Arda
Turan, 7,5: anche quest'anno si è mostrato scostante e ha
alternato dettagli di pregio a lunghe pause. Non ricordo prestazioni
di altissimo livello per tutti i novanta minuti, se si escludono
l'andata in Liga con il Barcellona e il ritorno col Chelsea.
Memorabile anche l'assist per Koke nel 2-2 contro il Real, al termine
di un'azione bellissima. Nel mezzo, però, molta indolenza e la
solita pausa tra dicembre e marzo. È
praticamente l'unico giocatore di fantasia della rosa, senza il quale
il gioco ristagna tra un geometrismo non sempre efficace, soprattutto
quando non è supportato da una condizione atletica straripante, e le
soluzioni a palla inattiva. Però non è né un trascinatore, né un
solista: funziona in un complesso che si muove armonicamente, ma
raramente è in grado di accendere la luce nei momenti di difficoltà.
Inoltre, pur applicandosi nella copertura, non sempre è presente e
lucido (a Milano, per dire, in coppia con Insua è stato disastroso).
Gabi,
10: cuore di capitano, è stato eccezionale per tutta la
stagione. Non ricordo partite sbagliate o sbavature: sempre lucido,
presente, efficace. Con tutti i suoi limiti, è riuscito a infilare
una stagione perfetta, rivelandosi la mente dell'organizzazione
difensiva dell'Atletico, con la sua straordinaria abilità nel
guidare i movimenti di copertura di tutta la squadra (che vedremo in
dettaglio in un prossimo post). Quando la squadra non girava, ha
sostenuto, spesso da solo, tutto il peso del centrocampo,
distribuendo il gioco con i suoi lanci lunghi, lui che regista non è
affatto. Ottimo anche nei calci piazzati, che spesso si sono
trasformati in assist decisivi per i compagni e hanno fruttato
moltissimi punti.
Koke,
9: questa è stata la stagione della consacrazione, nella quale
si è rivelato come straordinaria mezzala a tutto campo, abile nel
gioco tra le linee e micidiale negli assist. Simeone ha più volte
detto di vederlo, in futuro, come mediano, ruolo ricoperto in
gioventù, ma di fatto raramente lo abbiamo visto in quella
posizione. Ha avuto un calo tra dicembre e marzo, come molti
compagni, ma ha veramente sempre dato tutto in campo. L'unico vero
difetto, se vogliamo, è anche quello che gli impedirà di essere
titolare in nazionale: sa fare tutto, ma non è specializzato né
fenomenale in nulla, né nella fantasia dei passaggi, nè in
interdizione, né in regia.
Raul
Garcia, 8,5: l'anno scorso l'avevo qualificato come la più
grande delusione della stagione, ma quest'anno ha veramente impresso
il suo sigillo sulla grandissima stagione dei colchoneros,
conquistando finalmente il pubblico del Calderon. Paradossalmente, ma
non troppo, sfruttando proprio la propria limitatezza, emblema
massimo di una squadra che sa esattamente cosa è in grado di fare e
cosa no e gioca in modo da nascondere i propri difetti. Come è noto,
il problema è sempre stato definirne il ruolo: non è un regista,
né un centrocampista continuo nell'inserirsi in avanti; non ama fare
il mediano di rottura, ma non è in grado di giocare da trequartista,
visto che non possiede né visione di gioco né creatività, è
piuttosto lento e non sa saltare l'uomo. Quest'anno però Simeone lo
ha utilizzato come vero e proprio dodicesimo, ruolo a cui pare
destinato per le sue carenze, avanzandolo di qualche metro come
seconda punta-centrocampista d'assalto (non saprei neppure come
definirlo, in realtà). E qui è esploso: inserimenti, tiri da fuori,
una velenosa abilità nello sfruttare i rimpalli, colpi di testa,
grande sacrificio in copertura, persino qualche assist. I suoi gol
sono stati preziosissimi per vincere partite che parevano inchiodate
sullo 0-0 (ne ricordo due: Getafe e Valencia); il suo lavoro
d'appoggio ha scardinato la difesa del Barça in Champions'. Inoltre
non sono mancati gol di pregevolissima fattura (uno fantastico contro
il Porto). Insomma, un vero e proprio apriscatole, sempre pronto e
sempre utile, tranne nel derby di andata di Coppa del Re, quando,
costretto dal Cholo a un ruolo non suo, ha clamorosamente fallito
(come tutti, del resto). Rimane la certezza che non possa essere
titolare fisso, ma un jolly per tutte le occasioni, a patto di essere
messo in condizione di fare le (poche) cose che sa fare.
