Passata
la sbornia, visitato idealmente Nettuno (quanto avrei voluto essere
là...), è il tempo di analizzare con calma la partita che ha messo
fine alla maledizione del derby.
I
biancorossi si sono presentati in campo con grinta e determinazione,
senza sentirsi già battuti in partenza, come tante altre volte era
accaduto contro i blancos. L'Atletico attendeva, mentre il Real
cercava di fare la partita: per quanto i biancorossi ci mettessero
impegno e fossero molto ben disposti in campo, appariva evidente lo
scarto tra le due formazioni. In fondo, anche se motivati e con il
coltello tra i denti, i colchoneros sono almeno un gradino sotto agli
avversari: è una dura verità, ma è così; i discorsi sulle diverse
possibilità economiche dei due club non sono, come dicono alcuni,
disfattismo, ma realtà.
Logica
conseguenza di un tale squilibrio di forze, il gol di Cristiano
Ronaldo. Quando una squadra mette in campo una tale batteria di
campioni, può anche permettersi di non avere un gioco o di giocare
male, perché la possibilità che un colpo di classe risolva la
partita è elevato: così, al 14', su calcio d'angolo conseguente a
un erroraccio di Mario a centrocampo, il portoghese segnava di testa,
totalmente indisturbato in area.
A
quel punto, ho avuto il fortissimo desiderio di spegnere tutto e
andarmene, in preda alla convinzione che fosse sempre la solita
storia di sempre. Per un po' non ho più guardato la partita,
limitandomi a sentire la telecronaca tra una imprecazione e l'altra.
Eppure,
pian piano, ho cominciato a percepire che l'Atletico, lungi
dall'arrendersi come era stato finora, stava reagendo, portandosi in
avanti e stringendo gli avversari.
Al
34', magia di Falcao sulla trequarti e splendido passaggio smarcante
per Costa, che fulminava Diego Lopez con un tiro angolato di
sinistro: incredibile! Sugli spalti cominciava la festa, come se
avessimo già vinto, mentre nella mente dei giocatori si faceva largo
la convinzione che, fatto un gol, se ne poteva anche fare un altro o
comunque si poteva giocare la partita fino in fondo. Da casa, ho
avuto netta l'impressione che i giocatori del Real non si
aspettassero affatto di subire il pareggio, ma credessero che,
segnato un gol,la strada fosse ormai in discesa, come in tutti gli
altri derby. In quel momento ho cominciato a sperare e neppure i tre
pali colpiti dai blancos (Ozil al 45'; Benzema e Ronaldo nel secondo
tempo) hanno smosso la mia convinzione.
Il
secondo tempo è iniziato con un Atletico ancora più aggressivo e
compatto, nel quale brillavano Gabi e Koke. Subito dopo il palo di
Benzema, al 60', Juanfran salvava sulla linea e confermava a tutti
che la serata si stava mettendo bene: troppi colpi di fortuna, per la
prima volta dopo anni in cui ogni tiro del Real finiva in porta.
Al
di là del palo di Ronaldo e dell'espulsione di Mourinho, gli ultimi
trenta minuti lasciavano la sensazione di un Atletico in forma, sia
fisica che mentale: la partita si chiudeva con tre corner consecutivi
per i biancorossi, impegnati a cercare la vittoria fino all'ultimo,
sulle ali dell'entusiasmo.
I
tre cambi del Real, all'inizio del primo tempo supplementare, non
spostavano gli equilibri: è vero che Courtois doveva compiere due
interventi prodigiosi su Higuain e ancora Ozil, ma erano due sprazzi
nel nulla tattico in cui si dibattevano i blancos, incapaci di
sviluppare una manovra corale e una iniziativa di squadra. E' vero
che molte volte, a squadre così, bastano invenzioni estemporanee dei
propri fuoriclasse, ma nel frattempo l'Atletico aveva segnato con uno
strepitoso colpo di testa di Miranda su cross di Koke e si difendeva
con tutti i suoi uomini, dando una straordinaria dimostrazione di
compattezza e di spirito di squadra.
Nel
finale succedeva un po' di tutto, con Ronaldo espulso per aver dato
un calcio in faccia a Gabi, Courtois colpito dallo “sportivissimo”
pubblico di casa e lo stesso capitano rojiblanco espulso a pochi
minuti dal termine, ma il Real non aveva più né testa, né cuore,
né senso di squadra: finiva così, con l'Atletico che conquistava la
decima Coppa del Re e il Real che perdeva la sua settima finale di
Coppa su nove disputate al Bernabeu.
