domenica 29 settembre 2013

Real Madrid – Atletico Madrid 0-1: il cambio della marea


Mesi fa, dopo la finale della Coppa del Re, stravolto dalla felicità, nel buio della mia stanza, sono stato fulminato da una domanda: e ora? Ora sarà tutto diverso, oppure saremo solo l'Atletico che perde tutti i derby ma non le finali? Dovremo subire pesanti ironie sul fatto che alla fin fine non siamo veramente una grande squadra, poiché vinciamo coppette, quei trofei che per altri sono solo palliativi, e perdiamo scontri di vertice?


Ieri, durante il derby, continuava a venirmi in mente il titolo di un libro inglese sulla battaglia di El-Alamein in cui il fatto che quello scontro, insieme a quello di Stalingrado, avesse segnato il punto di svolta della Seconda Guerra Mondiale, si usava l'espressione “cambio della marea”.
Se in futuro si parlerà del momento in cui l'Atletico è diventato grande, sappiate che io voterò per questo momento. Non per le coppe, non per la finale di mesi fa, ma per il derby di ieri sera.


Ieri sera i colchoneros sono entrati in campo decisi a confrontarsi a muso duro con gli avversari sin dal primo minuto e poi, dopo poco, quando si sono accorti della confusione in cui versavano le merengues, hanno addirittura cominciato a menare le danze. Sfrontatamente. Senza timori reverenziali. Senza nessun tipo di pensiero ai milioni di euro (inutilmente buttati...) che avevano davanti. Solo il pallone e la porta; solo il modo più veloce di raggiungere alla porta.


E allora ecco triangolazioni veloci, verticalizzazioni costanti, pressing e raddoppi in tutte le zone del campo. E così per tutti i novanta minuti, senza lasciar spazio alcuno al Real (l'occasione di Morata nel finale è più apparenza che sostanza: un tiro centrale e debole, per quanto in acrobazia).
In questo senso, per l'intera partita non c'è riassunto migliore del gol di Diego Costa: leggerezza di Di Maria (questa volta al montato non è andata bene, no?), Filipe ruba palla, allunga a Koke che con un passaggio filtrante che ridicolizza Arbeloa mette il brasiliano solo davanti alla porta. Colpo di biliardo e gol dell'Atletico.
Aggiungo solo una nota a margine: che uno come Arbeloa abbia anche solo potuto essere convocato con la Roja è qualcosa che sfiora il concetto di scandalo. Probabilmente ha a che fare con la maglia bianca, però, chissà, magari sono io che penso male.


E ora sotto con il Porto!


Note positive
Diego Costa: ho finito gli aggettivi, davvero, non so più cosa scrivere. Osservo solo che ha fatto ammonire tutta la difesa del Real e che probabilmente al computo manca l'espulsione di Arbeloa. Peccato che non abbia concretizzato l'altra grande occasione che ha avuto, solo davanti al portiere. Ma il lavoro a tutto campo che fa forse gli toglie lucidità in alcuni momenti.
Koke: anche qui, tocca ripetermi. Corre, copre, cuce. E poi fa assist. Meravigliosi assist a ripetizione. A questo punto, armiamoci di pazienza e osserviamo fin dove arriverà questa perla. Personalmente, non gli pongo limiti. Peccato per la traversa che gli ha negato la soddisfazione di un gol fantastico e meritato.


Note negative
Villa: onestamente, la mia idea rimane la stessa che ho già espresso su altri siti al momento del suo acquisto. Il vecchio guerriero è, in effetti, un combattente vero, ma è anche, sfortunatamente, vecchio. Ieri si è dedicato a un lavoro oscuro e prezioso, ma non credo che sia stato preso per questo. Al momento, insomma, è tutto tranne che una scommessa vinta: due reti sono poche, a voler limitare il giudizio al concreto, anche se corredate da un bel numero di pali e traverse. Apre spazi, questo sì (e prossimamente vedremo come), ma sottoporta non è più quello di una volta.


Real Madrid Diego López; Arbeloa, Sergio Ramos, Pepe, Coentrão; Illarramendi (Modric, m. 46), Khedira; Di María (Bale, m. 46), Isco (Morata, m. 73), Cristiano; Benzema.
No utilizados: Casillas; Carvajal, Varane y Casemiro.

Atlético de Madrid Courtois 6; Juanfran 7, Miranda 8, Godín 7, Filipe Luis 7,5; Koke 8,5, Tiago 7, Gabi 7,5, Arda 7 (Rodríguez, m. 88 sv); Diego Costa 8 (Leo Baptistão, m. 85 sv), Villa 6,5 (Raúl García, m. 86 sv).
No utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Guilavogui y Óliver Torres.


