Ambiente
perfetto, prestazione (quasi) perfetta, gioco fluido e manovrato. Di
fronte a una partita come questa, il sogno di ogni tifoso che si
rispetti, non c’è poi molto da dire. Quasi quasi, potrei fermarmi
qui.
Importa
poco che l’Olympiakos non sia esistito, forse non sia neppure sceso
in campo, visto che all’andata i greci non erano stati poi granchè
e comunque avevano battuto i colchoneros. Piuttosto, la gara
ha certificato l’ovvio: non solo che gli ateniesi siano una squadra
mediocre, la cui unica forza sembrerebbe risiedere nell’ambiente
che riescono a creare i loro tifosi; ma soprattutto che l’Atletico
è una squadra diversa da un paio di mesi fa, nella mentalità e nel
gioco, nonostante il perdurare di problemi ed equivoci tattici. Tanto
più che, in realtà, non è possibile dimostrare che la causa della
totale eclissi dei greci non sia l’atteggiamento con il quale i
colchoneros sono scesi in campo.
Nel
primo tempo, in particolare, l’Atletico ha dominato, segnando
dapprima su errore gravissimo di Roberto (ottimo portiere, ma con
alcune cadute di concentrazione, già evidenziate al Benfica, che ne
pregiudicano inevitabilmente la valutazione complessiva) e poi su
deviazione di Mandzukic, appostato sul secondo palo. Il gol era
comunque nell’aria sin dal primo minuto e solo alcuni errori di
mira e alcuni interventi di Roberto avevano impedito che il punteggio
assumesse dimensioni più rotonde.
Anche
nel secondo tempo, in ogni caso, i greci avevano combinato ben poco,
non avvicinandosi praticamente mai alla porta di Moyá, prima di
subire il devastante uno-due di Mandzukic, una volta tanto in
versione ariete deluxe. In chiusura, un gol a mio giudizio
regolare di Griezmann veniva annullato per sospetto fuorigioco.
L’aspetto
positivo che mi preme sottolineare è che, per la prima volta, la
squadra è sembrata trovarsi a proprio agio nella sua nuova “pelle”,
difendendosi non in modo passivo ma attivamente, gestendo il pallone
e controllando così gara e avversari.
Ora,
già qualificati, si va a Torino per difendere il primo posto. Al di
là del fatto che la partita non abbia altro valore, non c’è
bisogno di dire che un risultato positivo è imprescindibile, sia per
gli introiti economici, sia per i vantaggi sportivi connessi
all’arrivare primi, sia per le inevitabili ricadute psicologiche
per noi e per i nostri avversari, presenti e futuri.
Note
positive
Juanfran:
sulla fascia è devastante. In particolare la pochezza dei greci lo
rende anche inesauribile. La partenza di Filipe e l’inevitabile
maggiore assunzione di responsabilità che questa ha comportato lo
hanno ulteriormente migliorato.
Arda:
gioca sempre nel suo modo caracollante e discontinuo, ma quando
accende la luce non ce n’è per nessuno. L’assist per il 3-0 è
spettacolare, così come la sua capacità di muoversi per tutte le
zone della trequarti e apparire inaspettato proprio dove è
necessaria la sua qualità tecnica.
Mandzukic:
per la prima volta, gioca una partita all’altezza della sua fama,
non solo sottoporta ma anche in generale come referente per il gioco
d’attacco. Probabilmente questo si deve anche all’atteggiamento
complessivo della squadra, più disposta ad assecondarlo e a
difendersi col pallone.
Note
negative
Gimenez:
un paio di volte si fa sorprendere fuori posizione e si fa infilare
dal proprio avversario diretto. Rimedia col fisico e una certa dose
di fortuna, ma sono cose che non devono capitare, soprattutto se
Madre Natura non ti ha dotato di una velocità supersonica con cui
rimediare alle tue disattenzioni.
Atlético: Moyá
6; Juanfran 8,5, Giménez 6, Godín 6,5,
Ansaldi 7; Arda 8 (Raúl Jiménez, m. 66 5,5),
Tiago 6,5 (Mario Suárez, m. 46 6), Gabi 6,5,
Koke 6; Raúl García 6,5; Mandzukic 8 (Griezmann,
m. 69 6).
No
utilizados: Oblak (p), Cerci, Gámez y Cebolla.
Olympiakos: Roberto; Elabdellaoui, Botía, Abidal, Masuaku; Maniatis (David Fuster, m. 46), Ndinga, Milivojevic, Afellay (Kasami, m. 46); Domínguez (Bouchalakis, m. 72); Mitroglou.
No
utilizados: Megyeri (p), Diamantakos, Avlonitis y Leandro Salino.
Goles: 1-0. M. 9. Raúl García.
2-0.
M. 38. Mandzukic.
3-0.
M. 62. Mandzukic.
4-0.
M. 65. Mandzukic.
Árbitro:
Wolfgang Stark (ALE). Amonestó a Ansaldi, Ndinga, David Fuster y
Raúl Jiménez. Unos 50.000
espectadores en el Vicente Calderón
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