Dopo l'Osasuna,
il Real Jaen. L'Atletico continua la sua notevole striscia di
risultati positivi, dimostrandosi ancora una volta squadra
inaffondabile e capace di vincere indipendentemente dalla qualità
del gioco espresso.
Si tratta forse
della caratteristica da grande squadra più difficile da raggiungere,
espressione suprema del cinismo di chi vince perché ha la vittoria
nel DNA ed è abituato a farlo da generazioni.
Le due partite,
in questo come in altri aspetti, si sono assomigliate molto.
Tutte e due
contro avversarie decisamente più deboli, ma entrambe ben messe in
campo e capaci di mettere in difficoltà i biancorossi, soprattutto
nella prima metà del match. Tutte e due risolte da giocate su palla
inattiva. Tutte e due con un Atletico opaco e lento, pieno
di seconde linee e incapace di proporre un gioco superiore
all'avversario e vincitore solo grazie alla nuova arma appena
riscoperta: le giocate a palla ferma. In entrambe le partite il
vantaggio (doppio con l'Osasuna) non ha preservato i colchoneros dal
ritorno degli avversari, comunque in grado di impensierire Courtois
sfruttando gli errori dei più blasonati avversari.
Quali sono
stati questi errori, dunque?
Contro
l'Osasuna, la linea di trequartisti Rodriguez – Emre –
Raul Garcia ha reso decisamente poco: Emre ha scarsa mobilità,
Raul è un centrale che mal si adatta sulla fascia e che infatti, per
tutta la partita, tendeva a stringere al centro, pestando i piedi al
turco e non sostenendo adeguatamente il lavoro di Juanfran. Di fatto,
funzionava solo la catena di sinistra, con l'accoppiata Filipe –
Rodriguez a generare tutte le azioni di pericolo dei biancorossi.
Contro il Real
Jaen, la scarsità del gioco è stata forse ancora più evidente.
Raul Garcia è un trequartista abile negli inserimenti da
dietro, ma non ad organizzare il gioco: sfrutta anzi le abilità del
regista alle sue spalle, ma se questi si chiama Gabi, il gioco si
inaridisce. Koke è continuamente presentato da Simeone nelle
posizioni avanzate e mai come regista, col risultato di generare
ancora una volta una linea d'attacco asimmetrica, veloce solo
nel Cebolla e priva di capacità organizzativa.
Così, in
entrambe le partite, l'attaccante centrale è rimasto solo
là davanti, sfiancandosi in un lavoro di attesa e di pressione sulla
linea difensiva avversaria che non avrebbe svolto, se solo il
baricentro dei biancorossi fosse stato leggermente più avanzato.
Aggiungiamoci
il fatto che, ormai da diverse partite, Gabi è
impresentabile: lento, falloso (contro il Jaen meritava
l'espulsione), impreciso. Koke al suo posto sarebbe un salto di
qualità importante per tutta la manovra, ma Simeone ne ignora il
ruolo naturale e originario, preferendo usare in quella posizione (ma
solo a partita abbondantemente iniziata e già decisa) Emre o Tiago,
altri due che ormai sono alla frutta, soprattutto il portoghese.
Infine,
aggiungerei il vero difetto di queste partite, nonché di quella
contro l'Academica Coimbra di Europa League: la supponenza.
L'Atletico giochicchia con l'arroganza di chi crede che prima o poi
segnerà e che non subirà gol. Un tratto tipico delle grandi squadre
con la pancia piena, cioè dopo anni e anni di trionfi. Qui invece mi
sembra che si vada sempre più sul filo del rasoio: si gioca male e
sottoritmo perchè si sa che ci sarà sempre un Falcao capace di
cambiare il volto della partita, o che un colpo fortunato, sia di
Raul Garcia, o Miranda, o Emre , indirizzerà la partita sui binari
più congeniali. A correre sono solo i laterali, quando ci sono, e
gli attaccanti, mentre gli altri puntano ad addormentare il match in
attesa del colpo individuale cinico e spietato.
È
un Atletico coriaceo e indomito, ma forse troppo
convinto della sua forza come blocco. La scivolata, così, è
sempre dietro l'angolo e prima o poi arriverà. Magari contro una
squadra di scarsa levatura: aver vinto molte partite all'ultimo
minuto non significa che se ne vinceranno altre, che Falcao toglierà
sempre le castagne dal fuoco o che, a turno, tutti quelli che
eseguono il compitino estrarranno il coniglio dal cappello.
In questo
senso, la prossima partita di Liga, al Mestalla, sarà un banco di
prova fondamentale per il prosieguo della stagione.
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