Gol: 0-1, 10' Diego Costa.

Árbitro: Mateu Lahoz. Amonestó a Arda Turan, Coentrão, Koke, Diego Costa, Filipe Luis, Sergio Ramos, Arbeloa y Pepe.

Unos 80.000 espectadores en el Bernabéu.

giovedì 26 settembre 2013

Atletico Madrid – Osasuna 2-1: il convitato di pietra


Per uno di quei paradossi abbastanza comuni nel mondo del calcio, l'Atletico vince la sua sesta partita consecutiva nella Liga con una prestazione lontana anni luce da quelle usuali, mettendo anzi in luce un gioco confuso, arruffone ed estemporaneo.
Ha un bel dire Simeone che bisogna procedere “partita per partita”, poi arriva la settimana in cui in tre giorni si va prima al Bernabeu e poi a Porto e la partita in casa con l'Osasuna viene affrontata con cinque cambi rispetto all'ultima partita di Liga.
Niente di male, per carità, solo che, da che mondo è mondo, cambiare metà della formazione comporta inevitabilmente dei danni al funzionamento del meccanismo generale. Le riserve raramente valgono i titolari, vuoi per caratura tecnica inferiore, vuoi per disabitudine alla partita.
Quindi, se Insua non vale neppure l'alluce di Filipe, se Tiago non fornisce il nerbo garantito da Gabi, se Mario stesso, privato del suo abituale compagno, non sa neppure dove voltarsi, ci vuole poco per sbandare pesantemente.
Aggiungete che Arda non era nella sua serata migliore e che Miranda, incredibilmente (ma non troppo: come ho già detto tante volte, rende al massimo se davanti ha uno schermo di protezione potente, non un duo raffazzonato come la coppia Tiago-Mario), non ne ha azzeccata una.
Ecco spiegata una partita brutta come poche se ne erano viste nell'era-Simeone, con una squadra slegata tra i vari reparti, che non agiva come un corpo unico ma che pareva un branco di lemming sovraeccitati e dove i palloni sparacchiati in avanti senza capo né coda e i passaggi mal calibrati si sprecavano.
Vi sembra un paesaggio ben noto? Non vi sbagliate. Vi ricordate l'era-Manzano? Eccolo qui, il nostro convitato di pietra, il Goyo, autore di una delle peggiori versioni colchonere mai viste. Soprattutto nel secondo tempo, le sensazioni di frana imminente e immotivata (vista la complessiva pochezza dell'Osasuna) si sono accavallate a grandi ondate. Il ritorno della “Manzanite” non è mai parso così reale come nei secondi quarantacinque minuti della partita. L'unica vera differenza stava nel fatto che gli uomini del Cholo correvano e si impegnavano senza risparmio. La vera grande somiglianza è che sembravano non avere proprio nessun piano.
Per fortuna l'Atletico poteva contare su Diego Costa, che, fregandosene delle traverse colpite dall'Osasuna e delle pretese degli ospiti, li ha infilati di potenza per ben due volte in 5 minuti. Per sfortuna dell'Atletico, la partita è sembrata chiusa e i colchoneros, già pesantemente zoppicanti per i cambi, si sono rilassati troppo, finendo in balia di un Osasuna galvanizzato dal gol arrivato sugli sviluppi di una punizione dubbia (e siamo generosi, anche se Pepe non approverebbe, dall'alto della sua onestà adamantina...).
Sul gol aggiungiamo che ancora una volta è arrivato per vie centrali, mostrando quale sia il vero ventre molle di questa squadra, incapace di schierare un doble pivote che, sia pur scarso di qualità, e passi, abbia almeno un notevole peso in interdizione.
Sono comunque arrivati tre punti, che ci consegnano il primo posto in coabitazione col Barcellona.
Le prossime due trasferte diranno a che punto siamo veramente e daranno, io credo il primo vero segnale sul futuro della stagione


Note positive
Diego Costa: continua nella sua progressione strepitosa, segnando due gol da centravanti puro e raggiungendo Messi in vetta alla classifica marcatori
Juanfran: visto che la fascia sinistra è assente, ci pensa lui a dare sostanza all'azione dall'altra parte. Dal rinnovo del contratto sembra aver ripreso consistenza.


Note negative
Insua: valeva la pena mandar via Silvio per tenere questo giocatore discreto ma nulla più? D'accordo, non è facile inserirsi in una squadra rodata e magari all'inizio si preferisce giocare un po' più coperti, ma Manquillo, sabato scorso, ha regalato ben altro esordio stagionale.


