giovedì 2 ottobre 2014

Atletico Madrid - Siviglia 4-0 e Atletico Madrid – Juventus 1-0: i puntini sulle i


Se c'è una colpa che non potrò mai perdonare alla famiglia Gil, è quella di averci ridotto, per lunghi anni, a controfigure di noi stessi. La macchietta di un grande club, un qualunque nobilastro che parla delle glorie di famiglia mentre vende l'argenteria sottobanco.
Anni di ruberie, di calcio vergognoso, di giocatori improbabili e di conseguenti campionati anonimi, quando andava bene, o sul filo della retrocessione se non peggio, quando andava male, hanno fatto sì che, per molti anni, tutti si sentissero in dovere di guardarci dall'alto in basso, di snobbarci, di trattare il nostro pur impolverato blasone con sufficienza e arroganza.
Ancora oggi che, grazie al Cholo Simeone (e a lui solo, taccio di una dirigenza che continua a fare pena e a mettere a rischio la sopravvivenza del club. Leggere qui per credere, ma presto scriverò anch'io un pezzo su questa fogna), abbiamo ripreso il nostro ruolo in Spagna e in Europa, questa patina sopravvive: ogni nostro risultato sembra sempre estemporaneo, ogni conquista non un ulteriore gioiello incastonato nel nostro percorso, ma il frutto del caso e della ruberia.
Noi non abbiamo alcuno scopo, sul campo da calcio, che non sia picchiare i nostri avversari! Anzi, ignoriamo completamente tattica e tecnica! Di più, segniamo solo su palla inattiva (orrore!!!)! Il nostro allenatore è solo un gran motivatore che vince perchè ha fortuna, non perchè di calcio (e psicologia) ne capisce! E via sdottorando, perchè i calci di rigore altrui sono sempre meritati e i nostri no, le ammonizioni dei nostri sacrosante e quelle altrui frutto delle nostre subdole provocazioni. Da dove credete che nasca questo continuo coro a mezzo stampa? Solo dal fatto che diamo fastidio perchè non consegnamo la Liga alle solite due e la Champions' a corazzate dalla dubbia solidità finanziaria?


Non stupisce quindi che, non appena viviamo momenti di appannamento, tutti si sentano autorizzati a proporsi come candidati ben più autorevoli di noi alla Liga o alla Champions', anche squadre che hanno in carniere un solo titolo spagnolo vinto quasi 70 anni fa o club che non vedono non dico una finale, ma neppure un passaggio agli ottavi da più tempo di noi.
Se c'è un aspetto positivo in queste due vittorie, è quindi senza dubbio che abbiano contribuito a rimettere a posto le cose. Il Siviglia, salito al Calderon con la spocchia tipica della squadra andalusa, ha preso quattro reti ma ne avrebbe potute prendere almeno il doppio. Soprattutto, ha rimesso bene in fondo alla valigia illusioni improponibili, quali quella di poter lottare per la Liga e di esserci superiore. La Juventus si è per l'ennesima volta resa conto che l'Europa non è l'Italia e che fuori dai nostri confini si gioca un calcio molto più tonico e organizzato, nel quale niente può essere lasciato al caso e le sbavature difensive si pagano care, diversamente dal campionato italiano. Se poi a Torino vogliono chiamare le cose con un altro nome (gioco duro), facciano pure: la partita è stata brutta e anche cattiva (e chi lo nega), ma ha vinto chi ha tirato in porta almeno una volta e non ha commesso alcun errore difensivo.
Speriamo che la settimana si concluda mettendo in riga anche l'altra squadra che, complici i successi del decennio in cui noi siamo sprofondati nella vergogna, continua a ritenersi la legittima terza forza di Spagna, vale a dire il Valencia.
La Storia dice chiaramente questo: dietro a Real Madrid e Barcellona (rigorosamente in questo ordine), il terzo posto spetta a noi o all'Athletic Bilbao. Punto. Tutto il resto sono elucubrazioni da salotto, sicuramente favorite da un venticinquennio, quello a marca “famiglia Gil”, nel quale campionati anonimi e retrocessioni ci hanno tolto, ad esempio, il terzo posto nella classifica assoluta per punti della Liga (a favore del Valencia, per l'appunto). Numero dei trofei e seguito popolare, però, non lasciano dubbi, così come la logica: molti punti danno lustro se si accompagnano ai trofei, non ad eterni piazzamenti alle spalle dei vincitori.


