Qualche
giorno fa Simeone, in un'intervista, ha detto che le difficoltà
dell'Atletico nascono dal tentativo di proporre un gioco collettivo
nel quale, diversamente dal passato, trovino protagonismo molti più
giocatori. Non più il lancio lungo per Costa, ma una manovra
finalizzata al gol attraverso il controllo della palla. Un gioco
difficile da attuare già in condizioni normali, figurarsi con
giocatori adusi ad una mentalità completamente differente (anche se,
lo ripeto, questa è una visione semplicistica della faccenda: come
se l'Atletico, negli anni scorsi, non avesse mai giocato, in molti
momenti di molte partite, un calcio discretamente propositivo. Un po'
mi spiace che Simeone per primo,anche se solo pubblicamente, sposi
questa visione parziale del suo lavoro).
Piuttosto,
un compito ancora più difficile se si hanno a disposizione giocatori
appena sufficienti da un punto di vista tecnico. Perchè questa è la
lezione più importante da trarre dalla trasferta svedese: la strada
è ancora lunga; soprattutto, partite così ne vedremo ancora molte e
a lungo.
Partite
in cui, pur tentando di fare gioco, in realtà non riusciamo a creare
nessuna trama efficace: Mario e Gabi, per motivi e limiti diversi,
non sono precisi nel rilanciare l'azione; Arda, irregolare come
sempre, sparisce dal gioco e lascia al solo Koke l'incombenza di
mettere ordine e raziocinio nella manovra, mentre Mandzukic e Raul
Garcia pencolano senza arte né parte là davanti. Fortuna che gli
svedesi non siano granchè, tutti corsa e impegno e poco altro, e non
abbiano per nulla fortuna. Così, più per caso che per merito,
l'Atletico si ritrova in vantaggio al 30' grazie alla prima azione
ben costruita della gara (Gabi apre su Juanfran, solito ottimo cross
da fondo campo e straordinaria deviazione volante di Koke sotto
misura).
A
questo punto, tutti ci saremmo aspettati la solita partita basata su
controllo degli avversari e contropiede, d'altra parte la formazione
iniziale sembrava proprio pensata per quello. E invece no.
Improvvisamente, come già molte altre volte nel corso degli ultimi
anni, i colchoneros si ritiravano eccessivamente e lasciavano
campo agli svedesi, che passavano l'ultimo quarto d'ora ad assediare
l'area biancorossa.
Il
secondo tempo iniziava ancora peggio e solo un miracolo di Godin
impediva agli svedesi di pareggiare. Un altro miracolo (questo
veramente ENORME) impediva a Rosenberg di segnare sugli sviluppi di
una punizione: a portiere battuto, il pallone si stampava sul palo.
A
un passo dal naufragio, l'Atletico riusciva a superare la tempesta:
non grazie a Siqueira, autore di un paio di errori da brivido, ma
alla fatica degli svedesi, che a un certo punto, progressivamente, si
spegnevano.
Così,
poco dopo, su ennesimo cross di Juanfran, Raul Garcia, appostato
all'altezza del dischetto, segnava uno dei suoi tipici gol: tiro
incrociato sul palo più lontano su palla ribattuta da un avversario.
A
quel punto, fine delle trasmissioni, primo posto nel girone e un gran
sospiro di sollievo: da una possibile sconfitta si era passati a una
chiara vittoria su un campo ostico, dove da otto gare di Champions'
non segnava nessuno e sul quale i locali erano imbattuti da un bel
po'.
Altro
record frantumato, primo posto nel girone, altra partita senza subire
reti. Da un lato, questi risultati importanti. Dall'altro, il modo in
cui sono stati ottenuti, molto fortunoso e in un certo senso casuale,
con un centrocampo statico e un attacco di legno che certo non aiuta
la seconda linea né nel lavoro difensivo, né in quello offensivo.
Meglio
guardare il bicchiere mezzo pieno o quello mezzo vuoto? Io voglio
essere ottimista, ancora una volta, ma sono sicuro che molte altre
volte, nei prossimi mesi, dovrò sforzarmi di guardare il bicchiere
mezzo pieno...
Note
positive
Godin:
una prestazione impressionante, senza sbavature e ripiena di un
tempismo e di una forza fisica eccezionali. Dedicata alla LFP (loro
sì che si intendono di calcio...).
Koke:
ancora una volta prende in mano la squadra e la porta alla vittoria.
Juanfran:
due cross, due gol. Il nostro giocatore d'attacco più prezioso. E
pazienza se in difesa commette sbavature più o meno gravi.
Note
negative
Siqueira:
la fascia sinistra continua a essere un problema serio. Friabile in
difesa, timido in attacco, il brasiliano non solo fa rimpiangere
Filipe Luis, ma non sembra neppure lontano parente del giocatore
arrembante di Granada.
Simeone:
ancora non si capisce a che gioco voglia giocare, né in che modo
voglia risolvere alcuni dei problemi che la squadra si trascina da
inizio stagione. Butto lì un paio di questioni: perchè Griezmann
non gioca con maggiore continuità? E perchè un centrocampo statico
e privo di geometria come quello di questa gara viene preferito a uno
nel quale Saúl apporti
dinamismo e varietà di gioco?
Malmoe:
Olsen, Tinnerholm, Johansson (Kroon, m. 63), Helander, Ricardinho;
Eriksson, Adu, Halsti, Forsberg (Thern, m. 86); Rosenberg, Kiese.
No
utilizados: Azinovic, Konate, Concha, Rakip, Mehmeti.
No utilizados: Oblak, Giménez, Gámez, Tiago, Cerci.
Goles: 0-1. M. 30. Koke remata de tacón un centro de Juanfran. 0-2. M. 78. Raúl García supera a Olsen desde dentro del área.
Árbitro: Mark Clattenburg. Amonestó a Gabi, Miranda, Godín, Juanfran, Halsti, Eriksson, Kroon.
Estadio de Malmoe. Unos 26.000 espectadores.
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