venerdì 31 ottobre 2014

Espanyol, Malmöe, Getafe: avanti piano


Una serie di impegni mi ha impedito di aggiornare il blog con regolarità. Poco male, perchè la pausa forzata mi ha permesso di analizzare con calma le partite della settimana passata secondo una prospettiva differente da quella cronachistica: una visione di medio periodo, da settimanale o da quindicinale, diciamo così.
Il commento più adeguato è stato ancora una volta, manco a dirlo, quello di Simeone, che ha archiviato la settimana come positiva grazie alle tre vittorie e all'assai positivo bilancio tra gol fatti (otto) e subiti (zero). Tuttavia il Cholo sa benissimo che c'è ancora molto da fare, visto che il gioco latita e che le strategie finora applicate per ovviare a queste mancanze si sono rivelate quantomeno deficitarie.
Le tre partite, in questo senso, sono molto più simili di quanto sembrino all'apparenza. Ne esce infatti il ritratto di una squadra che, per quanto si sforzi, fatica a giocare un calcio propositivo e a sbloccare la gara, per lunghi tratti della gara governa la palla con lentezza e non arriva, di conseguenza, alla porta avversaria. Segnare è maledettamente difficile, quest'anno, e anche la fluidità della manovra è quasi inesistente. Con l'Espanyol, in una delle versioni più dimesse che io ricordi, il primo tempo è passato al piccolo trotto, fino al gol su calcio d'angolo; contro il Malmoe, il copione è stato molto simile, anche se “impreziosito” da un numero superiore di occasioni da rete sbagliate.
Per di più, una volta passato in vantaggio, non sempre l'Atletico riesce a difendersi con scioltezza: il secondo tempo col Getafe ha mostrato infatti una squadra in affanno, ammassata sulla propria trequarti nel tentativo confuso di mantenere l'esile vantaggio, tentativo riuscito per un soffio.
La mia impressione è che Simeone avesse in mente un progetto ben preciso, assai diverso da quello incentrato su Costa, ma che, finora, non gli sia riuscito di proporlo per le difficoltà incontrate dai nuovi acquisti, per la condizione precaria di alcune pedine fondamentali e, da ultimo, per la forma mentis ormai assunta dalla squadra. L'Atletico infatti fatica incredibilmente non tanto a tenere la palla, ma a sviluppare con essa un gioco veloce e ficcante, ad arrivare in velocità nell'area avversaria. Mandzukic è lentissimo, Koke e Arda paiono essere usciti da poco dal letargo, sulla fascia sinistra la partenza di Filipe ha lasciato una voragine e dei nuovi non c'è praticamente traccia. Fino all'anno scorso, a garantire la transazione veloce verso l'area avversaria ci pensava Costa, abilissimo a svariare come a sfondare fisicamente le difese avversarie, a coprire (almeno fino a metà del campionato scorso, come ho già scritto) e a scattare in profondità facendo reparto avanzato da solo. Il croato è un ottimo attaccante, come dimostra la media realizzativa tenuta in carriera, ma non crea occasioni dal nulla, come faceva il brasiliano: si limita a sfruttare al massimo le palle vaganti nell'area piccola. Quanto a coprire, meno di zero: troppo lento, troppo poco portato a svariare.
Nell'attesa che le nuove pedine crescano di livello, c'è non il nulla, ma quasi: molti gol su palla inattiva (e chi lo fa notare polemicamente non ha capito nulla, visto che fanno parte del gioco e, se fosse così facile segnarli, li segnerebbero tutti), qualche iniziativa individuale e sporadica. Mi pare, in sintesi, che Simeone non avesse nessun piano B e che lui stesso si sia fatto cogliere alla sprovvista dalle (impreviste?) difficoltà dei nuovi: l'insistenza su alcuni giocatori, l'ingiustificato “ostracismo” verso altri e alcuni errori tattici e di schieramento si spiegano così.
La squadra non è più quella dell'anno scorso e non è ancora quella immaginata dall'argentino, motivo per cui ha acuito i difetti che aveva comunque lo scorso anno, senza guadagnare nuovi pregi. Particolarmente preoccupanti continuano ad essere un difetto storico (la difficoltà a creare gioco e a fare interdizione nella zona centrale) e uno riemerso con la partenza di Filipe e col dualismo Ansaldi-Siqueira (la friabilità difensiva sulle fasce). Due difetti tanto noti al Cholo, che già al suo esordio sulla panchina biancorossa aveva cercato di porvi rimedio col famoso 4-1-4-1 della partita di Malaga.
Non è un caso che i dettagli migliori di queste partite siano emersi quando gli avversari erano in difficoltà: nel secondo tempo con l'Espanyol (se possibile, ancora più arrendevole), nella seconda parte col Malmoe (quando è bastato avere un po' più di velocità e di precisione per dilagare) e in buona parte del primo tempo di Getafe.
Motivi di ottimismo, io credo, ce ne sono.
Anzitutto, c'è la volontà di fare gioco, al di là dei limiti oggettivi del centrocampo e della difficoltà nel vincere una forma mentis ormai consolidata (non quella di non fare gioco ma solo di distruggerlo, come dicono commentatori superficiali, quanto quella di non farlo in forma continuativa ma di adattarsi alle infinite pieghe del match).
Poi, la crescita fisica sempre più evidente. Ne sono emblema Koke e Arda, che hanno cominciato la stagione così così ma che cominciano a regalare un contributo più continuativo alla manovra (più lo spagnolo del turco, da sempre assai irregolare).
C'è poi una discreta solidità difensiva, nonostante i problemi sulle fasce. Non siamo ai livelli dell'anno scorso (quando però la percezione è stata, a mio avviso, un po' falsata dai prodigiosi interventi di Courtois, capace di arrivare dove né Miranda né Godin riuscivano), ma comunque Moyà ha finora proposto discrete prestazioni, senza sbavature, e i due centrali sono al livello dell'anno scorso (solo Scolari e la LFP non lo hanno notato...).
Da ultimo, la classifica, sia nella Liga che nella Champions': con tutti i nostri problemi, siamo lì. Con la speranza che, man mano che il nuovo Atletico prenda forma, anche la situazione migliori.


