Se
c'è una cosa che si può dire senza timore di essere smentiti, è
certamente che Diego Simeone conosce molto bene i suoi giocatori e sa
quasi sempre metterli in condizione di rendere al meglio.
In
considerazione di ciò, appare chiaro che l'ennesima partita orrenda
e senza apparente criterio dell'Atletico sia, in realtà, il massimo
che può fare questa squadra al momento, o comunque il massimo che
Simeone ritenga possa fare.
Preso
atto che la condizione fisica sia quella che sia, che volontà e
grinta da sole non bastino a dimenticare gli infortuni e che limitare
i danni sia la cosa migliore da fare in questo momento, il Cholo
ha impostato a Siviglia una partita di puro contenimento. Un punto
doveva essere e un punto sarebbe stato. D'altra parte, la trasferta
in Andalusia seguiva almeno un'altra partita fuori casa nella quale
la strategia di base era stata l'attesa dell'avversario, segno che
Simeone aveva ben chiare le difficoltà, fisiche ma non solo, della
propria squadra (in quella prima, a Vigo, d'altra parte, l'azzardo
era stato pagato carissimo). In questo senso, è sempre più evidente
che il derby del Calderon sia stata un'eccezione nel febbraio
interlocutorio dei colchoneros e non il metro di paragone
rispetto al quale giudicare le altre gare o le condizioni
psico-fisiche della squadra.
In
attesa che la condizione fisica migliori come da programma, che gli
infortunati recuperino, che gli squalificati ritornino (ahi, l'annoso
problema dei numerosi inutili cartellini gialli...) e nel
timore che i diffidati si becchino un nuovo fatale cartellino (...),
Simeone sceglie il bassissimo profilo. Una scelta che finora non ha
pagato, come dimostra non solo Leverkusen, ma anche Siviglia: qui, se
è vero che non abbiamo rischiato moltissimo, è altrettanto vero che
se Iborra non avesse centrato il palo staremmo a parlare di ulteriore
sconfitta.
Comunque
sia, il piano era chiarissimo: tutti in trincea, sperando che là
davanti Arda, in un qualche modo, imbeccasse Griezmann e magari
garantisse un insperato gol di vantaggio.
Ecco
dunque un 4-4-2 molto simile a un 4-5-1, con un centrocampo di puro
contenimento (da destra a sinistra, Gabi-Tiago-Suarez-Raul Garcia),
un terzino sinistro “di fortuna” e perciò non a suo agio (Gamez)
e un terzino destro cui era stato chiaramente imposto di non lasciare
mai scoperta la propria fascia (un Juanfran spento e bloccato come
mai avevo visto). “Davanti” (…), un Arda che aveva il compito
di ripiegare difensivamente sulla fascia sinistra e un Griezmann che
avrebbe dovuto approfittare degli spazi alle spalle dei difensori
avversari per puntare alla porta.
In
questo piano, Simeone ha forse dimenticato una delle regole non
scritte del calcio: non conta con quanti giocatori si difende, ma
quanto profonda è la difesa. Quattro centrocampisti di contenimento
in riga non aumentano le capacità difensive, ma costituiscono una
linea rigida che più facilmente si presta a rompersi se sottoposta a
pressione. Senza attaccanti che difendano in fase di non possesso,
che sporchino le linee di passaggio avversarie, che costringano gli
avversari a non alzare il proprio baricentro, non si riesce a fermare
una squadra determinata ad attaccare.
Questo
si è visto chiaramente a Siviglia, dove i maggiori problemi sono
venuti dagli inserimenti di Iborra da dietro e da continue
triangolazioni sullo stretto che puntavano a disarticolare le linee
della difesa colchonera e a creare situazioni di due contro
uno che favorissero gli attaccanti. Paradossalmente, il fatto che
l'Atletico abbia giocato quasi interamente ripiegato nella propria
trequarti, se da un lato ha favorito la pressione avversaria e quindi
un'inerzia pro-Siviglia lungo buona parte della gara, dall'altro ha
favorito una difesa di tipo passivo, basata sulla densità in area e
sulla conseguente necessità di forzare il tiro da parte degli
attaccanti avversari. Questo tipo di difesa, certamente non voluto da
Simeone, che infatti continuava a chiedere ai suoi di alzare il
baricentro, ha però prodotto come conseguenza la sparizione dal
gioco dei due davanti, con Arda impegnato in chiave puramente
difensiva e Griezmann a vagare senza meta né scopo.
