Una serie di
impegni mi ha impedito di aggiornare il blog con regolarità. Poco
male, perchè la pausa forzata mi ha permesso di analizzare con calma
le partite della settimana passata secondo una prospettiva differente
da quella cronachistica: una visione di medio periodo, da settimanale
o da quindicinale, diciamo così.
Il commento più
adeguato è stato ancora una volta, manco a dirlo, quello di Simeone,
che ha archiviato la settimana come positiva grazie alle tre vittorie
e all'assai positivo bilancio tra gol fatti (otto) e subiti (zero).
Tuttavia il Cholo sa benissimo che c'è ancora molto da fare,
visto che il gioco latita e che le strategie finora applicate per
ovviare a queste mancanze si sono rivelate quantomeno deficitarie.
Le tre partite,
in questo senso, sono molto più simili di quanto sembrino
all'apparenza. Ne esce infatti il ritratto di una squadra che, per
quanto si sforzi, fatica a giocare un calcio propositivo
e a sbloccare la gara, per lunghi tratti della gara governa la palla
con lentezza e non arriva, di conseguenza, alla porta
avversaria. Segnare è maledettamente difficile,
quest'anno, e anche la fluidità della manovra è quasi
inesistente. Con l'Espanyol, in una delle versioni più dimesse che
io ricordi, il primo tempo è passato al piccolo trotto, fino al gol
su calcio d'angolo; contro il Malmoe, il copione è stato molto
simile, anche se “impreziosito” da un numero superiore di
occasioni da rete sbagliate.
Per di più,
una volta passato in vantaggio, non sempre l'Atletico riesce a
difendersi con scioltezza: il secondo tempo col Getafe ha mostrato
infatti una squadra in affanno, ammassata sulla propria trequarti nel
tentativo confuso di mantenere l'esile vantaggio, tentativo riuscito
per un soffio.
La mia
impressione è che Simeone avesse in mente un progetto ben preciso,
assai diverso da quello incentrato su Costa, ma che, finora, non gli
sia riuscito di proporlo per le difficoltà incontrate dai
nuovi acquisti, per la condizione precaria di alcune
pedine fondamentali e, da ultimo, per la forma mentis
ormai assunta dalla squadra. L'Atletico infatti fatica
incredibilmente non tanto a tenere la palla, ma a sviluppare con essa
un gioco veloce e ficcante, ad arrivare in velocità nell'area
avversaria. Mandzukic è lentissimo, Koke e Arda paiono essere
usciti da poco dal letargo, sulla fascia sinistra la partenza di
Filipe ha lasciato una voragine e dei nuovi non c'è praticamente
traccia. Fino all'anno scorso, a garantire la transazione veloce
verso l'area avversaria ci pensava Costa, abilissimo a svariare come
a sfondare fisicamente le difese avversarie, a coprire (almeno fino a
metà del campionato scorso, come ho già scritto) e a scattare in
profondità facendo reparto avanzato da solo. Il croato è un ottimo
attaccante, come dimostra la media realizzativa tenuta in carriera,
ma non crea occasioni dal nulla, come faceva il brasiliano: si limita
a sfruttare al massimo le palle vaganti nell'area piccola. Quanto a
coprire, meno di zero: troppo lento, troppo poco portato a svariare.
Nell'attesa che
le nuove pedine crescano di livello, c'è non il nulla, ma quasi:
molti gol su palla inattiva (e chi lo fa notare polemicamente non ha
capito nulla, visto che fanno parte del gioco e, se fosse così
facile segnarli, li segnerebbero tutti), qualche iniziativa
individuale e sporadica. Mi pare, in sintesi, che Simeone non avesse
nessun piano B e che lui stesso si sia fatto cogliere alla
sprovvista dalle (impreviste?) difficoltà dei nuovi: l'insistenza su
alcuni giocatori, l'ingiustificato “ostracismo” verso altri e
alcuni errori tattici e di schieramento si spiegano così.
La squadra non
è più quella dell'anno scorso e non è ancora quella immaginata
dall'argentino, motivo per cui ha acuito i difetti che aveva comunque
lo scorso anno, senza guadagnare nuovi pregi. Particolarmente
preoccupanti continuano ad essere un difetto storico (la difficoltà
a creare gioco e a fare interdizione nella zona centrale) e uno
riemerso con la partenza di Filipe e col dualismo Ansaldi-Siqueira
(la friabilità difensiva sulle fasce). Due difetti tanto noti
al Cholo, che già al suo esordio sulla panchina biancorossa aveva
cercato di porvi rimedio col famoso 4-1-4-1 della partita di Malaga.
