Il
bello del calcio è che si tratta di una religione che ammette
moltissime interpretazioni: contropiede, calcio totale, verticalità
esasperata, palleggio insistito e chi più ne ha più ne metta.
Nonostante la storia del calcio sia piena di fasi di integralismo
spinto, dall'era del 4-4-2 o morte al tiki-taka o alla
moda del momento, il gegenpressing (solo per citare gli ultimi
anni, ovviamente), i rivolgimenti ci sono sempre stati, alle volte
brutali e inaspettati.
Per
di più, la stessa squadra è ritenuta assai abile, almeno all'occhio
moderno, se nella stessa stagione, meglio ancora nella stessa
partita, riesce a variare modulo, schemi di gioco, equilibrio
complessivo, posizione del baricentro.
Consapevole
di tutto questo, ogni volta mi accingo a guardare l'Atletico con
spirito zen, aperto alla novità ma consapevole
dell'importanza di accogliere ciò che arriva, però trovo sempre la
stessa cosa: il nulla.
Non
c'è verso, questa squadra non funziona. Punto. Poi, certo, possiamo
parlare della sosta per le nazionali, del difficile campo dell'Anoeta
(anche quest'anno? Ma dai...), della necessità di dosare le forze,
del fatto che in classifica siamo lì, del torpore di Jackson
Martinez e degli episodi sfortunati. Però, se usciamo dalla mera
logica economica (calendario molto più difficile delle altre, ma
tanti punti comunque = ottimo risultato e soprattutto ottima
posizione in prospettiva), dobbiamo confessarci che lo spettacolo è
penoso.
Peggio,
tocca dirci che il gioco non esiste. A me, personalmente, costa
sempre più fatica rimanere davanti al computer a sorbirmi una noia
fatta di sovrapposizioni, diagonali e baricentro basso. Tutti
movimenti che conosco a memoria e non mi emozionano più, perché mi
sembrano ormai non il mezzo, bensì quasi lo scopo delle partite dei
colchoneros.
Ormai
il copione, fatte salve le gare in cui neppure siamo scesi in campo
(Villareal, per esempio), è lo stesso: forcing iniziale, gol, difesa
nella propria metacampo, spesso senza neppure cercare il
contropiede.
La
partita di San Sebastian è stata orrenda, senza se e senza
ma. Non mi aspetto il calcio-champagne, anche se a questo
punto uno si domanda perchè quest'estate siano arrivati determinati
calciatori, ma neppure una squadra che segna su uno spunto
individuale eccezionale e poi rinuncia a giocare. Con gli uomini
adatti al contropiede, l'Atletico ha semplicemente smesso di giocare
dopo 14 minuti.
Personalmente,
credo di aver visto solo palloni lunghi in avanti, baricentro
bassissimo (e poi ci lamentiamo delle ammonizioni...), ritmo
soporifero e tackles alla disperata (quello di Gimenez sarà pure un
atto eroico, come dice il Cholo, ma anche il segnale di dove fosse il
baricentro della squadra nel finale della partita).
Il
tutto con in campo gente del calibro di Correa, Griezmann, Jackson e
poi Fernando Torres e Ferreira-Carrasco. Con il francese finalmente
riportato al suo ruolo naturale, invece che disinnescato sulla fascia
(e ha segnato ancora, ma guarda un po'...), ma l'argentino invece
costretto a portare la croce sulla fascia come un Mario Suarez
qualunque.
Dopo
il gol, si è fatta economia di tutto: gioco, corsa, fiato.
Se
la Real avesse avuto un attaccante anche solo decente, saremmo finiti
nei guai, mi pare chiaro. E a chi dice e scrive che San Sebastian è
un campo difficile (il Cholo in primis) mi sento di rispondere che in
questa affermazione si annida già il germe della contraddizione: se
è così, e se gli avversari sono così forti, forse non si può
vivacchiare sul golletto di vantaggio senza fare nulla, perchè
subire il pareggio non è poi così difficile.
Le
settimane passano e non si vedono miglioramenti, mi spiace dirlo.
Anzi, aggiungo un'altra cosa: il vero Atletico l'ho visto solo contro
il Siviglia e, in parte, contro il Galatasaray.
Possibile
che solo in questa squadra la gente faccia fatica ad adattarsi e che
questo adattamento debba sempre e solo coincidere con il lavoro
difensivo? Quando accadrà che sia la squadra ad adattarsi alla
massiccia dose di talento che, almeno sulla carta, ha guadagnato sul
mercato estivo e potrebbe mettere in campo?
Se
ragioniamo col metro dei punti conquistati, possiamo vedere il
bicchiere mezzo pieno, ma rischiamo di non cogliere i motivi per cui
rischia di svuotarsi completamente.
Spero
che il Cholo ne sia consapevole, anche se sembra sempre muoversi a
tentoni.
Note
positive
Griezmann:
poche storie, dall'inizio dell'anno È
l'Atletico. Quando gioca, si va; altrimenti, si affonda. Il gol è
un'autentica prodezza, non devo certo dirlo io. Speriamo che non gli
venga il raffreddore.
Carrasco:
entra e regala un po' di vita a una squadra asfittica e fossilizzata.
Si sbatte in difesa e anche in attacco.
Note
negative
Gabi
– Tiago: lenti, macchinosi, impegnati solo nel controllare la
propria zona di pertinenza e mai nel proporre gioco. Se proponi un
centrocampo così perché pensi di costruire il gioco sulle ali, poi
sugli esterni deve avere dei portenti, non giocatori fuori ruolo a
cui chiedi principalmente di coprire la propria zona.
Real
Sociedad: Rulli; Zaldua, Reyes, Iñigo Martínez, De la
Bella; Bergara (Pardo, m. 83), Illarramendi; Vela, Canales (Bruma, m.
73), Zurutuza (Jonathas, m. 83); y Aguirretxe.
No
utilizados: Olazabal, Mikel González, Xabi Prieto y Yuri.
No utilizados: Moyá, Siqueira, Óliver y Savic.
Goles: 0-1. M. 9. Griezmann. 0-2. M. 90. Carrasco.
Árbitro: Iglesias Villanueva. Expulsó a Reyes por doble cartulina amarilla (m, 89) y a Jonathas (m. 90). Amonestó a Giménez, Correa, Godín, Bergara, De la Bella, Filipe Luis, Pardo y Gabi.
25.644 espectadores en Anoeta.