Le
pagelle
Courtois,
9: straordinario nei tempi supplementari, quando salva la
partita, dimostrando forza e reattività fuori dal comune.
Juanfran,
8: dopo una Liga non perfetta, una partita in cui dà tutto se
stesso e, soprattutto, salva un gol già fatto sul tiro di Ozil
conseguente al palo di Benzema.
Miranda,
9: fortissimo in difesa, dove non sbaglia un colpo e da dove
rilancia con abilità il gioco, segna un gran gol rubando il tempo al
suo marcatore.
Godin,
7: il gol di Ronaldo è colpa sua, anche se forse subisce un
fallo che lo sbilancia. Non sempre impeccabile, anche se molto
concentrato, sembra ormai dipendere nel suo rendimento da Miranda, il
vero caporeparto e il vero valore aggiunto.
Filipe
Luis, 7,5: forte in difesa, buono ma non travolgente in avanti.
C'è sempre, è in forma, ma non è parso né travolgente né capace
di spostare gli equilibri come in molte altre partite.
Mario
Suarez, 7: inizia con un errore terrificante, la leggerezza da
cui origina il gol del Real. Pian piano si risolleva, gioca anche una
buona partita di tamponamento, ma dimostra tutti i suoi limiti (che
sono sembrati scomparire solo contro il Chelsea). E' nella stessa
posizione di Godin: brilla della luce del compagno di reparto, più
che della propria.
Gabi,
9: eccolo, il compagno di reparto. Tecnicamente e tatticamente
limitato, ci mette tutto se stesso e va al di là della propria
dimensione. La Coppa è un premio a un atletico di cuore, l'unico che
poche settimane fa, al calderon, ci aveva messo tutto se stesso.
Koke,
8: comincia male, forse a causa dell'emozione, poi pian piano si
risolleva e gioca una partita a tutto campo, alternandosi con Arda e
Costa dietro a Falcao. Il cross del 2-1 è giusto premio al suo
impegno e alla sua abilità balistica.
Arda,
8: si sacrifica in copertura e non brilla in ogni istante, ma,
quando la palla arriva a lui, la luce magicamente si accende, mentre
il gioco fluisce con facilità. Di fatto è imprescindibile per
questo Atletico, anche perchè è l'unico dotato di classe superiore.
Falcao,
8,5: non segna, ma corre e si sacrifica a tutto campo come su
abitudine. Il gioco di prestigio con cui sbilancia mezza difesa del
Real e serve Costa è da antologia.
Diego
Costa, 9: non si fa prendere dai nervi, ma rimane concentrato e
non risponde alle provocazioni. Segna un gol stupendo con il piede
debole, svaria su tutto il fronte d'attacco, aiuta a centrocampo,
mette il croce il povero Coentrao. Insomma, è una delle chiavi della
vittoria e il cuore avanzato della manovra e della squadra.
Real
Madrid: Diego López; Essien, Sergio Ramos, Raúl Albiol,
Coentrao (Arbeloa, m.91); Khedira, Xabi Alonso; Modric (Di María,
m.91), Özil, Cristiano Ronaldo; y Benzema (Higuaín, m.91).
Atlético de Madrid:
Courtois; Juanfran, Miranda, Godín, Filipe; Arda Turan (Christian
Rodriguez, m.110), Mario, Gabi, Koke (Raúl García, m.112); Diego
Costa (Adrián, m.106) y Falcao.Goles: 1-0 m.14: Ronaldo. 1-1, m.35: Diego Costa; 1-2, m.99: Miranda.
Árbitro: Clos Gómez (comité aragonés). Expulsó al entrenador del Real Madrid, Jose Mourniho (m.76). Expulsó a Cristiano Ronaldo con roja directa (m.114) y a Gabi por doble amarilla (m.120). Mostró tarjeta amarilla a Arda Turan (m.37), Coentrao (m.54), Khedira (65), Diego Costa (m.69), Ozil (m,71), Sergio Ramos (m.74), Cristiano Ronaldo (m.91), Mario Suárez (m.100), Essien (m.101), Koke (m.105) y Di María (m.116)
Incidencias: final de la Copa del Rey disputada en el estadio Santiago Bernabéu ante unos 85.000 espectadores.
Nessun commento:
Posta un commento