Betis. Granada.
Athletic. Austria Vienna.
In soli dieci
giorni, l'Atletico cala un poker d'assi fenomenale e si consolida
come grande rivelazione della stagione europea. Non è da tutti
qualificarsi con due giornate di anticipo agli ottavi di Champions'
e, per di più, da primi della classe. Non è da tutti neppure
mantenere il ritmo del Barcellona in campionato. A ben guardare, le
squadre che fino ad ora hanno ottenuto risultati pari o superiori si
contano, in Europa, sulle dita di una mano. Tra queste, nessuna ha un
organico povero come quello dei colchoneros.
Confesso di non
aver potuto vedere tutte le partite: problemi vari mi hanno costretto
a coglierne spizzichi e bocconi, integrando le mancanze con
registrazioni e sintesi varie. Di fatto, ho visto integralmente solo
quella con l'Austria Vienna, quindi mi limiterò a considerazioni
varie e, per ovvi motivi, piuttosto generali.
Prima di tutto,
e siamo ancora nel campo dell'ovvio, non sono state partite di pari
livello: alcune sono state delle passeggiate, altre, soprattutto
quella col Granada, hanno comportato rischi non indifferenti. Ancora
una volta l'Atletico ha sofferto di alti e bassi, difetto a
cui dovremo abituarci perché tipico di chi gioca ogni tre giorni e
non può fisiologicamente essere sempre al massimo. Di fatto, quella
con gli uomini di Alcaraz è stata la partita che più ha ricordato
quella contro l'Espanyol: poca concentrazione, poca costanza, ma,
diversamente da Barcellona, un po' di fortuna e, soprattutto, un
avversario dalle qualità offensive che definire ridicole è
generoso. Di fronte a partite come questa, non so mai se arrabbiarmi
o ringraziare la buona sorte. Nel dubbio, mi limito a pensare che, se
avessimo messo un po' più di voglia contro l'Espanyol, saremmo in
testa alla Liga.
Poi, va
ricordato che abbiamo giocato tutte e quattro le partite senza
Arda Turan, che è unanimemente considerato il nostro calciatore
più talentuoso e dotato di fantasia. La perdita è stata ben
metabolizzata, anche se mi resta il dubbio che ciò sia avvenuto
principalmente perché gli avversari non hanno offerto grande
resistenza (Granada escluso, ovviamente). In ogni caso, il filotto di
risultati positivi non giustifica la dirigenza per la mancanza di un
altro giocatore di fantasia in rosa, poiché è chiaro che l'assenza
del turco non può essere sopportata a lungo.
Ma soprattutto
questi dieci giorni finiscono scolpiti nella memoria perché hanno
dimostrato una volta di più la straordinaria bravura di
Simeone nella gestione degli uomini: fa debuttare
Oliver dall'inizio e quello segna il suo primo gol in
carriera, sciorinando anche una prestazione di ottimo livello;
ripropone un Villa che molti di noi davano per finito e questo
segna una valanga di reti; propone Raul Garcia come seconda
punta e il navarro appare finalmente incisivo; estrae dal mazzo Tiago
e il portoghese ci regala quella che, al momento, pare la sua
migliore stagione in biancorosso.
Lungi dal
dipendere dalla fortuna, le scelte del Cholo sono frutto di una
duplice abilità, tipica solo degli allenatori di altissimo livello:
da una parte la grandissima lucidità nell'osservare i propri
uomini giorno dopo giorno, senza farsi influenzare dall'effetto alone
(un tipico meccanismo psicologico per il quale si tende a rivestire
gli altri di valenze che esistono solo nella nostra mente);
dall'altra una totale dedizione al bene della squadra, che si
traduce nella totale mancanza di scrupoli nell'accantonare, sia pure
momentaneamente, tutti coloro che non risultano al massimo della
forma e della concentrazione. È
accaduto con Villa, con Adrian, con Godin e con molti altri.
Aggiungiamo
a queste abilità anche una grande capacità didattica e
motivazionale, non scevra di una forte carica utilitaristica (il
passaggio senza remore né dubbi dal 4-4-2 al 4-2-3-1, e viceversa,
ogni volta che l'organizzazione degli avversari lo richiede), e il
gioco è fatto.
Anche
gli uomini sono messi in condizione di rendere al massimo. Oliver,
che ancora non ha la forza fisica e la malizia tattica sufficienti a
garantire copertura nella propria zona di azione, viene messo in
campo contro un Betis derelitto, incapace di pressare e di mettere in
difficoltà la circolazione di palla avversaria. Villa
è tolto dalla naftalina giusto nel momento in cui Diego
Costa evidenzia una
sia pur piccola flessione, anche se abilmente mascherata dai gol che
continuano ad arrivare con buona puntualità (ma fate il conto di
quante azioni spreca prima di segnare e considerate le percentuali
realizzative di inizio anno...); l'asturiano, tirato a lucido, è
tornato a svolgere egregiamente le funzioni cui si dedicava nelle
prime partite della stagione e a questo straordinario lavoro tattico
ha aggiunto anche una buona media realizzativa. Raul
Garcia ha inanellato
diverse buone prestazioni e, proprio nel momento in cui si vede
superare dal redivivo Villa dietro a Diego Costa (motivo, in altre
squadre, di malumori e polemiche, sia pure sotterranee), ottiene il
massimo della fiducia del Cholo, che per lui trova sempre posto e che
lo impiega titolare contro l'Austria, mandando un chiaro segnale di
fiducia e “titolarità effettivamente condivisa” che molti
allenatori non saprebbero proprio inviare. Tiago
offre un rendimento eccezionale come centromediano vecchio stampo,
svariando dall'area alla trequarti, dettando i tempi, chiudendo gli
spazi e le linee di passaggio, rivelandosi insomma giocatore a tutto
campo.
A
tutti quelli che sembrano baciati dalla Sorte aggiungiamo quelli che
offrono sempre un grandissimo rendimento e la ricetta di questo
incredibile Atletico è servita. Tra tutti, mi pare giusto concludere
queste poche righe con la menzione di Juanfran,
che dall'inizio della stagione è in crescendo e ormai si esprime sui
livelli di due anni fa, spingendo come e più di Filipe Luis sulla
destra: le chiusure non sono sempre impeccabili, ma, contro avversari
spaventati come molti di questi dieci giorni, non c'è neppure
occasione di mettere in mostra le proprie smagliature.
Con
animo sereno, ce ne andiamo a Villareal.
Io la partita di villareal la vedo durissima anzi darei gli avversari come favoriti... te che dici?
RispondiEliminaMa come mai non scrivi piu con frequenza?
RispondiEliminaPerchè è un periodo in cui non riesco ad avere molto tempo libero e diventa difficile scrivere articoli spezzettati dieci minuti al giorno. Sto faticosamente completando un'analisi della rosa e una delle novità tattiche dell'anno. Direi che almeno la prima dovrebbe arrivare prima di sabato.
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