Concludo questo breve excursus con qualche ulteriore nota sui singoli.
Se devo indicare chi sta tenendo fede alle aspettative, non posso che fare tre nomi: Miranda, Godin e Juanfran (quest'ultimo, di fatto, il vero motore del nostro gioco offensivo, al momento).
Ho apprezzato molto anche la prova di Gimenez, anche se non priva di sbavature: un paio di volte si è fatto infilare in velocità; in generale manca della visione di gioco di Miranda e dei suoi lanci lunghi. La sua presenza ha tolo qualcosa al gioco dalle retrovie dei colchoneros. Miranda è, io credo, insostituibile: non veloce ma sempre ben posizionato, non fisico ma abilissimo nell'anticipo, ottimo nel leggere i tempi del gioco, sia offensivo che difensivo. In questo senso, il suo sostituto “testuale” potrebbe essere Alderweireld, un altro abile nel tessere gioco, mentre Gimenez è più simile a Godin, un difensore fisico che talvolta, per eccesso di energia, rischia di commettere qualche errore.
Saúl sta giocando molto bene e, soprattutto, si sta dimostrando fondamentale in questa fase di avvio stentato: il suo dinamismo e la sua qualità tecnica forniscono una variabile di imprevedibilità a un gioco che, senza di lui, risulterebbe (e risulta) statico e prevedibile. Per motivi ignoti, Simeone non lo fa giocare nel doble pivote ma sembra puntare a farne una mezzala, secondo la stessa logica che lo ha guidato nella maturazione di Koke. Non sono molto d'accordo, anche perchè sono giocatori diversi, ma l'allenatore è lui e sa certamente cose che io ignoro.
Infine, due parole sui giocatori che più sono mancati finora, sia pure per motivi diversi: Griezmann e Cerci. Il francese fatica a modificare il proprio modo di giocare, ma resta anche l'altra scheggia di imprevedibilità finora vista in avanti. Certo il suo faticoso adattamento ha un peso enorme nelle difficoltà in avanti della squadra. Cerci ha mostrato qualcosina del suo repertorio proprio contro il Malmoe: in generale, viene visto con una certa sufficienza, soprattutto in Italia, ma in realtà lo scopo per cui è stato preso è molto chiaro: accompagnare, insieme col francese, il pallone verso Mandzukic, che sfruttarne la stazza per infilarsi in area dalla trequarti. Di tutto questo, però, non si è ancora visto nulla o quasi.


In conclusione, per ora ci siamo, sia pure in parte nonostante alcune scelte discutibili del Cholo. Credo che si vedrà una squadra definita, chiara e integrata a partire da fine dicembre, quando potremo cominciare a valutare gli obiettivi realisticamente alla portata quest'anno.

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