400 milioni di
differenza. Partiamo dalla fine: Simeone, nella conferenza stampa
dopo la partita, ad un certo punto se ne è uscito con una
osservazione piuttosto inusuale per uno come lui: “Abbiamo un gran
rispetto del Barcellona, però tra noi c'è una piccola differenza di
400 milioni di euro”. Apriti cielo! Tonnellate di commenti,
soprattutto dai tifosi culé e merengues che infestano i siti
dedicati all'Atletico in misura tanto maggiore, quanto più facciamo
loro paura (quindi, buon segno...), improntati a rimarcare che, di
fronte a squadre come l'Elche, mai Simeone si sarebbe messo a
ricordare quanti più soldi hanno i colchoneros di tutte gli altri
club della Liga. Ovviamente, permettetemi un francesismo, costoro non
hanno capito un cazzo. Simeone ha semplicemente detto, sia pure tra
le righe, che l'Atletico ha giocato una signora partita, annullando
una differenza astronomica tra le due società (buttate un occhio
alle panchine), e che questo fatto, unito all'essere primi a pari
punti con una corazzata di tal fatta è un traguardo grandissimo, di
cui bisogna andare assolutamente fieri. Inoltre, credo abbia
confermato implicitamente quanto dicevo nell'ultimo post: per lottare
alla pari con le due potenze di Spagna, dobbiamo sempre essere al
massimo, e comunque potrebbe non bastare. Perciò, bisogna essere
fieri di quanto hanno fatto i nostri ragazzi. Se poi altri,
segnatamente gli invidiosi o i supporter di squadre che si possono
permettere collezioni di figurine tanto sterminate quanto prive di
logica, vogliono dare altre interpretazioni, non possiamo certo
impedirglielo, ma vediamo di non farci contagiare dalla loro
stupidità.
Parlando di
calcio giocato, abbiamo assistito ad una partita bella, nel suo
genere. Vibrante, appassionata, tesa, con diversi preziosismi
tecnici. Purtroppo sono mancate, a completare il quadro, delle
occasioni da rete. Hanno vinto le difese, insomma, e se questo è un
aspetto piuttosto comune nel gioco dell'Atletico, lo è molto meno
nelle partite del Barcellona. L'interpretazione tattica ineccepibile
e l'estrema concentrazione degli interpreti hanno prodotto un match
“bloccato”, sia pure palpitante, nel quale l'inventiva dei
solisti nulla ha potuto contro la straordinaria organizzazione dei
due collettivi. Nel suo genere, è stata una gran partita, ma credo
proprio che a nessuno spettatore neutrale sia mai balenato il dubbio
che la partita sarebbe finita con un risultato diverso dal pareggio.
L'Atletico ha
iniziato al galoppo, pressando molto più alto del solito e con un
Diego Costa molto più accentrato e avanzato rispetto al match di
Supercoppa, conseguenza, io credo, della doppia assenza di Messi e
Neymar. Arda, una buona volta, è stato un continuo motore di gioco
sul centrodestra. Miranda ha dato il massimo non solo in fase
difensiva, ma anche nel rilancio dell'azione con passaggi precisi e
ben ponderati. La fase di grazia dei colchoneros è durata un quarto
d'ora, terminato il quale è stato il Barça a farsi avanti, facendo
valere le sue superiori doti di palleggio. Nel complesso, però,
l'Atletico non ha mai veramente sofferto i blaugrana.
Il secondo
tempo ha vissuto, a sua volta, di fasi di dominio alterno, con un
Atletico migliore, ovverosia essenzialmente più continuo, anche sul
piano del gioco. Scarse le occasioni da rete, anche dopo l'ingresso
di Messi e Neymar, ma ritmo indiavolato e una buona dose di ansia tra
i tifosi, soprattutto man mano che si avvicinava la fine. Credo che a
tutti noi sia venuta la paura di subire una beffa finale, magari su
uno di quei colpi di genio che gente come i due suddetti può
elargire anche con la febbre a quaranta, ma alla fine il pareggio è
andato in porto, con legittima soddisfazione di tutti e due i
contendenti (e questo è forse il risultato più importante: il Barça
pensa di aver scampato una possibile, non probabile ma possibile,
sconfitta, cioè ci ritiene al suo livello).
Chiudiamo il
girone di andata con 50 punti, frutto di 16 vittorie, 2 pareggi e una
sola sconfitta, con 47 gol fatti (terzo miglior attacco) e 11 subiti
(miglior difesa). Roba da fantascienza, che nessuno di noi si sarebbe
mai neanche immaginato due anni fa. E subito si scatena la ridda di
domande: siamo da titolo? Cosa abbiamo dimostrato, con questo
pareggio?
Sui giornali è
tutto un fiorire di complimenti, titoloni che certificano il nostro
status di candidati a pieno titolo alla Liga e chi più ne ha più ne
metta. Ne sono felice e, come tutti noi, assolutamente fiero. Ma è
la verità?
Devo dirvi, con
la sincerità di chi si espone a una possibile figuraccia, che non
credo che vinceremo. Magari arriveremo fino in fondo, ma solo un
miracolo ci permetterà di vincere. Come ho già detto, abbiamo un
rendimento da squadrone senza, in verità, esserlo. E penso che anche
il Cholo, con la frase sui quattrocento milioni, abbia voluto dire
questo: ci impegneremo al massimo, saremo sempre lì, con un po' di
fortuna e tanta concentrazione, ma per vincere un campionato così
lungo, bisogna attendere ancora un anno o due. Magari invece
Barcellona e Real andranno avanti in Champions', si distrarranno,
perderanno qualche punto, e noi riusciremo a vincere, ma si
tratterebbe di una congiunzione astrale di una tale portata che
neppure possiamo prevederla. E comporterebbe, ahinoi, una nostra
uscita dalla Champions, diciamo, ai quarti. Cose di questo tipo ne
sono già successe, nella storia del calcio (l'anno del doblete,
in fondo, andò così: noi giocavamo un calcio fantastico; loro
erano, per motivi vari, in crisi), ma se ne può cogliere la portata
solo dopo che sono accadute, non prima, Prima, non sono immaginabili
neppure nel migliore dei sogni.
