè né Arda né Adrian sono all'altezza della partita col Chelsea (lo spagnolo mercoledì è stato anzi inguardabile), però i gol sono arrivati lo stesso, pur se con difficoltà, per convinzione e non per casualità, sia pure forzata.

Inoltre la condizione fisica mi è parsa addirittura in crescita, il che fa ben sperare per le ultime partite della stagione, finale di Coppa del Re in particolare.

Poi, ho molto apprezzato la sobrietà dell'ambiente. Simeone, finita la partita, ha salutato e ringraziato tutti ma non si è lasciato andare alle scene di giubilo prive di senso cui ci è toccato spesso assistere. In fondo, si tratta di un terzo posto, una posizione di classifica che dovrebbe esserci abituale e che in altri tempi significava stagione fallita. Solo in una società che disprezza totalmente la propria storia poteva capitare che quarti posti agguantati all'ultimo venissero accolti con fanfare e con cortei presso il Nettuno. Per fortuna adesso c'è il Cholo, uno che sa cosa significa l'Atletico e che non permette certe inutili smargiassate.


Cosa aspettarci, quindi per il futuro prossimo?
Personalmente, mi attendo un Atletico che se la giochi contro il Barcellona già questa domenica e che poi superi se stesso nella finale di Coppa. Tutti parlano del sortilegio contro il Real, ma anche il Barcellona, negli ultimi anni, ci ha negato moltissime soddisfazioni. Non c'è altra strada che la vittoria per guadagnare fiducia in se stessi e tornare a lottare per la vittoria finale, quindi avanti con il coltello tra i denti.

Poi mi auguro che le ultime partite di Liga vengano affrontate con dignità e spirito sportivo e che offrano anche l'occasione per schierare quelli tra i nostri giovani che saranno protagonisti del prossimo campionato.

Infine, mi aspetto che, in vista della finale e in considerazione del nostro ritrovato ruolo, ripartano con ancora più vigore articoli di stampa contro di noi, a proposito della vendita delle nostre stelle, del loro desiderio di andarsene etc etc. in fondo, si sa, il fatto che ci siamo anche noi, in città, dà parecchio fastidio...



PS: mi spiace solo che la nostra affermazione abbia di fatto sancito la retrocessione del Celta e di Abel. Entrambi meritano di più, per storia e statura. Mi auguro di rivederli presto in Primera.

domenica 5 maggio 2013

Deportivo – Atletico Madrid 0-0: a piccoli passi


Cinque mesi dopo il “tifone Falcao”, una partita mediocre, vinta dalle difese e non dagli attacchi. E' cambiato il Deportivo, soprattutto grazie a due prestiti dei colchoneros, Pizzi e Silvio (ieri in tribuna per una clausola del contratto di prestito, tanto anti-sportiva quanto abusata in Spagna, per cui non possono giocare contro chi ne detiene il cartellino); soprattutto è cambiato l'Atletico, ormai al lumicino, almeno sul piano mentale.

Ne è nata una partita di buon ritmo, anche combattuta, ma drammaticamente priva di azioni da gol. Il Deportivo ha lottato su ogni pallone, l'Atletico ha ben presto fatto valere la sua superiore qualità e ha preso a dominare il gioco, ma di occasioni se ne sono viste poche, e tutte frutto di casualità, più che di volontà.

Anche il secondo tempo ha seguito lo stesso canovaccio, almeno fino al 70', quando Simeone ha fatto messo in campo contemporaneamente il redivivo Arda e Oliver: improvvisamente i colchoneros sono sembrati giocare a qualcosa e il pallone ha cominciato ad essere indirizzato con più convinzione verso la porta dei padroni di casa. Peccato che, ad un certo punto, Simeone abbia tolto l'unico che fino ad allora si era dato da fare in avanti, Adrian, per inserire un nuovo centrocampista. Da allora, fine delle trasmissioni. Unica occasione, la traversa colpita da Gabi con un violento tiro da lontano.

Come spesso accade, però, il veleno stava nella coda. Negli ultimi minuti è accaduto di tutto: gol di Miranda su calcio d'angolo annullato per dubbio fuorigioco; mani in area di Juanfran, considerato dall'arbitro involontario (anche a mio giudizio: stava cadendo). Nei fatti, non cambiava nulla, un insipido 0-0 frutto anche di un arbitraggio che, anche prima, aveva sollevato non pochi dubbi.

L'Atletico sembra ormai concentrato sulla finale di Coppa e viaggia a piccolo trotto verso il traguardo del terzo posto, per il quale mancano quattro punti in quattro giornate.
Certo il livello del gioco dovrà alzarsi molto per sperare di poter almeno contendere la coppa al nostro eterno rivale. Mancano evidentemente chiarezza nel gioco e fantasia, mentre ieri non mi è parso che a livello fisico la squadra sia in difficoltà. Da mesi la squadra è involuta e gioca un calcio speculativo, puntando a ottenere il massimo da ogni situazione. E' pur vero che questa è una caratteristica di tutte le squadre di Simeone, ma ora, diversamente da prima, sembra l'unica opzione di gioco. E' un fatto per me incomprensibile, perché, se è vero che manca un creativo a centrocampo, ovverosia il tanto desiderato Diego (oltre a un regista), è altrettanto sicuro che il calcio travolgente e discretamente fantasioso della finale di Supercoppa lo abbiamo attuato col solo Arda. Certo, un Arda molto più in palla di quello degli ultimi mesi e molto più propenso a svariare, invece di volersi confinare sulla fascia sinistra; tuttavia, il solo Arda, con Koke a supporto.

A voler ben guardare, è il livello di tutta la squadra ad essere sceso. Il vero limite di questa squadra è di essere costretta, nei fatti, a essere al massimo della forma per poter esprimere un gioco fluido ed efficace, considerato il basso livello tecnico di diversi elementi e la mancanza di giocatori di fantasia in grado di garantire punti extra con le loro giocate nei momenti di scarsa forma collettiva.


Note positive
Qualificazione alla Champions': o meglio, ai preliminari, come tanti si dimenticano di ricordare. Nel caso di totale disastro in queste ultime giornate, insomma, dovremmo sudarci il ritorno al massimo torneo continentale, con tutte le incognite che ne conseguono e le cautele in sede di mercato. Molto c'è ancora da fare.
Gabi: ieri, così come nel derby, ci ha messo il cuore e il massimo dell'impegno. La tecnica è quello che è, ma se tutti lottassero come lui saremmo ancora in corsa per il secondo posto e non aspetteremmo da quattordici anni una vittoria nel derby.
Adrian: le uniche iniezioni di genio ce le ha messe lui. Sembra sulla via del ritorno, speriamo che non sia un fuoco di paglia.

Note negative
Assenza di fantasia: ne ho già parlato nell'articolo. Qui aggiungo solo la mia speranza che Oliver abbia, in queste ultime giornate, un ruolo molto più corposo.



Deportivo de La Coruña: Aranzubia; Manuel Pablo, Aythami, Zé Castro, Ayoze; Álex Bergantiños, Juan Domínguez; Bruno Gama, Valerón (André Santos, min.86), Camuñas (Evaldo, min.72); y Riki (Nélson Oliveira, min.77).

Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 6, Miranda 6,5, Godín 6, Filipe Luis 6,5; Gabi 6,5, Mario Suárez 5,5; Adrián López 6,5 (Saúl Ñíguez, min.81 sv), Raúl García 5,5 (Óliver Torres, min.72 7), ''Cebolla'' Rodríguez 5 (Arda Turan, min.65 6,5); y Falcao 5,5.



