Se c'è una
colpa che non potrò mai perdonare alla famiglia Gil, è quella di
averci ridotto, per lunghi anni, a controfigure di noi stessi. La
macchietta di un grande club, un qualunque nobilastro che parla delle
glorie di famiglia mentre vende l'argenteria sottobanco.
Anni di
ruberie, di calcio vergognoso, di giocatori improbabili e di
conseguenti campionati anonimi, quando andava bene, o sul filo della
retrocessione se non peggio, quando andava male, hanno fatto sì che,
per molti anni, tutti si sentissero in dovere di guardarci dall'alto
in basso, di snobbarci, di trattare il nostro pur impolverato blasone
con sufficienza e arroganza.
Ancora oggi
che, grazie al Cholo Simeone (e a lui solo, taccio di una
dirigenza che continua a fare pena e a mettere a rischio la
sopravvivenza del club. Leggere qui
per credere, ma presto scriverò anch'io un pezzo su questa fogna),
abbiamo ripreso il nostro ruolo in Spagna e in Europa, questa patina
sopravvive: ogni nostro risultato sembra sempre estemporaneo, ogni
conquista non un ulteriore gioiello incastonato nel nostro percorso,
ma il frutto del caso e della ruberia.
Noi non abbiamo
alcuno scopo, sul campo da calcio, che non sia picchiare i nostri
avversari! Anzi, ignoriamo completamente tattica e tecnica! Di più,
segniamo solo su palla inattiva (orrore!!!)! Il nostro allenatore è
solo un gran motivatore che vince perchè ha fortuna, non perchè di
calcio (e psicologia) ne capisce! E via sdottorando, perchè i calci
di rigore altrui sono sempre meritati e i nostri no, le ammonizioni
dei nostri sacrosante e quelle altrui frutto delle nostre subdole
provocazioni. Da dove credete che nasca questo continuo coro a mezzo
stampa? Solo dal fatto che diamo fastidio perchè non consegnamo la
Liga alle solite due e la Champions' a corazzate dalla dubbia
solidità finanziaria?
Non stupisce
quindi che, non appena viviamo momenti di appannamento, tutti si
sentano autorizzati a proporsi come candidati ben più autorevoli di
noi alla Liga o alla Champions', anche squadre che hanno in carniere
un solo titolo spagnolo vinto quasi 70 anni fa o club che non vedono
non dico una finale, ma neppure un passaggio agli ottavi da più
tempo di noi.
Se c'è un
aspetto positivo in queste due vittorie, è quindi senza dubbio che
abbiano contribuito a rimettere a posto le cose. Il Siviglia,
salito al Calderon con la spocchia tipica della squadra andalusa, ha
preso quattro reti ma ne avrebbe potute prendere almeno il doppio.
Soprattutto, ha rimesso bene in fondo alla valigia illusioni
improponibili, quali quella di poter lottare per la Liga e di esserci
superiore. La Juventus si è per l'ennesima volta resa conto che
l'Europa non è l'Italia e che fuori dai nostri confini si gioca un
calcio molto più tonico e organizzato, nel quale niente può essere
lasciato al caso e le sbavature difensive si pagano care,
diversamente dal campionato italiano. Se poi a Torino vogliono
chiamare le cose con un altro nome (gioco duro), facciano pure: la
partita è stata brutta e anche cattiva (e chi lo nega), ma ha vinto
chi ha tirato in porta almeno una volta e non ha commesso alcun
errore difensivo.
Speriamo che la
settimana si concluda mettendo in riga anche l'altra squadra che,
complici i successi del decennio in cui noi siamo sprofondati nella
vergogna, continua a ritenersi la legittima terza forza di Spagna,
vale a dire il Valencia.
La Storia dice
chiaramente questo: dietro a Real Madrid e Barcellona (rigorosamente
in questo ordine), il terzo posto spetta a noi o all'Athletic Bilbao.