D'altra
parte, il vero punto debole del piano di Simeone (che a mio giudizio,
come ho scritto più volte, sottovaluta troppo il fatto che
l'Atletico si faccia schiacciare dagli avversari, poiché si fida
eccessivamente dell'abilità difensiva dei suoi difensori: un errore
o una deviazione sfortunata possono sempre capitare) era proprio
nell'aver approntato un piano senza avere tutti gli uomini che
potessero portarlo a compimento: Griezmann, infatti, non è Diego
Costa. Sarebbe stato un piano sensato, rischiosissimo ma sensato, se
il francese avesse la potenza fisica necessaria a fare reparto da
solo; purtroppo così non è, perché Griezmann rende al massimo se
può infilarsi negli spazi creati da qualcun altro, come Mandzukic.
Ed ecco spiegato quel “quasi” nella prima frase: ogni tanto
chiede a qualcuno di fare ciò che non può fare. Tutti erano nel
posto nel quale potevano, a giudizio del Cholo, rendere al
meglio, tranne il francese, il turco e... il croato.
Forse
con Mandzukic fin dall'inizio la gara sarebbe stata diversa, forse
no. Sta di fatto che, se l'Atletico non ha preso reti, certo non ha
corso il rischio di segnarne. E comunque, se Iborra avesse segnato,
non credo che avremmo mai recuperato: mancavano le gambe e
l'inventiva.
Aggiungo
anche che, se non sono queste le partite in cui può giocare Cani,
proprio non so quando potrà farlo.
A
conferma di tutto ciò, il netto miglioramento nella seconda parte.
Dico netto ma non intendo con questo che la lancetta del barometro
abbia virato sul positivo: solo qualche trama, un po' di velocità e
un paio di iniziative solitarie di Fernando Torres (lui sì che il
fisico per fare l'eroe solitario là davanti ce l'avrebbe, peccato
per la mira...). Non credo sia un caso che tutto questo sia avvenuto
con in campo due attaccanti.
In
conclusione, un dato che la dice lunga sulla partita: Atletico 179
passaggi, Siviglia 405. Impietoso.
Voltiamo
pagina e aspettiamo con fiducia che alcune fragilità passino. Altro
non possiamo fare.
Note
positive
Fernando
Torres: la squalifica di Griezmann lo lancia nell'arena in vista
del match contro il Valencia. Nella mezzora in cui gioca mostra
forza, velocità e determinazione. Peccato per la mira, che latita, e
per la scarsa lucidità, a causa della quale manca alcuni passaggi
che avrebbero potuto modificare la nostra gara (nel punteggio, perché
la prestazione...). Rimane il (forte) dubbio che possa durare 90
minuti.
Note
negative
“Mal
di trasferta”: da un po' di tempo in trasferta non ne
azzecchiamo una. Sì, certo, la partita contro l'Eibar, e poi? Altre
sei trasferte senza vittoria. Non so esattamente a cosa si può
imputare questo problema, però c'è. Anzi, è forse la maggior
differenza rispetto all'anno scorso, quando davamo la sensazione di
essere a nostro agio su qualunque campo. Una cosa però l'ho notata:
va a braccetto con la scomparsa dei gol su palla inattiva, l'ultimo
dei quali data ormai a due mesi fa. Tutti sappiamo che, alle volte,
una partita particolarmente difficile si risolve grazie alle giocate
di strategia. Certo, quest'anno i gol su calcio da fermo sono stati
spesso invalidati dai troppi gol incassati, però, se prima ci
garantivano almeno un pareggio (viaggiamo a un gol incassato a
partita), ora non ci permettono neanche quello.
Sevilla:
Sergio Rico; Coke (Mbia, m.70), Arribas (Reyes, m.70), Kolodziejczak,
Fernando Navarro; Krychowiak, Iborra; Aleix Vidal, Éver Banega,
Vitolo; Bacca (Gameiro, m.79).
Atlético:
Moyá 6,5;
Juanfran 6,
Miranda 6,
Godín 6,5,
Jesús Gámez 5,5;
Gabi 5,5
(Koke, m.64 6),
Tiago 5,5,
Mario Suárez 6,
Raúl García 5,5;
Arda Turán 5,5
(Fernando Torres, m.59 6,5),
Griezmann 5
(Mandzukic, m.75 5).
Arbitro:
Carlos Clos Gómez (Comité Aragonés). Amonestó a los locales
Arribas (m.20), Krychowiak (m.49), Mbia (m.81) y Banega (m.92), y a
los visitantes Arda Turán (m.37), Gabi (m.43), Jesús Gámez (m.51),
Griezmann (m.52), Mario Suárez (m.55), Tiago (m.64) y Miranda
(m.87).
Incidencias:
Partido de la vigésimo quinta jornada de la Liga BBVA disputado en
el Ramón Sánchez Pizjuán ante 36.000 espectadores. Terreno de
juego en perfectas condiciones.
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