Árbitro: Ayza Gámez, del colegio valenciano. Mostró amarilla a Godín (min.42), por parte del Atlético; y a Bruno Gama (min.90), por parte del Deportivo.
Incidencias: Encuentro correspondiente a la trigésimo cuarta jornada de la Liga BBVA disputado en el estadio de Riazor, que rozó el lleno (34.600 espectadores).

domenica 28 aprile 2013

Atletico Madrid – Real Madrid 1-2: SENZA PAROLE


Mi sono chiesto fino ad ora che senso avesse scrivere la cronaca di questa partita. Parlare per l'ennesima volta della mancanza di coraggio che prende i colchoneros davanti all'eterno rivale? Raccontare degli errori, delle giocate approssimative che punteggiano per l'ennesima volta il nostro derby? Di un Real incapace di creare un minimo di gioco e tenuto in vita solo dalla nostra dabbenaggine? Di un Simeone che non è stato in grado di insufflare nei ragazzi quel coraggio e quella voglia di giocarsela che riescono a mostrare davanti a qualsiasi altro avversario? Dello stesso Cholo che insiste su giocatori penosi come Raul Garcia e Mario Suarez invece di porre Koke nel suo ruolo naturale? Dei blancos che vincono con due-tiri-in-porta-due? Di un Atletico privo di una qualunque idea di gioco e capace di durare ben 13 minuti, fino all'assurdo gol del pareggio avversario, prima di squagliarsi? Di una occasione incredibile (il Real con diversi assenti e con la mente altrove) buttata letteralmente nel water? Dell'assurdo per cui, anche così, quasi tutti i giocatori messi in campo da Mourinho sono migliori dei nostri, soprattutto a centrocampo?

Non sarebbe, questa cronaca, un semplice copia-e-incolla di uno qualunque dei derby raccontati in questi due anni su queste pagine o vissuti da tutti noi negli ultimi orrendi 14?

E allora, scusatemi, ma non la scrivo. Se qualcuno vuole sapere com'è andata, basta cliccare qui a lato sul tag “Real Madrid” e leggere una cronaca a caso, tanto è sempre la stessa storia.

Personalmente, sono stanco.
La partita è stata presentata al grido di “Ora o mai più”: direi che è chiaro quale sarà la sorte dei prossimi derby. Spero solo che giocatori e società ci risparmino la menata sulla finale di coppa come perfetta occasione per la vendetta.
Non so voi, ma io non credo che reggerei.



Atl. Madrid 1 Real Madrid 2 di acosart

giovedì 18 aprile 2013

Il piacere di poter scrivere “Io lo avevo detto”...


Ho tardato a scrivere la cronaca della passeggiata contro il Granada e ormai direi che farlo ora non ha più senso, anche per l'importanza limitata della partita, almeno vista col senno di poi.

Però vorrei condividere con voi alcune mie considerazioni, nonché il piacere sottile dell'autocitazione.

Prima di tutto, splendida cornice per una partita tutto sommato di basso livello: stadio pieno, una meravigliosa giornata di sole, el Dia del Niño, una goleada. Non avrebbe potuto essere migliore la domenica dei tifosi biancorossi. Come già scritto in molti altri forum, il calcio della domenica pomeriggio, soprattutto se baciato dal sole, non ha paragoni. Sarò “vetero”, ma continuo a pensare alla sera come al momento delle coppe europee e alla luce del giorno come quello delle partite nazionali.

Poi, buona prestazione della squadra, sia pure contro un avversario miserabile, motivo per cui la vera attendibilità della gara mi pare francamente imperscrutabile.
Bene il fin qui impalpabile “Cebolla” Rodriguez nel ruolo di ala sinistra dall'inizio, discreto il fin qui misterioso Insua, l'ultimo degli acquisti invernali della Liga a esordire sul rettangolo di gioco.
Si è sbloccato Falcao, ai cui presunti pensieri “extra-coniugali” alludevano molti per spiegare quello che è solo un basso momento di forma.

Ottima la prestazione di Koke, la migliore mai realizzata nel futbol professionistico. Ne sono particolarmente contento perchè posso finalmente scrivere con fierezza “Io l'avevo detto!”: sono sempre stato convinto (e l'ho scritto più volte) che il suo ruolo naturale fosse quello nel quale è cresciuto, cioè centrocampista centrale davanti alla difesa. Per questo ruolo ha il passo, la fisicità, finanche la visione di gioco, pur senza essere un vero regista (però i suoi passaggi contro il Granada sono sembrati quasi baciati dal genio). Ha fatto bene anche più avanzato, grazie alla sua abilità tattica nel gioco tra le linee, ma al centro del campo fornisce una marcia in più, grazie anche alla sua capacità di svariare, soprattutto sulla fascia sinistra. Insomma, affiancato a un Gabi fondamentalmente ricondotto al suo ruolo di interdittore, ha preso per mano la squadra e l'ha condotta col piglio del playmaker. Magari non avrà totale efficacia nel contrasto (come d'altra parte nessuno dei giocatori che occupano quella posizione abitualmente), ma è capace di fare tutto a buon livello, oltre ad avere una visione di gioco discreta e una buona tecnica di base. Insomma c'è tutto quello che serve per proseguire l'esperimento, che poi in realtà tale non è, vista la sua traiettoria giovanile: sulla fascia è sprecato, così come dietro le punte, visto che non ha il passo per il ruolo, ma al centro può crescere molto.
Spero che finalmente Simeone si sia convinto, anche se a sua (parziale, fatto salvo il principio che di calcio ne sa sicuramente più di me...) scusante vedo due motivazioni non da poco: lo scarso peso del ragazzo nell'interdizione e la mancanza totale di tecnica e visione di gioco negli altri centrocampisti. Va anche detto che magari Gabi e Mario sono più efficaci, ma poi non sanno affatto cosa fare del pallone, oltre al fatto che se Koke è meno presente in copertura, bisognerebbe spiegarmi la scelta di Tiago in diverse partite.
Sarà poi solo un caso, o colpa del Granada, se abbiamo infilato cinque gol nella porta avversaria con Koke in mezzo al campo?

lunedì 8 aprile 2013

Getafe – Atletico Madrid 0-0: la fiera delle assurdità


Diego Simeone, uno che di calcio ne capisce, ha descritto la partita di ieri con poche semplici parole. Due frasi, per la precisione. La prima è una mera constatazione: “Non siamo più così lucidi come prima”, anche se si presta a più considerazioni, visto il valore che può assumere la parola “claro” (tra gli altri, per esempio, “arioso”, molto adatto al gioco del calcio, nevvero?). La seconda suona invece più come una ammissione di colpa: “Ormai gli altri hanno capito come giochiamo e cominciano a neutralizzarci”.

Ridotta all'osso la fantasia, non rimangono molte strade. Ieri Simeone ha puntato sul peso dell'attacco, schierando tutte le punte a sua disposizione, con Falcao in posizione centrale e Adrian e Diego Costa a svariare sulle fasce; a centrocampo, la solita coppia Gabi – Mario supportati da Koke.
Purtroppo, con un centrocampo così, esiste un'unica soluzione: rubare palla e innescare immediatamente gli attacchi palla al piede delle punte. Copione che si è riproposto pressoché inalterato per 60 minuti, ma senza veri risultati.

