Ormai è
ufficiale: siamo inaffondabili. O, meglio ancora, siamo come quei
bicchieri da bambini col fondo rinforzato e piombato: per quanti
colpi tu possa dare, per quanta forza tu possa utilizzare, tornano
sempre in piedi, magari traballanti e pesti, ma sempre in verticale,
ben saldi sulla loro base.
Ieri sera, su
un campo difficilissimo e per noi tradizionalmente ostico, abbiamo
sofferto una mezz'ora d'inferno: il Porto, la squadra che per
carattere e intensità ci è forse più simile in Europa, correva più
di noi e pressava più di noi. Il nostro centrocampo, privato di Koke
misteriosamente lasciato in panchina, vacillava tremendamente,
mostrando tutte le sue lacune: Tiago non riesce a gestire due partite
di grande intensità in tre giorni, Gabi non è un regista e da solo
non garantisce neppure un livello di protezione adeguato alla difesa,
Arda ogni tanto “incappa” nella partita-di-riposo e Raul Garcia,
disperso sulla fascia, non riusciva a mettere in luce le sue qualità
di non-regista, non-ala, non-trequartista.
Morale della
favola: non si riusciva a tenere il pallone più di tre-quattro
secondi, non si poteva imbastire una manovra che fosse una, non si
era in grado di proteggere i compagni del pacchetto arretrato. Così,
con Villa totalmente scomparso nella prateria davanti all'area dei
portoghesi e Baptistao impegnato in inutili corse a vuote, anche la
difesa faceva acqua e si distingueva solo per la velocità con la
quale i palloni recuperati venivano rilanciati a caso in avanti,
operazione che provocava la pronta apparizione degli avversari di
nuovo nelle vicinanze della porta biancorossa.
Il gol dei
portoghesi era inevitabile ed arrivava su calcio da fermo al
sedicesimo: spiovente dalla trequarti e Jackson Martinez abile a
colpire di testa dopo essersi bevuto un Godin completamente
rintronato.
Dopo il gol, il
copione non cambiava minimamente, salvo un leggero appagamento del
Porto che permetteva ai colchoneros di respirare e cominciare a
riorganizzare le idee. Si rischiava anche la seconda rete su tiro di
Varela, ma nel frattempo l'Atletico aveva cominciato a minacciare i
lusitani prima con Arda, poi con un colpo di testa di Raul Garcia
sulla traversa. Il pareggio sarebbe stato troppo, ma cominciava a
farsi strada la sensazione che i colchoneros non si sarebbero dati
per vinti e iniziavano a riprendere in mano il filo della gara.
Il Cholo,
nell'intervallo, prendeva la decisione più coraggiosa, lasciando
negli spogliatoi Villa e inserendo al suo posto Rodriguez, per un
4-5-1 con l'uruguaiano sulla destra, Leo Baptistao davanti e Raul
Garcia tra le linee, per dar manforte al centrocampo e nel contempo
sfruttare il tiro da lontano e la capacità di inserimento.
La partita
comunque permaneva intensa ma brutta, priva di vere occasioni da
rete. Il Porto continuava nel suo piano, l'Atletico puntava agli
inserimenti veloci dalla trequarti, anche considerando che i due
centrali portoghesi non avevano più punti di riferimento. Le due
reti non potevano quindi che venire da calci di punizione guadagnati
sui trenta metri avversari. In entrambi i casi, a battere era Gabi,
che prima imbeccava con una splendida parabola Godin, poi, con un
autentico colpo di genio machiavellico (e già visto con
l'Almeria...), innescava Arda con un rasoterra a metà strada tra la
barriera e la porta. La posizione del turco era dubbia, ma Webb non
segnalava nulla di irregolare.
Era l'apoteosi,
cui l'Atletico arrivava senza punte di ruolo in campo (Koke aveva
rilevato Leo; Raul Garcia, comunque non una punta, era stato
sostituito perchè infortunato da Oliver Torres).
Il sangue
freddo, la coesione, il sostegno reciproco permettevano ai
colchoneros di ottenere un grande aiuto dalla Fortuna, comunque non
immeritato, anche perché il Porto, nel suo fervore, alla fine aveva
prodotto due azioni veramente pericolose in tutta la partita.
Tuttavia, è
bene guardare in faccia la realtà, anche e soprattutto in un momento
di euforia come questo. E la realtà è, io credo, che non siamo
attrezzati. Inutile nascondercelo, non lo siamo. Se mai a Diego Costa
dovesse capitare qualcosa, potremmo veramente affrontare un discreto
pezzo di stagione con Villa, Adrian e Baptistao come uniche punte? O
con Raul Garcia sulla trequarti? L'anno scorso nella Liga siamo stati
competitivi finchè è durato lo stato di forma di Falcao. Quest'anno
non vedo come potrebbe essere diversamente, mutatis mutandis.
Certo, mancano
ancora all'appello Alderweireld e Guilavogui, però il loro momento
di adattamento piuttosto lungo dimostra che non è affatto facile
entrare nel meccanismo di questo Atletico.
