Tre giorni dopo Roma, Simeone schiera a Gijon la stessa formazione che ha schiantato la Lazio, ma il risultato è molto diverso e l'Atletico ottiene il suo terzo pareggio consecutivo in Liga, gli ultimi due dei quali contro squadre dei bassifondi a cui, all'andata, aveva rifilato un totale di 8 reti.
D'altra parte, una semplice occhiata alla panchina avrebbe fatto capire a qualunque osservatore, anche il più distratto, che il Cholo sta raschiando non il fondo del barile, ma il fondo del fondo.
Ecco perché l'Atletico sceso in campo a Gijon non è sembrato la stessa squadra brillante di Roma, anche se il trio Koke - Diego - Adrian ha giocato complessivamente meglio (molto efficaci i continui cambi di posizione tra i tre). E' stato, per buona parte della partita, un Atletico guardingo, impegnato a gestire con mestiere le sfuriate degli asturianie a centellinare le proprie forze.
Il gioco sarebbe anche riuscito meravigliosamente, se sulla strada dei biancorossi non si fossero materializzati tre deprecabili fatti:
1. gli asturiani sono parsi trasformati dal buon vecchio Clemente, che, concreto ma non per questo difensivista a oltranza (come dipinto da una certa stupida critica), ha impostato una gara di lotta e di attacco, visto che i punti servono presto e tanti.
2. un vizio atavico dei colchoneros è sempre stata la beneficenza: qualunque squadra o giocatore in difficoltà incontriamo sulla nostra strada, sentiamo sempre il dovere morale di rivitalizzarli concedendo loro almeno un punto o anche tre e almeno una rete o anche di più (ricordate Toquero l'anno scorso?).
3. Falcao, Diego, Adrian, Godin e Salvio hanno sbagliato gol già fatti, trasformando anche il portiere dello Sporting in un fenomeno. D'altra parte, finché i nostri penseranno che "tiro in porta", "tiro addosso al portiere" e "molle tocco in area" siano sinonimi, non andremo lontano.
Nell'insieme l'Atletico ha sofferto molto il gioco aggressivo dello Sporting, soprattutto le incursioni da destra di Colunga e Andres Castro e i calci piazzati dalla trequarti. Non a caso è stato proprio su un cross dai 25 metri che Eguren, grazie ad un rimpallo fortunato e (forse) al controllo con il braccio, ha potuto sgusciare tra Miranda e Godin e fulminare Courtois.
Così si vanificava la splendida azione Juanfran - Adrian che, grazie allo scatto felino di quest'ultimo, aveva causato l'autorete di un terrorizzato Canella e aveva porto su un piatto d'argento ai Colchoneros una vittoria esterna solo da conservare con malizia e mestiere.
Ma l'Atletico ha sofferto sempre di più l'azzardo proposto da Clemente, anche a causa dell'infortunio di Diego: l'ingresso di Salvio per Koke al 66' aveva fornito ai colchoneros un autentico tridente che per qualche minuto (fino all'uscita del brasiliano, appunto) era parso bloccare lo Sporting a ridosso della propria area.
Poi, solo un gioco stucchevole e sprecone, basato su lunghi lanci in avanti dalle retrovie e su lunghe cavalcate palla al piede di alcuni biancorossi. Nessuna azione manovrata (salvo rari casi, i più pericolosi), nessun vero passaggio a Falcao (che ha sprecato ignobilmente i pochi assist ricevuti) ma solo velleitari tiri da fuori: segno inequivocabile di una squadra stanca, forse più nella testa che nei piedi, stando al forcing finale, ma comunque stanca.
E così la serata ci consegna un Atletico orgoglioso e mai domo ma in frenata, che per di più non avrà a disposizione Diego per la cruciale sfida col Barcellona, anch'essa pochi giorni dopo il ritorno di Europa League con la Lazio (da non sottovalutare).
Note positive
Simeone: 13 punti in 7 partite con gli stessi uomini di Manzano (che fece un penoso 19 in 16). Nelle ultime tre ha frenato (erano 10 su quattro), ma non si può certo chiedergli un miracolo maggiore di quanto stia già facendo. La panchina è corta e priva di qualità, alcuni titolari sono scarsi (ed è già esser buoni). Con questa media-punti, se fosse arrivato in estate, saremmo terzi con 42,7 punti: perfettamente in grado, quindi, di dosare le forze e centrare il traguardo Champions. Ringraziamo ora e sempre, per questa situazione in cui non si può sbagliare nulla, la società, abile come suo solito nella programmazione estiva.
Classifica: sesti a 32 punti, in zona Europa League, a un solo punto dalla Champions. La missione è quasi compiuta, a vedere il bicchiere mezzo pieno…
Note negative
Classifica: …oppure no, a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Domenica col Barça è da mettere in conto una sconfitta che ci ricaccerebbe indietro, motivo per cui contro Sporting e Racing bisognava fare bottino pieno. Per un Levante e un Espanyol in brusca frenata ci sono un Athletic di spessore, un Malaga che è sempre lì e un Siviglia mai troppo lontano, per non parlare di chi di volta in volta si affaccia in zona, brutta conseguenza di un campionato livellato verso il basso. Morale: ogni punto lasciato per strada, in questa situazione, è un peccato mortale che rischiamo di pagare carissimo.
Personalmente, credo che i margini di errore siano così stretti che difficilmente ce la faremo, però continuo a sperare.
Sporting: Juan Pablo, Pedro Orfila, Botía, Gregory, Canella, Eguren, André Castro (Rivera, m.65), Carmelo (Óscar Trejo, m.63), De las Cuevas, Adrián Colunga y Barral (Bilic, m.78)
Atlético de Madrid: Courtois 6, Juanfran 6,5, Godín 6,5, Miranda 6, Filipe Luis 6, Adrián López 6,5 (Perea, m.81 sv), Gabi 6, Mario Suárez 6, Koke 6,5 (Salvio, m.54 5), Diego 6,5 (Pizzi, m.61 5) y Falcao 4.
Goles: 0-1, m-20: Canella en propia puerta ; 1-1, m.37: Eguren.
Árbitro: Fernández Borbalán. Mostró tarjeta amarilla a Eguren (m 16), Gabi (m.29), Barral (m.40), Adrián Colunga (m.58), André Castro (m.62), Bilic (m.86), Mario (m.88)
Incidencias: En los prolegómenos el presidente de la asociación Proyecto Hombre, Luis Manuel Flórez realizó el saque de honor. Los jugadores del Sporting saltaron al campo luciendo camisetas que conmemoraban el 25 aniversario de esta asociación
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