Atlético de Madrid Courtois 6,5; Juanfran 7, Miranda 5, Godín 5,5, Insúa 5; Arda 6, Tiago 5,5, Mario 5 (Gabi, m. 46 6), Koke 6,5 (C Rodríguez, m. 76 5); Baptistao 5,5 (Villa, m. 63 5), Diego Costa 7,5.
No utilizados: Aranzubía; Filipe Luis, Alderweireld y Raúl García.


Osasuna Andrés Fernández; Damià, Loties, Arribas, Marc Bertrán; Puñal (Ariel Núñez, m. 67), Raoul Loé (Lolo, m. 81) ; Silva, Armenteros, Sisi; y Oriol Riera (Onwu, m. 76). No utilizados: Riesgo; Joan Oriol, Oier y Satrústegui.

Goles:
1-0, 19' Diego Costa.
2-0, 26' Diego Costa.
2-1, 42' Oriol Riera.

Árbitro: Estrada Fernández. Amonestó a Mario, Lolo

Unos 30.000 espectadores en el Vicente Calderón.

domenica 22 settembre 2013

Riflessioni sparse sul dopo Valladolid


Non ho visto la partita, lo dico subito. Quindi non leggerete nessuna cronaca, perché non mi pare corretto parlare di ciò che non ho visto e che ho solo letto qua e là per il web. Meno che meno mi sembrerebbe rispettabile far finta di averla vista e appropriarmi delle impressioni altrui, visto che spesso non coincidono con le mie (quelle della stampa ufficiale di sicuro).


Però credo di poter condividere un paio di riflessioni legate a dati oggettivi.


La prima è che siamo oggettivamente una grande squadra, ovverosia siamo tornati al posto che ci compete. La prima partita di Champions' ci ha regalato una vittoria netta (anche se sofferta), ma soprattutto è stata preceduta e seguita da due vittorie contro Almeria e, appunto, Valladolid. Non sono state due belle partite, ma sono state sicuramente due partite da grande, che cinicamente porta a casa il risultato sempre e comunque.
Guardare nella Liga e in Europa per credere, non sono poi molti i team che possono vantare lo stesso score nella settimana iniziale della massima competizione continentale. Prima di Simeone, sarebbe stata pura fantascienza.


La seconda è che questa squadra ha un solo vero difetto, oltre ovviamente ai molti aspetti migliorabili che già tante volte abbiamo trattato: la difficoltà a creare calcio, id est la chiara mancanza di fantasia nel gioco. Di fatto, la luce l'accende il solo Arda, con il contributo fattivo di Koke e l'estemporaneo apparire di Tiago. Quando il turco manca, come ieri, o non è in giornata, sono problemi amari, perché rimangono due sole strade per segnare: la geometria condita dal ritmo e le giocate su palla ferma. Spero che Guilavogui possa apportare, in questo senso, qualcosa in più di Mario, anche se ovviamente non sarà chissà che cosa.


La terza (e ultima, visto che in effetti avrei scritto “un paio”...)) è che il vero plus, in questa squadra, ormai, è Koke. L'ho scritto pochi giorni fa: monumentale eppure spesso sottovalutato, anche ieri ha regalato i due assist per le due reti. La sua crescita è stata rapida ma sostanziale, il suo apporto al gioco e alla solidità mentale della squadra è elevatissimo e destinato a crescere ulteriormente.