È vero che, se Falcao non avesse sbagliato l'impossibile, staremmo a commentare una partita diversa, ma 60 minuti di stucchevoli percussioni palla al piede in inferiorità numerica difficilmente producono risultati, contro formazioni abili nel chiudersi e decisamente più in forma. In più occasioni partite di questo tipo ci hanno poi regalato i tre punti, ma credo che l'Atletico si sia troppo spesso attenuto a questo copione, troppo poco imprevedibile per essere veramente affidabile. In questo senso, pur con tutte le attenuanti del caso (rosa priva di un trequartista, assai ridotta e piena di squilibri), va letta l' “ammissione di colpa” del Cholo, incapace di trovare varianti al gioco stucchevole che potremmo definire “cavalcata solitaria” (cui, tra l'altro, Diego era particolarmente aduso; sarà per questo che gli piace molto?).

In questo senso va letta la mossa “a sorpresa” di Simeone, che ha concesso ben mezz'ora a Oliver Torres, estremo tentativo di generare imprevedibilità nel gioco dei rojiblancos.
Peccato che pochi minuti dopo Mario Suarez, già ammonito, si sia fatto espellere per uno stupido e assurdo fallo di mano a centrocampo, mandando alla malora qualunque piano tattico. Poco prima, l'ennesimo arbitro inadeguato (scandaloso sarebbe più adatto, ma cerco di non pensare male e soprattutto di non considerare chi sta prendendo il largo al secondo posto) si era sognato un fallo di Godin e lo aveva ammonito. Poi, con l'Atletico in dieci, l'uruguaiano aveva pensato bene di piantare una gomitata in faccia a un avversario e lasciare i compagni in nove. Sia pure traballando, l'Atletico ha portato a casa un pareggio che a quel punto appariva come una manna e ha fatto un altro passo in avanti verso la qualificazione alla Champions' League, anche se meno consistente di quanto secondo me avrebbe dovuto. Vedremo...

Certo la squadra è poco lucida e molti dei biancorossi non appaiono baciati dalla grazia (anche Costa mi pare in calo, anche se relativo), il che genera un gioco comunque intenso ma raffazzonato, confuso e poco incisivo (si veda ancora Costa: corre molto, ma con discutibile costrutto). Naturalmente manca la controprova del gol che non è arrivato e/o della mezz'ora di Oliver buttata via: senza gli errori di Falcao e le assurdità varie regalateci da arbitro, Mario e Godin, probabilmente la partita sarebbe stata diversa.
Che dire? Stringiamo i denti, aspettiamo Arda e speriamo nel vantaggio accumulato...

Note positive
Gabi: è il meno peggio, insieme a Courtois. Si sbatte, gioca a tutto campo, cerca di tenere in piedi la baracca e di produrre un minimo di gioco. Niente di che, ma nel deserto di ieri...

Note negative
Mario e Godin: nella situazione in cui era la squadra, gli assurdi falli con cui lasciano i compagni in inferiorità numerica si segnalano per la loro stupida inutilità, visto che mai, in nessun momento del secondo tempo i colchoneros avevano dato l'impressione di soffrire gli avversari. Entrambi sono recidivi, già noti per i loro raptus di stupidità.

Falcao: sbaglia qualunque pallone si trova davanti e questo, per un attaccante, è imperdonabile

Miranda: minuto 70, il brasiliano riceve la palla davanti all'area e si addormenta, perde il pallone e innesca l'assurda visione arbitrale che porta alla prima ammonizione di Godin. Da allora comincia una partita tutta in salita per l'Atletico.



Getafe 0 Atlético Madrid 0 di jordixana
 

Getafe: Codina; Valera, Fede, Lopo, Alexis; Borja, Xavi Torres (Paco Alcácer, min. 75); Pedro León (Lafita, min. 17), Abdel Barrada, Diego Castro; y Colunga (Álvaro, min. 85).

Atlético de Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 5,5, Miranda 5, Godín 4, Filipe 5,5; Mario 4, Gabi 6,5; Diego Costa 6 (Raúl García, min. 77 sv), Koke 5 (Oliver, min. 62 6), Adrián 5 (Cebolla Rodríguez, min. 74 6); y Falcao 4,5.

Árbitro: Delgado Ferreiro (Comité Vasco). Mostró cartulina amarilla a Alexis (min. 9) y a Valera (min. 87) por parte del Getafe. Expulsó por doble amonestación a Mario Suárez (min. 67 y 74) y Godín (min. 70 y 90), del Atlético. 
Incidencias: Partido correspondiente a la trigésima jornada de la Liga BBVA disputado ante cerca de 10.000 espectadores en el Coliseum Alfonso Pérez de Getafe.

lunedì 1 aprile 2013

Atletico Madrid – Valencia 1-1: dottor Jekill e Mister Hyde


Finita l'abbuffata pasquale, saltata la cena causa esagerata ingestione di cibi festivi, mi sono messo, pieno di speranze ma anche di paura, davanti allo schermo per la prima partita dopo 15 giorni di vuoto liguero
 
Non si può dire, in effetti, che la partita di ieri non abbia regalato, a noi colchoneros, notevoli emozioni, condensate in particolare in grandi dosi di delusione venate da qualche filone di speranza.
Prima delusione: il Calderon penosamente semivuoto, sia pure al netto della Pasqua e della pioggia battente. Giorni e giorni di tam-tam mediatico sull'atteso pienone, sui duemila soci-non abbonati che avevano scelto proprio questo match per il biglietto omaggio e... 40.000 spettatori scarsi sulle gradinate! Magari tutto dipende dalla mancanza di copertura per tutti i settori, ma davvero non riesco a comprendere come si pensi di poter riempire i 73.000 posti de La Peineta con questa media di presenze, o meglio, me lo spiego solo pensando alla ben nota disonestà di una dirigenza interessata a tutto, tranne che al bene della società. Ma su questa questione ben presto scriverò un post molto accurato...
Seconda delusione: passano due minuti e Valdez, su imbeccata di Piatti e grazie a un errore di Godin, per poco non infila Courtois...
Neppure il tempo di riprendersi, ed ecco il terzo, devastante, colpo: Pereira fa quel che vuole sulla sinistra e Jonas, approfittando questa volta dello stato confusionale di Miranda, segna per il Valencia.
A quel punto, il primo istinto è stato chiudere tutto ed andare a letto, sacramentando contro il ben noto autolesionismo colchonero. Per fortuna la palla è arrivata ad Arda che, nell'unica azione in avanti biancorossa di tutto il primo tempo, ha servito meravigliosamente un Falcao letale, abile nel colpire al volo alle spalle dello spaesato Guardado. Rinfrancato dal gol, mi sono rassegnato a coltivare la mia piccola speranza, consapevole che la barca sarebbe comunque affondata, prima o poi, ma galvanizzato da una rete arrivata per fortuna immediatamente (altrimenti, io credo, non avremmo mai recuperato).
Come volevasi dimostrare, tutto il primo tempo è stato penoso oltre ogni dire. Un Atletico deconcentrato e senza nerbo ha subito costantemente l'azione del Valencia, che sul nostro fronte sinistro ha fatto tutto ciò che ha voluto: la premiata ditta Miranda-Godin-Filipe-Mario-Arda non ha saputo contrastare in alcun modo le incursioni di Pereira, Piatti e Banega (quest'ultimo in versione calciatore di lusso, quella che mostra due-tre volte all'anno, non di più) e solo San Courtois ha permesso ai colchoneros di arrivare indenni all'intervallo.
In avanti, al di là dell'azione del pareggio, i colchoneros non si sono mai visti: schiacciati nella propria metà campo, pressati dagli ospiti, si limitavano a buttare la palla avanti a caso per alleggerire la pressione, quando invece non la perdevano direttamente a centrocampo, innescando gli attacchi degli ospiti. Quando Arda, che pure non aveva fatto granché fino ad allora, al 25' è uscito per infortunio, ho temuto che il tracollo fosse ormai ad un passo. Simeone, dato un veloce sguardo alla panchina, ha estratto dal mazzo Raul Garcia, ma in realtà chiunque avesse estratto sarebbe stato uguale, considerato il livello di fantasia pari a zero presente a bordo campo fra i padroni di casa.
Non è un caso che l'argentino abbia chiesto a gran voce un giocatore di fantasia per la prossima stagione, in particolare Diego, un ritorno gradito per la quasi totalità dei supporters colchoneri. Si tratta d'altra parte di una mancanza antica nella rosa del club (quasi quanto la mancanza di un regista degno di questo nome), ma la dirigenza se ne è sempre fregata, puntando verso altre direzioni (i.e. I soldi garantiti da commerci più lucrosi). Personalmente dubito che Diego possa essere la soluzione, come ho più volte espresso in questo blog, ma pare che il brasiliano a Simeone piaccia e comunque sarebbe meglio di niente, o meglio... del niente garantito dal centrocampo Koke – Mario – Gabi – Raul Garcia visto ieri.