Quanto alla Champions', la partita di ieri ha fatto giustizia sia della incredibile sconfitta di Atene che della sicumera con cui in Italia si dava per acquisito uno status europeo per la Juventus. Di fatto, il girone ricomincia da capo, dopo aver dimostrato alcune cose: l'Olympiakos non è niente di che, soprattutto lontano da Atene; un Atletico in ricostruzione vale tanto quanto una Juventus già strutturata; il calcio italiano è ben lungi dall'essere competitivo in Europa (visto il penoso Manchester City, il risultato più significativo mi pare la sconfitta di misura dei bianconeri), il Malmoe può risultare impegnativo, anche ostico, ma pericoloso proprio no. Lo paragonerei all'Austria Vienna della scorsa edizione.


Tuttavia, restringendo il campo alle nostre faccende, che è quanto qui più ci interessa, credo che nelle due partite, pur così diverse, si siano potuti riconoscere aspetti positivi e negativi.
Tra gli elementi positivi segnalo senza dubbio le ottime prestazioni di Juanfran, ottimo nella spinta e soprattutto assai preciso in fase di assistenza, e di Saúl, il cui dinamismo credo diventerà imprescindibile. Bene anche Tiago, particolarmente lucido e ispirato nella gestione della manovra a medio raggio: come abbiamo già detto, non è un regista, quindi non eccelle in visione straetegica ma è ottimo negli aspetti tattici della gara, vale a dire, “ripulitura” di palle “sporche” e vaganti a centrocampo, oltre che nella copertura posizionale della difesa e negli inserimenti da dietro. In crescita Koke e Arda, che si segnala per i gol pesanti e lo spirito di sacrificio, tanto più che spesso se ne stava là davanti tutto solo in attesa di essere raggiunto da qualche compagno.
Al contrario, gli elementi negativi si mantengono inalterati: Ansaldi e Siqueira non sono Filipe, non spingono con la stessa costanza, non difendono allo stesso modo. Poi Mandzukic, che lotta e si danna l'anima, ma resta lentissimo ed efficace solo se assistito da una squadra che, al contrario, non ha ancora un gioco offensivo di un qualsivoglia tipo. E qui arriviamo al punto: Simeone ha proposto un 4-5-1 piuttosto inusuale, con Tiago mediano, Koke e Saúl mezzeali e Arda e Raul Garcia ai lati, impegnati a uscire in pressing a turno sui difensori bianconeri. Il navarro, poi, tagliava spesso verso il centro per aggiungersi al centravanti croato in area. Nella sua idea, il centrocampo folto, il pressing alto e l'aggiunta di Raul Garcia come torre avrebbero dovuto, io credo, agevolare il gioco d'attacco, anche considerata la possibilità di prendere alle spalle i terzini bianconeri, secondo uno schema classico contro il 3-5-2. I risultati, in ogni caso, sono stati pessimi: i colchoneros, una volta recuperata palla, non sono mai stati in grado di salire, anche perchè è mancata (merito della Juventus) la dinamicità dei tre centrocampisti centrali e i terzini sono stati molto coperti. L'unica volta in cui Juanfran si è sganciato, è arrivato il gol.
Francamente, non capisco perchè il Cholo insista con Raul Garcia a fianco di Mandzukic nel dichiarato scopo di segnare di testa o, almeno servire su palla alta in arrivo dalle retrovie gli inserimenti dei centrocampisti, quando in rosa ha sia Griezmann che Cerci, due in grado di velocizzare e variare il gioco e di sfruttare veramente gli inserimenti. Altri giocatori veloci non ce ne sono, salvo forse Saúl, per cui lo schema di Simeone pare basato più su sensazioni che su dati di fatto oggettivi. In più Raul Garcia è un ben strano tipo di giocatore, perchè rende in modo inversamente proporzionale ai palloni che tocca: di fatto, oltre al gioco senza palla, fa ben poco, tranne apparire dove nessuno se lo aspetta e segnare. Ieri poi, ridotto all'impotenza, era particolarmente falloso e nervoso.
Il gioco offensivo, insomma, è tutto da costruire su presupposti completamente nuovi rispetto al passato: assistere il centravanti e non lasciargli campo aperto. Anche Falcao, altro tipo di giocatore rispetto a Diego Costa, era comunque molto più mobile, imprevedibile e tecnico del croato. Pressing alto o inserimenti dei centrocampisti, il risultato rimane sempre lo stesso: si segna poco. Non inganni la partita col Siviglia, nella quale siamo stati pesantemente aiutati dalla totale nullità degli avversari, secondo copione di Emery quando incontra una grande squadra.
In più, la necessità di raggiungere l'area avversaria in più uomini genera problemi nella tenuta difensiva, aggravati dalla qualità inferiore di chi occupa la fascia sinistra. A sentire i telecronisti, la nostra solidità offensiva è sempre la stessa, ma chi ha visto molte partite sa che non è vero: c'è meno coesione, meno concentrazione, sia di squadra che individuale, in sostanza meno contundenza. Può darsi che questo dipenda dall'appagamento, dalla stanchezza post-mondiale (??) o da chissà che altro, però io credo che debba essere ricondotto alla necessità di arrivare all'area avversari, per cui talvolta i nostri sono o fuori posizione o poco lucidi.