venerdì 20 settembre 2013

Atletico Madrid – Zenit 3-1: il valore delle facce


Ho passato giorni a cercare il tempo di scrivere questo articolo, rimuginando nel frattempo su quelli da completare di tattica e analisi della rosa, barcamenandomi tra impegni familiari, sociali, lavorativi. Valutavo anche l'ipotesi di non scrivere, d'altra parte un post ogni tre giorni, tra campionato, Champions' e chissà che altro, si può scrivere solo rubando (parecchio) tempo al sonno. Però...
Però continuavano a venirmi in mente delle immagini, del nostro ritorno nel massimo torneo continentale, unite ad una sensazione di crescente bisogno di espressione. Si palesavano costanti le facce di Simeone e Spalletti, dietro a ogni angolo, in coda ad ogni riflessione.
Chi ha visto la partita sa di cosa sto parlando: l'indugiare della telecamera sulla faccia di Spalletti, tutta contorta nell'esprimere dubbio e financo rassegnazione, è stato impietoso. Mai ho visto una faccia esprimere meglio il senso di una partita: lo Zenit è partito facendo le barricate (3-4-3? È proprio vero che i moduli sono solo numeri separati dal trattino: forse 7-2-1 sarebbe stato più adeguato), poi si è improvvisamente acceso e ha rischiato di travolgere i colchoneros, infine si è squagliato come neve al sole. Naturalmente ho avuto paura, in diverse occasioni, ho temuto anche il tracollo. Ma poi la telecamera tornava sempre lì, alla faccia perplessa di Luciano Spalletti, tutta un bitorzolo di sfiducia , rassegnazione, persino disgusto, verso i suoi. Un vero fiorire di “Figurati se ce la fanno”, “E ti pareva”, “Eccolo lì l'errore”: tutte frasi mai pronunciate, ufficialmente, dal signor Luciano, ma tutte lì, tra le pieghe del suo cranio lucido, nei mille movimenti dei suoi occhi strabuzzanti e roteanti.
E allora speravo.
Colmo di crudeltà, la telecamera si spostava sul Cholo Simeone: grinta, sguardo penetrante, concentrazione totale, sulla faccia del guerriero.
Naturalmente ho avuto paura, naturalmente, nei minuti segnati dal colpo di testa di Kerzhakov, dal gol di Hulk e dalla traversa colpita ancora dall'attaccante russo, ho pensato che tutto sarebbe andato in pezzi.
Ma la faccia del Cholo era sempre la stessa, convinta, imperturbabile.
E ho pensato: “Il Cholo sa”
Gol di Arda Turan.
E ho ripensato: “Il Cholo non ha nessuna paura”.
Gol di Baptistao.
Fine della tormenta russa.


Alla fine, Simeone, davanti ai microfoni, ha spiegato il segreto di tutto: “Sappiamo quello a cui giochiamo”. Cioè, io credo: sappiamo che non abbiamo uno straccio di organizzatore di gioco, sappiamo che Mario Suarez come incontrista fa pena (nonostante quel che scrivono sui giornali della sua partita monumentale) e che infatti Hulk ha sfondato proprio nella zona centrale, il nostro ventre molle, sappiamo anche che Villa non sempre è in giornata e Adrian non vale l'alluce di Diego Costa. È per questo che giochiamo così: ci affidiamo a un turco sempre più incisivo nelle sue giocate a corrente alternata, al miglior portiere del mondo (che infatti appartiene ad altri), a un Koke, questo sì, monumentale. E non ci facciamo tante menate. Gli altri hanno i fuoriclasse da decine di milioni, noi l'organizzazione di gioco, la corsa, la compattezza.
Certo, che bello sarebbe avere Witsel e Hulk; ma noi ce la caviamo con le giocate di strategia e con i colpi di testa di Miranda.
Sappiamo quali sono i nostri limiti, sappiamo i confini del nostro parco-giochi.
Simeone sa. Finché riuscirà a far leva sui nostri difetti, siamo imbattibili.


sabato 14 settembre 2013

Atletico Madrid – Almeria 4-2: vita dura per i troppo buoni


Non vi tragga in inganno il risultato. Si è trattato di una partita ostica, che l'Atletico, distratto dall'imminente debutto in Champions', ha giocato in diversi momenti con troppa bontà e che ha rischiato, a un certo punto, di pareggiare, pur essendo arrivato a condurre 2-0.


Alla fine i colchoneros si sono imposti anche questa volta, ma non in virtù di una prestazione maiuscola, quanto grazie alle armi cui sanno ricorrere nei momenti di difficoltà e/o di scarsa grazia: coesione, calma, colpi dei singoli, furbizia e una buona dose di calci mirati a rompere gioco e morale altrui. Niente di cui vergognarsi, sia chiaro, ma il normale portato delle idee di Simeone, che predica un gioco non bellissimo ma comunque assai gradevole, quando in campo vanno giocatori di buon livello tecnico.
Oggi tuttavia mancavano gli autentici pezzi da novanta dei colchoneros, ovverosia Arda (in panchina) e Miranda (fermato dalla febbre), sostituiti da Raul Garcia e dal debuttante Gimenez. Privo di veri organizzatori di gioco, l'undici madrileno ha puntato tutto su un piano ben preciso: progressioni palla al piede (Diego Costa, Villa e Filipe), inserimenti (centrocampisti e terzini) e il minimo sindacale di senso geometrico fornito da Koke, Tiago e Gabi, rigorosamente in quest'ordine.