Non sto
buttando la spugna, né credo che lo faranno il Cholo e i suoi. Sto
solo dicendo che la risposta alla domanda “vinceremo?” può
essere una sola: quasi sicuramente no, ma siamo sicuri che daremo
l'anima per farlo e per sentirci fieri di noi.
Note
positive
Arda Turan:
sulla destra è inesauribile, sia in fase di spinta che di
contenimento, e regala perle assolute. La continuità, sua storica
mancanza, lo rende il vero regista di tutta la manovra atletica,
anche se purtroppo, in una partita tanto bloccata, alla fine non
riesce a incidere come la sua vena avrebbe meritato.
Miranda:
sontuoso dietro, costantemente pericoloso sui calci d'angolo,
abile nel rilanciare l'azione e nel ribaltare il fronte. Torna ai
suoi straordinari livelli stagionali, dopo l'apparente calo delle
ultime settimane.
Note
negative
Diego Costa:
il posto sarebbe di Villa, ormai un habitué dietro
la lavagna, ma non voglio infierire. Allora concentriamoci sull'uomo
di Lagarto, che in campo dà l'anima ma che, in questo 2014, è
ancora all'asciutto. E siccome un attaccante si valuta principalmente
per i suoi gol, ecco l'appunto. Non è più brillante e quindi, com'è
inevitabile per uno più fisico che tecnico come lui, non ha quel
quid che gli ha permesso, finora, giocate quasi impossibili. Non
riesce a sfuggire al suo marcatore, sebbene questi sia il sontuoso
Piqué e non il primo che passa per strada, se lo fa manca del guizzo
che prima lo contraddistingueva, si perde talvolta nel dribbling in
più (vedi partita di martedì contro il Valencia), segno di una
certa insicurezza legata al calo di condizione. Nulla di preoccupante
e molto di fisiologico, io credo, però temo anche che sia arrivato
il momento della famosa domanda: se non segna lui, chi altri?
Atlético
de Madrid Courtois 6,5;
Juanfran 6,5,
Miranda 8,
Godín 7,5,
Filipe Luis 6,5;
Arda 8,
Gabi 7,
Tiago 7 (Cristian
Rodríguez, m. 82 sv),
Koke 6,5;
Diego Costa 6,
Villa 5 (Raúl
García, m. 76 sv).
No
utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Insúa, Guilavogui y Sosa.
Barcelona Valdés; Alves, Piqué, Mascherano, Jordi Alba; Busquets, Xavi, Iniesta (Messi, m. 46); Pedro (Roberto, m. 81), Fàbregas, Alexis (Neymar, m. 67).
No
utilizados: Pinto; Bartra, Song y Adriano.
Árbitro: Mateu Lahoz. Amonestó Gabi, Godín, Jordi Alba, Mascherano y Alves.
54.800 espectadores en el Vicente Calderón.
Árbitro: Mateu Lahoz. Amonestó Gabi, Godín, Jordi Alba, Mascherano y Alves.
54.800 espectadores en el Vicente Calderón.
Ciao io sono andato a vedere la partita e prima del match mi raccontavano degli amici di madrid che il barcellona considerava il real come avversario e che l'atletico per loro era una squadra ininfluente e quasi non gli importavano i risultati, anche i tifosi dell'atletico era quasi sconsolati all'idea della fine di un sogno e di una sconfitta. A fine partita invece nell'aria girava la voce che il pericolo se l'era scampato il barca e che i blaugrana si siano resi conto che l'atletico è li e lotteràò fino alla fine. La mia domanda è questa, alla luce delle tra partite col barca e di tre paregi molto equilibrati, sei sicuro che l'atletico sia così inferiore al barcellona?
RispondiEliminaps. complimenti davvero bella pagina!
Risposta secca? Sì!
EliminaRisposta articolata? No, ma... osservo solo due aspetti che non inducono all'ottimismo.
Anzitutto, se riusciamo a imporre tre pareggi al Barça, non è detto, purtroppo, che riusciremo a superarlo in una competizione su 38 tappe, nella quale non conta tanto la prestazione contro l'avversario diretto, quanto la continuità nelle gare contro le squadre medio-piccole. Il discorso vale anche per il Real che, temo, sarà davanti a noi a fine campionato.
Poi, l'accortezza difensiva ci limita molto sul piano offensivo: tre partite col Barça, tre pareggi, ma anche tre partite in cui davanti abbiamo fatto non più di tanto.
Entrambi gli aspetti secondo me hanno la stessa radice: non siamo squadre che possano spendere le cifre mostruose dei suddetti, quindi non abbiamo fuoriclasse o anche solo campioni in tutte le zone del campo. Credo che in difesa possiamo considerarci pari alle due corazzate, almeno sul piano dei titolari, e anche in attacco le cose vanno abbastanza bene, finché non viene un raffreddore a Costa. Ma a centrocampo? Non dirmi che non ruberesti almeno un paio di giocatori a Real e Barça! Io lo farei, senza indugio.
Ancora qualche anno di crescita, io credo, e ce la giocheremo alla pari, ma più grazie all'organizzazione di gioco che al valore dei singoli. Certo è che, in questa dinamica, siamo sempre più vicini alle corazzate, le possiamo battere in una gara singola, ma in una competizione lunga no, non credo proprio