Dirò subito
cosa penso: non ho praticamente (quasi) nulla da rinfacciare ai
ragazzi per la partita del Camp Nou.
Simeone ha
preparato alla grande la partita, con Diego Costa a muoversi tra
centrocampo e attacco (da una sua palla rubata a Messi è nato il gol
biancorosso), un centrocampo a maglie strette per togliere ossigeno
ai califfi del Barça e una difesa addossata all'area ma serena e
pugnace.
Linee
strette, grinta e contropiede, questo lo schema di
Simeone. Poteva funzionare, ha funzionato. Per 30 minuti in campo ci
siamo stati solo noi, realtà sancita da un palo, un tiro a fil di
palo e un gol.
Poi, purtroppo,
è emerso il contesto. Quando una squadra ha un budget di
centinaia di milioni superiore ad un'altra, e quella squadra,
che fino ad allora aveva dormito, si risveglia, sono problemi. Loro
hanno Xavi, Iniesta e Busquets, noi Mario e Gabi, per metterla in
termini comprensibili a tutti.
Il ruggito del
Camp Nou, l'orgoglio ferito, la superiorità tecnica et voilà,
il ribaltamento del risultato è cosa fatta. L'unica cosa che mi
sento di rimproverare ai ragazzi è la velocità con cui hanno
incassato il gol del pareggio e la confusione su palla
inattiva (ancora??? Tra Godin, Juanfran, Filipe e Mario non se n'è
salvato uno sul corner) che ha generato il secondo.
Sulla ripresa
c'è ben poco da dire: l'uno-due del Barça, unito all'infortunio di
Filipe (sostituito da... Nessuno, ovvero il Cata Diaz, buon
centrale ma negato per il ruolo di laterale: per la serie senza
soldi, niente panchina lunga e quindi niente vittorie contro le
corazzate...) ha lasciato i colchoneros senza fiato. La partita si è
trascinata stancamente fino alla doppietta di Messi, abilissimo nel
primo gol a sfruttare i doni di Madre Natura e nel secondo i doni
di... Godin, ancora protagonista di un errore marchiano. Come
abbia potuto non solo rispettare l'invito a lasciare la palla a
Miranda, che era in posizione migliore, ma anche di liberare con un
colpo di tacco in piena area, resta un mistero.
Ecco, di lui e
di Arda non sono contento: facile fare i grandi difensori o
gli assist-man dai tocchi di fino contro un Deportivo qualunque.
Bisogna essere in grado di mantenere un buono standard anche contro
avversari decisamente più forti. Invece di Godin si ricordano le
ormai proverbiali incertezze, mentre Arda non ha dato segni di vita
per tutto il match, se non per il suo sacrificio in copertura.
Ora siamo a
meno nove. Inutile giocare con le parole: la Liga è chiusa,
se mai fosse stata aperta. Puntiamo al secondo posto come obiettivo
massimo e al terzo come minimo, a vincere le coppe e a non farci
distanziare a livelli siderali. Però non nascondiamoci dietro a un
dito: essere secondi tra due potenze, due realtà che incassano da
sole quasi quanto tutto il resto della Liga, è già un miracolo del
quale dobbiamo rendere grazie a Simeone.
Naturalmente
nel calcio è possibile tutto, anche in considerazione della nuova
ricaduta di Vilanova (in bocca al lupo, Tito!), ma bisogna anche
essere realistici. Torniamo a vincere già contro il Celta e
dedichiamoci al fruttuoso approccio “partita per partita”. A
maggio si vedrà in che acque staremo navigando.
Barça 4 Atlético Madrid 1 di jordixana
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