Con queste premesse, l'Atletico ha subito preso in mano la partita, col chiaro intento di chiudere il prima possibile la questione per potersi dedicare al debutto europeo.
Buona la spinta di Juanfran sulla destra, dopo mesi di silenzio su questo fronte. Proprio da una sua iniziativa nasceva il primo gol: cross da destra, pallone deviato di testa da Trujllo per anticipare Diego Costa. Sul secondo palo era però in agguato Villa, che con uno stupendo tiro incrociato fulminata il portiere avversario sul palo lontano.
Il gol (e le due occasioni seguenti, di Diego Costa e Koke), svegliava l'Almeria, che fino ad allora non aveva demeritato e che cominciava a farsi avanti, sfruttando anche una certa supponenza dei colchoneros, che si limitavano a giocate solitarie e poco avvolgenti.
Proprio quando sembrava che il match potesse diventare pericoloso per i padroni di casa, Filipe veniva steso inequivocabilmente in area: penalty di Diego Costa e doppio vantaggio per l'Atletico.
Ma il copione non cambiava, con l'Almeria che metteva sempre più in difficoltà un Atletico da un po' dedito più alle giocate di sufficienza che all'effettiva uccisione del match. Infatti, neanche quattro minuti dopo, Rodri, in mezzo a quattro difensori biancorossi, accorciava le distanze. L'Almeria cresceva ulteriormente, mettendo sotto pressione i padroni di casa.


Il secondo tempo vedeva un Atletico più attento nel controllo del Match e un'Almeria meno aggressiva, anche se sempre pericolosa.
Le occasioni migliori erano tutte per l'Atletico (tra le altre, ricordo un palo di Koke, un tiro di Gabi da venti metri e una splendida volée di Raul Garcia), ma la sensazione di pericolo, pur attenuata, rimaneva nell'aria.
Ci voleva una “furbata” di Gabi per dissipare le ombre: su calcio di punizione dalla trequarti, il capitano batteva subito verso Tiago appostato solo (!!!) a centro area. Il portoghese controllava e segnava in completa souplesse, realizzando quasi una sorta di fotocopia del gol incassato a San Sebastian lo scorso turno di Liga.
A questo punto gli ospiti, che avevano portato avanti un gioco molto dispendioso, si scioglievano come neve al sole: tre minuti dopo, su cross basso di Juanfran, Raul Garcia a centro area infilava la quarta rete con un tiro basso forse toccato da Koke (il che avrebbe prodotto un fuorigioco comunque non segnalato dall'arbitro).
Dopo, era solo Accademia, con i colchoneros impegnati a nascondere il pallone e a far dimenticare le numerose sbavature di cui si erano resi colpevoli fino ad allora.
Arrivava anche, nel disinteresse generale, il raddoppio degli ospiti. Ma tutti avevano la mente altrove: al primo posto in classifica, alla curiosità per i risultati degli altri di cui ci farà dono il week-end, all'esordio di mercoledì contro lo Zenit.
Per ora, può bastare.


Note positive
Gabi: tiene in piedi la baracca, muovendosi a tutto campo e garantendo un surplus di protezione alla coppia centrale Godin-Gimenez, comprensibilmente bloccata nella propria metà campo e non sempre impeccabile.
Raul Garcia: fa quello che sa fare e lo fa bene. Inserimenti, tiri da fuori e su rimpalli, sacrificio in copertura. Nessun senso per l'organizzazione del gioco, ma tant'è.
Juanfran: il prolungamento del contratto lo risveglia dal lungo torpore. Bene in difesa, benissimo in avanti, con due assist e un buon numero di percussioni.


Note negative
Approccio al match: chiariamoci, niente di grave, ma la sensazione che in molti frangenti si sia giocato con troppa sufficienza. Passaggi imprecisi, movimenti non sempre sincronizzati, occasioni buttate via per cercare il gol da applausi, un irritante portare palla, soprattutto nelle azioni d'attacco. Va bene, siamo una squadra che attua il contropiede (affermazione discutibile, per quel che mi riguarda). Va bene, abbiamo alcuni scattisti fenomenali che per di più sono duri da buttare giù. Va bene, il contropiede vive anche (ma non soprattutto...) di iniziative individuali. Ma è proprio necessario limitarsi a guardare il compagno che si fa tutto il campo palla al piede solo contro sei?



Atletico Madrid (4-4-2): Courtois 6; Juanfran 7,5, Gimenez 6,5, Godin 6,5, Filipe 7,5; Raul Garcia 7,5 (72' Adrian, 6), Gabi 8, Tiago 7, Koke 6,5 (70' Oliver Torres 6); D.Costa 7,5, Villa 7 (67' Turan 6).

Almeria (4-2-3-1): Esteban; Rafita, Pellerano, Trujillo, Christian; Tebar, Verza; Vidal, Soriano, Suso; Rodri.


