mercoledì 20 novembre 2013

Non c'è rosa senza spine


Già in agosto mi ero espresso in maniera piuttosto chiara sulle strategie di mercato in riva al Manzanares. Ora, dopo alcuni mesi di competizioni (che mi hanno permesso di farmi un'idea di alcune operazioni dell'ultimo minuto), posso completare il pensiero espresso allora.
Un paio di considerazioni preliminari, che sono imprescindibili per comprendere il discorso: la rosa è corta e priva di alcune figure fondamentali (il che spiega, ad esempio, lo scialbo pareggio di Villareal dell'ultima giornata di Liga); inoltre la squadra manca di fantasia e abilità tecnica, carenza cui Simeone ha tentato di ovviare con ritmo e aggressività costanti.
Vediamo ora di analizzare la squadra reparto per reparto.


Difesa
Sono stati confermati tutti e questo è stato un bene. Il blocco difensivo è sempre stato il punto di forza di questo Atletico, per cui questa scelta è stata un chiaro messaggio di continuità verso il gruppo, l'allenatore e la tifoseria. La qualità complessiva del gruppo difensivo non è altissima (di fatto spiccano solo Courtois, Miranda e Filipe Luis), ma l'amalgama e l'abilità raggiunti dalla squadra nel difendersi complessivamente hanno portato i colchoneros ad incassare pochissimi gol. Di conseguenza, scelta migliore non poteva essere fatta.
Aggiungo anche che ho trovato particolarmente positivo il fatto che Demichelis sia stato venduto per Alderweireld. Il club ci ha guadagnato 5 milioni di euro e un giocatore più giovane come il belga, anche se l'operazione che ha portato quest'ultimo a Madrid ha qualcosa di sospetto: possibile che gli inglesi, pur di avere Demichelis, abbiano comprato un giocatore che i colchoneros non potevano permettersi e lo abbiano, di fatto, regalato al club spagnolo? Mi permetto quindi di dubitare che Alderweireld abbia veramente un contratto di quattro anni con i colchoneros; penso anzi che presto scopriremo qual è veramente il legame tra il belga e il Manchester City.
Altra questione aperta che scoppierà la prossima estate è quella del portiere, da anni un vero e proprio vulnus sulle rive del Manzanares. Non voglio ripetere quanto già detto quest'estate, ma urge un breve riassunto: Courtois partirà a fine anno, Joel è stato venduto ma con opzione di riacquisto, Asenjo è in prestito al Villareal, Aranzubia rimarrà solo un anno e Roberto è stato comprato per il prossimo anno e poi subito girato in prestito all'Olympiakos. Nel frattempo, si sente parlare ancora una volta di Moya del Getafe.
Piccola domanda: cosa succede se Joel e/o Asenjo fanno un buon campionato? E se Roberto, come pare, stupisce in Champions'? Si ripeterà la medesima telenovela di quest'estate? E tralascio il problema rappresentato dal dualismo Bono e David Gil nell'Atletico B.
Parlando di questioni puramente tecniche, Juanfran sembrava destinato ad essere scalzato da Manquillo, ma si è ripreso alla grande, anche se manca nella fase difensiva: talvolta si fa cogliere fuori posizione o si fa rubare il tempo dagli avversari, oltre ad essere particolarmente carente nella marcatura. Morale della favola, Manquillo probabilmente se ne andrà in prestito, possibilità vagliata anche per Gimenez, per continuare ad acquisire minuti. Sembrerebbe una scelta obbligata, ma il rischio di trovarsi improvvisamente a corto di uomini fra qualche mese dovrebbe essere attentamente considerato. Insua è insignificante, un vero spreco di denaro: davvero Silvio non era alla sua altezza?
Per finire, due parole su Alderweireld: come anche Guilavogui, è stato finora utilizzato pochissimo, per cui è difficile dare un giudizio approfondito. Tra gli aspetti positivi, va segnalata l'abilità nel costruire gioco; per il resto, non è parso velocissimo e impeccabile in fase difensiva. Al momento, pare piuttosto simile a Miranda: un giocatore più abile nell'anticipare il gioco degli avversari, che nella marcatura vera e propria; vale a dire, in difficoltà senza un centrocampo in piena forma davanti a proteggerlo.


