Un
anno fa, o poco più, proprio dalla Rosaleda cominciò la cavalcata
trionfale del Cholo alla guida dei colchoneros. Allora fu un
pareggio, artigliato con una discreta gara difensiva: c'era da
ricostruire sulle macerie dell'era Manzano, c'era da capire che
squadra si voleva essere.
Anche
oggi è stato un pareggio, ma la squadra ormai ha una sua identità:
aggressiva, pugnace, coraggiosa e... di scarsa fantasia.
La
mancanza di Gabi e di Tiago ha obbligato Simeone a schierare
l'Atletico con un 4-4-2 basato su Koke e Mario Suarez al centro e
Arda e Rodriguez sulle ali, quest'ultimo a destra, e su Falcao e
Diego Costa in avanti.
In
teoria un ottimo allineamento, che puntava sulla capacità di manovra
garantita da Koke e Arda e sulla velocità di Rodriguez e Costa a
sostegno del centravanti colombiano.
Purtroppo
la realtà è stata differente: l'Atletico ha certamente messo in
difficoltà il Malaga, sospinto (ma non schiacciato) nella propria
metà campo, ma non ha mai saputo approfittare del vantaggio di
controllare abbastanza agevolmente il gioco. Tanta intensità si
annacquava infatti a partire dalla trequarti, dove un Falcao
impreciso non veniva nei fatti aiutato dai compagni e anzi vagava
piuttosto solo tra i difensori del Malaga.
Koke
giocava a tutto campo, Mario difendeva con buon ritmo, ma le
sovrapposizioni confuse di Rodriguez e dello stesso Koke generavano
una perniciosa imprecisione là davanti.
Sulla
carta l'idea di Simeone era ottima e si basava su tre strategie
d'attacco:
- sfruttare a destra la velocità di Rodriguez per tagli obliqui verso l'area conclusi da tiri col sinistro di quest'ultimo o da passaggi per gli inserimenti di Koke;
- lasciare spazio alle cavalcate di Diego Costa, principalmente da sinistra, ma non solo (di fatto, grazie ai movimenti del brasiliano, si giocava con un 4-4-1-1);
- usare Arda e Koke come propulsori del gioco d'attacco e anche come guastatori abili a inserirsi negli spazi creati dal movimento altrui o dal proprio
Sfortunatamente
tutto si risolveva in una gran confusione nella zona della
trequarti perché i quattro non erano abituati a giocare tra loro in
questo modo e in più di un'occasione arrivavano anche ad ostacolarsi
al momento del tiro, oltre che a calpestare le stesse zone del
terreno nelle altre fasi di gioco.
Di
fronte a un Malaga preciso nelle consegne difensive questo
atteggiamento diventava letale, tanto più che Arda, sfiancato dal
lavoro difensivo, non apportava alcunché al gioco d'attacco.
Anche
perché, ed è l'altro motivo della scarsa vena in attacco dei
colchoneros, è difficile creare pericoli se si rimane praticamente
tutti dietro alla linea della palla e si basa il gioco sulla
verticalizzazione palla al piede in inferiorità numerica.
Insomma
sono mancate velocità, precisione e gioco corale in avanti, per cui
il pareggio è sostanzialmente giusto, anche se, ancora al
novantesimo, solo un miracolo ha impedito, in mischia, che Falcao
prima, Miranda poi e Godin subito dopo segnassero.
Nè
la musica è minimamente cambiata con l'ingresso di Adrian per Costa
e Raul Garcia per Rodriguez. Anzi la partita si è ancora di più
aggiustata su un piano di sostanziale parità.
Alla
fine l'Atletico è rimasto in mezzo al guado tra puntare con più
decisione alla vittoria e impedire ai rivali di avvicinarsi. Peccato,
perché, anche in considerazione dei risultati della giornata, un
siluro ben assestato avrebbe messo fine alla navigazione dello stesso
Malaga e del Valencia.
Ora
invece il Real Madrid è a meno due, il Barcellona ancora troppo
lontano e noi rimaniamo così, in mezzo al guado, per metà soddisfatti e per metà a
domandarci come ci sentiremmo se avessimo affondato il colpo.
Note
positive
Koke:
gioca una signora partita, almeno nel primo tempo, dimostrando
che può (e deve) giocare come playmaker a centrocampo.
Diego
Costa: è lui, con Filipe, l'anima delle azioni d'attacco dei
colchoneros. Corre, lotta, fa salire la squadra se necessario: tutto
quello che ad Adrian non riesce mai e poi mai.
Note
negative
Rodriguez:
corre tanto ma senza un vero scopo, generando solo confusione.
Inutile, poi, continuare a cercare l'inserimento da dietro e il tiro
da lontano se poi la mira risulta pessima, come questa e innumerevoli
altre partite dimostrano.
Raul
Garcia: entra per sfruttare il tiro da lontano e gestire il gioco
sulla trequarti e, ancora una volta, è inconsistente. Non tira ma
tiene palla, non corre ma passeggia, non si inserisce ma gira al
largo dalla zona d'attacco. Il giocatore d'inizio anno è sparito,
quello dello scorso anno si è addirittura volatilizzato.
MÁLAGA 0 ATLÉTICO 0 di acosart
Málaga:
Caballero; Gámez, Demichelis (Lugano, m.62), Weligton, Antunes;
Portillo, Toulalan, Piazon, Isco (Sebastián Fernández, m.72);
Joaquín (Iturra, m. 62) y Santa Cruz.
Atlético de Madrid:
Courtois 7;
Juanfran 6,5,
Godín 7,
Miranda 7,
Filipe Luis 7;
Rodríguez 5 (Raúl
García, m.62 5),
Mario Suárez 7,
Koke 7,
Arda 6;
Diego Costa 6,5
(Adrián, m.61
5) y Falcao 6,5.Árbitro: Gil Manzano (Comité Extremeño). Mostró tarjetas amarillas a los malaguistas Weligton (m.34), Toulalan (m.86) y a los atléticos Juanfran (m.16), Mario Suárez (m.37), Diego Costa (m.57) y Koke (m. 81).
Incidencias: Partido correspondiente a la vigésima sexta jornada de la Liga BBVA diputado en el estadio de La Rosaleda ante unos treinta mil espectadores.
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