Arda
Turan, 7,5: è arrivato un po' in sordina, penalizzato
dall'origine turca e dalle conseguenti perplessità su adattabilità
al calcio spagnolo, tenuta mentale e continuità. In più, in Turchia
era la Star Assoluta e ci si chiedeva se sarebbe riuscito a calarsi
nel ruolo del Signor Nessuno che ancora deve dimostrare tutto. Da
subito ha però dimostrato di essere un grandissimo calciatore,
abilissimo nel giocare a tutto campo nella zona d'attacco e nel
capitalizzare al massimo ogni pallone, sempre servito splendidamente
ai compagni. A mio giudizio è forse risultato più convincente con
Manzano che con Simeone, che gli ha chiesto maggiori sacrifici in
copertura e così lo ha privato in varie occasioni di un po' di
brillantezza. D'altra parte, ha confermato di soffrire di una certa
discontinuità, ma non è da escludere che abbia pagato con una
flessione a metà stagione il gran lavoro svolto durante la parentesi
Manzano, quando è stato praticamente l'unico a giocare con una buona
continuità.
Altro
grande difetto, la scarsa abitudine al tiro. Eppure, la folgore
scagliata da 25 metri contro il Celtic dimostra che il problema, più
che a livello fisico, sta nella testa, per cui ci aspettiamo notevoli
miglioramenti anche in questo campo.
Mario
Suarez, 5: in una recentissima intervista a MARCA, ha dichiarato
che i numerosi fastidi muscolari gli hanno impedito di essere al
livello della finale di Bucarest, livello al quale vorrebbe sempre
giocare (e in effetti in quella partita è stato splendido).
Purtroppo fatico a credergli. Se infatti il fatto che si sia
dimostrato scarso nell'interdizione, costringendo così Diego ad
abbassarsi molto per garantire un minimo di filtro e abbandonando
spesso e volentieri Gabi al suo destino, potrebbe essere spiegato con
le non perfette condizioni fisiche, questo non spiega la sua evidente
incapacità di leggere i tempi del gioco, per cui spesso si è fatto
trovare fuori posto e ha lasciato scoperta la difesa. Inoltre per
tutta la stagione ha raramente giocato la palla di prima, rallentando
continuamente l'azione e non cercando mai il passaggio verticale. Di
fatto, il re del passaggio facile, corto e orizzontale.
Gabi,
6,5: non è un fenomeno e sicuramente sul mercato si potrebbero
ottenere giocatori molto più abili, ma la sua è stata una stagione
tutto sommato positiva. Buono l'inizio, impreziosito da passaggi
filtranti e repentini cambi di gioco, discreto il resto della
stagione, quando però l'insipienza fisica e tattica di Mario lo ha
costretto a un super-lavoro di contenimento e rottura che ne ha
pregiudicato la fase di impostazione. Consapevole del fatto che
questo giocatore non è un regista, Simeone ha impostato tutto il suo
gioco su una mediana di rottura che facesse ripartire il gioco
“servendo” velocemente le mezzepunte, modulo nel quale Gabi ha
mostrato buoni spunti, soprattutto coi lunghi lanci ad impostare le
ali.
Koke,
7: demenzialmente ignorato da Manzano anche quando non c'era
nessun altro (vedi la partita in casa col Levante), si è rifatto
ampiamente con Simeone, che ha investito su di lui come vice-Diego e
l'ha spesso fatto giocare sulle ali. Va anche detto che nelle
pochissime occasioni fornitegli dal Goyo è sembrato un altro
giocatore, lento, involuto, spaesato. Con il Cholo è stato
protagonista di ottime partite, condite da passaggi filtranti e
aperture illuminanti (come contro Osasuna e Besiktas), dimostrando
tra l'altro una notevole intelligenza tattica, soprattutto nel gioco
tra le linee. Stranamente non è mai stato impiegato nel suo ruolo
abituale davanti alla difesa (dove avrebbe potuto dare un contributo
di geometria e rottura, quello che a parer mio ci voleva accanto a
Gabi), pur non avendo chiaramente il passo del trequartista.
Diego,
7,5: arrivato tra squilli di trombe e rulli di tamburi alla fine
dell'estate, si è dimostrato molto più utile da trequartista puro
che da regista, sia pure avanzato, ruolo per il quale pareva essere
stato comprato. Ha sorpreso la sua volontà di agire in copertura,
mentre in avanti ha mostrato i colpi che ci si aspettava da lui,
inventando in diverse occasioni azioni da rete in situazioni che
ormai sembravano perdute. Non sono mancate però le perplessità
legate al suo gioco ancora immaturo e poco aduso alla coralità: ha
spesso rallentato la manovra, portando palla mentre attraversava
tutta la trequarti avversaria in diagonale e incaponendosi in inutili
vezzi (i calci d'angolo sprecati con la battuta rasoterra verso il
compagno più vicino, ad esempio). Nell'insieme, è anche mancato un
suo più consistente contributo in fase realizzativa.
Tiago,
5,5: ha giocato poco, ma ha quasi sempre mostrato limiti assai
evidenti: lento, poco mobile, in difficoltà contro gli avversari
nella zona nevralgica del campo. Sembra ormai un giocatore sul viale
del tramonto.
Assunçao,
5: ignorato da Simeone, è un altro ormai non più in grado di
giocare ad alti livelli. Ai limiti abituali, ad esempio l'incapacità
di giocare il pallone, ha aggiunto anche una mobilità ormai
limitata, con conseguenze negative anche su quello che sapeva fare
meglio, cioè il contrasto.
Pizzi,
sv: ha giocato poche partite all'inizio, mostrando movimento,
velocità, buona volontà e poco altro. Di fatto, veramente
convincente solo nella partita da subentrato col Levante, nel quale
ha realizzato l'unico gol della sua Liga.
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