Si
sa, gli esami non finiscono mai. E alle volte conviene passarli in
qualche modo, pur di andare avanti. Questo pensavo ieri sera, sul
finire della partita di San Sebastian, dopo aver visto l'Atletico
faticare contro gli ottimi locali, ben disposti in campo e capaci,
fino ad allora, di vincere tre partite su tre in casa. Certo, un
pareggio ci avrebbe relegato al secondo posto, a due punti dal Barça,
ma avrebbe assunto comunque un sapore di esame di maturità superato,
visti i rischi che i colchoneros avevano corso, in particolare nel
primo tempo ma non solo, e vista l'assenza del grande faro di questo
inizio stagione, il turco Arda Turan.
Pazienza;
il sogno Champions sarebbe stato ancora integro, i punti sull'eterno
rivale ben sei e la vetta della classifica un sogno durato poco ma
ancora a portata di mano.
Mentre
la mia mente si perdeva in tali fantasticherie, il Cebolla Rodriguez,
tipo concreto, creava il panico quasi ai limiti dell'area di casa e
veniva steso senza tanti complimenti.
Punizione.
Barriera. Sulla palla qualcuno che non riuscivo a identificare: il
penoso Gabi? Il Cebolla stesso? Diego Costa? Tutti chiari indizi che
portavano alla medesima conclusione: la cannonata di potenza sparata
o sulla barriera o in tribuna. Dov'erano i piedi buoni capaci di
creare una morbida parabola? Emre? Ma per carità...
Mi
rassegnavo ormai allo 0-0, comunque ben accetto per quanto visto fino
ad allora. Però sentivo nell'aria una strana sensazione, come di
miracolo, come di incredibile pronto a concretizzarsi. Una parte di
me aveva fede.
E
così l'ignoto giocatore colpiva la palla, che morbida e docile,
volava proprio là dove migliaia di noi sospiravano che andasse, alle
spalle del portiere di casa, alla sua destra, nel punto impossibile
dove la barriera dovrebbe garantire la sicurezza assoluta.
Solo
allora, solo allora o forse anche l'istante dopo, quando il giocatore
sconosciuto ha cominciato a correre col suo tipico stile, ho capito
di aver assistito all'epifania del Dio del Calcio, l'enorme Falcao,
emerso dalle nebbie di una partita da lui mal digerita per sedurci
con una prodezza che non gli conoscevamo ma che pure è il suo
marchio di fabbrica, il gancio dal vertice dell'area con cui ci ha
deliziato innumerevoli volte.
Lo
sguardo volto al cielo, le braccia alzate, abbiamo chiesto perdono
per la mancanza di fede in questo dio dalla faccia pulita e
dall'enorme umiltà che fa cose straordinarie con la maglia
biancorossa e le fa apparire così semplici.
E
siamo andati a letto sereni, perché abbiamo assistito a uno di
quegli eventi che ricorderemo sempre nei momenti bui, giacché
bastano, da soli, a illuminare le notti.
Però non possiamo dimenticarci dei grandi pericoli corsi all'Anoeta, dove fin dal primo minuto abbiamo rischiato di perdere contro una Real Societad che nel primo tempo ci è stata superiore proprio nell'interpretazione del nostro stesso spartito (pressing, linee infoltite a trequarti campo, veloce contropiede) e ci ha addirittura chiuso nella nostra area dal trentesimo in poi.
Nel
secondo tempo gli stessi uomini, decisamente più in palla e più
reattivi, hanno invece tenuto testa ai baschi, muovendosi più
velocemente e facendo correre di più il pallone; anche allora, però,
pur avendo creato diversi pericoli, abbiamo rischiato la
capitolazione quando Vela, involatosi in contropiede e trovatosi
davanti a Courtois, solo per la sua dabbenaggine sparava alle stelle
un pallone che chiedeva solo di essere messo in rete.
E
poi, quando tutti noi tiravamo il classico sospiro di sollievo, la
comparsa sulla terra del Dio del Calcio...
Note
positive
Falcao:
non so più come dirlo: non ho più parole per descriverlo. Anche in
una partita come quella di ieri, in cui si è forse evidenziato il
suo unico difetto (una certa difficoltà, talvolta, ma solo talvolta,
a emergere contro difese che la mettono sul piano fisico), ha trovato
il modo di lasciare il segno con un gesto tecnico per lui inusuale ma
realizzato con la consueta perfezione.
Note
negative
Gabi:
pessimo nei passaggi, incapace di conservare la palla e di fare
filtro, trascina nel gorgo anche il pur volenteroso Mario Suarez di
questi tempi. Risultato, sulla trequarti il trio Xabi Prieto –
Griezmann – Vela crea sconquassi e inchioda i colchoneros ai
limiti della propria area.
Real
Sociedad: Bravo; Estrada, Mikel, Iñigo Martínez, De la Bella;
Illarra, Bergara, Xabi Prieto (Chori Castro, min. 66); Griezmann
(Ifrán, min. 83), Agirretxe (Pardo, min. 78) y Vela.
Atlético de Madrid: Courtois 7; Juanfran 6,5, Miranda 6, Godin 6,5, Filipe Luis 6,5, Mario Suárez 5,5, Gabi 4, Raúl García 5,5 (Cebolla Rodríguez, min. 61 7); Koke 6 (Emre, min. 80 sv), Adrián 4,5 (Diego Costa, min. 86 sv) y Falcao 10.
Árbitro: Ayza Gámez (Comité valenciano). Amonestó a Bergara, De la Bella, Iñigo Martínez, Estrada, Illarramendi, Filipe Luis y Godin.
Goles: 0-1: min. 90, Falcao.
Incidencias: Partido de la octava jornada de la liga BBVA, disputado en el estadio de Anoeta ante unos 22.000 espectadores. Noche lluviosa y terreno de juego perfecto.
Bellissimo articolo!! Complimenti!!
RispondiEliminaGrazie mille! Ma forse i complimenti andrebbero girati a Falcao, che mi ha ispirato con la sua prodezza... In tanti anni che seguo il calcio, non ricordo molti altri giocatori d'area di una tale forza. Direi che, se va avanti così, entra nel Pantheon dei grandi attaccanti di tutti i tempi dalla porta principale
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