Punto. Tutto il resto sono elucubrazioni da salotto, sicuramente
favorite da un venticinquennio, quello a marca “famiglia Gil”,
nel quale campionati anonimi e retrocessioni ci hanno tolto, ad
esempio, il terzo posto nella classifica assoluta per punti della
Liga (a favore del Valencia, per l'appunto). Numero dei trofei e
seguito popolare, però, non lasciano dubbi, così come la logica:
molti punti danno lustro se si accompagnano ai trofei, non ad eterni
piazzamenti alle spalle dei vincitori.
Quanto alla
Champions', la partita di ieri ha fatto giustizia sia della
incredibile sconfitta di Atene che della sicumera con cui in Italia
si dava per acquisito uno status europeo per la Juventus. Di
fatto, il girone ricomincia da capo, dopo aver dimostrato alcune
cose: l'Olympiakos non è niente di che, soprattutto lontano da
Atene; un Atletico in ricostruzione vale tanto quanto una Juventus
già strutturata; il calcio italiano è ben lungi dall'essere
competitivo in Europa (visto il penoso Manchester City, il risultato
più significativo mi pare la sconfitta di misura dei bianconeri), il
Malmoe può risultare impegnativo, anche ostico, ma pericoloso
proprio no. Lo paragonerei all'Austria Vienna della scorsa edizione.
Tuttavia,
restringendo il campo alle nostre faccende, che è quanto qui più ci
interessa, credo che nelle due partite, pur così diverse, si siano
potuti riconoscere aspetti positivi e negativi.
Tra gli
elementi positivi segnalo senza dubbio le ottime prestazioni
di Juanfran, ottimo nella spinta e soprattutto assai preciso
in fase di assistenza, e di Saúl,
il cui dinamismo credo diventerà imprescindibile. Bene anche Tiago,
particolarmente lucido e ispirato nella gestione della manovra a
medio raggio: come abbiamo già detto, non è un regista, quindi non
eccelle in visione straetegica ma è ottimo negli aspetti tattici
della gara, vale a dire, “ripulitura” di palle “sporche” e
vaganti a centrocampo, oltre che nella copertura posizionale della
difesa e negli inserimenti da dietro. In crescita Koke e Arda,
che si segnala per i gol pesanti e lo spirito di sacrificio, tanto
più che spesso se ne stava là davanti tutto solo in attesa di
essere raggiunto da qualche compagno.
Al contrario,
gli elementi negativi si mantengono inalterati: Ansaldi e
Siqueira non sono Filipe, non spingono con la stessa costanza, non
difendono allo stesso modo. Poi Mandzukic, che lotta e si
danna l'anima, ma resta lentissimo ed efficace solo se assistito da
una squadra che, al contrario, non ha ancora un gioco offensivo
di un qualsivoglia tipo. E qui arriviamo al punto: Simeone ha
proposto un 4-5-1 piuttosto inusuale, con Tiago mediano, Koke
e Saúl
mezzeali e Arda e Raul Garcia ai lati, impegnati a uscire in pressing
a turno sui difensori bianconeri. Il navarro, poi, tagliava spesso
verso il centro per aggiungersi al centravanti croato in area. Nella
sua idea, il centrocampo folto, il pressing alto e l'aggiunta di Raul
Garcia come torre avrebbero dovuto, io credo, agevolare il gioco
d'attacco, anche considerata la possibilità di prendere alle spalle
i terzini bianconeri, secondo uno schema classico contro il 3-5-2. I
risultati, in ogni caso, sono stati pessimi: i colchoneros, una volta
recuperata palla, non sono mai stati in grado di salire, anche perchè
è mancata (merito della Juventus) la dinamicità dei tre
centrocampisti centrali e i terzini sono stati molto coperti. L'unica
volta in cui Juanfran si è sganciato, è arrivato il gol.