Non è un caso
che i dettagli migliori di queste partite siano emersi quando gli
avversari erano in difficoltà: nel secondo tempo con l'Espanyol (se
possibile, ancora più arrendevole), nella seconda parte col Malmoe
(quando è bastato avere un po' più di velocità e di precisione per
dilagare) e in buona parte del primo tempo di Getafe.
Motivi di
ottimismo, io credo, ce ne sono.
Anzitutto, c'è
la volontà di fare gioco, al di là dei limiti oggettivi del
centrocampo e della difficoltà nel vincere una forma mentis
ormai consolidata (non quella di non fare gioco ma solo di
distruggerlo, come dicono commentatori superficiali, quanto quella di
non farlo in forma continuativa ma di adattarsi alle infinite pieghe
del match).
Poi, la
crescita fisica sempre più evidente. Ne sono emblema Koke e
Arda, che hanno cominciato la stagione così così ma che cominciano
a regalare un contributo più continuativo alla manovra (più lo
spagnolo del turco, da sempre assai irregolare).
C'è poi una
discreta solidità difensiva, nonostante i problemi sulle
fasce. Non siamo ai livelli dell'anno scorso (quando però la
percezione è stata, a mio avviso, un po' falsata dai prodigiosi
interventi di Courtois, capace di arrivare dove né Miranda né Godin
riuscivano), ma comunque Moyà ha finora proposto discrete
prestazioni, senza sbavature, e i due centrali sono al livello
dell'anno scorso (solo Scolari e la LFP non lo hanno notato...).
Da ultimo, la
classifica, sia nella Liga che nella Champions': con tutti i
nostri problemi, siamo lì. Con la speranza che, man mano che il
nuovo Atletico prenda forma, anche la situazione migliori.
Concludo questo
breve excursus con qualche ulteriore nota sui singoli.
Se devo
indicare chi sta tenendo fede alle aspettative, non posso che fare
tre nomi: Miranda, Godin e Juanfran
(quest'ultimo, di fatto, il vero motore del nostro gioco offensivo,
al momento).
Ho apprezzato
molto anche la prova di Gimenez, anche se non priva di
sbavature: un paio di volte si è fatto infilare in velocità; in
generale manca della visione di gioco di Miranda e dei suoi lanci
lunghi. La sua presenza ha tolo qualcosa al gioco dalle retrovie dei
colchoneros. Miranda è, io credo, insostituibile: non veloce
ma sempre ben posizionato, non fisico ma abilissimo nell'anticipo,
ottimo nel leggere i tempi del gioco, sia offensivo che difensivo. In
questo senso, il suo sostituto “testuale” potrebbe essere
Alderweireld, un altro abile nel tessere gioco, mentre Gimenez è più
simile a Godin, un difensore fisico che talvolta, per eccesso di
energia, rischia di commettere qualche errore.
Saúl
sta giocando molto bene e, soprattutto, si sta dimostrando
fondamentale in questa fase di avvio stentato: il suo dinamismo e la
sua qualità tecnica forniscono una variabile di imprevedibilità a
un gioco che, senza di lui, risulterebbe (e risulta) statico e
prevedibile. Per motivi ignoti, Simeone non lo fa giocare nel doble
pivote ma sembra puntare a farne una mezzala, secondo la stessa
logica che lo ha guidato nella maturazione di Koke. Non sono molto
d'accordo, anche perchè sono giocatori diversi, ma l'allenatore è
lui e sa certamente cose che io ignoro.
Infine, due
parole sui giocatori che più sono mancati finora, sia pure per
motivi diversi: Griezmann e Cerci. Il francese fatica a
modificare il proprio modo di giocare, ma resta anche l'altra
scheggia di imprevedibilità finora vista in avanti. Certo il suo
faticoso adattamento ha un peso enorme nelle difficoltà in avanti
della squadra. Cerci ha mostrato qualcosina del suo repertorio
proprio contro il Malmoe: in generale, viene visto con una certa
sufficienza, soprattutto in Italia, ma in realtà lo scopo per cui è
stato preso è molto chiaro: accompagnare, insieme col francese, il
pallone verso Mandzukic, che sfruttarne la stazza per infilarsi in
area dalla trequarti. Di tutto questo, però, non si è ancora visto
nulla o quasi.
In conclusione,
per ora ci siamo, sia pure in parte nonostante alcune scelte
discutibili del Cholo. Credo che si vedrà una squadra
definita, chiara e integrata a partire da fine dicembre, quando
potremo cominciare a valutare gli obiettivi realisticamente alla
portata quest'anno.
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