Una volta raggiunto a fatica l'intervallo, ero preso tra due pensieri contrastanti: una parte di me valutava la sconfitta come un'ipotesi quasi certa, l'altra considerava la ben nota incostanza di gente come Banega e Piatti e sperava che si sarebbero ben presto spenti, oltre a immaginarsi un Simeone piuttosto... ehm... convincente negli spogliatoi. 
 
Entrato in campo, l'Atletico pareva infatti trasformato: pressing, attenzione e misura tra i reparti, gioco (sia pure di caratura modesta, vista la scarsità di fantasia presente in campo), geometrie. Ne nasceva una costante iniziativa dei padroni di casa, capaci di mettere in difficoltà più volte Diego Alves, anche se mai in maniera netta: mancava sempre l'ultimo passaggio o comunque il guizzo capace di mettere l'attaccante in grado di non fallire. Ci si metteva anche l'arbitro, reso cieco su ammonizioni e rigori dalla possibilità che i colchoneros “rischiassero” di superare di nuovo il Real Madrid (a pensar male, si sa...).
Alla fine la partita finiva così, con molta delusione ma anche qualche barlume di speranza: vantaggio invariato sugli inseguitori, Valencia in primis, con una partita in meno e la sensazione che, anche “azzoppato”, l'Atletico sia un osso duro da rodere e quindi da battere. Certo la condizione non pare più quella della prima metà della stagione, ma ovviamente centrare il traguardo Champions' e la Coppa del Re farebbero dimenticare partite come quelle della seconda parte della stagione, giustificate in parte da una qualità della rosa deficitaria, sia per cause oggettive (giocatori inadeguati) che per motivi contingenti (per esempio un Adrian insulso peso morto da subito).
Per vivere tranquilli, però, è essenziale incamerare sei punti nelle prossime due gare (Getafe e Granada) e uscire indenni da Siviglia. Ad maiora...


Note positive
Courtois: preferirei che non rimanesse, dico la verità, se non come giocatore di proprietà, però è sicuramente un valore aggiunto, in questo momento di difficoltà fisica e mentale per chi dovrebbe fare la guardia davanti a lui.
Falcao: una palla buona, un gol. Non brilla come prima, ma fa il suo mestiere con l'abilità di sempre, almeno nell'area piccola. Si sfianca in un lavoro ingrato, far salire un centrocampo di lumache, ma ovviamente non può avere la lucidità di uno per il quale gioca tutta la squadra. Considerato questo, trovo difficile che accetti questa situazione anche il prossimo anno e decida di fermarsi.


Note negative
Difesa: a parte Manquillo, che comunque ha mostrato diverse imprecisioni, gli altri sono stati fortemente deficitari. Miranda e Godin spaesati, lenti e spesso fuori posizione, Filipe scarso sia in copertura che in avanti (chi ne elogia l'apporto in avanti dimentica il giocatore di La Coruña o anche il livello di Pereira ieri). 


Atlético de Madrid 1 Valencia 1 di acosart

 
Atlético de Madrid: Courtois 7,5; Manquillo 6,5, Miranda 5,5, Godín 5, Filipe Luis 5,5; Koke 6,5, Gabi 6, Mario 5,5, Arda sv (Raúl García, m. 26, 5,5); Diego Costa 6 y Falcao 7.


Valencia: Diego Alves; Joao Pereira, Ricardo Costa, Mathieu, Guardado; Parejo, Tino Costa; Piatti (Jonathan Viera, m. 83), Banega (Canales, m. 66), Jonas; y Valdez (Cissokho, m. 64).


Goles: 0-1, m. 4: Jonas aprovecha un error defensivo del Atlético a un centro de Joao Pereira. 1-1, m. 5: Falcao remata un centro de Arda Turan.
Árbitro: Javier Estrada Fernández (C. Catalán). Amonestó a los locales Koke (m. 78) y Filipe Luis (m. 90) y a los visitantes Parejo (m. 41), Piatti (m. 52) y Joao Pereira (m. 74).
Incidencias: partido correspondiente a la vigésima novena jornada de la Liga BBVA disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 38.000 espectadores.
 

lunedì 18 marzo 2013

Osasuna – Atletico Madrid 0-2: fantastici quei tre...


Dopo la sconfitta di domenica scorsa contro la Real Sociedad, l'imperativo presso la ribera del Manzanares era tornare immediatamente alla vittoria ed esorcizzare così la battuta d'arresto. Teatro della missione, lo stadio “Reyno de Navarra” di Pamplona, un terreno decisamente ostico.
Con qualche patema, in verità, ma tutto è andato secondo copione. Non posso dire di essere particolarmente soddisfatto (e come me moltissimi altri colchoneros), però considero la particolare congiuntura della stagione e ritengo che sia stato fatto un passo in avanti fondamentale verso il raggiungimento del nostro obiettivo, ovverosia la qualificazione diretta alla prossima Champions'.
Non è stato infatti un Atletico brillante, come ormai capita da diverse giornate, ma è stato un Atletico concreto, conscio dei propri limiti e abile nel gestire la difficoltà e nell'uscirne senza mai perdere la testa.
Ha gestito l'inevitabile partenza lanciata dei padroni di casa, ha chiuso gli spazi limitando al minimo i rischi e poi, appena ne ha avuto l'occasione, ha colpito con un contropiede di incredibile verticalità, iniziato da Gabi, portato avanti da Koke e finalizzato da uno spietato Diego Costa. 
 