1-0, 14': Villa, 2-0, 36': Diego Costa, 2-1, 39': Rodri, 3-1, 64': Tiago, 4-1, 67': Koke, 4-2, 90': Aleix Vidal
Arbitro: González González, Jose Luis
Amonestò a Trujillo (10', Amarilla), Pellerano (35', Amarilla), Filipe Luis (45', Amarilla), Tébar (53', Amarilla), Suso (87', Amarilla)

giovedì 12 settembre 2013

Lo scempio del Calderon


E così, la candidatura di Madrid 2020 è tramontata. Le olimpiadi low cost non hanno avuto il riconoscimento del CIO, che ha scelto, nella terna di paesi con grossi problemi, quello forse messo meno peggio (anche se, viste le conseguenze dell'incidente di Fukushima, è tutto da dimostrare).
Cosa spinga un paese alle prese con una devastante crisi economica a candidarsi per ospitare una manifestazione sportiva che crea solo ulteriore debito, resta un mistero spiegabile solo se si guarda ai nomi dei costruttori cui vengono affidati gli appalti. Il flop di Madrid 2020 non potrà che essere una benedizione per la Spagna (e si spera che la futura auspicabile bocciatura di Roma 2024 sia lo stesso per l'Italia, paese nel quale la presentazione di boiate di tal fatta è pressoché all'ordine del giorno).
Ma la bocciatura di Madrid come sede a cinque cerchi ha una ricaduta anche sull'Atletico, che proprio sul traino dei lavori olimpici contava per dotare la zona del nuovo stadio della Peineta di tutta quella rete di infrastrutture che oggi manca e per dare impulso a lavori che procedono con una lentezza esasperante.
I colchoneros avrebbero dovuto trasferirsi alla Peineta nel 2012, poi nel 2013, poi nel 2015 e ora, parole di Gil Marin (subito intervenuto per precisare affannosamente che lo stadio si farà), nel 2016. Lo stesso Gil Marin che, negli anni, ci ha più volte detto che:
  1. Lo stadio sarebbe stato gratis per l'Atletico, che avrebbe anche guadagnato così tanti soldi da cancellare il debito col Fisco (che è, da solo, di 200 milioni, anche se il club non ha mai fornito informazioni ufficiali) e da guadagnare 80 milioni per nuovi acquisti.
  2. Anzi no, lo stadio costerebbe 270 milioni (ma tu guarda...), che però ci metterà l'impresa di costruzioni FCC, soldi che questi ultimi ricaverebbero dalla vendita degli appartamenti costruiti sul terreno del Calderon e della vicina fabbrica Mahou. Quindi nessun soldo per il Fisco e tanto meno per nuovi acquisti.
  3. Con una capacità di 70.000 (no, 80.000, no anzi 67.000 posti), ben 10.000 (!!!!) in più del Calderon, la Peineta garantirebbe quegli incassi che permetterebbero al club di fare un decisivo salto di qualità.
    Pazienza se il Calderon ha una media presenze di 40-45.000 persone pur essendo praticamente in centro e ben collegato a tutta la città, mentre la Peineta è in periferia, mal collegato e a forte rischio di essere una cattedrale nel deserto. Perché 30.000 persone in più di oggi dovrebbero sobbarcarsi un viaggio ben più lungo e scomodo per vedere le partite, questo il nostro ineffabile consigliere delegato non lo sa dire.
  4. Il Calderon è vecchio e scomodo, di difficile manutenzione, non adeguato alle esigenze di un club lanciato verso il Progresso e un futuro di successi.
  5. La gente vedrà meglio, sarà più comoda, sarà tutta al coperto.

Così, con una certa curiosità, mi sono messo di buzzo buono ad osservare il Calderon, che in fondo è anche casa mia, l'ultima volta che ci sono stato, poche settimane fa.


E' decrepito? 
 
Da fuori fa sempre la sua bellissima figura, adagiato sulle rive del Manzanares e con la Tribuna Lateral sottoscavata nel pendio che porta al fiume. Certo, ci sono diverse porte di accesso rotte o sgangherate (ma è l'età, non la mancanza di manutenzione...), tra cui quella che porta al Memorial, i colombari presenti sotto allo stadio (e qui immagino che funzioni così, per un Club Moderno: dare all'ingresso del proprio cimitero un aspetto sporco e trascurato è un'abile strategia di marketing volta a invogliare i potenziali clienti mostrando il rispetto totale che si ha per loro...).
Con la Tribuna Preferencia, invece, la situazione cambia (ovverosia peggiora parecchio): vetrate rotte e comunque sporche, la targa in marmo che reca il nome e lo scudo del club lurida (anche qui un'abile strategia di marketing per mostrare l'amore per il club, suppongo...). Visto che è da questa zona che si accede al Tour dello stadio e che è qui che ci sono le biglietterie, è veramente un bel biglietto da visita per turisti e simpatizzanti stranieri e non.