Nel complesso, stiamo crescendo, ma darei molta più fede alla partita (e al risultato...) contro la Juventus che contro il Siviglia. Vale a dire che la strada è ancora lunghissima e, soprattutto, tutta da costruire. Per il momento Simeone si accontenta di limitare i danni e lucrare il massimo dagli episodi (ecco il senso di Raul Garcia), ma è il primo a sapere che dovrà cambiare marcia e schemi.


A conclusione, un paio di note a margine sulla disgustosa telecronaca di Canale 5. “Fischi di paura del Calderon”? “Atletico squadra più fallosa del continente”? “Bravi a fare fallo senza essere visti”? Ma Piccinini ha mai visto una partita dell'Atletico prima di ieri sera? Giusto per la cronaca, sappia che siamo la dodicesima/tredicesima (ora non ricordo) squadra spagnola per numero di falli, di gran lunga dietro al Real Madrid. Poi, chiaro, la campagna di stampa in atto da tempo e arrivata fino in Italia ha fatto e fa in modo che i nostri calciatori ricevano un cartellino per qualunque mossa, però insomma, un po' di onestà intellettuale!
La partita è stata fisica, dura e nervosa, i colchoneros alcune entrate potevano risparmiarsele, però non mi pare che i giocatori juventini ci siano andati leggeri. Hanno recitato all'italiana, questo sì: ad ogni contrasto cadevano fulminati, in puro stile italico, però mi risulta che il calciatore col naso fratturato costretto a togliersi la maschera per i colpi ricevuti non avesse la maglia bianconera.
Certe affermazioni non si possono proprio ascoltare, tanto offendono l'intelligenza, ma ormai dovremmo esserci abituati: qualcuno ricorda una sola telecronaca di partite in cui giocasse l'Atletico in cui non vi fosse chiara antipatia nei nostri confronti, finale di Europa League 2012 compresa? Ecco, figuratevi quando giochiamo contro squadre italiane...

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