Poi, ha difeso con ordine, correndo anche qualche rischio ma affidandosi alle mani attente di Courtois, autore di diversi interventi importanti, anche se nessuno è sembrato veramente decisivo.
Copione rispettato anche nel secondo tempo, anche se il gioco espresso dai colchoneros è stato leggermente migliore, probabilmente in virtù del calo dei padroni di casa, incapaci ormai di spingere a tavoletta e pressare il doble pivote biancorosso nel tentativo di rubare il tempo della ripartenza agli avversari.
Nel complesso una partita interlocutoria, difficile da decifrare, vissuta oscillando tra due poli antitetici e al contempo difficili da delimitare con chiarezza: Courtois ha compiuto grandi interventi, ma mai il risultato è sembrato veramente in bilico, soprattutto dopo la zampata di Diego Costa sulla punizione di Koke al 48'.
In più di un'occasione l'Atletico avrebbe potuto piazzare il terzo gol, invero eccessivamente punitivo nei confronti dei padroni di casa; in più di un'occasione avrebbe potuto incassare almeno una rete. Eppure non c'è mai stato dubbio che sarebbe arrivata la vittoria.
Come una grande squadra consapevole di non vivere il suo momento migliore, come gruppo e come singoli, l'Atletico ha aspettato l'occasione dedicandosi a una partita attenta, anche se grigia e poco appariscente. Conscio della sua forza, ha colpito appena ha avuto l'occasione e ha chiuso la partita. Si è fatto di gomma e ha gestito con qualche patema ma senza vera ansia la reazione degli avversari. Consapevole che, solo sulla base della qualità e della forza mentale, la bilancia pende dalla sua parte 95 volte su cento. E così è stato.
Naturalmente, è una tattica rischiosa. Con la Real Sociedad, domenica scorsa, non ha funzionato. Contro il Valencia, la prossima, potrebbe riservare una brutta sorpresa. Però al momento il convento passa questo, nell'attesa che Falcao e Arda ritornino a brillare e a donare quella qualità che latita paurosamente quando si prendono delle pause. 
 
Non è un bel gioco, non mi piace affatto, però è redditizio nei momenti di magra e, si sa, si vince facendo punti anche quando non si è al massimo della forma, quindi non mi lamento. Poco più di un anno fa, avremmo perso senza colpo ferire, Ieri abbiamo tenuto duro e poi colpito: se sono 15 anni che non si vede un posto in classifica adeguato alla nostra storia, un motivo ci sarà e, francamente, non mi pare il caso di fare gli schizzinosi o di rinfacciare a Simeone e ai giocatori alcunché.

Note positive
Courtois: salva più volte la porta dell'Atletico, risolvendo situazioni che, per i motivi sotto esposti, stavano facendosi scabrose. Dimostra reattività e sangue freddo, qualità che tutti gli riconosciamo ma che non sempre mette in luce.
Diego Costa: ancora una prestazione maiuscola, anche se mi sembra in leggero calo. Tuttavia segna due reti e si danna l'anima per sostenere l'anemico gioco d'attacco degli ospiti. In questo momento è imprescindibile.
Koke: ecco il terzo eroe della partita. Il meno appariscente, ma il più sostanzioso. Gioca una partita di grande intelligenza, senza sprecare mai un pallone, e si permette di chiudere con due assist una prestazione ben al di sopra della media dei compagni.


Note negative
Difesa: dietro si balla. Sarà perché Miranda non è al top, sarà perché il Cata Diaz, come al solito, perde costantemente l'uomo da marcare, ma non c'è tranquillità e sono continui interventi alla disperata, anche e soprattutto di Filipe Luis, obbligato a far valere la sua abilità di interdizione per limitare gli sbandamenti. In più, c'è San Thibault a metterci un paio di pezze.
Falcao: da dopo l'infortunio, non è più lui. Si smarca, ma conclude fiaccamente. Sembra talvolta che soffra anche il protagonismo di Costa, che invece sa essere decisivo.


OSASUNA 0 ATLÉTICO DE MADRID 2 di acosart


Osasuna: Andrés Fernández, Damiá, Flaño, Arribas, Damiá (Llorente, m. 79). Puñal (Cejudo, m.72), Lolo, Oier Sanjurjo, De las Cuevas (Nino, m. 60), Armenteros y Masoud.


Atlético: Courtois 7,5, Filipe Luis 6,5, Cata Díaz 5, Miranda 6, Juanfran 6,5, Mario Suárez 6, Arda Turan 5 (Rodríguez, m. 85 sv), Koke 7,5, Falcao 5,5 y Diego Costa 8 (Adrián m, 74 5,5).


Árbitro: Pérez Montero (Colegio Andalúz). Mostró tarjetas amarillas a los locales Damiá (m. 38) y a los visitantes Juanfran (m. 6), Diego Costa (m. 46), Koke (m. 57).
Goles: 0-1, Diego Costa (m. 34). 0-2, Diego Costa (m. 47).
Incidencias: Partido correspondiente a la jornada 28 de la liga BBVA, disputado en el estadio Reyno de Navarra ante 19.512 espectadores. Los jugadores de Osasuna llevaron un brazalete negro en su brazo por el fallecimiento de la madre de José Luis Mendilibar.

domenica 3 marzo 2013

Malaga – Atletico Madrid 0-0: a metà del guado


Un anno fa, o poco più, proprio dalla Rosaleda cominciò la cavalcata trionfale del Cholo alla guida dei colchoneros. Allora fu un pareggio, artigliato con una discreta gara difensiva: c'era da ricostruire sulle macerie dell'era Manzano, c'era da capire che squadra si voleva essere.

Anche oggi è stato un pareggio, ma la squadra ormai ha una sua identità: aggressiva, pugnace, coraggiosa e... di scarsa fantasia.
La mancanza di Gabi e di Tiago ha obbligato Simeone a schierare l'Atletico con un 4-4-2 basato su Koke e Mario Suarez al centro e Arda e Rodriguez sulle ali, quest'ultimo a destra, e su Falcao e Diego Costa in avanti.

In teoria un ottimo allineamento, che puntava sulla capacità di manovra garantita da Koke e Arda e sulla velocità di Rodriguez e Costa a sostegno del centravanti colombiano.
Purtroppo la realtà è stata differente: l'Atletico ha certamente messo in difficoltà il Malaga, sospinto (ma non schiacciato) nella propria metà campo, ma non ha mai saputo approfittare del vantaggio di controllare abbastanza agevolmente il gioco. Tanta intensità si annacquava infatti a partire dalla trequarti, dove un Falcao impreciso non veniva nei fatti aiutato dai compagni e anzi vagava piuttosto solo tra i difensori del Malaga.
Koke giocava a tutto campo, Mario difendeva con buon ritmo, ma le sovrapposizioni confuse di Rodriguez e dello stesso Koke generavano una perniciosa imprecisione là davanti.
Sulla carta l'idea di Simeone era ottima e si basava su tre strategie d'attacco:
  1. sfruttare a destra la velocità di Rodriguez per tagli obliqui verso l'area conclusi da tiri col sinistro di quest'ultimo o da passaggi per gli inserimenti di Koke;
  2. lasciare spazio alle cavalcate di Diego Costa, principalmente da sinistra, ma non solo (di fatto, grazie ai movimenti del brasiliano, si giocava con un 4-4-1-1);
  3. usare Arda e Koke come propulsori del gioco d'attacco e anche come guastatori abili a inserirsi negli spazi creati dal movimento altrui o dal proprio

Sfortunatamente tutto si risolveva in una gran confusione nella zona della trequarti perché i quattro non erano abituati a giocare tra loro in questo modo e in più di un'occasione arrivavano anche ad ostacolarsi al momento del tiro, oltre che a calpestare le stesse zone del terreno nelle altre fasi di gioco.
Di fronte a un Malaga preciso nelle consegne difensive questo atteggiamento diventava letale, tanto più che Arda, sfiancato dal lavoro difensivo, non apportava alcunché al gioco d'attacco.
Anche perché, ed è l'altro motivo della scarsa vena in attacco dei colchoneros, è difficile creare pericoli se si rimane praticamente tutti dietro alla linea della palla e si basa il gioco sulla verticalizzazione palla al piede in inferiorità numerica.