Francamente,
non capisco perchè il Cholo
insista con Raul Garcia
a fianco di Mandzukic
nel dichiarato scopo di segnare di testa o, almeno servire su palla
alta in arrivo dalle retrovie gli inserimenti dei centrocampisti,
quando in rosa ha sia Griezmann che Cerci, due in grado di
velocizzare e variare il gioco e di sfruttare veramente gli
inserimenti. Altri giocatori veloci non ce ne sono, salvo forse Saúl,
per cui lo schema di Simeone
pare basato più su sensazioni che su dati di fatto oggettivi. In più
Raul Garcia è un ben strano tipo di giocatore, perchè rende in modo
inversamente proporzionale ai palloni che tocca: di fatto, oltre al
gioco senza palla, fa ben poco, tranne apparire dove nessuno se lo
aspetta e segnare. Ieri poi, ridotto all'impotenza, era
particolarmente falloso e nervoso.
Il
gioco offensivo, insomma, è tutto da costruire su presupposti
completamente nuovi rispetto al passato: assistere il centravanti e
non lasciargli campo aperto. Anche Falcao, altro tipo di giocatore
rispetto a Diego Costa, era comunque molto più mobile, imprevedibile
e tecnico del croato. Pressing alto o inserimenti dei centrocampisti,
il risultato rimane sempre lo stesso: si segna poco. Non inganni la
partita col Siviglia, nella quale siamo stati pesantemente aiutati
dalla totale nullità degli avversari, secondo copione di Emery
quando incontra una grande squadra.
In
più, la necessità di raggiungere l'area avversaria in più uomini
genera problemi nella tenuta difensiva,
aggravati dalla qualità inferiore di chi occupa la fascia sinistra.
A sentire i telecronisti, la nostra solidità offensiva è sempre la
stessa, ma chi ha visto molte partite sa che non è vero: c'è meno
coesione, meno concentrazione, sia di squadra che individuale, in
sostanza meno contundenza. Può darsi che questo dipenda
dall'appagamento, dalla stanchezza post-mondiale (??) o da chissà che
altro, però io credo che debba essere ricondotto alla necessità di
arrivare all'area avversari, per cui talvolta i nostri sono o fuori
posizione o poco lucidi.
Nel
complesso, stiamo crescendo, ma darei molta più fede alla partita (e
al risultato...) contro la Juventus che contro il Siviglia. Vale a
dire che la strada è ancora lunghissima e, soprattutto, tutta da
costruire. Per il momento Simeone si accontenta di limitare i danni e
lucrare il massimo dagli episodi (ecco il senso di Raul Garcia), ma è
il primo a sapere che dovrà cambiare marcia e schemi.
A
conclusione, un paio di note a margine sulla disgustosa telecronaca
di Canale 5. “Fischi di paura del Calderon”? “Atletico squadra
più fallosa del continente”? “Bravi a fare fallo senza essere
visti”? Ma Piccinini ha mai visto una partita dell'Atletico prima
di ieri sera? Giusto per la cronaca, sappia che siamo la
dodicesima/tredicesima (ora non ricordo) squadra spagnola per numero
di falli, di gran lunga dietro al Real Madrid. Poi, chiaro, la
campagna di stampa in atto da tempo e arrivata fino in Italia ha
fatto e fa in modo che i nostri calciatori ricevano un cartellino per
qualunque mossa, però insomma, un po' di onestà intellettuale!
La
partita è stata fisica, dura e nervosa, i colchoneros
alcune entrate potevano risparmiarsele, però non mi pare che i
giocatori juventini ci siano andati leggeri. Hanno recitato
all'italiana, questo sì: ad ogni contrasto cadevano fulminati, in
puro stile italico, però mi risulta che il calciatore col naso
fratturato costretto a togliersi la maschera per i colpi ricevuti non
avesse la maglia bianconera.
Certe
affermazioni non si possono proprio ascoltare, tanto offendono
l'intelligenza, ma ormai dovremmo esserci abituati: qualcuno ricorda
una sola telecronaca di partite in cui giocasse l'Atletico in cui non
vi fosse chiara antipatia nei nostri confronti, finale di Europa
League 2012 compresa? Ecco, figuratevi quando giochiamo contro
squadre italiane...
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