mercoledì 12 dicembre 2012

Il tifone Falcao


Adesso diranno che chiunque contro una squadra allo sbando come il Deportivo ce l'avrebbe fatta, che la difesa dei galiziani fa acqua da tutte le parti, che a tutti può capitare la serata fortunata, che però nel derby... Dicono già e diranno ancora, certo. Ma cinque reti sono cinque reti: un evento raro e anche questo vorrà pur dire qualcosa...
E poi quelli che parlano sono sempre gli stessi, quelli che qualche giorno fa criticavano Falcao per il suo derby vissuto da spettatore, che sono arrivati a definirlo "il gattino", chiaro rimando sarcastico al suo soprannome ufficiale, "el tigre", che si sono spinti fino a definirlo "paquete" (persino questo ci è toccato udire...), immemori di tutto quanto aveva fatto fino ad allora.
Falcao ha taciuto e fatto parlare il campo, l'unico modo in cui un cannoniere scrive i suoi messaggi. Cinque reti al Deportivo, 16 gol in 14 giornate di Liga, e tutti a casa.
Ancora una volta ha dimostrato perchè è, senza alcun dubbio, il miglior centravanti del mondo: non solo ha segnato cinque reti, ha sciorinato tutto il suo repertorio. Andate a rivedervi le reti: trasudano potenza, astuzia, abilità tecnica, senso dell'anticipo e della posizione (propria e del pallone), oltre a opportunismo e forza di volontà. Si va dal rigore tirato con freddezza, palla da una parte e portiere dall'altra, alle sgroppate che tagliano in due la difesa e vengono concluse con chirurgici tiri nell'angolino. E ancora l'incornata nell'area piccola a intercettare un rimpallo casuale, o la danza in area in occasione del quinto gol, o il movimento “a sgusciare” sulla rimessa laterale che ha fruttato il suo secondo gol.
Per non parlare dei movimenti finalizzati a favorire gli inserimenti dell'altra punta, Diego Costa, e dei compagni di centrocampo. Insomma, chi sminuisce Falcao dicendo che è solo un attaccante d'area (come se fosse poco...), non sa quello che dice.
Certo che non è un Forlan, un Aguero o anche un Hasselbaink, giocatori a cui eravamo abituati a lanciare la palla perchè si inventassero qualcosa. Grazie a Dio, i tempi del “palla avanti e l'attaccante porti la croce” sono (sembrano?) finiti. Ha bisogno di una squadra che lo supporti e se ha al suo fianco l'Arda o il Koke o il Diego Costa visti l'altra sera tutto viene facile.
Alla fine, quello che è mancato al Bernabeu non è Falcao, ma tutto l'Atletico. Contro il Deportivo il livello di gioco è stato decisamente superiore e non credo che il divario sia da imputare solo al diverso livello dell'avversario. Entrano in gioco una serie di fattori psicologici che ben conosciamo e di cui non voglio parlare ora. 
 
Quel che mi interessa è far osservare che l'altra sera i quattro citati si sono mossi moltissimo, scambiandosi anche di posizione e lanciandosi l'un l'altro, nell'ambito di un 4-4-2 che molto spesso somigliava a un 4-2-2-1-1 con Diego Costa impegnato nel supportare il doble pivote e contemporaneamente nel lanciarsi negli spazi creati da Falcao (cosa che non era riuscito a fare nel derby). Il colombiano non ha infatti solo dettato passaggi in profondità, ma ha spesso agito come pivot per gli inserimenti di Diego Costa e Koke da dietro (e più raramente, anche di Arda).
Questi due sono stati la vera rivelazione della gara: il brasiliano segna poco, ma garantisce una potenza e una disponibilità al sacrificio che in questo momento Adrian non può dare; il giovane canterano gioca nella sua posizione naturale solo nella Under 21 e con Simeone si sta specializzando nel coprire qualunque ruolo di centrocampo, con particolare predilezione per la fascia, per la quale non ha il passo dell'ala ma della mezzala di sicuro, per cui il suo ruolo di atipico in quella zona crea condizioni destabilizzanti per gli avversari.


Infine, una curiosità di quelle che fanno vergognare.
Cinque reti le aveva già segnato un altro grandissimo, con la maglia dei colchoneros: il 7 dicembre 1958, allo stadio Metropolitano, Vavà, centravanti del Brasile campione del mondo e destinato a un nuovo successo di lì a quattro anni, regalò cinque perle in un 7-1 al Saragozza che fece epoca.
Più di vent'anni prima, il 13 marzo 1932, nel torneo di Segunda Division, l'Atletico si impose 10-1 al Betis capolista, con sette reti dell'ormai sconosciuto Losada. Non un campione, ma un onesto mestierante forse baciato dalla Fortuna: è lui a detenere il record di reti in una sola partita ufficiale per i colchoneros.
Che la stampa sportiva non sapesse nulla di tutto ciò e abbia strillato per ore che Falcao era il nuovo record-man dell'Atletico, è già una vergogna, ma ormai non mi stupisco più di nulla, se si parla di giornalisti.
Ma che neppure all'Atletico nessuno sapesse nulla, tanto da aver telefonato a Bernardo de Salazar, famoso storico del calcio spagnolo e dei colchoneros, confessando con tranquillità che non possiedono archivi sulla storia del club... beh...non so neppure come definirlo...
Ci fosse la Littizzetto, forse direbbe che Gil e Cerezo dovrebbero provare, se non pudore, almeno una pragmatica sensazione di aver rotto il c...

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