Insomma sono mancate velocità, precisione e gioco corale in avanti, per cui il pareggio è sostanzialmente giusto, anche se, ancora al novantesimo, solo un miracolo ha impedito, in mischia, che Falcao prima, Miranda poi e Godin subito dopo segnassero.
Nè la musica è minimamente cambiata con l'ingresso di Adrian per Costa e Raul Garcia per Rodriguez. Anzi la partita si è ancora di più aggiustata su un piano di sostanziale parità.

Alla fine l'Atletico è rimasto in mezzo al guado tra puntare con più decisione alla vittoria e impedire ai rivali di avvicinarsi. Peccato, perché, anche in considerazione dei risultati della giornata, un siluro ben assestato avrebbe messo fine alla navigazione dello stesso Malaga e del Valencia.
Ora invece il Real Madrid è a meno due, il Barcellona ancora troppo lontano e noi rimaniamo così, in mezzo al guado, per metà soddisfatti e per metà a domandarci come ci sentiremmo se avessimo affondato il colpo.

Note positive
Koke: gioca una signora partita, almeno nel primo tempo, dimostrando che può (e deve) giocare come playmaker a centrocampo.
Diego Costa: è lui, con Filipe, l'anima delle azioni d'attacco dei colchoneros. Corre, lotta, fa salire la squadra se necessario: tutto quello che ad Adrian non riesce mai e poi mai.

Note negative
Rodriguez: corre tanto ma senza un vero scopo, generando solo confusione. Inutile, poi, continuare a cercare l'inserimento da dietro e il tiro da lontano se poi la mira risulta pessima, come questa e innumerevoli altre partite dimostrano.
Raul Garcia: entra per sfruttare il tiro da lontano e gestire il gioco sulla trequarti e, ancora una volta, è inconsistente. Non tira ma tiene palla, non corre ma passeggia, non si inserisce ma gira al largo dalla zona d'attacco. Il giocatore d'inizio anno è sparito, quello dello scorso anno si è addirittura volatilizzato. 

 

MÁLAGA 0 ATLÉTICO 0 di acosart

Málaga: Caballero; Gámez, Demichelis (Lugano, m.62), Weligton, Antunes; Portillo, Toulalan, Piazon, Isco (Sebastián Fernández, m.72); Joaquín (Iturra, m. 62) y Santa Cruz.
Atlético de Madrid: Courtois 7; Juanfran 6,5, Godín 7, Miranda 7, Filipe Luis 7; Rodríguez 5 (Raúl García, m.62 5), Mario Suárez 7, Koke 7, Arda 6; Diego Costa 6,5 (Adrián, m.61 5) y Falcao 6,5.



Árbitro: Gil Manzano (Comité Extremeño). Mostró tarjetas amarillas a los malaguistas Weligton (m.34), Toulalan (m.86) y a los atléticos Juanfran (m.16), Mario Suárez (m.37), Diego Costa (m.57) y Koke (m. 81).
Incidencias: Partido correspondiente a la vigésima sexta jornada de la Liga BBVA diputado en el estadio de La Rosaleda ante unos treinta mil espectadores.

venerdì 1 marzo 2013

Spingendo il sogno un po' più in là


Eccomi di nuovo su queste pagine, dopo la breve latitanza di questi ultimi 10 giorni. Scusatemi, ma non è sempre facile rispettare i tempi quando si ha una piccola “peste” dedita a terremotare la casa nei momenti topici, ossia partite roventi e giorni immediatamente successivi, mentre tento di scrivere un nuovo pezzo. Basta poco perché finisca per perdermi passaggi importanti del match o perché la cronaca finisca per essere ormai vecchia e debba essere abbandonata, spesso a metà. Ma tant'è, ho voluto la mia piccola colchonera e adesso devo pedalare, come si suole dire.

Riprendendo il filo del discorso, direi che possiamo essere moderatamente soddisfatti, alla luce del trittico RubinEspanyolSiviglia.

La qualificazione alla Champions, che pure avevo dato in possibile dubbio, sembra ormai assicurata, alla luce dei risultati dei nostri avversari nell'ultimo turno di Liga, anche se aspetterei di passare indenni a Malaga per stare tranquilli. Certo che, con solo una partita a settimana da qui alla fine della stagione, mancare il traguardo del terzo posto (ALMENO) sembra fantascienza, anche se dobbiamo ancora affrontare Valencia, Barcellona e Real Madrid.

Per quanto riguarda l'Europa League, però, voglio essere chiaro: non sono affatto tra quelli che sono soddisfatti perché la seccatura europea ci è stata risparmiata. Anzi, credo che l'Europa League sia un grande torneo, spettacolare e molto più duro della Champions, che ci ha regalato grandi gioie negli ultimi anni, anche come porta d'accesso alla Supercoppa Europea.
Invece ho notato, sui giornali e tra i tifosi, molta sufficienza verso la competizione, come se ormai fossimo destinati a più altri traguardi. E' anche questo un orrendo portato del calcio moderno, per cui si preferisce uscire agli ottavi di Champions che vincere l'Europa League. In parte è colpa dell'UEFA, vista la sproporzione economica tra le due competizioni (l'anno scorso abbiamo vinto 10 milioni, come qualunque squadra che abbia superato la fase a gironi), in parte anche di una dirigenza che preferisce il denaro a qualunque altro obiettivo. Capisco ovviamente la prospettiva di chi governa un club (ma MAI e poi MAI capirò e accetterò quella di chi ci guida), ma non al punto da rifiutare la vittoria in una competizione per un piazzamento in un'altra.
La prova di Mosca, in un Luzhniki desolatamente vuoto, è apparso evidente che una gestione più assennata del turno avrebbe permesso ai colchoneros di passare senza problemi. Forse una squadra maggiormente piena di titolari in Russia si sarebbe guadagnata la qualificazione, ma ormai è inutile rivangare eccessivamente la questione.
Mi limito a segnalare l'ottima prova di Saul e Manquillo, ormai pronti per far parte in pianta stabile della prima squadra, e i timidi segnali di risveglio di Adrian, che però già altre volte ci ha illusi.

Infine, Siviglia: alzi la mano chi avrebbe immaginato una partita già risolta dopo mezz'ora. Io no, tanto per dire; infatti non ho avuto il coraggio di guardarla in diretta e l'ho registrata per vederla con la calma di chi sapeva già il risultato (e non so cosa succederà per la finale contro il Real). Però è stato un gran bell'Atletico, pugnace e aggressivo, sempre attento e abile nel ribaltare il fronte del gioco, oltre che nel colpire a freddo gli avversari. Infine, permettetemi un po' di veleno: vedere la faccia di Reyes, ancora una volta incapace di lasciare un qualche segno sulla partita, non ha prezzo...
Ora ci aspetta la finale di Maggio col Real, in uno stadio ancora da scegliere, e la possibilità di alzare un nuovo trofeo. Certo, le finali di Coppa contro il Real si sono quasi sempre risolte bene per noi (3 vittorie su 4, per la cronaca), ma i nostri concittadini ci vanno di traverso da un numero di anni ormai infinito, oltre al fatto che l'Atletico ha perso le ultime tre finali disputate.
Di fatto, siamo sfavoriti, anche se bisogna considerare che da qui a Maggio molte cose potrebbero essere cambiate, visto che il Real è ancora in gioco nella Champions, senza contare che la possibilità di rompere l'incantesimo in una finale è particolarmente ghiotta (e dipenderà anche dall'esito del derby di campionato).

In questi dieci giorni la crisi di risultati e di gioco si è comunque risolta, fortunatamente, e i miei peggiori timori, cioè che il Cholo non avesse più il controllo della squadra, si sono rivelati infondati.