L'interno invece è vergognoso. Scale di accesso alle gradinate luride, foratini a vista e neppure intonacati, bagni maleodoranti e in pessimo stato. Sono entrato in uno, fortunatamente pulito e apparentemente discretamente tenuto, e, al momento di tirare l'acqua, mi si è rotta in mano la catenella... In generale, lungo le scale, un pesante puzzo di orina di cui non mi spiegavo l'origine fino a che non ho letto sul Pais che è il portato di una totale mancanza di manutenzione dei bagni.


Quindi, cari signori, non ci raccontate balle: non è lo stadio ad essere vecchio e scomodo, siete voi che lo state scientemente riducendo a una latrina per giustificare un'operazione immobiliare che non ha nessuna vera motivazione, per lo meno alla luce del sole.
Lo scempio di uno stadio nel quale si vede benissimo il campo da quasi tutti i settori (osservate il rendering della Peineta e ditemi se non è molto, ma molto peggio) è una strategia voluta e studiata per rovinare uno stadio che, fino a poco tempo fa, godeva della classificazione 5 stelle dell'Uefa, un attestato che non viene certo regalato sulla base della simpatia, ma è frutto di severi controlli.
L'unico vantaggio che avrebbe la Peineta per lo spettatore è la presenza della copertura totale delle gradinate, a fronte di decine di svantaggi economici e materiali. A me pare veramente poco, per giustificare un trasloco, soprattutto a queste condizioni.


Nel frattempo quella che è anche la mia casa è lasciata nell'abbandono e nella sporcizia, con una forma di spregio al club, alla sua storia e a Don Vicente Calderon che trovo vergognosa.


Lo ripeto ancora una volta: quando questi se ne andranno, sarà un grande giorno. Io non vivo solo di coppe, vivo anche del rispetto che si deve portare al proprio passato. E 25 anni almeno di umiliazioni allo scudo del club non le dimentico solo perché in questo quarto di secolo la bravura di alcuni uomini di solidi principi (Antic, Quique e Simeone, per essere chiari) ci ha trascinato per alcuni istanti fuori dalla mediocrità a cui questa dirigenza invece ci condanna.

lunedì 2 settembre 2013

Real Sociedad – Atletico Madrid 1-2: ¡partidazo!


Ci sono notti, nei Paesi Baschi, che danno la misura del futuro che ci aspetta, momenti nei quali le nuvole che circondano il destino si aprono per un fugace momento e ci mostrano come si svilupperà ciò che ci sta a cuore.
Anni fa, era il 1995, ricordo di aver visto, credo sull'allora Capodistria, un Athletic Bilbao – Atletico Madrid 0-2 in cui i nostri, vestiti con una seconda maglia nera (blu scuro?) attraversata da un lampo rosso, avevano giocato con una grinta e un'organizzazione sconosciute in quegli anni disgraziati. “Quest'anno vinciamo la Liga”, ricordo di aver pensato. Era, coincidenza, la terza giornata di quel campionato che passerà alla storia come “El año del Doblete”.
Ieri sera non ho pensato che vinceremo la Liga (o meglio, sì, l'ho pensato, ma chiaramente si tratta di un pio desiderio, visto l'arsenale che possono mettere in campo i due squadroni dell'altra dimensione, quella pompata da banche che vessano i poveri cristi per riavere i soldi del mutuo ma che non si fanno scrupoli a coprire debiti da centinaia di milioni su input della politica), ma che la storia di questo Atletico, se non lo smontano e se Simeone non si scoccia del modo da mentecatti di condurre il mercato, non è ancora arrivata al suo zenit.
Lo stesso pensiero l'ho avuto anche guardando le partite di Supercoppa col Barça e il derby dal vivo contro il Rayo, che pure mi ha impressionato meno di quanto faccia credere il risultato (a proposito, ho avuto modo di vedere sul campo alcuni meccanismi di gioco di questo nuovo Atletico e conto di pubblicare presto un post di tattica): credo che faremo grandi cose, anche se non posso giurare che questo coincida con la conquista di altri trofei (vale sempre il discorso dello scorso post).


