lunedì 23 dicembre 2013

Atletico Madrid – Levante 3-2: scusate il ritardo...


Arrivare in ritardo ad un appuntamento, si sa, è proprio da maleducati. Farlo ad una battaglia, per di più, può costare la vita. È noto infatti all'intero globo terracqueo che il Levante è una squadra da battaglia, sempre disposta a vendere cara la pelle e che non regala mai niente.
Invece, saranno state le feste, sarà stata la stanchezza, i colchoneros sono arrivati al Calderon rilassati, come se dovessero fare una gita di piacere e non portare via lo scalpo di una delle squadre più rognose della Liga.
Per dieci minuti, in campo ci sono stati solo gli ospiti, mentre i biancorossi vagano storditi senza sapere bene cosa fare per tenere a bada gli avversari.
Il piano di Caparros, uno che gode della fama di essere un crudele sostenitore dell'Anticalcio e che comunque il suo lavoro lo sa fare, era facile a dirsi ma non a farsi: partire a mille, colpire l'Atletico con le sue stesse armi, sfruttare il ventre molle della squadra (la già più volte citata vulnerabilità agli attacchi in zona centrale) e prendere d'infilata i due centrali biancorossi. Quello che neppure Caparros si sarebbe aspettato era che il suo piano venisse agevolato in tutti i modi dai padroni di casa. Nel giro di 57'', il Levante si presentava per ben due volte in area: la seconda, su un preciso filtrante dalla trequarti centrale (appunto...) Ivanschitz si incuneava tra Juanfran e un imbambolato Miranda e trafiggeva un Courtois non particolarmente reattivo. Qualche minuto dopo, Barral sfuggiva a Miranda (e dai...) e solo un grande intervento del portiere impediva la seconda rete degli ospiti: erano passati nove minuti dall'inizio della partita e solo a quel punto l'Atletico scendeva in campo. Peccato che il danno ormai fosse fatto, col Levante impegnato a difendersi in dieci e a sfruttare gli spazi centrali per lanciare Barral in profondità nell'area colchonera.
In un diluvio di controlli sbagliati, passaggi approssimativi, meccanismi tattici inceppati, l'Atletico cercava di prendere in mano la partita e, sia pure confusamente, si portava in avanti. Visto il muro eretto dagli uomini di Caparros, il gioco scorreva lento, impastato, continuamente frammentato; solo una giocata a palla ferma o uno svarione avversario avrebbero potuto dare il pareggio ai colchoneros. E così, in effetti, avveniva: su cross di Juanfran, Godin, solo seppur in mezzo a due difensori avversari, fulminava di testa il portiere avversario.
A quel punto, si poteva tirare un sospiro di sollievo e sperare che la partita, in un qualche modo, ricominciasse secondo il copione che avrebbe dovuto avere fin dall'inizio, se entrambi i contendenti si fossero presentati in orario. L'Atletico macinava gioco, creava diverse occasioni e stringeva sempre di più gli avversari, che d'altra parte cercavano di rispondere colpo su colpo.Il Levante, d'altra parte, aveva dalla sua il buon Miranda, che al 43' perdeva palla sulla trequarti e innescava il contropiede degli avversari: ancora Barral si presentava davanti a Courtois e solo un'uscita disperata del portiere belga (forse in odore di rigore, tra l'altro) salvava i biancorossi.
Il confronto si era per di più andato incattivendo col passare dei minuti: spinte, minacce di chiarimenti, falli più o meno pesanti si sprecavano anche nel secondo tempo. Uno dei più attivi nel metterla sul piano dello scontro era, manco a dirlo, Diego Costa, che però non perdeva affatto la lucidità sulla punizione battuta da Gabi sulla trequarti: la palla attraversava il campo i diagonale per trenta metri, prima di trovare il brasiliano appostato sul palo opposto per colpire al volo. Un gol meraviglioso per strategia, coordinazione e abilità tecnica.
Tutto sistemato, quindi? Ovviamente no, perché appariva un'altra volta la premiata “banda del buco”: Koke perdeva palla all'altezza del disco del centrocampo e permetteva a Pedro Rios di involarsi verso la porta; Filipe, in netto vantaggio, si faceva rubare il tempo dall'avversario e Courtois, questa volta incolpevole, poteva solo distendersi plasticamente in volo mentre la palla diretta in porta gli sfrecciava accanto.
Ormai il pareggio pareva inevitabile e si profilava il fantasma di una gigantesca occasione sprecata, non tanto per il valore dell'avversario quanto per gli innumerevoli errori che avevano portato a un tale risultato.
Ma con gli uomini del Cholo, si sa, mai dire mai: un Juanfran assatanato (il rimorso per il primo gol, evidentemente, gli ha messo le ali) entrava in area su passaggio di Filipe e veniva abbattuto da un intervento scomposto e fuori tempo di un avversario. Rigore e gol di potenza di Diego Costa.
Era il 77'. Da lì, la partita seguiva il copione ormai consolidato: un Atletico in difficoltà cercava di gestire in qualche modo la rabbia del Levante, che si sentiva defraudato dalla sorte e dall'arbitro (con qualche ragione...) di un risultato importante. Qualche parata di Courtois, qualche astuzia degli altri biancorossi, e il sudatissimo risultato entrava nel carniere.
Primi, imbattuti in casa e con Diego Costa capocannoniere solitario. Guardiamo il bicchiere mezzo e godiamoci il Natale.