Detto della buona prova dei canterani contro il Rubin, aggiungo altre note positive.
In primis, le prestazioni impressionanti di Diego Costa, che mi ricorda un certo Christian Vieri per come sa superare le proprie lacune tecniche (il gol al Siviglia, con la rozzezza intrisa però di efficacia nello smarcarsi e nel prepararsi l'area di tiro) e per gli enormi margini di miglioramento. E' più abile a svariare e a presentarsi in progressione davanti alla porta che nel ruolo di attaccante puro, ma questo non è affatto un male; anzi trovo che somigli non poco a Hulk, che abbiamo inseguito a lungo e che è stato il miglior partner di Falcao in carriera.
Poi il fatto che Falcao, pur senza essere l'ariete devastante di qualche tempo fa, si stia riprendendo alla grande e viaggi alla media di un gol a partita.
Ancora, l'abilità di Miranda, giocatore sempre sottovalutato e che invece, grazie al senso della posizione, si sta rivelando un ottimo difensore, per di più abile anche nel far partire l'azione dalle retrovie (e Dio solo sa da quanto tempo ci mancava uno così; ora manca solo il tanto sospirato regista).

Tra le note negative, una certa fragilità difensiva come squadra, più che non a livello di singoli, che coinvolge difesa più doble pivote, alle volte incapaci di impedire gli attacchi centrali e non irreprensibili neanche sul gioco aereo (contro il Siviglia, solo un miracolo ha impedito che Medel pareggiasse subito su cross di Navas); poi la forma deficitaria di giocatori come Arda soprattutto, ma anche Juanfran e Mario; ancora la mancanza di un cervello di centrocampo, evidente anche quando si vince.
Aggiungo come ultimo dato che non ho apprezzato la scarsa freddezza sottoporta: quando finisci in dieci (Espanyol) o devi rimettere al suo posto un avversario che, in svantaggio, rialza la cresta e ti apre però invitanti praterie (Siviglia), non puoi permetterti di sbagliare quello che i biancorossi hanno sbagliato e lasciare la partita più o meno aperta, pena il gol del pareggio o, peggio, un ribaltamento del risultato. Non è andata così, in questi giorni, ma bisognerà quadagnare in cattiveria per le partite clou che rimangono in stagione.

lunedì 18 febbraio 2013

Valladolid – Atletico Madrid 0-3: reazione d'orgoglio

Restituito alla sua formazione tipo (o quasi), l'Atletico schianta un pur volenteroso Valladolid e si guadagna i titoli trionfali della stampa.
Non c'è nulla da eccepire, in fondo: i rojiblancos hanno confermato che il periodo di appannamento era dovuto più alla testa che al fisico, giocando una buona gara condita, soprattutto, di idee chiare e concentrazione. La tenuta atletica, come volevasi dimostrare, non era evaporata all'improvviso, anche se dobbiamo dire che la squadra non è stata brillantissima, soprattutto in alcuni giocatori. Però i colchoneros sono scesi in campo con le idee chiare e allo spartito composto da Simeone si sono attenuti con rigore. Evidentemente, c'era bisogno di qualche schiaffone che li riportasse sulla terra...
Ne è risultata una partita in cui l'Atletico non ha mai corso pericoli, né ha mai dato l'impressione di poterne correre. Sicuramente il match è stato influenzato dalla rete di rapina segnata da Falcao dopo soli 10 minuti, ma l'impressione è che, in ogni caso, i colchoneros avrebbero saputo condurre in porto la gara senza affanni.
I ragazzi di Simeone hanno gestito il ritmo a loro piacimento, alzando o abbassando il baricentro del gioco, e anche quando il Valladolid si è riversato in avanti non hanno mai dato l'impressione di subire l'iniziativa avversaria.
Nel complesso, dunque una partita molto più facile del previsto: i colchoneros hanno bloccato le temute iniziative sulle fasce dei padroni di casa e hanno rilanciato per vie centrali, soprattutto sfruttando i tagli verso il centro di uno spettacolare Diego Costa e i lanci di un Gabi apparso a livelli che raramente si erano visti. I due, uniti a Koke, come sempre bravo nel gioco fra le linee (partendo questa volta da sinistra), hanno animato buona parte delle azioni dei colchoneros, così come i lanci lunghi di Miranda e le sgroppate palla al piede di Godin dalle retrovie.


Ora le prospettive appaiono un po' più rosee, almeno in ottica interna: ci sono buone speranze, se si gioca così, di passare indenni anche a Siviglia, Cata Diaz permettendo, nell'attesa del miglior Falcao. Sull'Europa League, confermo il giudizio: si tratta di miracolo vero, reso solo un poco più possibile dalla partita di ieri.
D'altra parte, è ormai evidente che solo un Atletico in formazione titolare o con una, massimo due, riserve può mantenere questo ritmo, perché la rosa corta e fortemente deficitaria in alcuni ruoli, oltre alla qualità non eccelsa di alcuni interpreti, non permette altro. Quindi resta da capire se una ulteriore partecipazione ad un torneo massacrante come l'Europa League sarebbe fattibile. Io ritengo di sì, come ho già detto nell'ultimo post, in considerazione di quanto già accaduto la scorsa stagione, però temo che non potremo vedere se la mia idea sia giusta oppure no.
Ad maiora


Note positive
Gabi: interdizione, lanci lunghi, gestione dei movimenti e dei ritmi della squadra. Una partita con la P maiuscola, finalmente. 
Passaggi a destinazione di Gabi
 
Diego Costa: tecnicamente non è eccelso, ma vederlo fare a spallate con gli avversari, lanciato verso la porta, è un grande spettacolo. E' sempre di più l'anima di questo Atletico, anche se segna pochi gol, sia pure di grande peso specifico. Quello di ieri è stato splendido, per coordinazione e scelta di tempo. Grandissima partita anche sul piano difensivo, con continui rientri sulle fasce per garantire copertura al centrocampo.
Posizione di Diego Costa
 
Note negative
Arda Turan: la solita partita fiacca e senza nerbo. Caracolla senza sostanza lungo la fascia destra; solo l'abilità di Koke permette di trasformare l'ennesima palla persa dal turco in avanti in un assist per lo splendido gol di Costa.


Valladolid 0 Atlético Madrid 3 di jordixana


Real Valladolid: Dani Hernández; Rukavina, Rueda, Peña, Balenziaga; Larsson, Álvaro Rubio, Sastre (Baraja, min. 75), Omar (Bueno, min, 70); Óscar y Javi Guerra (Manucho, min. 54).


Atlético de Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 6, Miranda 7, Godín 6,5, Filipe Luis 6; Arda Turan 5 (Cebolla Rodríguez, min. 74 6,5), Tiago 6, Gabi 7,5, Koke 7 (Mario Suárez, min. 89 sv); Diego Costa 8 (Raúl García, min. 82 sv) y Falcao 6,5.



Goles: 0-1, min. 10: Falcao; 0-2, min. 53: Diego Costa; 0-3, min. 89: Cristian Rodríguez.
Árbitro: Iglesias Villanueva (comité gallego). Amonestó a Rueda, Peña, Baraja y Óscar, del Real Valladolid.
Incidencias: Partido correspondiente a la vigésima cuarta jornada de Primera División celebrado en el estadio José Zorrilla ante 20.007 espectadores.

lunedì 11 febbraio 2013

Rayo Vallecano – Atletico Madrid 2-1: un disastro annunciato

A chiusura di un'intera settimana passata ad annunciare urbi et orbi che la partita di Vallecas sarebbe stata difficilissima, l'Atletico subisce l'ennesima sconfitta lontano dalle mura amiche. Una sconfitta senza attenuanti, decisamente molto più netta di quanto non dica il risultato e chiaramente maturata ben prima di entrare in campo, come dimostrano chiaramente le dichiarazioni dei giorni precedenti che, rilette ora (ma era già chiaro allora), sanno di resa anticipata e di querula autoassoluzione.