Centrocampo
Il difetto è noto: manca la fantasia, se si esclude Arda. Basta che al turco venga un raffreddore, perchè la luce si spenga senza appello. Certo, ci sono Koke e (soprattutto) Oliver, ma se Simeone ha chiesto insistentemente un unico giocatore, e cioè Diego Ribas, ci deve essere sicuramente un motivo. L'acquisto non si è concluso per mancanza di soldi, ma ora le prospettive per il ruolo sono, come ho già detto, piuttosto nere, tanto che il Cholo ha già chiesto un trequartista nel mercato di gennaio e si riparla incessantemente di un arrivo del brasiliano ad agosto (altra telenovela che ci terrà compagnia tutta estate, io credo).
È chiaro che Oliver Torres avrà sempre più spazio, perchè lo merita, ma è altrettanto evidente che il ragazzo non è pronto, per statura fisica e tattica, per il tipo di gioco del Cholo e per sostenere una stagione, se non da titolare, almeno da riserva di lusso. Koke poi, che si sta rivelando grandissimo, non ha nella fantasia il suo punto di forza, mentre su Raul Garcia, da questo punto di vista, meglio stendere un velo pietoso. Il navarro è un giocatore estremamente professionale, disponibile e attento, ma non è e non sarà mai un trequartista. Anzi, è dubbio anche che possa essere un centrocampista: forse la sua vera collocazione è quella di seconda punta, come agli inizi della carriera, un ruolo che molto si avvicina a quello di guastatore-atipico che il giocatore sente più suo (come la gara contro l'Austria Vienna ha dimostrato).
Quanto a Diego, io non mi straccio certo le vesti. Non voglio fare il discorso semplicistico che leggo spesso (quello secondo il quale l'Atletico ha vinto molto di più senza di lui che con lui, stando al raffronto tra l'anno scorso e il precedente), ma mi limito a ripetere quanto ho più volte scritto: è un giocatore che tiene troppo la palla, rallenta il gioco e sbaglia più passaggi filtranti di quanti effettivamente ne realizzi; a me personalmente non pare avere una grande intelligenza tattica, aspetto che io ritengo fondamentale in un trequartista. Però può darsi che con un gioco decisamente più manovrato, quale quello proposto dal Cholo quest'anno (si veda alla voce “David Villa”, più oltre), avrebbe reso di più. Certamente, in rapporto alla sua carriera, l'ingaggio chiesto dal padre è decisamente spropositato.
La batteria dei centrali è buona quantitativamente, meno dal punto di vista qualitativo: tecnica e fantasia sono rare e poco sfruttate, la geometria è una qualità di Gabi, ma non certo di Mario. D'altra parte, quest'anno più dello scorso mi pare che il loro scopo sia rubare il pallone e consegnarlo sulle ali ai due motori del gioco (Koke e Arda). Mario è uno dei giocatori più sopravvalutati della Liga: le sue prestazioni sono spesso inconsistenti, salvo casi rari (per lo più finali e partite in nazionale, a quanto vedo). In quest'ottica, mi domando cosa abbia in meno di lui Camacho, enfant du pays troppo presto scaricato dal club.
La soluzione migliore sarebbe ovviamente schierare Koke come centrale, ma da questo orecchio Simeone, che ne sfrutta la polivalenza, non ci sente. Mi aspetto molto anche da Guilavogui, colosso di prospettiva che finora ha giocato pochissimo, pagando un notevole scotto al salto dal ridicolo campionato francese (ah, Falcao...) al ben più impegnativo campionato spagnolo: nei pochi spezzoni in cui ha giocato, abbiamo intravisto un tecnica da sgrezzare ma non assente e una discreta volontà di proporre gioco, oltre all'ovvio peso in fase di rottura che gli deriva naturalmente dal fisico da corazziere. Tutto sommato, un doble pivote con lui e Koke, nel giro di un paio d'anni, non mi dispiacerebbe, senza dimenticare che sulla rampa di lancio, per il prossimo biennio, c'è anche Saul Niguez.
Chiudo col Cebolla Rodriguez, utile tappabuchi che sperava di risultare protagonista in questa squadra: corre coi paraocchi, senza un vero senso tattico; è importante per fare numero e per colpire gli avversari quando lanciato in velocità, ma non è molto di più. Francamente, un giocatore mediocre.


Attacco
L'esplosione di Diego Costa, che già l'anno scorso era riuscito progressivamente a mettere in ombra Falcao, ha tolto le castagne dal fuoco a una dirigenza che non è stata capace di sostituire il colombiano con nient'altro che un vecchio guerriero arrivato a costo irrisorio (e dietro promessa di un diritto di prelazione su alcuni gioielli della cantera) dal Barcellona. Del brasiliano abbiamo già detto a iosa, quindi non starò a ripetermi. Il vero problema sarà riuscire a trattenerlo, o meglio, per essere più chiaro, impedire ai vari Gil e Cerezo di venderlo a peso d'oro per appagare il loro egoistico e ripugnante cupio dissolvi.
Villa, comunque, se in forma, è abile nel creare spazi e nel favorire gli inserimenti di compagni di reparto e centrocampisti: la sua capacità di tenere sotto pressione l'intera difesa avversaria si è rivelata un utile grimaldello per l'Atletico, spingendo Simeone a un gioco più manovrato che proprio sull'asturiano fa perno. Certo, rimane la questione della forma fisica: finora il prode David ha alternato settimane di grande lavoro e di buona media realizzativa ad altre di totale abulia e inerzia. Come ho già detto, era forse un acquisto da panchina di lusso, più che per la formazione titolare.
D'altra parte, a sostituire lui e Diego Costa sono chiamati Adrian e Leo Baptistao. Da brividi, tanto per essere chiari. Il primo è all'ultima chiamata sul palcoscenico del Calderon, visto che sembra sempre più simile a quello dell'anno scorso che a quello del primo anno (in Europa League, però, come avevo chiaramente sottolineato...): se non gioca, non ritrova condizione e feeling con la porta, ma quando gioca le sue prestazioni sono spesso totalmente abuliche. Anche lui potrebbe apportare fantasia in avanti, ma non in queste condizioni.
Per Leo Baptistao la situazione è al contempo più semplice e più complessa: manca di raffinatezza tattica e deve crescere ancora, anche se penso che sia un ottimo investimento. Simeone l'ha finora usato con il contagocce, proprio per i suoi limiti, ma, con un minutaggio più elevato, potrebbe dare molto alla squadra. Si sacrifica forse poco in copertura, ma è una freccia se lanciato verso l'area avversaria.
Manca probabilmente un altro attaccante, per completare il reparto. Potrebbe essere Raul Garcia, come già detto, col rischio di sguarnire però il centrocampo. Inoltre il navarro non è una prima punta di peso, la vera lacuna del reparto.
A mio giudizio, si poteva tenere Pizzi: non è la prima punta di cui parlavo, ma certo garantiva la copertura di numerose posizioni in avanti, oltre ad avere dimostrato, l'anno scorso al Deportivo, un buon feeling con la rete (più di Adrian, per dire). Sul portoghese, però, qualcosa non quadra, sia per lo sproposito che è costato, sia per la stravagante operazione col Benfica di cui è stato oggetto (quella che ci ha restituito Roberto): se mai, un giorno, si saprà la verità, capiremo perché sia passato nel nostro cielo come una meteora.