Note positive
Diego Costa: trascina letteralmente una squadra stanca e imbambolita verso una nuova vittoria. Visto che il suo partner d'attacco latita, gli tocca fare, una volta di più, tutto da solo. Il gol del 2-1, lo abbiamo già scritto, è fenomenale: lo avesse fatto Messi, ce lo riproporrebbero persino nell'arrosto, ma si sa come vanno certe cose. Il vero problema sorge quando uno si domanda cosa faremmo se gli venisse mai un raffreddore.
Gabi: il capitano è sempre il capitano. Con tutti i suoi limiti, non molla mai: tiene in piedi la baracca, cerca di predicare nel deserto e calcia splendidamente la punizione del 2-1. La citazione vale anche per quanto fatto col Sant Andreu, quando ha rimesso in carreggiata una squadra senza arte né parte.


Note negative
Miranda: una prestazione disastrosa da tutti i punti di vista. Poco concentrato, poco reattivo, mai puntuale, il brasiliano regala il primo gol agli avversari e poi li tiene in vita per buona parte del match. Semel in anno licet insanire, dicevano i latini: prendiamola per una serata storta e voltiamo pagina.
Koke: il ragazzo è stanco e si vede. Sono tre o quattro partite che il suo apporto è in costante calo, per non parlare della brillantezza. L'erroracccio del 2-2 ci può stare.
Tiago: piccola tirata d'orecchie per Simeone: sicuro che il portoghese sia la scelta giusta per sfide al calor bianco? Che sappia usare il fioretto è noto, ma lo è anche il fatto che con lui la squadra perde in peso specifico nella zona centrale. Contro il Levante, il superiore ritmo degli avversari lo schianta: molla Gabi da solo a mulinare il randello, non apporta nulla in fase di costruzione e si perde in falli cattivi e vigliacchi che potrebbero risolversi in un disastro. Davvero non vale la pena di far giocare, ogni tanto, Guilavogui?




Atlético de Madrid Courtois 7,5; Juanfran 6,5, Miranda 4, Godín 8, Filipe Luis 5,5; Koke 4,5 (Adrián, m. 63 5,5), Tiago 4,5, Gabi 8, Arda 5,5; Villa 4 (Raúl García, m. 60 6), Diego Costa 9.
No utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Manquillo, Guilavogui y C Rodríguez.


Levante Navas; Vyntra, David Navarro, Juanfran, Nikos; Pedro López (Ángel, m. 85), Simao (Sergio Pinto, m. 87), Diop, Rubén, Ivanschitz (Pedro Ríos, m. 34); Rubén García, Barral.
No utilizados: Javi Jiménez; Gomis, El Zhar y Adoua.

Goles:
0-1, 1' Ivanschitz.
1-1, 30' Godín.
2-1, 47' Diego Costa.
2-2, 56' Pedro Ríos.
3-2, 77' Diego Costa, de penalti.

Árbitro: González González. Expulsó a Juanfran con roja directa (m. 90) y amonestó a Rubén García, Gabi, Nikos, Pedro López, Diop, Raúl García, Sergio Pinto y Godín.

Unos 50.000 espectadores en el Calderón.

2 commenti:

  1. HAI NOTATO PURE TU CHE COSTA NON SA TIRARE I RIGORI? A PARTE QUELLI CHE HA SBAGLIATO PURE QUELLI SEGNATI SEMBRANO MOLTO PRECARI, AD ESEMPIO SE GUARDI QUELLO DI DOMENICA VEDI COME IL TIRO ERA CENTRALE E IL PORTIERE DEL LEVANTE ABBIA MANCATO CLAMOROSAMENTE LA PALLA. PER TE?

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    1. Sì, ho notato. ogni volta che si avvicina al dischetto mi vengono i sudori freddi. Si affida molto alla potenza e poco alla tecnica, una strategia che talvolta può fare cilecca. Soprattutto, mi pare che non sia capace di nascondere l'intenzione del tiro: è subito evidente la direzione, mentre è noto che la palla viaggerà a mezz'altezza. Vedremo se anche in questo si darà da fare per migliorare.

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