Tutti coloro
che, per denigrarci, scrivono e dicono che giochiamo un calcio
semplice o, peggio, che giochiamo “a nada”, non sanno
neppure di cosa parlano: l'apparente semplicità spesso non implica
effettiva linearità (o, nel caso della nostra accusa, banalità).
Certo non nel
caso di questo Atletico, che sempre con il Cholo si caratterizza per
risultare di un valore molto superiore alla semplice somma dei
singoli. Entrare nel meccanismo, perciò, non è facile: per questo
Villa è in piena crisi di rigetto, per questo Leo pare correre a
vuoto; per tacere di chi non ce l'ha fatta e gioca altrove.
Riusciranno, insomma, le riserve a non far rimpiangere i titolari? E
ancora, alziamo ulteriormente il tiro, riuscirebbero le riserve a
giocare intere parti di stagione al posto dei titolari?
Ieri, senza
Koke e Diego Costa, eravamo perduti. Ci siamo rialzati, ci rialzeremo
sempre, però rialzarsi non significa automaticamente vincere.
Però,
attenzione, non sto dicendo che non vinceremo niente. Potremmo
vincere un trofeo, sì, ma per farlo dovremo, a primavera, rinunciare
al resto, esattamente come l'anno scorso abbiamo fatto con l'Europa
League per la Coppa del Re.
Vincere la
Liga? Possibile, certo, se saremo sempre al massimo e se gli altri
non lo saranno; ma, da una decina d'anni a questa parte, è quasi
impossibile che sia il Barça che il Real falliscano
contemporaneamente una stagione. Per farlo, dovremo mollare tutto il
resto e pregare perché lo stato di forma di tutti sia eccelso e
nessuno si faccia male.
Vincere la
Champions'? Possibile (credo che si possa fare come il Borussia lo
scorso anno, in realtà, non di più, ma chissà...), ma vale il
discorso di prima.
Rivincere la
Coppa del Re? Certo, se le riserve inevitabilmente schierate ci
permetteranno di arrivare in finale.
Abbiamo ancora
anni di crescita davanti, anche se al momento siamo tra le dieci
migliori formazioni europee. Per vincere qualcosa di veramente grosso
già ora, ci vogliono congiunzioni astrali così favorevoli da
essere, a mio parere, impensabili: insomma, non aspettiamoci che
tornare sempre in piedi, come ieri, garantisca sempre, come ieri, la
vittoria. O che le giocate di strategia, benemerite, tolgano sempre
le castagne dal fuoco.
Note
positive
Gabi:
menzione d'onore per il capitano, che non perde mai la testa e con
due gran belle giocate su punizione ci regala tre punti fondamentali
per la qualificazione alla fase successiva.
Note
negative
Villa:
scomparso, come già altre volte. Testimonio che in altre
occasioni (Rayo), pur senza segnare, ha svolto egregiamente il ruolo
di guastatore che fa salire la squadra e attiva gli inserimenti dei
centrocampisti. Però partite come quella di ieri non fanno che
confermare la mia opinione su di lui, già espressa mesi fa.
Oporto
Helton; Danilo, Otamendi, Mangala, Alex Sandro; Fernando, Defour,
Lucho González (Quintero, m. 68); Josué (Licá, m. 60), Varela,
Jackson Martínez. No utilizados: Fabiano; Maicon, Fucile, Herrera y
Ghilas.
Atlético de Madrid Courtois 6,5; Juanfran 6, Miranda 5,5, Godín 5,5, Filipe Luis 6; Gabi 6,5, Tiago 5,5, Raúl García 6 (Óliver Torres, m. 78 sv), Arda 6,5; Leo Baptistao 5 (Koke, m. 74 sv), Villa 4 (C Rodríguez, m. 46 6).
No utilizados:
Aranzubia; Alderweireld, Insua y Guilavogui.
Goles:
1-0, 16' Jackson Martínez.
1-1, 58' Godín.
1-2, 86' Arda Turan.
Árbitro: Howard Webb (Reino Unido). Amonestó a Tiago, Juanfran y Mangala.
Unos 45.000 espectadores en el estadio do Dragão de Oporto.
Goles:
1-0, 16' Jackson Martínez.
1-1, 58' Godín.
1-2, 86' Arda Turan.
Árbitro: Howard Webb (Reino Unido). Amonestó a Tiago, Juanfran y Mangala.
Unos 45.000 espectadores en el estadio do Dragão de Oporto.
Secondo me possiamo credere più nel campionato che Champions.... siccome in Spagna le squadre da battere sono solo 2 e 1 già battuta e l'altra battibile(testimone la supercoppa) secondo me alderweireld e una validisima riserva.... ho la paura che come l'hanno scorso ci sia un calo fisico e mentale... però lo scorso anno a questo punto non eravamo a punteggio pieno.. non avevamo vinto un derby...però avevamo uno la davanti uno certo falcao ...però......
RispondiEliminaAlla fine, è il mio stesso pensiero: troppi però e troppi se, allo stato attuale. Ripeto, aspettiamo primavera e vedremo cosa ci riserva il futuro
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