Di tutta la partita, l'ennesima in cui l'Atletico non è sembrato quello di Simeone ma quello, lento, timoroso e senza gioco che per tanti anni abbiamo visto anche al Calderon, mi sono rimaste impresse soprattutto le facce che la tivù, impietosa, rimandava nelle nostre case.

La faccia del Cholo, prima di tutto, mai visto così rassegnato e disilluso. Penso avesse già intuito la sconfitta, ma certo non immaginava che i suoi avrebbero giocato con così poca grinta e con così tanta rassegnazione. Vi confesserò che ho avuto (e ho ancora) paura, perché per la prima volta ho avuto la netta sensazione che Simeone non sapesse che pesci pigliare e che addirittura non avesse più il polso della squadra.

La faccia del Cata Diaz alla fine della partita, quando salutava un avversario con un'espressione serena, come se avesse vinto, assolutamente inspiegabile visto che i due gol sono farina del suo sacco e considerato che si è indubitabilmente dimostrato non adatto a un club del livello dell'Atletico.

Quella che Arda ci ha propinato per tutti i minuti in cui ha giocato: un'espressione per metà idiota e per metà isterica, sfoderata dopo ogni giocata inutile e velleitaria, quasi a volersi fare scudo dell'incapacità dei compagni per giustificare l'ennesima partita opaca che il turco ha giocato da quando ha sventolato sui giornali il suo prossimo sbarco in una squadra “in grado di vincere la Champions”. Alzi la mano chi si ricorda una sua prestazione di spessore contro avversari di alto livello... Arda dovrebbe, prima di offendere compagni, tifosi e società, farsi un serio esame di coscienza.

Quella di Godin e Tiago, a pochi minuti dalla fine, in panchina. Un misto di incredulità e impotenza di fronte allo sfacelo fatto dai compagni in campo. Immagino che Godin non riesca proprio a spiegarsi come sia possibile preferirgli uno come il Cata Diaz e francamente non ci riesco neanche io.

Quella di Falcao appena rientrati in campo per il secondo tempo. Vi si leggeva determinazione, voglia di rivincita, concentrazione. Ha persino battuto le mani per incitare i compagni al grido di “Vamos!”. La sua non è stata una prova particolarmente convincente, ma certo non si può pretendere che risolva tutte le partite da solo. Abbiamo il miglior centravanti d'Europa e, invece di metterlo in condizioni di segnare, gettiamo avanti il pallone a casaccio o ci incaponiamo in inutili e velleitari coast to coast palla al piede.

L'espressione ineffabile di Adrian, da inizio campionato impegnato a giocare un campionato tutto suo nel quale, a una totale mancanza di incisività, corrisponde dall'altro lato la convinzione neanche troppo nascosta di meritare di più, in termini contrattuali e forse anche sportivi, in virtù della (discreta) stagione scorsa.

Quali sono le prospettive per la stagione, allora? A mio giudizio, non sono buone. Siamo ancora in corsa per tutto, siamo ancora possessori di un bel vantaggio nella Liga, ma gli altri, alle nostre spalle, si sono messi a correre. Giocare a minimizzare le cadute sulla base della considerazione che siamo ancora secondi e che il vantaggio sugli altri è notevole non mi pare produttivo. La squadra sembra aver perso l'impronta che le ha dato Simeone, almeno in trasferta. Vincere in casa e perdere fuori, alla lunga, non produce grandi risultati: c'è il rischio concreto di arrivare con un vantaggio minimo alle ultime curve, quelle nelle quali può accadere di tutto.

È questo il momento topico della stagione: bisogna raddrizzare la barca adesso, se non si vuole entrare in una spirale pericolosa e dagli effetti imprevedibili. Per quanto possa sembrare paradossale, siamo ancora perfettamente in tempo a trasformare una stagione fino a poco fa magnifica in un gigantesco fallimento.

Simeone deve assolutamente riprendere in mano il timone, perché da quando ha abbandonato l'approccio partita per partita e si è messo a dosare l'impegno dei giocatori chiave col bilancino la squadra si è bloccata.
Abbiamo meno uomini degli altri, spesso anche di minor qualità: in certi ruoli chiave non si può effettuare molte rotazioni. Per altro, è ancora troppo presto per scegliere quale obiettivo scartare, senza dimenticare che l'anno scorso un numero ancora più esiguo di calciatori, giocando ogni tre giorni, ha vinto l'Europa League e mancato per un pelo la qualificazione alla Champions. Possibile che siamo già alle rotazioni massicce?
Quando il Cholo se ne esce con affermazioni come “Dire che potremmo vincere la Liga è mentire alla gente”, crea solo le premesse per queste figuracce. Perché non ha ripetuto il solito leit-motiv del “partita per partita”? Perché questo continuo insistere sulle gravi difficoltà che affronteremo in trasferta (Bilbao prima e Vallecas ora)? E, dopo quelle dichiarazioni, entra in campo una squadra senz'anima... C'è veramente da aver paura, io credo; ma d'altra parte non bisogna lasciarsi prendere dal panico, perché niente è ancora compromesso. Però cullarsi sugli allori del vantaggio sarebbe la mossa peggiore, che sia ben chiaro.

Note positive
Oliver: il ragazzo si riaffaccia in prima squadra e ci mette un po' di pepe.

Note negative
Cata Diaz: veramente dovrei scrivere “tutti”, ma me la prendo con lui perché ieri la sua prestazione è stata veramente penosa e non è la prima di tal fatta. A questo punto, direi che il Cholo ci deve delle spiegazioni sul perché in campo non ci vada Pulido: è peggio del Cata? Difficile da credersi...
Simeone: “I ragazzi nel primo tempo non sono praticamente scesi in campo”, ha detto nella conferenza stampa. Non credo di dover aggiungere altro sulle sue responsabilità.


Rayo Vallecano 2 Atlético de Madrid 1 di acosart

Rayo Vallecano: Rubén; Arbilla, Gálvez, Amat, Casado; Trashorras, Javi Fuego; Lass (José Carlos, m.67), ''Chori'' Domínguez (Adrián González, m.86), Piti; y Leo (Delibasic, m.74).

Atlético de Madrid: Courtois 6; Juanfran 5,5, Miranda 5, ''Cata'' Díaz 3, Filipe Luis 5; Koke 5 (Oliver Torres, m.81 sv), Gabi 5,5, Mario Suárez 5(''Cebolla'' Rodríguez, m.71 5), Raúl García 4; Adrián 4 (Arda Turan, m.46 4,5) y Falcao 5.


Goles: 1-0: m.2: Lass; 2-0: m.32: Leo Baptistao; 2-1: m.94: Falcao.
Árbitro: Estrada Fernández (Comité Catalán). Amonestó a Javi Fuego y Trashorras, del Rayo; y a ''Cata'' Díaz y Gabi, del Atlético de Madrid. Expulsó al técnico del Rayo Paco Jémez (m.81).
Incidencias: encuentro correspondiente a la vigésimo tercera jornada de la Liga BBVA, disputado en el Estadio de Vallecas (Madrid), ante 9.538 espectadores