Al termine
dell'ennesima partita double-face, tipica espressione colchonera,
approdiamo meritatamente alla seconda finale di Europa League in tre
anni, proprio contro la squadra che ci ha dato i natali 109 anni fa,
l'Athletic Bilbao, per una finale tutta spagnola che si annuncia
vibrante.
Ma la strada
non è stata così facile come l'undicesima vittoria consecutiva
potrebbe far credere. Il primo tempo è stato una vera e propria
sofferenza, con l'Atletico che, dopo un inizio discreto, basato su
una difesa ordinata ma purtroppo su un ritmo tutt'altro che veloce,
si era fatto progressivamente schiacciare dagli attacchi avvolgenti
del Valencia, abile nel cambiare velocemente il fronte e nel trovare
la difesa colchonera scoperta.
Aggiungiamoci
anche qualche errore al limite dell'area e una evidente difficoltà a
distendersi e a uscire dalla propria trequarti attraverso il gioco ed
ecco spiegati i venti minuti di terrore vissuti tra il 20' e il 40'.
Canales sulla
destra ridicolizzava in più di un'occasione Juanfran, volenteroso ma
notevolmente più lento del giovane ex-Santander; i valenciani
allargavano continuamente il gioco, cercando il cross e forzando
continuamente gli uno contro uno alla ricerca di rimesse e calci
d'angolo e delle conseguenti giocate a palla ferma sulle quali i
colchoneros sono sempre in difficoltà; là davanti i quattro
d'attacco non tenevano palla in nessun caso: il doble pivote
evaporava di fronte al ritmo elevato dei padroni di casa.
Non sorprende
quindi che il Valencia bucasse la difesa atletica ogni volta che
accelerava, scatenando il panico. Per fortuna San Courtois ci metteva
diverse pezze con alcuni interventi miracolosi, ma la sensazione era
che il gol del 1-0, quello che avrebbe incendiato il Mestalla e fatto
crollare i rojiblancos, fosse vicinissimo.
E poi... poi,
come per magia, là davanti entravano in partita, Arda pilotava un
contropiede sventato solo all'ultimo da Diego Alves; l'Atletico
stringeva finalmente le linee, Diego retrocedeva a dare man forte al
centro, Juanfran non veniva più lasciato solo, Filipe presidiava la
propria fascia con più piglio.
E la partita,
al 40' del primo tempo, finiva: da allora, si assisteva ad un gioco
più razionale (anche grazie all'ingresso, all'inizio del secondo
tempo, di Gabi per un inguardabile Mario), mentre il Valencia pian
piano rallentava il ritmo. Al 60', subito dopo l'uscita (per
l'ennesimo grave infortunio) di un Canales che comunque andava
spegnendosi, Diego prendeva palla sul centrosinistra, apriva sul lato
opposto con un passaggio aereo di trenta metri per Adrian che, da
trequarti, fulminava Diego Alves con un pallonetto a incrociare per
l'ennesimo gol capolavoro.
Il gioco si
trascinava così, tra un Atletico che giochicchiava e sfiorava il gol
in qualche occasione e un Valencia ormai sconfortato e lento, fino al
78', quando Tiago veniva espulso al termine di un'azione tragicomica.
Su cross del Valencia, infatti, l'arbitro assegnava un rigore ai
padroni di casa per un fallo di mano di Tiago che quest'ultimo non
aveva commesso: per colmo dell'assurdo, la mano era infatti di Tino
Costa! Si scatenava un parapiglia nel quale il portoghese, fuori di
sé dalla rabbia, allungava uno schiaffone a un avversario e lasciava
i compagni in 10. Avrebbe potuto essere un problema, ma il Valencia
non ne aveva più e la partita si spegneva senza scossoni, anche
perché, vertice del ridicolo, del rigore si perdeva ogni traccia:
annullato? Mai assegnato? Dimenticato? Mistero.
E così si va a
Bucarest per un'altra finale, traguardo fantascientifico fino a
qualche mese fa, ma penso sia chiaro a tutti che non sarà affatto
facile. Tutto starà a quale Atletico scenderà in campo: quello di
oggi non sopravvivrebbe alla forza d'urto di Llorente e degli altri
di Bielsa; quello dell'andata non avrebbe grandi problemi.
L'aspetto
inquietante è che neppure i giocatori sanno con che atteggiamento
scenderanno in campo. Non resta dunque che sperare...
Note
positive
Courtois:
discutibile all'andata, ieri ha giganteggiato e tenuto in piedi la
baracca mentre il Valencia imperversava.
Miranda –
Godin: pur con qualche sbavatura, sono gli unici che si
oppongono, senza mai perdere la testa, alle incursioni di Soldado e
compagni.
Adrian:
ancora una volta, quando cominci a maledirlo per la sua
indolenza, esce dal torpore per siglare il gol-capolavoro con uno
sprazzo che non è solo incontenibile, ma anche totalmente
imprevedibile. Alzi la mano chi, fino al gol, si aspettava infatti
che preparasse il tiro.
Note negative
Mario: mai
visto né registrato, veramente una pena.
Tiago:
al di là dell'espulsione (facile da condannare dalla poltrona, ma
decisamente scusabile in campo), è penosa la sua partita,
soprattutto nel primo tempo.
Valencia:
Diego
Alves; Barragan, Ricardo Costa, Rami, Jordi Alba; Albelda, Parejo
(68' Tino Costa); Feghouli, Jonas (57' Aduriz), Canales (58'
Mathieu); Soldado
Atlético de
Madrid: Courtois 8; Juanfran 6,5, Miranda 7,
Godín 7,5, Filipe Luis 6,5; Mario Suárez 4(Gabi,
m.46 6,5), Tiago 5; Arda Turan 5,5 (Salvio, m.75
sv), Diego 6,5, Adrián 8; y Falcao 6.
Gol: 0-1, m.60: Adrián.
Árbitro: Damir Skomina (Eslovenia). Mostró tarjeta amarilla a los valencianistas Soldado, Jordi Alba y Aduriz, y al atlético Courtois. Expulsó a Tiago (m.79) con tarjeta roja directa.
Incidencias: partido de vuelta de las semifinales de la Liga Europa disputado en el estadio de Mestalla ante 45.000 espectadores. Terreno de juego en buenas condiciones.
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