Tiago,
7,5: rispetto all'anno scorso ha giocato molto di più e ha
spesso brillato per le sue qualità tecniche e tattiche. Si è
confermato non velocissimo, ma molto più mobile della scorsa liga e
decisamente abile nel prendere in mano il gioco dei colchoneros,
giocando tra l'altro da “centromediano metodista”: spesso dietro
Gabi, a supporto della coppia difensiva, ma anche in impostazione,
con numerose puntate in avanti a sostegno dell'attacco, pur
dimostrando ancora una volta di non essere un regista. Insomma una
sorta di mezzala a tutto campo, capace di chiudere e impostare con la
stessa facilità. Non sono comunque state tutte rose e fiori: nella
prima parte della stagione ha giocato con poco nerbo, salendo di tono
solo col nuovo anno solare. La partita monumentale contro il
Barcellona ne ha confermato, paradossalmente, pregi e difetti:
essenziale quando si tratta di elevare il (povero) tasso tecnico del
centrocampo, purchè la sfida non sia al calor bianco e quindi gli
avversari siano poco aggressivi. Due errori micidiali nella finale di
Champions'
Mario
Suarez, 5: ancora una volta, ha iniziato benissimo, con un'ottima
prestazione in Supercoppa, e si è spento progressivamente. Pare
abbonato alle buone prestazioni solo in diretta televisiva: per il
resto, il solito scarso filtro, la solita difficoltà nei passaggi e
nel prendersi una qualunque responsabilità nell'impostare. Nei
fatti, dà sempre la sgradevole impressione di non sapere mai cosa
fare del pallone e di necessitare costantemente una guida. Un errore
gravissimo nel disimpegno ci è costato il 2-2 di Ronaldo nel derby
del Calderon.
Cristian
Rodriguez, 5: la sua stagione è stata assolutamente incolore.
Prima riserva “pura” (stante Raul Garcia come ibrido
titolare-riserva) raramente ha lasciato il proprio sigillo sulla
partita. Non lo ricordo praticamente mai andare via di forza sulla
fascia, movimento che l'anno scorso gli riusciva abbastanza, né
supportare il gioco dei compagni. Ad un certo momento, invece di
moltiplicare i propri sforzi per farsi valere, ha detto chiaro che
voleva andar via. Verrà accontentato e nessuno di noi rimpiangerà
la sua mancanza di senso tattico.
Sosa,
6,5: arrivato in inverno su precisa richiesta del Cholo, non ha
dato quello che ci si aspettava. Alcuni buoni dettagli, soprattutto
su calci piazzati, ma anche una costante sensazione di estraneità
rispetto ai meccanismi di gioco della squadra. In finale col Real è
stato praticamente inutile e non ha svolto il compito che gli era
stato assegnato, tenere la palla lontano dalla nostra area.
Diego
5: la più grossa delusione della stagione. Richiesto per due
anni dal Cholo è finalmente arrivato e non ha apportato praticamente
nulla. I suoi difetti sono noti, ne ho parlato a lungo e non starò a
ripetermi. Quello che osservo che non si sono visti neppure i suoi
pregi e che probabilmente non è arrivato a Madrid con la stessa
voglia che aveva avuto nella prima tappa: d'altra parte molte cose
sono cambiate nel frattempo e la sua colpa (e credo anche del
Cholo...) è stato non averle capite. Di positivo, ricordo solo la
prestazione con la Real Sociedad, il gol straordinario ma casuale
a Barcellona e la partita col Valladolid, quando le praterie
sconfinate lasciategli dai derelitti pucellani lo hanno esaltato.
Alla fretta assurda di metterlo in campo imputo il disastro del
Bernabeu in Coppa del Re, invece.
Guilavogui,
5,5: ha giocato pochissimo prima di ritornare (in prestito) al
Saint Etienne, mostrando alcuni dettagli di pregio ma nel complesso
dando l'impressione di non essere mai veramente in sintonia con i
compagni. Ci ha messo una discreta volontà di proporre gioco, ma è
sempre parso leggermente sfasato rispetto ai compagni: sempre troppo
avanti o troppo indietro nei movimenti e nelle proposte di gioco.
Tecnicamente mi è parso un po' grezzo, anche se con notevoli margini
di miglioramento. Forte fisicamente, è comunque parso in difficoltà
anche sul piano atletico, anche perchè è arrivato alla fine del
mercato estivo e non ha compiuto la preparazione coi compagni. La
vera questione in realtà è se abbia mai voluto integrarsi
nell'Atletico, non solo nel gioco ma anche nello spogliatoio e
nell'ambiente: diverse sue dichiarazioni paiono suggerire una
risposta negativa, con l'aggravante che non sembra entusiasta di
tornare dal prestito per giocare con noi la prossima stagione. E se
ti scoccia giocare nella squadra campione di Spagna e vicecampione
d'Europa, forse è meglio che tu te ne vada.
Oliver
Torres, 6,5: una vera perla, capace di inventare giocate
magnifiche. Tuttavia non è ancora pronto per il gioco del Cholo, che
richiede una forza fisica e mentale che il ragazzino ancora non ha.
Molta sofferenza, quindi, nel rispettare le indicazioni tattiche e il
carico fisico del gioco colchonero. Nel Villareal, in prestito, ha
fatto decisamente meglio. Ha comunque segnato il suo primo gol in
prima squadra contro il Betis.
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