Ieri abbiamo cominciato, come spesso accade, in maniera un po' timida, troppo schiacciati dall'esuberanza dei baschi che hanno rischiato di fare gol subito (traversa, invero di un pelo, di Griezmann). La fortuna, che ultimamente ci aiuta, forse perché invece di vagare senza senso per il campo ci rimbocchiamo le maniche (come sembrano lontani i tempi di Manzano, di Aguirre, di Ferrando o peggio ancora di Maturana e mille altri, eh?), ha permesso ai colchoneros di prendere le misure alla Real e a quel punto, eravamo intorno al 13' del primo tempo, la partita è cambiata definitivamente.
Quando i colchoneros, guidati da Mario e Gabi, hanno cominciato col pressing alto, a tutto campo, e con un gioco di continue ripartenze (chiamiamolo così, ché contropiede tende più a indicare la presenza di una Maginot di fronte all'area che esiste solo nella mente dei giornalisti, spagnoli in particolare), la Real si è liquefatta.
La palla giungeva spesso a Villa, che, col suo continuo muoversi tra le linee, creava costanti situazioni di pericolo e sfiorava il gol per ben tre volte. Intorno al Guaje era un continuo tourbillon di centrocampisti ed esterni che di volta in volta si inserivano, sfruttando gli spazi creati anche da Diego Costa.
Al 27' Villa segnava, dopo uno scambio con Costa sul centrosinistra e dopo aver sfruttato un errore del difensore avversario. L'Atletico era padrone del campo.
La Real Sociedad iniziava il secondo tempo con molta più grinta, sfruttando anche il calo dei colchoneros (in particolare di Mario), che rischiavano seriamente di perdere il controllo della partita. Però, proprio nel momento peggiore della gara, l'Atletico trovava il secondo gol: splendida combinazione Costa-Arda-Villa sul centrosinistra e assist per Koke che infilava il portiere avversario al 57'.
Lo 0-2 tagliava le gambe ai padroni di casa e ammutoliva l'Anoeta. Sembrava fatta, però dieci minuti dopo la difesa biancorossa si addormentava su un calcio di punizione dalla trequarti (imperdonabile Filipe Luis) e permetteva a Xabi Prieto di accorciare le distanze.
L'Anoeta iniziava a ribollire e l'Atletico giocava, questa volta sì, di rimessa. Tuttavia le azioni dei madrileni, per quanto ben costruite, si scontrava col grosso limite di tiri velleitari e senza vera cattiveria. Per fortuna la Real era più stanca dei colchoneros e gli attacchi dei biancoblù non parevano mai veramente pericolosi.
C'era però ancora il tempo per due brividi nel finale, quando Courtois compiva due interventi prodigiosi per salvare il risultato.
Finiva con la terza vittoria consecutiva dei colchoneros, la seconda in trasferta e la seconda consecutiva su un campo difficile dopo Siviglia.
Tre giornate, nove punti e la sensazione di essere un osso veramente duro per tutti. In questo momento, davvero, non potremmo chiedere di più.


Note positive
Courtois: la prima parata, su Granero perso di vista da Filipe (e dai!), è prodigiosa per tempismo e riflessi. Più difficile di quanto sembri anche la seconda. Il tutto dopo 89 minuti di immobilità.
Miranda: corre, copre, raddoppia, rilancia con senso e proprietà tecnica, si inserisce sui cross e i corner. In questo momento è veramente un big (ingiustamente ignorato dalle grandi squadre, ma meglio per noi).


Note negative
Juanfran: ancora diverse sbavature sul piano difensivo, cui si aggiunge una fase d'attacco non particolarmente arrembante. Se continua così, ben presto sarà sorpassato da Manquillo.
Filipe Luis: sono ingiusto, lo so, ma le due gravi sbavature difensive di ieri vanificano, ai miei occhi, il gran lavoro in avanti.



Real Sociedad Bravo; Cadamuro, Ansotegi (Rubén Pardo, m. 81), Iñigo Martínez, De la Bella; Markel Vergara (Elustondo, m. 57), Zurutuza; Xabi Prieto, Vela, Griezmann; Seferovic (Granero, m. 66).
No utilizados: Zubikarai; Chory Castro, Ros, y Zaldua.

Atlético de Madrid Courtois 9; Juanfran 5,5, Godín 6,5, Miranda 9, Filipe Luis 6,5; Koke 7,5, Mario Suárez 7, Gabi 8, Arda 7,5(C Rodríguez, m. 86 sv); Diego Costa 7,5 (Adrián, m. 91 sv), Villa 7,5 (Raúl García, m. 83 sv).
No utilizados: Aranzubia, Tiago, Óliver y Giménez.

Goles:
0-1, 26' Villa.
0-2, 55' Koke.
1-2, 68' Xabi Prieto.

Árbitro: Ayza Gámez. Amonestó a Arda Turan, Filipe, Luis, Mario Suárez, Gabi, Seferovic y Zurutuza.

30.000 espectadores en Anoeta.