Quindi, una rosa non perfetta, migliore di quella dello scorso anno, ma comunque carente, in figure, fantasia e tecnica, per una squadra che deve affrontare un percorso complesso come quello di quest'anno. Non solo la coperta è troppo corta (e ogni infortunio può quindi avere conseguenze pesanti), ma è anche di qualità troppo discontinua: far ruotare gli uomini comporta inevitabilmente un crollo della manovra; insistere sugli stessi provoca la loro usura, oltre a bloccare la crescita di quelli che potrebbero, con maggiore esperienza e minutaggio, tornare utili, ma che ora, per i motivi detti sopra, incrinano il solido gioco di squadra. Insomma, Simeone rischia il cul de sac: dalla risposta che saprà dare a quello che pare un rebus insolubile dipenderà l'esito di quella che al momento si presenta come una stagione esaltante

2 commenti:

  1. La tua analisi è come al solito straordinariamente approfondita e competente, tuttavia... non ti sembra di eccedere nel sottolineare le ombre? Perché a leggerti sembra che si stia quasi parlando di una squadra di metà classifica, se non addirittura da lotta per la salvezza, non di quella che finora ha vinto 16 partite su 20 (perdendone solo una).

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    1. Ciao. Anzitutto grazie per i complimenti, che sono sempre molto graditi e mi danno l'idea della direzione da tenere nel lavoro che svolgo su queste pagine.
      Per quanto riguarda le tue osservazioni, devo dire che non hai affatto torto e che sono già state formulate da amici e conoscenti vari.
      Posso solo portare, a mia discolpa, due attenuanti, una di carattere eminentemente personale e una più oggettiva.
      La prima: da ragazzo ho visto molte e molte volte giocare il Milan degli olandesi, quindi il mio imprinting è quello. Quando ti sei affacciato al calcio con gente come Maldini, Gullit e Van Basten, molto di quello che vedi ti sembra sempre perfettibile, quando non inadeguato, c'è poco da fare.
      La seconda: tutti sappiamo che razza di dirigenza ci sia alla guida della società. Tutti sappiamo che questi giocatori, che ora lottano per la Liga e sono la grande impressione della stagione europea, solo due anni fa erano, con Manzano, un disastro totale. Tutti sappiamo che il vero artefice di questa squadra è Simeone, uno che è riuscito a far rendere i giocatori al 101% sempre e comunque o quasi. Voglio dire, questi risultati non sono frutto di una programmazione sportiva, di una società in grado di costruire con pazienza un mosaico vincente: sono giocatori talvolta miracolati dal contesto creato da Simeone, talaltra miracolosamente salvati dalla vendita dall'argentino stesso (Diego Costa e Raul Garcia, tanto per non fare nomi), o ancora sempre a rischio partenza se si presentassero offerte consistenti. Insomma, non stiamo parlando di una squadra con risultati da metà classifica, ma forse stiamo parlando di un gruppo che, senza la guida del Cholo, sarebbe proprio là, a galleggiare nella mediocrità. Se Simeone farà anche da direttore sportivo, allora tutto questo si consoliderà nel tempo; ma cosa facciamo il giorno in cui il Cholo se ne va? Perchè allora saremo in balia di Gil Marin, Cerezo e Caminero...
      Mi godo il momento, ma, siccome non ho paura a confessare che l'Atletico per me non è solo un club di calcio, ma è anche una parte importante della mia vita, guardo al futuro e mi domando: ciò che oggi, più per un caso fortuito che per pianificazione tecnica (Simeone, lo ricordo, fu preso quasi come parafulmine perchè era una vecchia gloria), rifulge, lo farà anche domani? E rifulge per suoi meriti reali e intrinseci, o per un insieme di accidenti difficilmente ripetibili?

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